Prologo

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La sala conferenze dell’Accademia era carica di persone che lo fissavano, tutti gli occhi puntati su di lui. Davide ignorò il peso della folla e delle sue aspettative, osservò il generale Ferretti che gli tendeva la mano con il suo solito sorriso affettato. 

Ferretti sorrideva sempre così, come se si fosse dimenticato a fondo il modo di farlo, come se ogni secondo passato con le labbra all’insù fosse uno sforzo che avrebbe preferito evitare. Era un uomo che andava per la sessantina, alto e in salute, i capelli brizzolati tagliati corti e la mascella squadrata. Il suo naso pendeva leggermente a sinistra, un po’ spiovente, e dalle labbra sottili non trapelavano i denti bianchi, sigillati in quel sorriso poco sincero. 

Davide accettò la sua mano tesa, callosa ma forte, e la strinse con un gesto deciso. 

“Congratulazioni, cadetto,” disse l’uomo, con la voce impostata che usava per le sue comunicazioni ufficiali. “Da oggi lei non è più una recluta come tante in cerca di gloria. Da oggi lei è un agente scelto. Da oggi lei è un viaggiatore nel tempo. Mi aspetto da lei che faccia buon uso dell’opportunità che l’Accademia le ha dato, che ne segua le direttive e che sappia trovare il suo posto tra queste mura. Si troverà bene, con noi.”

“Sono sicuro, signore. Non la deluderò, lo prometto.”

Al suggellare del loro nuovo rapporto di lavoro ci fu un tiepido applauso. La folla presente nella stanza iniziò a mormorare, e Davide trovava sempre più difficile ignorare la loro presenza.

Tenne gli occhi su Ferretti, senza voltare lo sguardo. Non era pronto a vedere l’entità dell’invidia che i suoi ex compagni di corso stavano provando, non in quel momento.

Il Comandante Arca porse a Ferretti una tessera metallica di colore argento su cui stampata intravide una sua foto e dei numeri in rilievo. Ferretti la osservò soddisfatto qualche istante, per poi consegnargliela con quel sorriso finto a macchiargli il volto.

“Questa che ti consegno è la tua patente da viaggiatore. È il lasciapassare per gli ambienti in Accademia riservati agli addetti ai lavori, e alla tua stanza. Senza questa, non sarai autorizzato a viaggiare. Permetterà di identificarti se dovessi visitare l’Accademia in epoche passate o future rispetto alla nostra linea temporale, e in caso di incidente. Se la perderai, conterà come infrazione e ti chiederemo un risarcimento in denaro oltre a valerti un’ammonizione disciplinare. Sono stato chiaro?”

“Limpido, signore,” rispose Davide, afferrandola. La infilò nella tasca della sua divisa da cerimonia ufficiale e la sentì bruciare anche attraverso i vestiti.

La sua patente da viaggiatore, finalmente.

“Infine,” esclamò Ferretti, alzando il tono di voce, “ti consegno il tuo bracciale di servizio. È quello che ti permetterà di viaggiare nel tempo, e che possiede già le coordinate dell’Accademia e il DNA del tuo immortale. Per qualsiasi emergenza, in qualunque linea temporale ti troverai, potrai sempre tornare qui o correre da lui per trovare assistenza.” 

“Grazie, signore,” disse, mentre l’uomo gli allacciava il braccialetto al polso con un gesto teatrale. Di colore nero, aveva l’aspetto di uno smartwatch, con un piccolo schermo nella parte superiore che in quel momento segnava l’ora la data, e il luogo in cui si trovavano: le dieci e ventisette del mattino, il sei luglio 2325, e Napoli. 

Davide sapeva già tutte le funzioni del suo bracciale, era stata materia dell’esame finale in Accademia, ma Ferretti lo sapeva benissimo, così non lo disse.

Non appena il braccialetto fu assicurato al suo polso e Ferretti lo lasciò andare, ci fu un nuovo debole applauso.

“Complimenti, cadetto. E benvenuto.”

Accademia CronoWhere stories live. Discover now