6. Orange juice

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instagram: lunatiepida

La domenica, Julie e Tony si erano svegliate intorno mezzogiorno.
Dopo il concerto avevano passato ore a parlare della serata, mangiando liquirizia e mettendo vecchi vinili nel giradischi.
Etta James faceva loro da sottofondo.
Si erano addormentate intorno alle cinque del mattino, successivamente aver ordinato patatine fritte e milkshake.
Julie rimase un po' disgustata nel constatare che la rossa intingeva le patatine nella bevanda al cocco, ma dopo il:
«Fidati, non è così malvagio come pensi.»
Di Tony, si convinse a provare e dovette ricredersi.
Non pranzarono e rimasero stese sul pavimento del soggiorno con il ventilatore acceso, per il troppo caldo.
La mora spense il cervello e cominciò a pensare che sarebbe stato fantastico andare a trovare i ragazzi.
Suonare un po' con loro.
Passare del tempo insieme.
Vedere le loro prove.
Ma si convinse che andare a vedere cosa stavano combinando, il giorno dopo che l'avevano invitata, sarebbe sembrato un po' strano e invadente.
E come se Tony le avesse letto di nuovo nel pensiero, le spiegò:
«Sicuramente quei quattro manzi dei Sunset Curve staranno ancor dormendo. So che dopo i loro concerti vanno sempre a qualche festa. Scommetto che la Browne avrà organizzato qualcosa per loro, nella sua mega villa a Beverly Hills.»
E un velo nero calò sulla mente di Julie.
Perché era stata così stupida da non mettere in conto che Luke poteva essere impegnato nel 1995?
Cosa si aspettava?
Che lui si sarebbe improvvisamente innamorato di lei e che avrebbero sgommato insieme al tramonto, in sella ad una Harley?
Okay sì, un po' si era illusa che le cose sarebbero andate in quel modo.
Ma d'altro canto non poteva fare a meno di pensare al comportamento di lui, nei suoi confronti.
L'indirizzo.
Il concerto.
L'invito.
Magari sul serio gli piaceva semplicemente la sua musica e non c'era altro.
Eppure il suo lato più irrazionale, non voleva crederlo.
Insomma era piombata del 1995 per impedire che i suoi amici morissero, non c'era nulla di logico e razionale in tutta questa storia.
Verso le sei di pomeriggio, il telefono di casa squillò, il che era strano dato che mai nessuno chiamava a casa di Tony.
La rossa si alzò dal pavimento emettendo dei grugniti di dissenso e poi Julie, la percepì mentre afferrava la cornetta del telefono, appeso nel muro del corridoio.
«Ciao papà. Come sta andando nel Montana? Ci sono parecchi cowboy laggiù?»
La sentì dire con voce allegra ed entusiasta.
Poi silenzio per alcuni secondi.
«Ma ce la fai per il mio compleanno, vero? Voglio farti conoscere Julie, sai è una cantante straordinaria e...»
Cominciò a dire, ma poi si interruppe all'improvviso; Julie sentiva che qualcosa non andava.
«No sì, certo che capisco. Ti avverto non appena vedo William e mi arrivano i soldi. Ciao, buon lavoro.»
Concluse prima di posare la cornetta, con una finta voce comprensiva.
Tony fissò il telefono per circa un minuto, per poi di dipingersi in faccia il miglior sorriso possibile e tornare dalla sua amica.
Fino a quel momento, la mora non aveva pensato a quanto Tony dovesse sentirsi perennemente sola in quella casa.
Mangiare da sola.
Pulire da sola.
Uscire da sola.
Si occupava di mantenere tutto in ordine per quando un componente della sua famiglia, si ricordava che lei ci fosse ancora e andava a trovarla.
Lei era il punto di convergenza di legami che funzionavano solo in apparenza, non c'era niente di forte e sicuro, niente che portasse la mora a pensare alla parola "casa".
Tutto era così diverso dalla sua realtà: Julie aveva le attenzioni di suo padre che era sempre presente e comprensivo, un fratellino ficcanaso e una zia fin troppo invadente, ma che si preoccupava per lei.
Anche dopo la morte di Amara erano rimasti uniti.
Invece Tony aveva semplicemente sé stessa e per essere un'adolescente che viveva da sola, se la cavava piuttosto bene.
Era triste pensare a una ragazzina di sedici anni che provvedeva a tutto senza che mai nessuno l'aiutasse in niente o che le dicesse, dove stava sbagliando.
Julie pensò che non sapeva cosa avrebbe fatto nei panni della rossa.
«Ti va di andare ad un Drive-in?»
Chiese improvvisamente Tony, con fin troppo entusiasmo quando tornò nel salotto da Julie. Quest'ultima semplicemente annuì e le due uscirono con le infradito, i pantaloncini della tuta e delle felpe, nel caso avessero sentito freddo.
La rossa constatò che sembravano due casalinghe disperate, alla ricerca di un marito ricco che potesse mantenerle.
E Julie confermò guardando nello specchietto della Mustang, il suo viso struccato e stanco e i capelli legati in una crocchia fin troppo disordinata.
Le due passarono a prendere delle alette di pollo al KFC prima di arrivare al Drive-in.
Quella sera avrebbero trasmesso "Crimini e Misfatti" di Woody Allen.
Stranamente per tutto il viaggio, Tony non aveva detto una parola, mentre Nuthin' But A "G" Thang di Snoop Dogg e Dr. Dre, suonava alla radio.
La rossa trovò un bel posto dove parcheggiare, si vedeva bene il grande schermo ancora nero; di fronte a loro c'erano solo due macchine, mentre l'ambiente faceva molto anni cinquanta con un bar sulla sinistra dalle luci al neon azzurre e rosa.
Nella Mustang c'era un invitante odore di fritto, ma Tony aveva vietato a Julie di mangiare finché non fosse iniziato il film.
Rimasero in silenzio finché non partirono i titoli di testa e poi, le ragazze cominciarono ad addentare voracemente le alette.
C'era uno strano silenzio tra loro, come se Julie non stesse aspettando altro che una reazione da parte di Tony. La vedeva mangiare con fare passivo aggressivo, mentre fingeva che andasse tutto bene, ma non era affatto così.
La mora aveva capito che Tony fosse turbata, per l'invisibile nuvola che le circondava la testa e metteva tensione nell'auto.
Per un po' fece finta di niente e si godette il momento ridendo nelle scene di puro sarcasmo. Julie non aveva mai visto quel film, ma ammise che era stata completamente trasportata in quella dimensione oscura, divertente e polemica: tra tradimenti, uomini stanchi, amanti spietate, cognati insopportabili, corride morali e tumulti interni di una documentarista delusa dalla vita.
Poi arrivò la scena in cui Barbara, sorella del protagonista, prese a parlare della pessima esperienza di sadomaso raccontata con ironia e un pianto isterico, dove questa affermava: "È tanto facile parlare per te, ma io sono così sola."
E fu a quel punto che Tony esplose:
«La vuoi sentire una storia che non sia patetica come quella di Barbara?»
Non aspettò che l'altra rispose, riprendendo a parlare:
«C'è una ragazza che vive sola in una casa. La madre un anno fa è scappata con un tizio che ha più pidocchi di Bob Marley e suo padre, non avendo preso bene la rottura ha iniziato a fare più convegni possibile, facendo diventare il lavoro una sua priorità, non pensando minimamente a come si sentissero i suoi figli. O forse non vuole ammettere il fatto che la ragazza gli ricorda troppo la moglie a causa del suo aspetto e quindi, evita di vederla ogni volta.»
Fece una pausa per prendere un sorso di Dr. Pepper.
«E il fratello ti chiederai? Non sopportava di stare in quella casa, litigava troppo spesso con il suo vecchio e così ha levato le tende ed è andato a vivere da un amico, vicino Venice Beach.»
Prese un respiro profondo per poi iniziare a giocherellare con la lattina.
«Torna solo quando ha bisogno o per il mio compleanno e le feste. Voglio bene a William, vorrei solo che fosse più presente. È l'unica famiglia che ho.»
Concluse prendendo un altro sorso.
Julie si sentì piccolissima, non sapeva cosa dire, quindi buttò fuori la cosa più logica in quel momento:
«Perché non vai tu da lui? Se vuoi ti accompagno.»
Lei fece un sorriso non molto allegro, per poi risponderle:
«Ci sono andata. Per una settimana non ho fatto altro che andarlo a trovare con roba da mangiare, ma lui non c'era. Lui e Mark sono sempre i giro con i loro gruppi di skate chissà dove. Molte volte finiscono anche per dormire sulla spiaggia o invitati a casa di sconosciuti.»
Fece spallucce poi addentò un'altra aletta.
«Almeno adesso ho qualcuno con cui parlare.»
Ammise gentile Tony guardando Julie negli occhi. Doveva suonare come una frase ironica, ma alla fine l'aveva pronunciata con troppo sconforto.
La mora le diede una spallata, prima di dire allegra:
«Puoi parlarmi di queste cose quando vuoi.»
«Adesso non mi diventare sentimentale, Molina.»
Asserì l'altra facendo ridere entrambe.
Poi la scena del film cambiò a quando Woody Allen si era seduto accanto alla moglie sul letto, mentre questa leggeva e come se fosse la cosa più naturale del mondo, disse:
«Un estraneo ha defecato su mia sorella.»
«Perché?»
Chiese la donna; Julie e Tony si guardarono prima di scoppiare a ridere senza riuscire più a fermarsi.

𝐁𝐚𝐜𝐤 𝐭𝐨 𝟏𝟗𝟗𝟓 || 𝐉𝐀𝐓𝐏' 𝐟𝐟Where stories live. Discover now