14. Il tempo di giocare è finito

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Maya.

《Come cazzo è possibile?! Mia madre è morta solo da un anno e lui pensa già di trovarsi un altra compagna!? Bah!》sbraitavo sbattendo le braccia ovunque mi capitasse mentre Jess restava calma ed impassibile ad ascoltarmi.
《Dai avanti sta calma, chi ti dice che non voglia solo sperimentare un po' per il momento?》mi chiese sorseggiando caffè.
Strabuzzai gli occhi irritata notevolmente.
《No Jess, se vuole solo sperimentare deve tenermi lontana da quella donna, non voglio vederla gironzolare nella casa in cui vivo!》urlai portandomi le mani alla testa. Ma cosa c'entrava lei? Stavo per chiederle scusa, quando inaspettatamente si sollevò stringendomi in un abbraccio.
《Calmati, su!》mi sussurrò mentre le mie lacrime di nervosismo le bagnavano il collo.
Chiusi gli occhi, ed il nervosismo lasciò il mio corpo facendo spazio ad un forte senso di malinconia, frustrazione.
《La mamma doveva restare con me, con lui, con mio fratello》singhiozzai facendomi piccola tra le sue braccia.
Lei non commentò, continuò solamente ad accarezzarmi i capelli, ed a me stava bene così, non volevo altri commenti inutili. Jess sapeva come comportarsi, cosa chiedere, quando chiederlo, era per questo che parlavo di mia madre solo a lei. Con mio padre non l'avevo mai fatto, avevo represso tutte le mie lacrime. Lui fin da subito aveva iniziato a pensare ad un modo per far si che la morte della mamma non influenzasse la mia vita. Aveva tolto tutte le sue foto dai muri di casa, ed aveva fatto i biglietti per l'America. Ma io no, io mi frastornavo di domande che non facevo mai, mi chiudevo in me stessa perché non mi interessava se la mamma apparisse o meno sui muri di casa, io avevo la sua immagine nitida nella mia mente e non l'avrei mai cancellata, mai. Per un attimo mi domandai se Jess si fosse sentita nel mio stesso modo dopo aver perso Mike, sarebbe stato il motivo per cui sapeva così bene cosa fare. Prese posto sul divano che si trovava nel salotto della mia casa.
《Vieni》mi invitò.
La seguii, mi coricai con la testa sulle sue gambe osservando il suo petto muoversi lentamente mentre lei respirava.
《Dimmi ancora di lei》mi propose sorridendo, e gli smeraldi che aveva al posto degli occhi come al solito mi mandarono in una sorta di trans.
Abbassai lo sguardo.
《La mamma era la tipica persona che si prendeva meglio con il miele che con l'aceto. Quando eravamo piccoli ricordo che un giorno passeggiando al parco mio fratello vide una bancarella di gelati ed iniziò a fare capricci per averne uno. Mia madre si irritò, iniziò a sbraitare e decise di andare via. Quando uscimmo dal parco prese posto su una panchina con lo sguardo imbronciato. La guardai triste, e mi avvicinai a lei dicendole :"dai mamma, non ti arrabbiare!", poi l'abbracciai. Lei mi guardò, sorrise e poi ci disse: "andiamo a prendere questo gelato".》
La mia mente era presa da mille ricordi.《Era bellissima》continuai sorridendo mentre altre lacrime mi rigavano il volto. Jess mi osservò soddisdatta:《Se era bella come dici, devi aver preso il sorriso da lei》disse passandomi il pollice sulle labbra, ed io sorrisi ancora di più. Impazzivo quelle poche volte che riusciva a mostrarsi cosi dolce e volevo godermi a pieno quei momenti. Erano così desiderati!
La porta si aprì e mi sollevai di scatto dalle sgambe di Jess ricomponendomi. Mio padre entrò insieme a Bethany ed una ragazzina che sbuffava e sbraitava. Bethany la spintonò fino a quando non si ritrovò di fronte a noi. La ragazzina con aria scocciata masticando una gomma, mi guardò e disse tutto d'un fiato:《Ciao sono Anissa la figlia di Bethany ho qattordici anni molto piacere e bla bla bla. Posso andare adesso?》fissò sua madre.
Io la osservai con aria perplessa, poi mi voltai verso Jess che senza curarsi che la ragazzina ci stesse guardando scoppiò in una rumorosa risata.

Jess.

Quando finalmente mi ripresi del tutto arrivò il momento di tornare a scuola. La sveglia suonò, mi sistemai e corsi a prendere il bus. Quando mi resi conto di essere in anticipo decisi di passare velocemente a prendere un caffè al Kiras, ma in realtà lo feci di più per rivedere Maya.
《La nuova sorellina non ti ha lasciata dormire?》chiesi notando il suo volto molto stanco.
《Lasciamo stare, è una rompi palle. Sai, mi ricorda un po' i primi giorni che ho dormito con te》disse dispettosamente e poi si sporse dal bancone stampandomi un bacio sulla guancia.
《Baci di Giuda》replicai imbronciando il volto scherzosamente, poi le sorrisi.
《Quindi oggi rivedrai Derek?》
《Spero che si assenti.》
《Andiamo, dovrete pur sistemare le cose tra voi prima o poi!》mi porse il bicchiere di caffè.
《Non mi interessa sistemare con lui. L'ho trattato come un fratello e mi ha delusa. Non lo meritavo. È principio. Ho una dignità, insomma!》dissi cercando di sembrare più indifferente possibile.
《A dopo》,salutai pagando la bevanda.
La struttura scolastica si presentava imponente d'avanti ai miei occhi, raggiunsi la mia classe ed il professore mi salutò chiedendomi notizie per accertarsi che fossi guarita del tutto. Derek era seduto al suo solito posto, il mio era libero ma decisi di ignorarlo e prendere posto da un'altra parte, non me la sentivo di parlare con lui, e li sarebbe indubbiamente accaduto. Mentre raggiungevo uno dei posti in fondo ci scambiammo un'occhiata fulminante. Katherine Sullivan era seduta nel posto accanto al mio, appena mi vide arrivare mi rivolse un mezzo sorriso malizioso. Katherine era una ragazza davvero affascinante, dai capelli biondi e lunghi, gli occhi azzurri, la pelle abbronzatissima ed un fisichino niente male, molto solare ed estroversa, non smetteva mai di ridere. Aveva un fratello gemello: Erick, che era seduto nel posto avanti al mio. Lui si voltò di scatto vedendomi seduta li.
《Tu non puoi stare qui》mi disse arrogantemente. Sollevai un sopracciglio,《e chi l'ha detto?》
《Lo dico io.》
《Smettila Erick!》lo riproverò sua sorella, lui sbuffò scocciato e si voltò in avanti.
《Scusalo, è un pò nervoso oggi》mi disse la ragazza balbettando al punto da risultare un pò impacciata.
Le ore passarono in fretta tra una lezione e l'altra, ed alle 14.30pm come al solito le lezioni terminarono. Percorsi il lungo corridoio fino all'uscita e mi fermai al cancello fumando una sigaretta ed aspettando Maya che stranamente stava tardando. Mi sentii afferrare dalle spalle, mi voltai e mi apparve avanti l'immagine di Ben. Il cuore iniziò a martellarmi in petto, la sigaretta mi scivolò dalle mani finendo a terra.
《Voglio solo avvisarti di una cosa: prova a denunciarmi e qualcuno si farà molto male》sussurrò con aria minacciosa.
Derek mi passò accanto osservando quella scena ed ignorando. Mi chiesi perché non fosse venuto a darmi una mano.
《Perché Ben? Cosa ti ho fatto?》gli chiesi senza guardarlo negli occhi.
《Tocca uno del mio gruppo e tocchi me, Jess. Ian sta aspettando la sua rivincita》rispose sorridendo sadicamente e portandomi una mano sul fianco, esattamente dove nascondevo i lividi procurati dopo essere stata investita. Pressò con la sua mano ed io soffocai un urlo piegandomi verso il basso. Qualcuno si intromise allontanando Ben da me e tenendolo dalle braccia.
《Erick?!》pronunciai con voce spezzata.
Perché lo stava facendo?
Sua sorella si avvicinò a me reggendomi ed aiutandomi ad allontanarmi.
《Come stai?》mi chiese.
《Bene, grazie》mentii tirando un sorriso tra le smorfie di dolore.
Erick si avvicinò a passo veloce nella mia direzione con un espressione arrabbiata.
《Precisiamo una cosa, è stata una sua idea》disse indicando sua sorella, poi si allontanò senza darmi neppure il tempo di parlare.
《Cos'ha contro di me?》chiesi alla bionda.
La ragazza si guardò intorno.
《Non possiamo parlare qui. Ti aspetto domattina alle 9.00am in spiaggia, non portare nessuno. Mi sembra di lasciarti in buone mani》disse facendo segno verso Maya che stava correndo verso la scuola, poi si allontanò.
《Scusa il ritardo, ho rotto dei bicchieri ed ho dovuto ripulire prima di andar via》mi disse affannosamente.
《Cos'hai, Jess?》Mi chiese notando il mio sguardo perso nel vuoto.
《Ben, mi perseguita.》

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