15.If These Scars Could Speak

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Lauren POV

Camila si contorce sull'erba, sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti. Faccio per correre da lei, ma Billie mi blocca.
«Ti prego.» mormoro.
«Con che coraggio. Tu l'hai già aiutata abbastanza, ora vattene!» ringhia. Incasso il colpo e mi allontano, sedendomi sui gradini di una delle roulotte degli operatori. Mi accendo una sigaretta e osservo Billie provare a stringere Camila a sé e venire respinta violentemente. Non l'aveva mai fatto, non aveva mai rifiutato le sue cure. Mi sento così impotente, così colpevole. Continua a toccarsi il ventre e ad urlare, invitando chiunque ad andarsene. La verità è che non lo sta chiedendo a noi, nemmeno ci vede. Non percepisce Billie o Dinah, non sente Simon, nemmeno si accorge che è il medico quello che sta provando a liberarla dell'armatura per medicarle il ventre. Già, lei non se ne rende conto, ma io sì. Spengo la sigaretta e mi dirigo spedita verso di lei.
«Ehi, non lo vedi che la stai solo facendo agitare di più?» grido al medico.
«La sto semplicemente visitando.» si giustifica lui.
«Non mi interessa, stai solo peggiorando la situazione!» esclamo, facendolo allontanare. Quando Billie mi vede, mi si para davanti.
«Ti ho detto di andare via!» sibila.
«Non posso lasciarla così.» ribatto.
«Beh, mi sembra che tu l'abbia già fatto, o sbaglio?» replica lei. Ha ragione e lo so. Chino il capo, costernata.
«Billie, falla passare.». Rialzo lo sguardo. È stata Dinah a parlare. Billie è sconcertata.
«Nemmeno io e te riusciamo ad avvicinarci. Non si calmerà se non con Lauren, lo sai anche tu.» spiega la mia amica.
«Già, l'abbiamo visto come è stata in grado di calmarla due settimane fa.». Billie è velenosa. Non ammette una seconda possibilità. Sono cosciente che vuole solo proteggere Camila, ma sento comunque una voragine nel petto.
«Sono arrabbiata anche io con lei, ma guarda Mila. È lì per terra, che non vuole nemmeno noi. Falla passare.». Billie è combattuta. Si morde il labbro e mi guarda in cagnesco. Sospira.
«E va bene.» cede, infine. Si sposta, dandomi modo di passare. Corro verso Camila e mi getto davanti a lei.
«Lasciateci sole!» ordino. Simon e il resto della troupe non sembrano molto entusiasti della mia richiesta, ma acconsentono. Restano solo Billie, Dinah e il manager di Camila.
«Anche voi.» intimo.
«No, noi...»
«Billie, ti prego.» insisto. Alla fine si arrendono e se ne vanno anche loro. Restiamo io e Camila. I suoi occhi sono neri, non c'è più alcuna traccia di quel castano meraviglioso che li caratterizza.
«Camz, sono io, sono Lauren.». Non mi sente. Non mi vede. Mi avvicino ulteriormente.
«No! Via! Vai via! Ti prego, basta!» continua a urlare Camila. A chi lo stai dicendo? Chi è che ti sta facendo così male?
«Camz, sono io!» le ripeto, cingendole delicatamente i polsi e costringendola a guardarmi in faccia. Niente, è tutto inutile. Le carezzo le mani e intono una canzone che ho sentito in radio poco prima di arrivare sul set. Sussulta. Forse ce l'ho fatta. Le sue iridi tornano a tingersi di marrone. Il respiro si regolarizza un poco.
«Sì, brava, così. Respira con me, Camz.» le sussurro.
«Lolo...» mormora. Ha la voce rotta.
«Ce la fai ad alzarti? È meglio se ci spostiamo.». Mi fa segno di sì. L'aiuto a rimettersi in piedi, ma si piega in due, gemendo di dolore. Quel tipo deve averla colpita davvero forte con la sua arma di scena. La faccio sedere e cerco di slacciarle l'armatura, ma lei mi ferma. Il suo respiro è di nuovo accelerato e ha lo sguardo terrorizzato.
«Camz, dobbiamo vedere se ti sei fatta male.» le dico. Per tutta risposta, scoppia a piangere sulla mia spalla.
«Mi dispiace. Mi dispiace. Scusami.» mormora. Le carezzo il capo e la costringo a guardarmi negli occhi. Le asciugo le guance con i pollici e le sorrido.
«Sono io che mi devo scusare, non tu.». Non mi sembra troppo convinta, ma smette di piangere.
«Mi fa male.» ammette, anche se ho il sospetto che non stia parlando solo della botta.
«Posso?» chiedo, mettendo mano ai lacci dell'armatura. Annuisce, arrendendosi. Sento il suo corpo tendersi sotto il mio tocco. Ho mille pensieri e ipotesi per la testa in questo momento, uno più orribile dell'altro. Quando faccio per scoprire il ventre, Camila mi afferra la mano.
«Non ti farò niente di male, te lo giuro.». Non risponde. Non mi dà il permesso di continuare, né mi manda via.
«Non odiarmi.» la sento mormorare, mentre lascia la presa sul mio polso. Mi si spezza il cuore a sentire queste parole.
«Non potrei mai.» la rassicuro, carezzandole i capelli. Annuisce e mi lascia proseguire. Alzo la stoffa e soffoco un urlo. Una enorme cicatrice le attraversa tutto il ventre. Innumerevoli domande affollano la mia mente. Chi ha osato toccarla? Chi ha osato farle una cosa simile? Le rimetto a posto i vestiti e la stringo a me.
«Ti voglio bene, Camz.» le sussurro. Sento le sue lacrime bagnarmi il collo.
«I-io n-non ricordo c-chi sia s-stato.» balbetta. «Eravamo a-alla f-festa e... L-lui voleva... L'ha f-fatto, lui mi ha v-v-v-...». Si interrompe e io la stringo a me ancora di più. Ripenso al bacio che le ho dato e solo ora colgo a pieno la gravità del mio gesto.
«Sono r-riuscita a l-liberarmi e allora ha p-preso un c-coltello e...». Le faccio capire che va bene così. Il resto me lo racconterà un'altra volta, anche perché io stessa non credo di poter reggere del tutto la verità su ciò che è avvenuto.
«Ti voglio bene.» le ripeto. Non credo di avere altro da dirle. Non credo ci sia qualcosa di più sensato in questo momento. La cullo dolcemente, mentre lei si lascia andare ad un pianto liberatorio. Ciò che ha passato e che sta ancora vivendo è indicibile, un orrore senza fine. Qualcuno ha osato toccarla, usarla, romperla a tal punto da farle credere che non esista più niente per lei. Eppure, ne sono certa, non è così. E, quando si accoccola al mio petto, sono sicura che un po' ne è consapevole anche lei.

~𝑺𝒐𝒎𝒆𝒕𝒉𝒊𝒏𝒈 𝒕𝒐 𝒉𝒐𝒍𝒅 𝒐𝒏 𝒕𝒐~ 𝑪𝒂𝒎𝒓𝒆𝒏🌙☀️🖤Where stories live. Discover now