Manuela Salvi

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Intervista Manuela Salvi

Com'è iniziata la tua carriera lavorativa?

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Com'è iniziata la tua carriera lavorativa?

Ho iniziato a lavorare come copyeditor per la Mondadori Ragazzi nel 2004 e un anno dopo ho pubblicato "Nei panni di Zaff", il mio primo albo illustrato, con la Fatatrac. È cominciato tutto da questi due eventi.

Qual'è stato il tuo percorso di studi?

Liceo Classico e poi laurea all'ISIA di Urbino, l'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche. Lì ho imparato le regole della buona comunicazione, a lavorare su progetti articolati, e a conoscere il libro in tutti i suoi aspetti, dall'impaginazione alla rilegatura, dalla carta alla copertina.

Nel 2013 ho sentito l'esigenza di ricominciare a studiare, perciò ho fatto un Master in Letteratura per Ragazzi alla Roehampton University di Londra, presso il NCRCL, cioè il centro nazionale di ricerca sulla letteratura per ragazzi. La mia tesi in scrittura creativa mi è valsa l'offerta della borsa di studio "Jacqueline Wilson" per il dottorato che ho completato nel 2020 con ottimi risultati.

Sei stata ospite del festival "Mare di Libri 2012",come hai vissuto l'esperienza?

I festival sono sempre un'occasione festosa, ma questo festival in particolare è illuminato dalla collaborazione di tanti ragazzi e ragazze e ha la splendida cornice della Riviera Romagnola.

Come nascono i tuoi libri?

Dall'osservazione della realtà: mi interessa sviscerare ciò che mi sembra rilevante del nostro vivere quotidiano, nelle sue luci e ombre.

Dove trovi l'ispirazione?

Dalle persone. Mi piace la gente, mi piace osservarla, capirla, analizzarne i comportamenti, anche quando non li approvo – soprattutto quando non li approvo. Le sfumature infinite degli esseri umani sono la vera magia, per me.

Come nasce un tuo libro?

Un mio libro nasce sempre da un tema che mi sta molto a cuore. Di solito è qualcosa che mi fa arrabbiare e spesso riguarda la mancata accettazione della diversità altrui, in tutti i sensi. Un mio libro nasce sempre dalla difesa del diritto alla diversità.

Cosa vuol dire essere copyeditor?

Lavorare tantissimo sui testi altrui per renderli perfetti. Di solito sono traduzioni da controllare, ma a volte si tratta anche di lavorare su testi di autori italiani che si sono "inceppati". È una gavetta preziosissima.

Puoi parlarci del progetto "scrittori di classe"? (come è iniziato? In cosa consiste? A chi è rivolto? In quali paesi è stato pubblicato?)

Scrittori di Classe è un'iniziativa promossa dal Conad in tutta Italia che ormai conta sette edizioni. Si svolge in due fasi, la prima in cui lavorano le classi che partecipano al concorso, la seconda riguarda la distribuzione di libri tratti dai racconti vincitori nei punti vendita Conad, attraverso una semplice raccolta punti. Ogni anno vengono distribuiti gratuitamente una media di 3 milioni di libri: è un progetto che porta la letteratura per ragazzi di qualità in tantissime famiglie. Io ci lavoro dall'inizio e curo la parte redazionale, è ogni volta un viaggio bellissimo, soprattutto quando andiamo a premiare le scuole.

Dal 2012 sei fondatrice e per sei anni sei stata presidente dell'ICWA, l'associazione italiana degli scrittori pe ragazzi. Com'è nata l'idea e in cosa consiste?

L'associazione cerca di colmare un vuoto che c'era, e cioè l'assenza di un'associazione di autori per ragazzi, in linea con quelle esistenti in altri paesi europei. Oggi conta più di centocinquanta soci e ha diversi obiettivi: presentarci come una categoria riconoscibile e riconosciuta, promuovere il nostro lavoro, investire risorse in progetti di promozione della lettura, collaborare a progetti collettivi, offrire corsi di formazione agli iscritti.

Cosa vuol dire essere ghostwriter?

Si partecipa come scrittori a un progetto sviluppato da una redazione. Si scrive il testo di solito su una trama elaborata dalla redazione, con personaggi e storyline già dati, e si rinuncia a vedere il proprio nome in copertina. Anche questa per uno scrittore è un'utilissima gavetta.

Come hai vissuto la quarantena?

Durante la quarantena ho lavorato a traduzioni precedentemente commissionatemi e ho scritto una raccolta di racconti, pubblicata poi in self-publishing su Amazon. Mi sono tenuta impegnata ma devo dire che non è stato facile rinunciare alle tante conferenze, incontri nelle scuole e alla fiera del libro per ragazzi a Bologna. Adesso dopo un anno di continue chiusure, avverto la stanchezza anche se i progetti si sono moltiplicati proprio per sopperire alla mancanza di movimento. Mi manca la folla.

Cosa fai attualmente?

Lavoro a dei progetti di non-fiction per diverse aziende, traduco, insegno scrittura creativa.

Progetti per il futuro?

Sto lavorando alla creazione di una mia "etichetta editoriale indipendente", un progetto artistico a cui tengo molto. In parallelo, devo trasformare la mia tesi di dottorato in un un saggio pubblicabile, come richiesto dai miei esaminatori.

Quale mestiere sognavi di fare da piccola?

La scrittrice per ragazzi.

Un sogno che avevi da bambina?

Combattere le ingiustizie attraverso la scrittura e i libri

Un sogno attuale?

È lo stesso di allora, ma adesso è diventato un progetto di vita.

Puoi fare un saluto alla pagina? (Rivogliamo la melevisione)

Un saluto ai followers di "Rivogliamo la Melevisione" – in un'Italia che cambia quasi sempre in direzioni non proprio felici, voler conservare le cose belle, che funzionano, mi pare un diritto essenziale.


Ringraziamenti

Grazie infinite per aver accettato la nostra intervista

Intervista a cura di: Simone Catania

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