19 - Supplica

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Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
(P. P. Pasolini)

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- Signora, io non so davvero come ringraziarla per questo gesto così... -
- Tobio, te l'ho detto: non c'è bisogno di ringraziarmi! Per un amico di Shoyo, questo ed altro! -

La signora Hinata stava aiutando il giovane corvo a sistemare alcuni dei suoi vestiti in un armadio vuoto. Lo stava ospitando nella sua casa, dopo che i genitori del ragazzo erano restati coinvolti in un incidente d'auto, e lo faceva con un gran sorriso stampato sul volto, come se fosse la cosa più naturale del mondo prendere in casa un quindicenne che conosceva solo dai racconti del figlio.
A Kageyama la cosa sembrava affrettata, ma meglio così. L'alternativa era vivere da solo per un periodo di tempo ancora indefinito, e quello era sicuramente fuori discussione.

- Ecco fatto, è tutto sistemato! - concluse la donna battendo vigorosamente il cuscino con le sue piccole mani. - Mi dispiace solo farti dormire nel materasso sotto il letto di Shoyo, ma Natsu occupa l'altra stanza e...
- Non ha importanza, è più di quanto mi aspettassi. -
- Sì? Beh, ad ogni modo, tra un'oretta dovrebbe arrivare la cena, ho preso del pollo fritto perché non sapevo bene cosa potesse piacerti e... -
- Va più che bene così, la ringrazio. La ringrazio davvero. -
- Ehi, te l'ho già detto: non c'è bisogno di ringraziarmi. Il resto della casa te lo mostrerà Shoyo, va bene? -
- Sì... Sì, bene. -

Una settimana al fianco di Hinata, hm?
Avrebbe dormito al suo fianco, cullato dal rumore delicato dei suoi sospiri notturni, cercando di far alzare ed abbassare il proprio diaframma allo stesso soave ritmo del rosso — o, più probabilmente, a vegliare su di lui come un guardiamo armato solo della propria penna e della propria anima macchiata d'inchiostro.

Avrebbe dovuto ignorare i suoi sorrisi, avrebbe dovuto soffocare ogni suo istinto — tutta la sua voglia di prendere quel viso profumato d'arancia, di assolati, polverosi sentieri in terra battuta, e baciarlo tanto a lungo e tanto a fondo da togliergli e togliersi il pensiero.

Però ne sarebbe valsa la pena. Non poteva certo rovinare il rapporto tra alzatore e schiacciatore per una sciocca cotta non corrisposta, vero?

No, non poteva. Allora tenne il capo chino mentre Shoyo gli mostrava la sua collezione di poster di pallavolisti famosi, mangiò senza proferire parola e sviando abilmente le parole della sorellina del numero dieci, e richiudendosi nella camera di quest'ultimo con le cuffiette nelle orecchie appena ne ebbe la possibilità.

- Ooooi, Tontobio! Guarda che puoi smetterla di fare l'eremita, Natsu non ti darà noia! -
La musica che il moro stava ascoltando venne interrotta bruscamente da una voce familiare ed allegra come sempre.
- Su, sei a casa mia! Almeno un film con me te lo potresti guardare, non credi? -
- Hinata... Io... -
- Oh, non dirmi che sei stanco! Per una partitella? - ridacchiò il più basso.

Però la stanchezza di Kageyama non proveniva dalla partitella. Era lo sforzo di impedirsi di amare a stancarlo così terribilmente.

Eppure il piccolo gigante del liceo Karasuno, prefettura di Miyagi, Giappone, davvero non sembrava riuscire ad accorgersi dell'impatto che i suoi sorrisi amichevoli avevano sul cuore del moro; lui proprio non sembrava vederle, le iridi dell'alzatore perdere di colore ogni volta che veniva definito un amico.

Eppure, il prodigioso alzatore del liceo Karasuno, prefettura di Miyagi, Giappone, non sembrava non riuscire a investire tutti i suoi sentimenti su quell'amore che gli appariva così dolorosamente e chiaramente non corrisposto; non riusciva a non aspettarsi di essere ferito, ma non riusciva nemmeno a non innamorarsi con ogni giorno che passava di quel profumo di arance fresche e di sole, di quelle labbra umide e luccicanti come gioielli, di quella risata luminosa come un sole in miniatura.

𝚂𝚞𝚗-𝚔𝚒𝚜𝚜𝚎𝚍; kagehina (in corso)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora