15. Two fights

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instagram: lunatiepida

I ragazzi cercavano di perdere tempo mentre l'orologio, sembrava proprio non essere a loro favore.
Era già passata un'ora da quando la punizione era iniziata, ma i cinque l'avevano percepita come un'eternità, sbadigliando e sbattendo la testa sui banchi.
Oltre alla noia però c'era dell'altro: una strana tensione girovagava nella testa di Julie.
Nell'ufficio del preside le cose non erano andate granché bene.
Il dirigente scolastico li aveva fatti accomodare, ma c'erano solo tre sedie e così Reggie e la ragazza erano rimasti in piedi.
L'aria era intrisa del terrore di Alex, mentre Bobby cercava di distrarsi guardando i diplomi e le due lauree appese al muro.
Al contrario dei suoi amici un po' preoccupati, Luke rimaneva stravaccato sulla sedia scomoda guardando negli occhi, l'uomo dietro la scrivania.
Il preside Collins li aveva fissati crucciato per dei secondi, giocherellando nervoso con la sua penna, per poi sistemarsi gli occhiali tondi sul naso e affermare:
«Vi rendete conto che tra meno di dieci giorni, ci sarà la consegna dei diplomi e voi ancora una volta, avete messo in scena uno dei vostri teatrini?»
Si interruppe per vedere la reazione dei ragazzi che aveva di fronte: il biondo sembrava stesse per svenire, Julie e Bobby erano impassibili, Reggie era diventato di pietra, mentre Luke era l'unico che aveva negli occhi, una certa espressione di sfida.
«I graffiti nei bagni, propagande sconce contro la mia figura, le risse con gli atleti e ora vi mettete a creare scompiglio in mensa con una delle vostre canzonette? Coinvolgendo una ragazza appena arrivata, tra l'altro.»
Continuò il dirigente iniziando ad adirarsi.
Julie sentendosi chiamata in causa provò a dire:
«No signor preside, non è stata colpa loro è stata...»
«Una mia idea.»
Concluse Luke alzando il mento beffardo.
L'uomo sorrise, ma non era di certo allegro: era un sorriso di chi sapeva già di chi fosse la colpa.
«Su questo non avevo dubbi, Patterson. Tra voi quattro lei è quello più attaccabrighe: manca di rispetto agli insegnanti, non ha pudore di linguaggio e sembra non interessarle nulla all'interno di questa istituzione. Mi dispiace, ma mi trovo costretto a...»
Iniziò a parlare il preside, ma il frontman dei Sunset Curve, si intromise asserendo scontroso:
«Chiamare i miei? Faccia pure. Non mi interessa quello che mi diranno.»
Alex gli diede una gomitata sul braccio, per cercare di farlo stare zitto e non peggiorare la situazione.
«No signor Patterson, mi trovo costretto ad espellerla.»
Disse il dirigente sporgendosi in avanti, intrecciando le dita.
A quelle parole, il batterista e Bobby si alzarono di scatto dalla sedia e con gli altri due alle spalle, pronunciarono un sonoro e sconvolto:
«Che cosa?!»
Luke invece era rimasto impassibile, con l'uomo che non aveva prestato minimamente attenzione agli amici dell'interessato.
«Non potrà diplomarsi con i suoi compagni anche se con i suoi voti, ci sarebbe comunque voluto un miracolo ai test finali. E riguardo il prossimo anno... non si disturbi a tornare.»
Annunciò il preside iniziando a tirare fuori delle carte.
Julie era sconvolta.
Pietrificata.
Si sentiva incredibilmente in colpa, al contrario di Luke che invece sembrava indifferente, disinteressato e annoiato, ancora seduto scomposto sulla sedia di fronte alla scrivania.
Da un lato appariva anche piuttosto divertito, pronto ad affrontare insensibilmente la sua espulsione.
All'improvviso, la ragazza si gettò in avanti posizionandosi di fianco a Luke.
L'uomo alzò incuriosito, gli occhi sulla figura di Julie.
«Signor preside non è stata un'idea di Luke, ma mia. Non so per quale motivo abbia detto che è tutta colpa sua. In realtà sono stata io a chiedere ai ragazzi di suonare con me in mensa per il compleanno di una mia amica.»
Spiegò la mora in preda al panico.
Non voleva che il ragazzo venisse espulso per qualcosa che era stata lei ad organizzare.
«Julie, non c'è bisogno di...»
Provò a dire Luke, ma Reggie lo precedette.
«Siamo tutti colpevoli allo stesso modo.»
«Se proprio deve espellere qualcuno, ci espella tutti.»
Concluse Alex con voce un po' tremante.
Il dirigente scolastico aveva osservato la scena con particolare interesse: aveva fatto ruotare gli occhi su tutti i presenti, prima di mettersi comodo sulla sua sedia e incrociare le braccia.
Ci furono dei secondi di silenzio interminabili dove, il preside pensava al dà farsi e i ragazzi sussultavano per la sentenza finale.
«Dato che è il suo ultimo anno, non espellerò il signor Patterson.»
Sospiri di sollievo invasero la stanza.
«Ad una condizione.»
Disse ancora l'uomo e i ragazzi tornarono rigidi.
«Ai test finali dovrà prendere un minimo di 75 in tutte le materie, altrimenti si consideri fuori da questo liceo e non potrà tornare a settembre per ripetere l'anno. Sono stato chiaro?»
La domanda era solo per Luke, ma tutti i presenti annuirono.
«Cristallino.»
Ammise il ragazzo.
«Bene. E riguardo lei, signorina Molina.»
Ricominciò il dirigente spostando l'attenzione sulla ragazza.
«Non potrà partecipare al Talent Show, dato che ormai tutto il corpo studentesco è al corrente del suo straordinario talento.»
Disse con del sarcasmo non molto felice.
«Nel frattempo, direi che quattro ore di punizione sono necessarie. Aspettate il foglietto giallo in segreteria. Potete andare.»
Li congedò il preside, iniziando a digitare il numero per informare la sua segretaria.
E i ragazzi uscirono dall'ufficio, con il peso dell'ansia che scompariva dallo stomaco.
Si trovavano quindi, nell'aula delle punizioni con il coach Dorsey della squadra di nuoto, intento a leggere una rivista sui lavori a maglia.
Alex stava giocando con le dita.
Reggie dormiva sul suo braccio.
Bobby fissava il vuoto, mentre Luke martorizzava il suo cappellino arancione.
Julie nel frattempo era pensierosa: non capiva come il frontman dei Sunset Curve potesse essere così tranquillo dopo aver rischiato un'espulsione.
Davvero non gli fregava niente del suo diploma?
Del fatto che avrebbe potuto compromettere il suo futuro?
Vero, Luke voleva suonare, andare in tour con la sua band, c'era poco di accademico in tutto questo, ma finire il liceo era un passo importante per la chiusura di un ciclo.
La fine dell'adolescenza, l'ingresso all'età adulta.
Era davvero così inutile?
La ragazza doveva ammettere a se stessa di avere i nervi a fior di pelle e spinse in tutti i modi la sua mente a viaggiare in altre direzioni, con scarso risultato.
Le importava troppo di quell'idiota dagli occhi verdi, da poter passarci sopra come se niente fosse.
E si sorprendeva anche che i suoi amici, non gli avessero detto nulla.
Quella situazione era davvero ridicola.
Fissò la lavagna con la scritta in gesso "PUNIZIONE" e si chiese cosa stesse facendo Tony in quel momento.
Probabilmente era al club di arte come tutti i pomeriggi, battibeccando con il suo "acerrimo nemico" e disegnandolo come un asino sul suo taccuino.
Sorrise un attimo per poi tornare di nuovo seria.
Le dispiaceva passare il giorno del compleanno della rossa, chiusa in una classe mentre lei probabilmente se ne andava in giro con Willie.
Avrebbe tanto voluto scappare e lasciar scivolare via, quella rabbia che accresceva in lei.
D'un tratto il professore si alzò da dietro la cattedra, guardò minaccioso i ragazzi e poi uscì dall'aula, sicuramente diretto verso il bagno.
Una volta chiusa la porta, Bobby asserì:
«Spero che almeno ci sia concesso di respirare.»
Reggie si svegliò dal suo pisolino stiracchiandosi, per poi dire, con la voce impastata dal sonno:
«Di sicuro non ci è concesso parlare in sua presenza.»
Luke fece spallucce, tornando successivamente a focalizzare i suoi occhi, sul berretto.
Quel gesto catturò l'attenzione di Alex, che domandò:
«Non hai niente da dire?»
La sua voce aveva una nota di nervosismo, che l'interessato riuscì a cogliere.
Il frontman sbuffò alzando gli occhi al cielo.
«Andiamo Alex, adesso onestamente non ho proprio voglia di litigare, okay?»
Ammise Luke scontroso.
Quel tono fece scattare Julie che si voltò all'improvviso, verso l'ultimo banco sulla destra.
«Davvero? Perché dal tuo atteggiamento sembra che tu abbia tanta voglia di litigare.»
Disse la ragazza e gli occhi dei presenti si focalizzarono su di lei, sorpresi dalla sua reazione.
Le iridi di Julie, però erano concentrate solo su Luke.
Il frontman si sentiva ribollire il sangue nelle vene: era come se riuscisse a percepire ciò che i suoi amici stessero pensando e non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
«La state facendo troppo tragica, rispetto a quello che è in realtà. Diamine, dovete darvi una calmata!»
Sbottò l'interessato poggiando le mani sul banco.
Si stava arrabbiando, ma più lui si adirava più Julie faceva lo stesso.
Di conseguenza la ragazza si alzò dalla sua postazione e si diresse di fronte al ragazzo a braccia conserte.
«Perché lo hai fatto? E te lo chiedo perché lo so che non volevi salvarmi da una punizione, oh mio cavaliere dall'armatura scintillante! Quindi rispondi: perché lo hai fatto?»
Domandò Julie piuttosto innervosita.
La voce di lei era calma, ma lasciava perfettamente trasparire, un nervosismo piuttosto spiccato.
Luke si lasciò sfuggire una risata beffarda.
Perché lo aveva fatto?
Probabilmente non lo sapeva neanche lui.
Abituato ai casini, non gli importava più di finire nei guai.
Era quasi costantemente arrabbiato, tant'è che forse in cuor suo gli sarebbe piaciuto dare un dispiacere ai suoi che tenevano alla scuola, più di quanto gli importasse della passione del figlio.
Per capriccio.
Sì, sicuramente lo aveva fatto per capriccio, ma di certo non lo avrebbe detto a Julie.
«No, tu devi dirmi perché ti importa tanto. Mi conosci da quanto? Un quarto d'ora? E ti senti in diritto di farmi la paternale. Non sono in obbligo di dirti niente Julie. Fine della storia.»
Ammise scontroso Luke.
Era stato ingiusto con lei? Sicuramente.
Tant'è che persino Bobby esclamò:
«Luke!»
Ma i ragazzi lo ignorarono completamente.
La chimica del giorno prima, quella lieve ma potente vibrazione tra i due nello scantinato stava esplodendo in una discussione, che nessuno poteva impedire.
«Wow. Che bravo. Davvero molto maturo da parte tua! Ma invece di fare il bambino, perché non cresci un attimo e non ti rendi conto di quello che stavi per fare con il tuo atteggiamento menefreghista?»
Julie sbuffò esasperata per un secondo per poi continuare:
«Riesci a capire che stava per espellerti? Se non fosse stato per noi a quest'ora probabilmente il preside ti avrebbe cacciato a calci fuori dalla scuola.»
A quelle parole, Luke balzò in piedi e si posizionò di fronte alla ragazza.
Erano vicini.
Molto vicini.
Il ragazzo poteva sentire il profumo di lavanda e libri nuovi, che proveniva da Julie e ne sarebbe stato imbarazzato se non fosse così arrabbiato con lei, da dire:
«Ah è questo che vuoi Julie? Dei ringraziamenti? Okay, va bene allora grazie per avermi evitato un'espulsione di cui non mi importava assolutamente niente e avermi garantito un'altra occasione dove verrò comunque espulso in ogni caso. Davvero Julie, non so come avrei fatto senza di te. Contenta adesso?»
Domandò con un sarcasmo acido, quasi per punzecchiarla.
Per farla arrabbiare di più.
E ci riuscì, ci riuscì perfettamente.
«Ma come fai ad essere così idiota, me lo spieghi? Non ti rendi minimamente conto di quanto i tuoi amici fossero preoccupati per te. Ti importa soltanto di quanto tu sia arrabbiato e degli psicodrammi che ti affliggono. Beh guarda un po' Luke, qui tutti abbiamo dei problemi, ma di certo non ci viene voglia di essere espulsi!»
Urlò Julie gesticolando, indicando gli altri membri dei Sunset Curve.
Luke rise beffardo, quasi in modo perfido, prima di alzare le spalle e asserire, avvicinando il suo volto a quello di lei:
«Non pensavi che io fossi tanto idiota, quando ti ho dato la canzone.»
«Okay ragazzi, questa conversazione sta prendendo una strana piega, che ne dite di...»
Cercò di mettere pace Alex, ma con scarso risultato perché Julie si avviò verso il suo zaino, estrasse il foglio dal nuovo quaderno delle canzoni e lo schiaffò sul petto di Luke, con forse troppa violenza.
«Se la vuoi mettere in questo modo allora riprenditela. Sai che c'è? Non sei la persona che pensavo tu fossi. Vuoi continuare a fare il rocchettaro da strapazzo con l'animo tormentato? Allora fallo! Ma lontano da me. Io ho chiuso.»
Ammise Julie iniziando ad allontanarsi dalla figura di Luke.
«Perché? Abbiamo mai iniziato qualcosa?»
Chiese il ragazzo sedendosi sulla sua sedia.
Quelle parole erano state un colpo basso e ovviamente non pensava niente di quello che aveva detto, si era solo fatto prendere dalle emozioni.
Come sempre del resto.
A quella domanda, Julie alzò le mani in segno di resa, afferrò il suo zaino e si posizionò il più lontano possibile dal ragazzo, in un primo banco nella fila di sinistra.
«Amico, sei stato davvero ingiusto con lei.»
Sussurrò Reggie che aveva percepito la rabbia scomparire pian piano dagli occhi del suo amico, per far spazio ai sensi di colpa.
Luke non disse nulla, sentiva solo il suo cuore martellargli nelle orecchie, mentre la voce nella sua testa si domandò:
Ma che diavolo ho combinato?
E il bassista si alzò da dietro il suo banco, per sedersi accanto a Julie e passarle una bacchetta di liquirizia rossa che aveva nella sua borsa a tracolla.
La ragazza gli sorrise.

𝐁𝐚𝐜𝐤 𝐭𝐨 𝟏𝟗𝟗𝟓 || 𝐉𝐀𝐓𝐏' 𝐟𝐟Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora