ʳᵉᵈ ᵍᵘʸ

842 82 70
                                    


"Langa, puoi aiutarmi con questi scatoloni?"

La castana chiamò il suo nome, intenta a spostare il mobilio nuovo di zecca ordinato giorni prima su un sito internet. Non era molta roba, essendo che la maggior parte era stata portata da casa, e sigillata fra quattro mura di cartone, per poi macchiare la superfice con del pennarello indelebile, scrivendo cose del tipo "cucina", "bagno", "lavanderia". Nomi di cui la megera avrebbe potuto ricordare, nel caso gli fosse servito un oggetto in particolare, sia dove l'avesse riposto, sia il nome dello scatolone. Per una madre sbadata come lei, era un'invenzione piuttosto ragionevole.

Langa percorse il lungo e interminabile corridoio, affollato da scatole piegate su sé stesse, e da accumuli grigiastri di polvere. La castana era intenta a sollevare una pesante scatola, immobile, aspettando l'aiuto. Si precipitò verso di lei, sollevando assieme la massa di cartone, per poi abbandonarla sul tavolo della cucina, svuotandone dopo il contenuto.

"Posso?"

Chiese Hasegawa, indicando la porta che dava sulla sua stanza, che ora come ora comprendeva un letto, una scrivania, dei libri e delle credenze che trovarono appena arrivati. La megera annuì, così l'altro ci mise poco a fiondarsi dentro quelle quattro mura, per poi chiudere la porta alle sue spalle.

Si gettò sul letto, a peso morto, spalancando le braccia, affondando fra le fresche lenzuola, oramai accartocciate. Non conosceva il perché di quell'azione, probabilmente voleva solo soffermarsi a pensare. Pensare a come sarebbe stato il suo eventuale amico immaginario.

Un'idea entrò fulminea nella sua testa, e si alzò di conseguenza di scatto, come sottoposto ad un esame. Si diresse verso la sua scrivania, spazzando con uno straccetto randomico gli ultimi granelli di polvere negli angoli. Fatto ciò, si mise a cercare carta e penna, all'interno dello scatolone dove aveva riposto, prima della partenza, tutti suoi effetti personali, contrassegnata la superfice quest'ultimo con "Langa". All'interno vi erano cose che andavano dal suo snowboard, vari manga, materiale scolastico, vestiti, calzini, biancheria, e accessori che mise da sé là dentro. Estrasse il primo blocco degli appunti trovato, ed un astuccio dalla sua cartella scolastica. Li gettò sulla superfice della scrivania, per poi sedersi dinanzi essa secondi dopo, spostando all'indietro la sedia, che provocò un leggero fruscio del pavimento.

Si sedette, aprendo fieramente il suo quaderno, iniziando con una matita a costruire quello che sarebbe stato il suo amico. Nel caso ne avesse davvero ricevuto uno, gli sarebbe piaciuto decidere i suoi tratti fisici, modellandolo a suo piacimento, come una marionetta.

Ci mise non poco, e dopo avendo strappato da quel blocco si e no cinque fogli, ed averne bucati sbadatamente su un paio, finì la sua opera, sorridendo orgoglioso.

Gli era davvero venuto bene. Sapeva di avere grandi doti nel disegno, ma si sorprese perfino di sé stesso.

Grandi ciocche rosse scarlatte rizzavano in aria disfatte, accompagnate da un viso solare, dipinto su esso un viso a trentadue denti. Vestiti disordinati addosso, ma nel complesso trovavano la sua perfezione. Una fascetta corvina si posava su quella chioma ribelle, mentre il disegno compiva il gesto di vittoria con entrambe le mani, chiudendo un occhio.

Era davvero carino. Mancava soltanto il nome, ma preferì che fosse il fato a sceglierlo, assieme al carattere, durante la venuta di questo ragazzo rosso. Il celeste giaceva davanti al foglio, con le mani giunte, gli occhi serrati, pregando che il vento della fortuna soffi nella direzione giusta, almeno per quella volta.

Silenzio, un nauseante silenzio, rotto dalla donna di là che canticchiava qualche canzone di qualche band rock andata in rovina.

Non voleva sentirlo. Voleva accadesse qualcosa. Qualcosa in grado di renderlo felice davvero.

Passarono minuti, che, dal canto suo, erano come ore, decadi. Avendo quasi perso tutte le speranze accumulate fin ora, si rifugiò sul suo letto, abbandonando il pezzo di carta su quella scrivania. Come se avesse voluto sprecar del tempo a spremersi le meningi, pensando a quella corporatura robusta e disegnarla poi, per non ottenere nulla dopo. Aveva altri impegni come, che so, sistemare la stanza, che sembrava in quel momento una catapecchia? Senza escludere che ci aveva messo veramente tutto sé stesso a delineare quel viso, invano.

Ma la speranza, anche in quel momento, era l'ultima a morire. Infatti, non era tutto perduto.

Ciò era dovuto al fatto che Langa iniziò ad intravedere una luce, una luce sbiadita, ma ben visibile a occhio nudo. Diventava sempre più fioca, acquisiva nitidezza, quasi che finì per accecare il suo paio di occhi azzurri ghiaccio.

Dopo, non vide nulla, o meglio, questo lo pensava.

Era sicuro che qualcosa, in quel luogo, stesse apparendo. Ma chiunque altro se ne sarebbe accorto, non essendo ancora diventato pazzo, ma per quello era sicuro mancasse davvero poco. Poteva osservare una figura, che pian piano diventava sempre più visibile, fino a diventare proprio lui.

Sì, era il ragazzo rosso, proprio come raffigurato in quel disegno. Giaceva sopra la scrivania, a gambe accavallate, scomposto. Poteva giurare di star vedendo il disegno svanire, con la stessa velocità con cui apparve lui. Egli sorrise al celeste, mostrando lo stesso medesimo sorriso che era raffigurato su quel quaderno.

''Ciao, Langa!''

Esclamò, agitando davanti a sé la mano. Il celeste cercava di trattenersi dall'urlare per la paura, tentando di indietreggiare, per trovarsi a debita distanza da lui.

''Non spaventarti! Non voglio farti nulla!''

Langa sembrò abboccare a quelle parole, facendo rilassare tutto il suo corpo, e alzandosi, per esaminare quello che doveva essere il suo nuovo amico immaginario.

''Amico'', quanto gli faceva strano dirlo, specialmente con la parola ''immaginario'' subito dopo. Quello sì che era strano, non voleva ridursi come qualche pazzo che si vede in TV, che si ritrova a parlare da solo e a fare le cose più azzardate e stramboidi.

Lui non sembrava essere così, né sperava di diventare tale. Si abbassò, appoggiando le mani sulle cosce, facendo in modo da incontrare gli occhi rossastri dell'altro, esaminandoli attentamente.

''Come ti chiami?''

Chiese, all'inizio con riluttanza, ma oramai era fatta, glielo aveva chiesto, quindi lasciò correre.

Il rosso si sporse con il busto, penetrando nello sguardo ancora incredulo dell'altro. Si atteggiò con un sorriso solare, come se quello che stesse appena avendo il suo amico immaginario, fosse lui.

''Reki!''

꧁𝙞 𝙗𝙪𝙞𝙡𝙩 𝙖 𝙛𝙧𝙞𝙚𝙣𝙙꧂  𝚕𝚊𝚗𝚐𝚊 𝚡 𝚛𝚎𝚔𝚒Where stories live. Discover now