9 - Tramonto

159 24 56
                                    

Seduta all'orizzonte, il mio sguardo si abbandona all'infinito.
Nella luce rossa del tramonto,
mi cullo in quell' immensità, mentre il vento accarezza i miei capelli,
mi arresto ad osservar il calar del sole.
(E. Lepore)

────── -ˋˏ ✉︎ ˎˊ- ──────

- Spero che tu sia contento. - sibilò Tsukishima appena tutta la squadra fu nello spogliatoio. - Abbiamo perso la nostra primissima amichevole, ed è successo solo perché tu ti credi migliore di tutti noi. Non potevi mandar giù la pillola e alzare comunque al mandarino? -
- Guarda che anche il tuo muro fa acqua da tutte le parti! - puntualizzò Noya.
- Tu... -
Sugawara sospirò esasperato. Era un'abitudine che stava assumendo, un modo di fare ricorrente delle partite e degli allenamenti. - Ragazzi, dai, non ricominciate. Abbiamo tutti bisogno di migliorare, qui, e questa partitella serviva a questo. Va bene? -
I ragazzi si limitarono a borbottare dei sì.

I numeri uno e due furono i primi a uscire dallo spogliatoio, andandosi a sedere sul muretto fuori la palestra.
- Daichi, io... Non lo so, sono un po' deluso da com'è andata oggi. - disse il vice capitano.
- Mh? Per il fatto che abbiamo perso, o...? -
- Per Shoyo e Tobio. Ecco, io... Penso che, come duo, loro avrebbero davvero molto potenziale. E speravo che il fatto di avere un avversario comune li facesse andare d'accordo, e invece non è stato così, e io ci contavo davvero tanto, e forse ho sbagliato a chiedere a Ukai di stare in panchina, e... -

La mano del moro gli si posò sulla spalla, rassicurandolo. - Stai tranquillo, ehi, dico davvero. Tu sei stato il primo a vedere qualcosa in loro, ma più me ne parli, e più lo vedo anche io. Ho in mente una cosa che potrebbe... -
- Che tipo di cosa hai in mente, per l'esattezza, caro Sawamura? - lo interruppe Tanaka, urlando.
Il capitano liquidò la domanda con un gesto e poi scoppiò a ridere, presto accompagnato dagli altri due.
Non ci volle molto prima che il resto della squadra uscisse dal palazzetto. I membri stavano tutti tornando a casa, eccezion fatta per i numeri uno, due, nove e dieci.

I primi erano fuori dalla grande porta metallica che chiacchieravano ancora, discorrendo di nuove tecniche; i secondi uscirono per ultimi dagli spogliatoi rifuggendo l'uno lo sguardo dell'altro.
- Ah, siete arrivati! - li salutò Daichi. Kageyama non riusciva a capire da dove spuntasse il sorriso dipinto sul suo volto del capitano, e in realtà lo irritava abbastanza vederlo così allegro dopo che avevano perso una partita, ma rispose al saluto borbottando, mentre Hinata chinò il capo di fronte ai due maggiori, rivolse a entrambi un caloroso "Ciao!" e abbracciò Suga per un attimo. L'alzatore si incupì ancora di più alla vista di ciò.

- Vi starete domandando perché siamo qui e non a casa nostra, immagino! - esordì Sawamura. - Ecco... La verità è che io e Koushi abbiamo qualche... Ripensamento, per così dire, sul fatto di avervi messi in squadra. -
- Cosa? -
Gli occhi del rosso si erano spalancati come finestre alla mattina, anche se era chiaro che il motivo non era certo la voglia di sentire il sole sulla pelle.
- Continuate a litigare, litigare, litigare. E lo fate anche in campo, specialmente tu, Tobio. - continuò il ragazzo dai capelli argentei.
- Ma, senpai... -

Al corvo dagli occhi blu sembrava di non capire più nulla. Stava venendo cacciato dal team? Sapeva che la sconfitta era in parte colpa sua, ma addirittura venir cacciato? Valeva davvero così poco?
Forse sì, forse ho davvero così poco valore. Forse fanno bene a cacciarmi. Forse la pallavolo non mi piace più abbastanza. Forse Hinata mi odia. Forse mi odia anche colui che scrive i biglietti arancioni. Forse fanno bene. Forse mi odio anche io.

- Kageyama? Kageyama, ci sei? -
Venne riscosso dai suoi pensieri dalla vista di una mano grande e leggermente callosa che si scuoteva davanti al suo sguardo, puntato verso il vuoto.
- S-Sawamura... Sì, sì ci sono. Cos'hai detto? -
- Sei sicuro di esserci, Tontobio? - ridacchiò il numero dieci.
- Taci, tu, scemo di uno Shoyo. -
- Ragazzi! - si intromise Suga. - Come Daichi ha appena detto, abbiamo deciso insieme al coach e a Takeda di darvi una seconda chance. -

I capelli color della notte del primino sbalzarono nell'aria quando alzò la testa di scatto. - Quindi... Non ci state cacciando? -
- Certo che no! - rise il capitano. - Però, resterete con noi a una sola condizione: dovrete imparare a fare lavoro di squadra. -
- Lavoro di... Squadra? - chiese Hinata.
- Esattamente. Troverete un modo di allenarvi insieme, di andare d'accordo, di collaborare. Fino ad allora, non metterete piede nella palestra del Karasuno. -
- Aspetta, che? Vuoi che lavori con lui? - lo interrogò il moro, con la voce a metà tra il sarcastico e l'incredulo.
- Vuoi essere cacciato dalla squadra? - ribatté il maggiore.
- No, ma... -
- Allora lavora con Hinata. Non è difficile. Non più di stare lontano dalla rete, comunque. - concluse il capitano.

Poi ingoiò il sapore amaro della difficile autorità che si trovava a dover esercitare e si girò insieme al vice.
Detestava comportarsi in quel modo, detestava dover dispensare ordini e punizioni e ramanzine e mille altre cose. Odiava ogni momento di quel compito ingrato, quel dovere che lo faceva sentire così codardo e meschino, ma era un dovere. Ma lui era un capitano. E i capitani dovevano adempiere ai propri doveri.
Rifiutandosi di guardare direttamente gli altri ragazzi e liquidando ogni domanda con un gesto della mano che non nascondeva bene la sua pena, se ne andò, accompagnato dal coetaneo — quel ragazzo il quale spesso era l'unico in grado di capirlo, specialmente quando si sentiva in colpa dopo aver dato una strigliata alla squadra.

I due ragazzi del primo anno rimasero soli.
L'ambra si tuffò nell'inchiostro blu, il sole si scontrò contro il nero piumaggio del corvo, e si guardarono.
Il più alto cercò di riempire l'imbarazzo te silenzio che aleggiava fra loro. - Ehi, scemo. -
- Tu lo sei. - disse l'altro, stizzito. Aveva incrociato le braccia come un bambino e il suo capo era rivolto verso il cemento rovinato fuori dal liceo Karasuno.
- Sei solo un cretino, Hinata. -
L'altro serrò gli occhi. Non si stava comportando come l'altro aveva previsto: invece di ribattere con qualche insulto stupido e privo di significato, anzi, sembrava... Sembrava ferito.

- La vuoi smettere? -
- Di fare cosa? -
Il rosso si morse la guancia. - Di trattarmi così. -
- Eh? -
- Non te ne rendi conto? -
- Non so di cosa tu stia parlando, scemo. -
L'altro inspirò a lungo, chiudendo di nuovo gli occhi. - Tu... Perché mi odi così tanto, Kageyama? -

Perché lo odiava?
Kageyama avrebbe voluto rispondergli, lo avrebbe voluto davvero. Allora perché la sua voce sembrava rifiutarsi di uscire? Perché tutto quello che era stato in grado di produrre si limitava ad un misero, confuso, stupido "Eh?" quando aveva così tante cose a frullargli nella mente?
- Perché lo fai? -
- Io... -

Le parole sembravano sfuggire dalle dita di Tobio come la sabbia delle clessidre scivolava inesorabile dall'alto in basso.
Rimase in silenzio.
Tic, tac.
- Si può sapere che ti ho fatto di male? -
Ancora silenzio.
Tic, tac.
- Sono mai stato maleducato con te, se non per risponderti a tono? -
Tic, tac.
- Sono mai stato un cattivo amico, Tontobio? -
Tic, tac.
- La risposta è no, no che non lo sono mai stato! - esplose finalmente Hinata. - E allora come mai sei così cattivo con me, come mai sei così... Così hnng, con me? -

Tic, tac.
Il silenzio di Kageyama si stava facendo opprimente per il piccolo sole. Lo stava oscurando come un'eclissi, stava spegnendo la sua luce, per quanto nessuno dei due se ne rendesse conto.
Tic, tac.
I respiri di Shoyo si stavano facendo irregolari.
Tic, tac.
I suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.
Tic, tac.
Il senso di colpa stava iniziando ad azzannare l'animo di Tobio.
Tic, tac.
Al rosso sembrava di non riuscire più a respirare.
Tic, tac.
Gli sembrava che tutti fossero contro di lui.
Tic, tac.
Era una sensazione realistica.
Tic, tac.
L'aria gli sfuggiva dai polmoni.
Tic, tac.
Il moro non sapeva che fare.
Tic, tac.
Il rosso prese a correre e scappò verso la propria casa.
Tic, tac.
Il sole tramontò.

┌──────── -ˋˏ ✉︎ ˎˊ- ────────┐
»» spazio autrice ««
KAGEYAMA SVEGLIATI CHE SE CONTINUI A FAR PIANGERE HINATA TI FACCIO PIANGERE IO
spoiler: mi dispiace far soffrire il mandarino
└──────── -ˋˏ ✉︎ ˎˊ- ────────┘

𝚂𝚞𝚗-𝚔𝚒𝚜𝚜𝚎𝚍; kagehina (in corso)Where stories live. Discover now