15. Fra tombe, dolore e ricordi

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"Ora è nella notte il momento delle streghe, quando i cimiteri sbadigliano e l'inferno stesso alita il contagio su questo mondo."
William Shakespeare


«Kilian si arrabbierà.»

«Kilian può andarsene a fanculo», Ayar non ha nessun timore mentre pronuncia quelle parole.

«Ti ho già spiegato che è pericoloso», le dita della mano sinistra di Edvin, sormontata da tatuaggi e inchiostro nero, è persa nei suoi capelli di sangue e si diverte a giocarci e ad averla così vicina, il capo appoggiato sul suo petto e le gambe incrociate in un amorfo nodo, un intruglio che sa di amore appena sbocciato, idillio pronto a sfumare alla prima occasione.

«Possiamo cavarcela contro una o due guardie, basterebbe dissanguarli. Non sono mai in gruppo. E noi siamo più forti.»

«Questa è una pessima idea.»

«No, Edvin. È geniale. È quello che ci serve per far capire a Kilian che siamo liberi, persone con un cervello e una personalità. Umani con una fottuta morale. Smetterà di fare lo stronzo, ne sono certa. Una volta perso il controllo sarà disposto a contrattare, troveremo un accordo.»

«O farò anche io la tua fine e sarò messo in gabbia di nuovo», Edvin ha le pupille perse oltre il soffitto e il petto infranto dai sospiri.

Ayar si tira su, cerca il suo sguardo. «Lo ha fatto anche con te?»

«Sì. E io ci sono stato molto più di te, lì sotto. Non voglio tornarci.»

«Come puoi essere tanto devoto a lui dopo quello che ti ha fatto?»

Quelle parole riescono a smuovergli qualcosa, a pietrificarlo. Le sue dita si bloccano, abbandonando quel contatto che non ha rifuggito – non più, almeno per quella notte. Perché è unica, perché non tornerà, e perché ha l'impressione che sia già finita.

«Mi ha salvato», mormora Edvin, e forse non è neppure così sicuro delle sue parole. Non più.

Ayar sorride appena, sa di aver cominciato a convincerlo, deve solo insistere un altro po' e far valere le sue opinioni.

«Ti ha salvato per schiavizzarti. Ti ha promesso i tuoi ricordi – ricordi che ti spettano di diritto, per quanto al sistema non piaccia questa idea – e ti ha aiutato a ritrovarli, ma lui non può fare niente se tu non lo lasci entrare, se non parli con lui e gli dici cosa vedi. Lui... lui non ha nient'altro che questo per tenerci qui, i nostri stessi ricordi. Ma nella mente saranno protetti per sempre, se non li facciamo vedere a nessuno, perciò non credo che lui sia essenziale per riottenerli del tutto. E, in ogni caso, non dico che dovremmo andarcene da qui per sempre. Facciamo in modo che non ci trovi al suo ritorno, facciamo in modo che si arrabbi, che pensi che non torneremo mai più indietro, che s'illuda d'aver rovinato tutto con la sua aggressività perenne e quel malumore che non lo lascia mai. Capirà, quando torneremo e detteremo le nostre condizioni. Lui tiene molto a te, ti riaccoglierà a braccia aperte.»

Edvin la guarda e il desiderio di ascoltarla è travolgente. Ha desiderato di scappare a lungo e di non fare mai più ritorno, ma sa che non è possibile senza un posto dove stare – dovrebbero trovare un'altra casa come quella, nascosta nel bel mezzo del nulla, sottoterra, dove non passa mai nessuno e dove nessuno viene mai a curiosare. Non è semplice se non si sa dove cercarla, sebbene Edvin sappia con certezza che devono essercene molte altre. Da quando il mondo è diventato tanto strano e controllato, gli umani hanno tentato di tenersi stretta la loro libertà e di sfuggire al controllo, alle reti intrecciate, alle connessioni. Quelli con del denaro l'hanno sicuramente impiegato per ottenere la libertà – un po' come ha fatto la famiglia di Kilian con quella casa. 

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