Licenza di uccidere

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6 Aprile 2323

Il professor Coletti camminava per l’aula asettica a passi lunghi e misurati. I ragazzi seduti ai banchi, in semicerchio davanti a lui, erano silenziosi e lo osservavano diligenti, senza parlare.

Non erano studenti, erano soldati, e si comportavano da tali ascoltando l’uomo che recitava la sua lezione su e giù per la stanza. 

Qualche obiettivo vedendovi arrivare potrebbe pregarvi di risparmiarvi. Potrebbe offrirvi denaro, favori, potrebbe mettersi a piangere a singhiozzi; gli uomini sono disposti a qualunque cosa messi davanti alla morte. In questi casi dovete ricordarvi che non dovete assolutamente cedere alle provocazioni. Sapete dirmi perché?”

Davide guardò verso il banco di Agata. La ragazza aveva i capelli biondi stretti in una coda di cavallo, gli occhi chiari, e il volto simmetrico. Portava la divisa bianca da recluta, coi bottoni in argento, e sinora era la prima del corso. Davide a volte aveva l’impressione che stesse flirtando, ma non aveva ancora deciso se approfondire.

La trovò con la mano alzata, come sapeva sarebbe stato. “Non sono persone, sono obiettivi. Se non li eliminassimo l'umanità si estinguerebbe. Non stiamo terminando una vita, stiamo salvando vite.”

“E comunque, chiunque sia, a quest’ora sarebbe morto da un pezzo,” aggiunse Davide. “Facciamo quello che facciamo per salvare il mondo, e morire per questo scopo è un buon modo per andarsene. Dovrebbero ringraziarci.”

Davide sollevò lo sguardo dalla pistola e lo rivolse a Baxter. Li aveva già notati, ma aveva deciso di ignorarli com’era normale che fosse. In tutta probabilità aveva pensato fossero due amici al parco con un po’ di anticipo rispetto al solito, o magari che fossero lì ad aspettare una carrozza proprio come lui. 

“Ventitré,” disse Cassio. “Davide…”

“Ce la faccio,” rispose lui, rivelando la pistola. Non controllò l’orario sul bracciale né si guardò intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno. L’orologio di Cassio funzionava a meraviglia, e l’Accademia aveva calcolato che a quell’ora non sarebbe passato nessuno. Era la sua finestra, così si avvicinò. 

“Vi occorre qualcosa?” chiese Baxter, osservandoli avvicinarsi. Riconobbe Cassio e il suo volto si contrasse in un’espressione affettata. “Charles, che piacere! Anche voi qui al parco?”

Allora è vero che non si stanno simpatici, pensò Davide.

“Piacere tutto mio, Robert. Soprattutto considerando che siamo qui per farti fuori. Davide…” lo introdusse, con un breve inchino.

A sentire il suo nome Davide si irrigidì, ma gli puntò la pistola al volto. Gli abiti del diciannovesimo secolo erano spessi e da molti strati, e le rivoltelle non avevano grande potenza di fuoco. Se gli avesse sparato sui vestiti sarebbe potuto sopravvivere.

Baxter strabuzzò gli occhi, vedendo l’arma che gli veniva puntata contro. La sua voce si fece più acuta. “Tutti calmi. Non c’è bisogno di agitarsi, giusto? Perché non ne parliamo insieme? Troviamo un accordo…”

Davide non lo ascoltò e tolse la sicura. 

“Aspetta! Aspetta, non saltiamo a conclusioni affrettate. Charles, perché il tuo amico fa così? Possiamo parlare, possiamo… cosa volete? Posso darvi soldi. Non ne ho tanti con me, ma ve li posso dare tutti. Non mi servono, prendeteli pure. È per via della pubblicazione? Si può annullare, si fa ancora in tempo…”

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