12. Try to communicate

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instagram: lunatiepida

Julie, nonostante la bella serata, non aveva fatto altro che tartassare il suo cervello con le domande.
Dopo che il ragazzo si era presentato, le aveva spiegato che Tony era andata a prendere delle pizze e che sarebbe tornata a momenti.
E così fu.
Mentre la mora e Willie stavano parlando di Alien del 1979, la sorella di quest'ultimo era entrata facendo un gran baccano, urlando:
«WILLIAM! Vieni ad aiutarmi prima che faccia cadere le statuette di Bud Spencer e Terence Hill!»
Tony aveva portato tre pizze formato gigante, consapevole del fatto che prima o poi la sua amica sarebbe tornata a casa, affamata.
I ragazzi si sedettero sul divano e mangiarono tranquillamente le loro pizze, guardando Pretty Woman alla tv.
Julie oltre ad essere grata alla sua amica di averle portato un pasto commestibile, pensò che William le piaceva.
Durante il film non aveva fatto altro che commentare ogni scena affermando quanto fosse figa Julia Roberts.
Si era sciolto e legato i capelli come minimo dieci volte, il che fece pensare alla ragazza, che lui fosse un po' iperattivo.
Non riusciva a stare fermo.
Era solare e diceva sempre quello che pensava.
Non camminava, ma praticamente saltellava per il soggiorno per andare a prendere le lattine di Coca Cola in frigo.
Sembrava curioso, interessato e interessante.
In lui non c'era nulla che non andava.
Il problema infatti non era Willie, ma perché Julie fosse lì con Willie.
Che significava tutto questo?
Willie avrebbe dovuto aiutarla?
No, troppo semplicistica come spiegazione.
Allora cosa?
Perché CHI aveva spedito la ragazza nel 1995, non era in grado di dirle il motivo per cui aveva fatto avvicinare Julie alla famiglia di William?
Qual era il nesso?
Cosa centrava Willie con la serata dei ragazzi all'Orpheum?
E poi era lo stesso Willie di Alex?
Ne era sicura?
Al cento per cento?
Non proprio al cento per cento, ma al 99,9 per cento, sì.
Alex nel suo presente le aveva raccontato di William e del suo skate, dei suoi capelli fluenti e del suo animo rilassato e ribelle.
E poi quante possibilità c'erano che lei arrivasse negli anni '90 e andava a vivere con la sorella di un ragazzo, che si faceva chiamare Willie?
Quando nel suo presente, uno dei suoi migliori amici fantasmi aveva conosciuto un ragazzo – anche lui abbastanza morto – di nome William?
Insomma, Julie si chiedeva di nuovo, quante possibilità c'erano?
Una su un miliardo?
Le sembrava seriamente di impazzire, così verso mezzanotte si era scusata con i suoi amici che stavano improvvisando una partita a poker, ed era salita in camera di Tony cercando di distrarsi un po'.
Aveva suonato qualche nota alla pianola.
Sfogliato delle riviste che la rossa aveva sotto al letto, leggendo gossip sui Backstreet Boys e intuendo subito, che il batterista dei Sunset Curve, si era ispirato a Nick Carter per il suo taglio di capelli.
Un po' aveva riso, ma poi era tornata alla realtà e aveva ripreso a camminare avanti e dietro mangiandosi l'unghia del pollice.
Non sapeva perché si sentisse così tanto in agitazione, come se un forte senso di vuoto stesse divorando il pavimento sotto i suoi piedi.
Avrebbe dovuto fare qualcosa?
Lasciare tutto al caso?
Non fare nulla e aspettare un segno divino?
Era incastrata tra i pensieri sull'agire e la confusione più totale.
Non le andava di suonare.
Di mangiare.
Di dormire.
Non le andava neanche di pensare ad altro.
L'unica cosa che le premeva era risolvere questo nuovo assurdo problema, che era appena spuntato.
Quanto le sarebbe piaciuto avere Flynn lì con lei e dirle tutto ciò che stava accadendo.
E invece no.
Il caso, il fato o il destino, voleva che fosse lei da sola a venire a capo a quel groviglio di situazioni senza senso.
O meglio, un senso molto probabilmente c'era solo che Julie, ancora non riusciva a muoversi in quel labirinto di situazioni.
Sentiva il cervello stringersi sui suoi pensieri e la confusione che non le permetteva di rilassarsi, neanche per un secondo.
In ballo c'era la vita dei suoi amici e prima di procedere, voleva essere sicura di non fare nessun passo falso.
Voleva camminare in punta di piedi.
Era arrivata alla conclusione che qualsiasi cosa fosse importante.
Ogni parola, melodia, frase scritta influiva sul finale della storia.
E stava a Julie e soltanto a Julie, capire la strada giusta da seguire.
Si mise a sedere sul suo letto solo quando capì che aveva rosicchiato fin troppo il suo pollice.
Prese il cuscino e se lo posizionò sulla faccia per urlare, poi lo lanciò in un punto indefinito della stanza.
Era frustrata.
Si raccolse i capelli in una crocchia disordinata per poi tornare alla pianola e suonare la canzone che sua madre le cantava sempre, prima di andare a dormire:

𝐁𝐚𝐜𝐤 𝐭𝐨 𝟏𝟗𝟗𝟓 || 𝐉𝐀𝐓𝐏' 𝐟𝐟Where stories live. Discover now