7. Domande

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"Forse dovresti leggerla al contrario."

Harry mi guarda come se gli avessi appena detto di sacrificare una pecora sull'altare del Dio Anubi. "Devo leggerla al contrario?"

"Per me quella frase non vuol dire niente, magari al contrario funziona. O magari evochiamo il demone dell'anima e sterminiamo la classe."

I suoi occhi verdi si spalancano, poi ruotano verso l'alto. "Quello che dici non ha mai senso."

"Proprio come quella frase."

Adesso sta sorridendo. Che ci può fare? Sono troppo simpatico.

"Leggila al contrario", lo sprono, cercando solo di fargli fare una figuraccia.

"Altri gli fanno che ciò tutto fa che colui intendere —", si deve interrompere a metà, perché sto ridendo così forte da coprire la sua voce. Non ci credo che l'ha fatto davvero.

"Tomlinson, Styles!" esclama il professore dal fondo dell'aula, "Cosa c'è di così divertente?"

Ah, quindi si chiama Styles. Non ci avevo fatto caso, quando il primo giorno il professore aveva fatto l'appello. Non lo conoscevo ancora. Un cognome interessante, ma abbastanza comune.

"Oh, niente", rispondo, sventolando una mano verso Harry. "Styles non capiva il senso di questa frase di Hegel."

"Tu non l'hai capito, io so benissimo cosa dice!" risponde piccato Harry, incrociando le braccia al petto come un ragazzino offeso.

Il professore ci fissa con entrambe le sopracciglia arcuate. "Allora spiegalo a tutta la classe."

Harry si raddrizza sulla sedia, impostando un'espressione calma e saccente in viso. Secchione. "Con questa frase, Hegel intende dire che le persone colte non sono più interessanti o intelligenti delle altre, anzi spesso copiano il comportamento da altre persone più colte di loro e sono dunque solo imitatori."

Sbatto le palpebre una decina di volte, cercando di capire che cavolo abbia detto. L'aveva decifrata sul serio. Per quale assurdo motivo l'ha letta ad alta voce al contrario, allora? Solo per far felice me?

"Oh", fa il professore, schiarendosi la gola. "Molto bene. Torniamo a noi."

La lezione continua come se niente fosse, mentre io rimango a fissare Harry neanche avessi davanti un animale da circo. Quando diceva di sapere bene la filosofia, non mentiva. Spesso dimentico che è già al terzo anno. Sembra più...giovane.

"Quindi sei davvero bravo in questa materia. C'è qualcos'altro che dovrei sapere su di te?" Bel metodo per iniziare a scoprire qualcosa. Ci conosciamo da poco, ma lui è ancora un totale mistero per me.

So solo che gli piace Stand By Me, che canta bene e che usa parole come trasecolato e sagittabondo.

Inizia il progetto inizia-a-conoscere-Harry.

"Troppe cose, nessuna che valga la pena conoscere", risponde, come sempre vago e misterioso. Sembra di parlare con il protagonista di un giochino di logica.

Purtroppo per lui, io sono ficcanaso. E testardo. "Chi è la persona a cui sei più legato al mondo?"

Harry si volta a guardarmi in fretta, inchiodandomi come sempre con il suo sguardo intenso. Ha delle ciglia veramente lunghissime.

Il suo volto marmoreo si contorce in una smorfia perplessa, la bocca arricciata. "Con tutte le domande che potevi farmi, sei partito con quella più personale?"

Mi stringo nelle spalle, giocando con la matita che avevo posato sul quaderno. "Preferivi ti chiedessi qual è il tuo colore preferito?"

"Sì."

Warm Blood || [larry]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora