2. Benvenuta in California

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Maya.

Dodici interminabili ore di viaggio ed eravamo li, davanti a quell'enorme albergo, in attesa di una nuova vita. Non sapevo realmente cosa aspettarmi, era stato tutto tremendamente doloroso, e piu di tutto era stato doloroso lasciare la lapide di mia madre. Il mio cellulare pullulava di nuovi messaggi di addio, quasi tutti da parte di Giulia, la mia migliore amica. Un'altra cosa tremendamente difficile era stata lasciare lei e tutti i nostri ricordi. Il resto dei miei amici erano una parentesi meno importante.
《Staremo qui solo fino a domattina, dopodiché andremo a stare per una settimana o poco più da un mio vecchio amico; il tempo di trovare un alloggio decente in affitto. Hanno una figlia della tua età. Starai bene  vedrai!》disse mio padre sorridendomi.
Ero gia stata li da piccola, non avrei mai immaginato che un giorno sarei dovuta tornarci per restare. Giunti in camera sistemai le mie cose e crollai sul letto durissimo osservando il soffitto bianco di quella camera doppia.
Affascinante!
In men che non si dica Morfeo mi prese in un profondo sonno. Mi svegliai qualche ora dopo con i capelli arruffati ed il trucco sbavato. Corsi in bagno pettinando i morbidi capelli corvini, quasi ricci dai nodi e spazzolai energicamente i denti. Poi ripassai il make-up sugli occhi dello stesso colore dei capelli.
《Papà scendo al bar a prendere un caffè!》urlai, ed uscii prendendo l'ascendore. Mi recai al bar, un piccolo bar elegante che pullulava di gente dall'aria intellettuale e qualche sognatore. Era il famoso fascino dei viaggiatori! Cappello in testa e borsa in spalla, un caffè veloce e via, con gli occhi che brillano d'avventura ed il cuore come radar d'emozioni.
《Un caffè per favore》chiesi alla slanciata signorina bionda in divisa dietro il bancone, che in men che non si dica mi porse un bicchiere con la bevanda che avevo chiesto. Un distributore automatico ci avrebbe messo almeno il doppio!
Incominciai a girovagare tra i tavolini cercandone uno vuoto e mi accorsi che qualcuno aveva lasciato un libro su uno di questi. Nicholas Sparks, uno dei miei autori preferiti pensai tirandolo a me. Presi posto li ed iniziai a sfogliarlo, poi presi un sorso di caffè. Le "leggende metropolitane" sul caffè americano erano decisamente azzeccate.《Dio mio che schifo!》dissi tra me e me facendo una smorfia di disgusto.
《Ti ci abituerai.》Una voce maschile mi fece sobbalzare dallo spavento.
Mi voltai e ci trovai un ragazzo davvero carino dagli occhi azzurri ed un sorriso mozzafiato. Rimasi paralizzata.《Quello è mio!》disse puntando un dito contro il libro che tenevo tra le mani.《Oh, si certo》glielo restituii.
《Piacere, sono Derek》,si accomodò accanto a me e mi porse la mano.《Maya, piacere mio》la afferrai.
《Non pensavo di trovare così presto qualcuno che parlasse la mia lingua》dissi.
《Ho vissuto pochi anni a Milano. E tu di dove sei precisamente?》
《Oh, no io vivo nel sud Italia. Voglio dire vivevo...》
《E da quanto tempo sei qui?》
《Sono arrivata poche ore fa.》
Il ragazzo sorrise maliziosamente.《Quindi non hai ancora avuto modo di visitare il posto?》
《In effetti no.》
Lui si sollevò e mi prese un braccio.《Avanti, andiamo allora.》

Jess.

《Dove cazzo sei idiota? Dovevi passarmi gli appunti su Sparks!》urlai al cellulare mentre alcuni ragazzi che stavano ripassando più in la mi mandavano occhiatacce, ma d'altronde era suonato l'intervallo.《Ciao bellezza, buongiorno anche a te!》mi rispose Derek ridacchiando dall'altra parte del telefono.
《Buongiorno un cazzo!》continuai ad urlare ancora più irritata. Idiota!
《Andiamo Jess, mi scocciava entrare ed ho marinato.》
《Lasciandomi con l'acqua alla gola. Ed ora mi toccherà sentire le lamentele della signora Ortiz.》
《Facciamo così, passo stasera da te con la pizza. Così mi faccio perdonare.》
Sorrisi. Idiota e furbo.
《Dannazione a te che conosci tutti i miei punti deboli》ridacchiai portandomi una mano alla fronte e stringendomi un labbro debolmente tra i denti.
《A sta sera.》

Ore 14.30pm, zaino sulle spalle, aspettando alla fermata del bus di ritorno a casa mi lasciai attraversare da un po' di musica proveniente dalle mie cuffie. La musica era la mia ricarica, la mia fonte di energia, più del caffè e di una secchiata d'acqua fredda in pieno volto. Il bus arrivò carico di gente, la maggior parte della quale scese proprio li. Corpi sudaticci si ammassarono cercando di accalappiarsi un posto a sedere, pur sapendo che le uniche fortunate sarebbero state le nonnine di turno con i loro occhietti conquistatori, o in alternativa con la loro spiccata capacità di farti sentire in colpa.
Forse dovrò aspettare il prossimo, questo è troppo pieno, pensai, e quando mi voltai per tornare indietro spintonai per sbaglio una ragazza rovesciandole il caffè nelle sue mani addosso. La fissai dispiaciuta cercando le parole giuste per scusarmi, ma non feci a tempo che subito dopo...
《Che gran troia》udii pronunciare in italiano.
Mi stava prendendo per il culo forse? Era esattamente questo ciò che si otteneva a fare le brave persone, ecco perché preferivo esser presa per una grande stronza.
Mi sentii pervadere da un senso di rabbia.《Ripetilo se hai il coraggio!》risposi nella sua stessa lingua. Ebbi la vaga impressione che non se lo aspettasse.
La ragazza mi osservò dall'alto in basso sollevando un sopracciglio.
《Mi hai rovesciato il caffè addosso...》
《Mi hai chiamata troia!》ribadii spintonandola.
La ragazza mollò a terra il bicchiere con il poco caffè avazato e provò a rispondere al mio attacco aggrottando le sopracciglia, fui più forte di lei e la spintonai indietro facendola quasi cadere. La famosa cordialitá degli stranieri...
《Cosa cazzo state combinando?! Jess!》intervenne Derek tenendomi le braccia in dietro per evitare che rispondessi ancora con le mani alle provocazioni di quella ragazza, cosa che a dirla tutta ero intenzionata a fare.
《Che ci fai tu qui? Lasciami!》dissi dimenandomi, ma lui mi lasciò solo quando mi calmai.
La ragazza sollevò gli occhioni neri al cielo sbuffando.
《Oh, benvenuta in California Maya!》disse tra se e se.
《Torno in albergo Derek, grazie per la tua compagnia》,continuò salutando con una mano il mio amico e salendo a bordo del bus mentre ancora il mio cuore pompava a tremila all'ora dai nervi.

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