18. Rose and The Petals Pushers

364 23 10
                                    

instagram: lunatiepida

A casa di Tony regnava il caos.
C'erano cartacce di taco ovunque e l'odore del cibo, copriva quello dell'incenso indiano che la rossa aveva acceso.
Reggie, Bobby e Luke seduti sul tappeto di cammello stavano cercando di organizzare una specie di piano, insieme alle ragazze, per intrufolarsi al festival.
Ma qualsiasi idea sembrava fallimentare.
«Bisognerebbe chiedere all'ultima band di prestarci gli strumenti.»
Propose Luke, addentando il suo pranzo.
«E' arrivato capitan ovvio! Patterson, se non sappiamo come intrufolarci, il problema degli strumenti passa in secondo piano.»
Spiegò Bobby.
E Luke gli diede un pugno sul braccio.
E l'altro rispose con uno spintone.
Poi il frontman gli diede una sberla dietro la nuca e il chitarrista, un pizzico sul fianco.
«Ahia!»
Gridò Luke.
«Mi fai uscire il livido così.»
«Fidati, il livido sarà l'ultimo dei tuoi problemi se continui a colpirmi.»
Replicò Bobby.
Ma prima che l'altro poté dire alcunché, Julie si intromise alzando gli occhi al cielo.
«Possiamo concentrarci per cinque minuti senza che qualcuno si becchi un occhio nero?»
E i due si calmarono all'improvviso.
Regnò il silenzio per qualche secondo, poiché tutti stavano pensando al da farsi.
Ad interrompere il momento, ci pensò Reggie che con la sua solita ingenuità affermò:
«Facciamo finta di essere dei groupie!»
Causando dei versi di dissenso e beccandosi due schiaffi dietro la testa, uno da Luke e uno da Bobby.
No, non era semplice per niente.
Un conto era riuscire ad entrare in un luogo chiuso e un conto era all'aperto, con molte più persone addette alla sicurezza.
Nonostante tutto però, dopo la punizione "movimentata" i Sunset Curve avevano provato comunque.
Ed era stata "movimentata", non perché fosse successo granché dopo la riappacificazione di Julie e Luke, ma perché gli amici di quest'ultimo avevano continuato a fissarli divertiti, finché il bassista nel parcheggio, non aveva esordito:
«Lo sapete che le aule non hanno le pareti insonorizzate, vero?»
Facendo ridere gli altri due, mentre i diretti interessati si erano sentiti avvampare improvvisamente.
«Reggie se tocchi ancora le statuette di Alabastro, giuro che ti faccio ingoiare le tue stesse dita.»
Lo minacciò Tony con voce ferma e decisa, ma con un debole sorriso sulle labbra.
Cercava di mantenere la calma.
Il bassista intimidito, lasciò andare la piccola scultura per poi posare nuovamente le natiche, accanto a Bobby.
Alex era di nuovo assente ingiustificato.
Esattamente come Willie.
Ovviamente erano insieme.
Questa volta erano andati sul serio a mangiare un gelato, in questo posto a Larchmont Boulevard dove il batterista, non era mai stato.
Quella strada era conosciuta per essere stata una dei primi siti di riprese cinematografiche.
Suggestive erano la via dello shopping della città vecchia e le dimore di inizio novecento, ben tenute.
Era il posto dei film d'autore e le insegne anni '50.
Il luogo per gli amanti del vintage e dei locali coi mattoncini rossi.
Tutto in quella via era fin troppo carino, ordinato e pittoresco per essere associato a Willie "Il ribelle dai capelli al vento".
Gli sembrava quasi di non essere a Los Angeles, ma in una di quelle cartoline dove tutto appariva fin troppo perfetto per essere reale.
Eppure erano lì, seduti sulle sedie verdi, mentre il moro degustava il suo gelato alla menta e Alex straparlava dei suoi esami.
Nei due giorni in cui Luke non aveva smesso di lamentarsi per il litigio tra lui e Julie, avevano avuto gli esami di fine anno – dove il frontman se l'era cavata copiando – mentre Alex aveva avuto dei crolli nervosi, ogni volta che i professori avevano poggiato il foglio sotto il suo naso.
«Sono stato bocciato. Lo so. Me lo sento. Dovevo fare come Luke e attaccarmi i fogliettini sotto le scarpe.»
Disse per poi fermarsi un secondo a pensare, sotto lo sguardo divertito dello skater.
«Oppure no? No, no, no okay avrei avuto ulteriore ansia perché tra le tante cose, faccio schifo anche a copiare.»
E a quel punto, Willie rise sonoramente.
Alex lo guardò pensando, che nonostante il moro stesse praticamente ridendo di lui, gli piaceva abbastanza il suono della sua risata per dirgli di smettere.
Smettila di fissarlo idiota!
Si rimproverò il batterista.
«Sei proprio un concentrato di nervosismo cronico.»
Gli disse Willie intenerito.
«Lo prendo come un complimento.»
Ammise il biondo, facendo così ridere entrambi.
«Sul serio hot dog, i risultati escono lunedì e non devi pensarci fino ad allora. Ormai quello che è fatto è fatto.»
E lo skater fece spallucce prima di continuare:
«Mi hai detto che la batteria ti aiuta a scaricarti. Ecco, sai cosa aiuta me?»
Indirizzò uno sguardo profondo verso gli occhi chiari del biondo.
Alex avvertì le guance andare a fuoco.
«C-cosa?»
Balbettò il batterista, avvertendo il respiro caldo di Willie farsi sempre più vicino.
Pelle che sfiora pelle.
Finché non gli solleticò la guancia per le parole pronunciate.
«Correre.»
«Eh...?»
Provò a domandare Alex confuso.
Ma prima che potesse capirci qualcosa, il moro afferrò la sua mano e iniziò a trascinarlo via senza aver pagato, con il vecchio proprietario che era uscito fuori dal locale per inseguirli.
Sul tavolino avevano lasciato una donut praticamente intatta di Alex e il gelato alla menta, diventato acqua, di Willie.
I due continuarono a correre e a ridere, mano nella mano, urlando alla gente di spostarsi mentre il signore alle loro spalle gli intimava, minacciandoli, di fermarsi con ancora il cucchiaio porzionatore, tra le dita.
I ragazzi se la svignarono ancora per un po' finché non, svoltarono l'angolo di un negozietto di costumi un po' antiquati.
Nel momento esatto in cui entrarono, si resero conto che il proprietario della gelateria, probabilmente aveva rinunciato a inseguirli già da un pezzo.
Il batterista guardò lo skater ed entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.
Camminarono per il negozio guardandosi in giro, mentre la commessa era troppo impegnata a masticare una gomma e a leggere una rivista, per curarsi di loro.
Willie afferrò un cappello parigino e se lo piazzò in testa.
«Devo dire che sta proprio bene con le tue scarpe consumate.»
Constatò Alex osservando le converse bucate e il copricapo rosso.
Il biondo invece infilò degli occhiali a forma di cuore.
«Non pensavo esistessero ancora questi cosi.»
Aggiunse il batterista guardandosi allo specchio e ridendo di se stesso.
«Praticamente sono i tuoi occhi quando guardi me.»
Buttò fuori lo skater alle spalle di Alex, entrando nel quadro dello specchio.
Quest'ultimo ebbe una sorta di mancamento.
Un panico piacevole alla bocca dello stomaco, quasi come se Willie avesse detto delle cose così vere che non sapeva come reagire.
Volto in fiamme ed espressione da babbeo.
Ovviamente il moro sogghignò sonoramente.
Gli diede una pacca su una spalla, prima di aggiungere:
«E dai hot dog! Lascia che flirti un po' con te ogni tanto.»
Willie si allontanò per posare il cappello e prendere un casco da astronauta, di plastica.
Alex lo seguì con lo sguardo, per poi togliersi gli occhiali e pensare:
Complimenti idiota! Gran bella figura da impedito. Ma perché non hai detto niente?
Scosse la testa infastidito da se stesso.
«Hey, ma per quel festival?»
Domandò ad un certo punto lo skater che si era messo al collo, un pitone piumato viola.
Il batterista rise e ignorando la domanda, chiese a sua volta:
«Cosa dovresti essere? Un astronauta stilista?»
«Una Drag Queen della galassia a dire il vero. Il mio nome? Bambola Spaziale.»
Rispose lo skater aprendo il vetro del casco.
Entrambi ridacchiarono.
«Allora per l'esibizione?»
Domandò ancora Willie, tornando sull'argomento precedente.
Alex si grattò la nuca prima di rispondere:
«Magari potresti darmi una mano.»
E il moro lo guardò in un misto tra il confuso e il divertito.
«Qualsiasi cosa sia, ci sto.»

𝐁𝐚𝐜𝐤 𝐭𝐨 𝟏𝟗𝟗𝟓 || 𝐉𝐀𝐓𝐏' 𝐟𝐟حيث تعيش القصص. اكتشف الآن