7 - Cresce la fiamma mia

186 24 45
                                    

Cresce la fiamma mia pur ch'io vi miri,
o mio bel sol, da cui mia vita pende,
né luce altra per me fra noi risplende
tosto ch'avien ch'in voi questi occhi giri.
(G. Boccaccio)

────── -ˋˏ ✉︎ ˎˊ- ──────

Il professor Takeda sospirò. Mancava ormai solo una manciata di minuti al fischio d'inizio dell'amichevole contro il Seijoh, eppure Kageyama e Hinata non facevano altro che guardarsi in cagnesco.
- Pensi che se ne renderanno conto, quei due, che fanno prima a lavorare insieme che non uno contro l'altro? -
- Io dico di sì. - rispose il coach, un'espressione determinata sul viso che distoglieva dall'altro. - Ma hanno bisogno di giocare contro qualcuno che li obblighi a collaborare. -
- Ma, Ukai... -
- Perderanno, oggi. Lo sai, questo, vero? -
- Perché lo dici? -
- Perché lo so. Perché se due minuti prima  che inizi la partita, ci sono dei diverbi tra alzatore e centrale — tra i due ruoli che dovrebbero collaborare di più, capisci? — la squadra non può farcela. -

Takeda lo guardò con gli occhi di un cucciolo triste. - Però mi dispiace, che perdiamo la nostra primissima sfida. Non è che magari i ragazzi si demoralizzano, e... -
- In tal caso, non siamo destinati a vincere mai nulla. Lo sconforto è necessario, ma una squadra che non si sa rialzare è una squadra che non può vincere. -
Ukai guardò il viso del professore, che non sembrava particolarmente convinto delle sue parole. - Sta iniziando. Vedrai, andrà bene dopo oggi. -

Un fischio da parte dell'arbitro, e i giovani corvi si librarono in volo.
Stava servendo Oikawa dell'Aoba Johsai, preciso e potente come al suo solito, ma Nishinoya era riuscito a ricevere e a passarla a Tanaka. Quest'ultimo provò a schiacciare, fallendo.
Un attacco da parte degli avversari venne contrastato rapidamente dal muro di Tsukishima, e la palla nuovamente del Karasuno, arrivò a Kageyama.

Il moro mosse velocemente lo sguardo: vicino a lui c'era Hinata, pronto a ricevere, e più in là Asahi. Sapeva che alzare al secondo sarebbe stato più difficile, e che probabilmente era una pessima idea farlo, però... Però era troppo orgoglioso per passarla a lui.
Scelse il moro, ma fu impreciso: sbagliò, consegnando il primo punto al Seijoh; dopo il primo punto venne il secondo, poi il terzo, il decimo, il quattordicesimo, il venticinquesimo.
Riuscirono a strappare agli avversari appena una decina di punti, ma si ritrovarono stracciati in men che non si dica.

Con la squadra fra le gambe dopo aver perso il set, Daichi capì che era il momento di provare a tirar su il morale  - Ragazzi, so che non è mai bello perdere un set, però... -
- Però cosa? Kageyama dice di non alzare a Hinata perché pensa che non farebbe punto, ma passarla male ad Azumane pur di non farla colpire al mandarino è una cazzata! - osservò Tsukishima, nervoso.
Yamaguchi sgranò gli occhi, spaventato.
- Ascolta, capisco il tuo punto, ma dirlo così non... - cercò di sistemare Sugawara.
- Ma ha ragione. - si intromise Asahi. - Non devi sentirti in obbligo di dare a me la possibilità di schiacciare, c'è anche Tanaka, e soprattutto c'è Shoyo. -

Kageyama impallidì per una frazione di secondo, colpito sul vivo. Poteva fidarsi del rosso? - Però... Però a Hinata mancano i fondamenti! Non riesce a fare un muro decente, non riuscirà mai a fare una schiacciata, non... -
- E tu, tu riuscirai mai a stare zitto? - lo interruppe il più basso, la voce alta, gli occhi lucidi. - Sei sempre pronto a giudicarmi, a urlarmi addosso tutte le cose che non so fare, a dirmi che sono solo un cretino e un incapace! Beh, lo sai che c'è? Tu potrai anche avere un talento naturale per la pallavolo, ma io, io sogno! E questa è una cosa che tu non hai, perché giochi solo per battere gli altri, ma è ciò che ti impedirà di andare avanti! Tu non giochi perché ti piace, giochi per essere ammirato, giochi per essere il re del campo, ed è un difetto che è mille volte peggio di non saper murare! -

Tobio, se possibile, divenne ancora più pallido: non aveva mai visto Shoyo in quello stato, con il volto arrossato, gli occhi gonfi e la voce rotta dal pianto, ed era una vista alla quale si augurava di non assistere mai — era come vedere il sole eclissarsi nel mezzo del giorno, come vedere le nuvole di mille e mille temporali pararsi sopra ad esso oscurando il mondo.
- Contento, ora? - borbottò Nishinoya, avvicinandosi al numero 10.

Kageyama non lo sentì: il mondo gli stava girando attorno vorticosamente, troppo vorticosamente perché riuscisse a distinguerne gli elementi, troppo veloce perché riuscisse a trovarvi qualcosa che non fosse motivo di ansia, di panico, di confusione. Era come stare su una giostra, malata e colorata e quasi perversa nel modo assurdo in cui lo sballottava a destra e a sinistra, e lui voleva solo scendere da essa, ma come poteva allontanarsi se la giostra era la sua stessa mente?
Balbettò delle scuse, inciampando su ogni parola.

Ma poi inghiottì le sue incertezze con finta calma e annuì brevemente, rivolto a Hinata. - Alzerò per te, ma ti darò una singola possibilità. Vedi di non sbagliare. -
Al rosso, ancora circondato dal libero e dai numeri 1 e 2, scintillarono gli occhi, stavolta non per le lacrime. Incredibilmente, riuscì a dipingersi un sorriso ampio e a sfidarlo: - Puoi scommetterci, Tontobio! -

Il secondo set ebbe inizio. Yamaguchi stava iniziando a prendere la mano con i servizi, la difesa appariva solida, l'attacco sufficiente, eppure mancava ancora qualcosa... Qualcosa che tra i numeri nove e dieci in realtà forse già c'era, anche se nessuno dei due sembrava in grado di accorgersene, anche se continuavano a rifiutarsi l'un l'altro.

- Kageyama, a me! - urlò Shoyo.
Era veloce, cazzo se lo era, e si stava avvicinando rapido come un ghepardo alla rete, entrando nel campo di visione periferica del moro.
È il momento, si disse lui. Si doveva decidere: concedere a quello scemo l'onore di una delle sue alzate — che continuava a ritenere impeccabili — dando però speranza a quel rapporto che Sugawara era convinto di vedere, o restare il gelido re del campo, rischiando di sbagliare e perdere ancora?

A chi doveva dare retta? Alla sua razionalità, che gli stava gridando disperatamente di passare la palla a Hinata, che aveva più probabilità di fare punto, o al suo ego, che lo spingeva ancora ad umiliare il ragazzo?
Doveva ascoltare il suo cuore, che gli chiedeva a gran voce di aprirsi con lui, o alla sua esperienza, che gli suggeriva di allontanarsi e chiudersi in se stesso, affidandosi solo alle sue capacità, come faceva da sempre?

La scelta fu ardua, gli istanti interminabili. Incrociò per un attimo gli occhi d'ambra di Shoyo, ogni parte di lui si accese di un fuoco piacevole in quel frammento microscopico di tempo. Riusciva a vedere la passione, in quegli occhi: riusciva a vedere il modo in cui brillavano, in cui ardevano, quei piccoli, splendenti soli; riusciva a contare i sogni esposti in quelle iridi fatte di luce, consumati ma mai cancellati dalla fatica, induriti dal lavoro, quegli specchi per l'anima impreziositi dall'essenza stessa delle lacrime che probabilmente avevano versato mille e mille volte, dopo una partita persa, dopo una chance che non si era stati in grado di acciuffare.

Tobio lo guardò con occhio critico, e non riuscì a scovare difetti in lui: la sua postura era naturale come quella del sole che splendeva nel cielo, la sua elevazione impressionante, le ali delle sue braccia, illuminate dal sole e dalle lampade al neon della palestra, pronte a colpire e a fare punto.
Tutti si aspettavano che ricevesse la palla e schiacciasse; tutti, incluso Kageyama stesso.

Ma il suo ego era troppo grande, il peso delle sue esperienze troppo pesante per le ossa vuote da corvo che si ritrovava.
Alzò a Tanaka, che, impreparato, non riuscì a collegare e a far oltrepassare la rete alla palla.
Mille sguardi si puntarono sul moro, incolpandolo.
La voce del coach Ukai chiamò il time-out.

┌──────── -ˋˏ ✉︎ ˎˊ- ────────┐
»» spazio autrice ««
niente, biscottini miei cari, il buon tontobio proprio non ce la fa a farcela 😂
└──────── -ˋˏ ✉︎ ˎˊ- ────────┘

𝚂𝚞𝚗-𝚔𝚒𝚜𝚜𝚎𝚍; kagehina (in corso)Where stories live. Discover now