Capitolo secondo

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- É arrivato Stark, insieme al Segretario di Stato - disse Pietro, interrompendo i pensieri e i sensi di colpa di Jane per quello che era successo.

- Oh - fece stupita, non aspettandosi che sarebbe stato lui ad avvisarla - certo, arrivo.

Il ragazzo abbozzò un sorriso laterale.

- Pietro - lo chiamò prima che se ne andasse - potresti aiutarmi con la collana? Dopo quel pugno di Rumlow ho un mal di schiena atroce.

- Ehm, ovviamente..

La saetta varcò la soglia e si avvicinò alla ragazza, in piedi davanti allo specchio.

Indossava il suo solito paio di jeans, abbinati con una semplice maglietta e stivaletti neri.

A Pietro era sempre piaciuta vestita così, la t-shirt era aderente e leggermente corta, di quelle che ti lasciano l’ombelico in vista, ma elegante.

Jane era bella, lui lo sapeva più di tutti.

Le spostò delicatamente i capelli dal collo, facendole venire i brividi al suo tocco.

- Scusa - arrangiò - ho le mani fredde.

- Non ti preoccupare..

Il suo respiro le accarezzava la spalla e la cosa non la mandò per poco in visibilio.

Pietro allacciò il ciondolo, ma non tolse le mani. Alzò il volto verso lo specchio, accarezzando con lo sguardo la ragazza nella sua interezza.

Raggiunse i suoi occhi e i loro respiri e battiti si fecero difficili da controllare.

- Visione - esclamò Jane spaventata dopo che il compagno si palesò dal muro - usa la porta!

- Scusate - mormorò - Stark è..

- Si - lo interruppe Pietro, allontanandosi da quella donna che lo faceva diventare matto - eccoci.

Gli Avengers si sedettero al tavolo e il Segretario di Stato Ross iniziò il proprio discorso. La riunione fu breve e diretta, ma terribilmente seccante.

Le Nazione Unite avevano stipulato un trattato, gli Accordi di Sokovia, che stabilivano che gli Avengers avrebbero operato sotto la supervisione di un comitato solo quando e se quel comitato lo avrebbe ritenuto necessario.

Il Segretario si congedò con un sorriso, che la squadra si sforzò di ricambiare.

Dopo poco, Rhodey e Sam iniziarono a litigare sulla faccenda e la discussione non fece che allargarsi a tutti i presenti.

- Io ho un'equazione - li fermò Visione, ottenendo l'attenzione di tutti - da quando il signor Stark si è presentato come Iron Man, il numero di persone con abilità sovrumane e eventi virtualmente apocalittici è cresciuto a livello esponenziale.

- Vuol dire che è colpa nostra? - sbuffò Steve.

- Potrebbe esserci un rapporto causa effetto.  La nostra forza può trarre minacce le minacce, le minacce provocano conflitti. I conflitti, generano catastrofi. Una sorveglianza è un'idea che non possiamo non considerare.

- Tony, sei curiosamente silenzioso e poco logorroico - notò la Vedova.

- Perché ha già deciso come fare.

- Oh mi conosci bene.. In realtà lotto con un emicrania elettromagnetica. Capito, Capitano? Sono dolorante, sofferente.

Stark si alzò e diresse verso il bancone della cucina lì accanto. Dalla tasca tirò fuori il suo cellulare e proiettò l’immagine di un ragazzo.

- Oh lui è Charles Spencer, a proposito. Un ragazzo in gamba: laureato in ingegneria informatica, media voti altissima. La sua anima aveva bisogno di esperienze prima di parcheggiarsi dietro una scrivania. Vedere il mondo, forse di sentirsi utile.

Gli Avengers ascoltavano in silenzio, tristemente consapevoli di dove Tony stesse andando a parare.

- Ha voluto trascorrere la sua estate a costruire case sostenibili per i poveri. Dove? In Sokovia.

Jane abbassò lo sguardo, stringendo i pugni, e Pietro senza pensarci le prese la mano.

- Voleva fare la differenza, forse. Chi lo sa? Gli è crollato un palazzo addosso mentre noi giocavamo ai salvatori! - gridò, per poi riprendere la calma - Non c'è nessuna decisione da prendere: dobbiamo essere rimessi in riga, in qualunque modo, io ci sto. Se non ci sei mettono un freno siamo senza confini e non siamo migliori dei cattivi.

- Dobbiamo assumerci le responsabilità per le nostre azioni, questo sposta solo la colpa. Se firmiamo rinunciamo al nostro diritto di decidere.

Il Capitano Rogers tentava invano di far ragionare i compagni, ma  sembravano d’accordo con lui solamente Jane e Sam. Come sempre.

- Se ci mandassero in un luogo dove non riteniamo giusto andare? Se noi volessimo andare in un luogo e ce lo impedissero? - cercò di dire Jane.

- Esatto! - la ringraziò Steve - Non siamo perfetti, ma le mani più sicure rimangono le nostre.

- Se noi adesso non accettassimo si imporranno più avanti, è più che sicuro e non sarà bello.

- Forse Tony ha ragione - arrangiò Natasha - se abbiamo le mani sul volante, possiamo ancora sterzare. Cerco di valutare i nostri errori, dobbiamo riguadagnare la loro fiducia.

- Fermi tutti. Ho sentito male o mi hai dato ragione? - notó sarcastico Tony.

- Posso ritrattare?

- No no impossibile - replicò.

Il cellulare del Capitano ricevette un notifica. Steve guardò Jane, che annuì, poi si alzò.

- Scusateci.

Dopo che i due lasciarono la stanza, Pietro cercò di seguire la ragazza per parlarle.

- Steve - sentì dire - Steven, guardami.

La saetta si affacciò verso le scale e la vide appoggiata alla ringhiera. Teneva con le mani il volto del Capitano, davanti a lei, con cui si unì in uno stretto e intimo abbraccio.

- Jane - chiamò lui - ti posso parlare?

La ragazza si liberò imbarazzata, lasciando al compagno un piccolo bacio sulla guancia e una carezza prima di raggiungere Pietro.

- Non volevo disturbarti.

- Tranquillo, di cosa volevi discutere?

- Bucky.

Il respiro di Jane si bloccò per un istante, mostrando la visibile sorpresa di quella domanda.

- Oh - sospirò - il sergente James Barnes.

- Chi è, perché nessuno me lo dice?

- Era un amico di Steve. Si arruolò durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante una missione Barnes precipitò a per trenta metri da un treno. Tutti credevano fosse morto, ma non era così.

Jane lo raccontava con tutto il rammarico che provava Steve. Quei due erano particolarmente, meravigliosamente e fastidiosamente uniti.

- Bucky fu trovato in fin di vita dall'Unione Sovietica e dall'HYDRA, sottoposto a un lavaggio del cervello, armato di un nuovo arto cibernetico e trasformato nel temibile Soldato d'Inverno. Un paio di anni fa è ricomparso; il Capitano è quasi morto per cercare di fargli ricordare chi lui fosse.

- Non tutti possono essere salvati.

- Se Steve ci crede, ci credo anche io.

You didn't see that coming? | Pietro MaximoffWhere stories live. Discover now