Capitolo 22: Separati in casa

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Dalla porta entra Pietro Ricci in piena salute. Sta meglio di me, di Edo e tutti i presenti. Come cazzo è possibile?
Guardo Ciro, che a sua volta guarda l'avvocato del fratello che guarda il giudice. Siamo tutti in silenzio e non capiamo come questo sia possibile, Pietro dovrebbe essere morto altrimenti perché Ciro si trova qua? Non ci capisco niente, so solo che il moro si sta arrabbiando e parecchio.
C.R:"Che cazzo ci fa mio fratello qua?!" Sbraita Ciro, scattando verso il giudice che, spaventato, indietreggia.
Giu:"Non so come sia possibile, sapevamo tutti che era morto." Dice sconvolto tanto quanto noi.
Ciro torna a sedersi, provando a calmarsi e Pietro va a sedersi sul banco degli imputati.
P.R:"Sono pronto a parlare." Dice Pietro, guardando suo fratello che abbassa la testa e annuisce.
P.R:"Ho finto la mia morte per non essere arrestato. Il giorno in cui presumibilmente Ciro mi ha ucciso, era arrivato un carico di droga molto grosso e la polizia lo aveva intercettato. Avevo due scelte: o morire o essere arrestato, così ho scelto di inscenare la mia morte, Ciro poi era ubriaco quindi non c'era pericolo che si sarebbe ricordato qualcosa. Sono andato via da Napoli fino a ieri, quando ho capito che non avrei dovuto far marcire mio fratello in galera per un crimine che non ha commesso. Mio fratello è innocente, è la persona più pulita della famiglia ed è l'ultimo che deve macchiarsi la fedina penale."
Non posso credere alle mie orecchie. Sapevo che il fratello di Ciro fosse uno stronzo, ma non avrei mai creduto fino a questo punto.
Giu:"Con la nuova testimonianza portata dal redivivo Pietro Ricci, io dichiaro l'imputato Ciro Ricci assolto dal reato di omicidio. Congratulazioni Ricci e buona fortuna per una vita fuori da qui." Dice il giudice sorridendo.
Ciro è felice, ma non al 100% e si vede. Io invece sono al settimo cielo, così come i ragazzi.
Gli vado incontro e lo abbraccio forte.
Io:"Ce l'hai fatta amore." Dico felice, con le lacrime agli occhi. Lui mi guarda, mi sorride appena e poi va dai ragazzi. Andiamo bene.
E.C:"Ed ora Ciro, torni a casa nostra eh." Dice Edo felice.
C.R:"Certo fratello." Dice il moro, venendo abbracciato successivamente da tutti gli altri.
Recuperiamo tutta la sua roba per poi andare a casa.
Carmine, Totò e Gianni vanno a casa loro mentre io, Edo, Fil e Ciro andiamo a casa nostra.
Io:"Allora ragazzi, mangiamo?" Dico. Sto morendo di fame.
C.R:"Tu a mangiare pensi? Sei proprio una stupida ragazzina, mio fratello è in carcere e tu pensi a mangiare." Dice guardandomi male.
E.C:"Ciro stai esagerando, non ha detto niente di male." Dice Edo.
Io:"Che cazzo di problemi hai Ciro? Non è colpa mia questa situazione ma di tuo fratello, quindi non prendertela con me." Sbotto per poi andarmene in camera mia.
È tutto matto questo qua.

Pov's Ciro
Mi dispiace, mi dispiace troppo trattarla così, ma il fatto che Pietro si sia costituito è peggio ci quello che pensavo. Non posso più stare con Azzurra, la metterei in pericolo e non posso permettermelo. Azzurra è troppo pura per fare una vita come la mia o per stare con uno come me. La amo, è vero, ma amare qualcuno significa proteggerlo, anche da noi stessi se è necessario.
D'ora in poi saremo come separati in casa, la eviterò in tutti i modi possibili e immaginabili. Lo devo fare per lei.

Pov's Azzurra, un mese dopo
È passato un mese. Un cazzo di mese da quando io e Ciro abbiamo smesso di parlarci, di guardarci, di amarci.
Sto una merda, piango sempre e sto iniziando pure ad andare male a scuola. Ho lasciato pallavolo, esco raramente, solo quando viene Carmine che mi trascina letteralmente fuori dalla stanza di peso e mi porta al mare.
Mi manca Ciro, mi manca tanto.
È l'amore della mia vita. Oh, eccome se lo è.
Ha quell'aria da apatico e insofferente che lo fa risultare sgradevole a chiunque ha l'occasione di averci a che fare, eppure con me riusciva a metterla da parte. La cosa divertente è che rimaneva convinto di essere riparato, credeva di avere ancora la maschera da stronzo sul viso quando mi affrontava, eppure puntualmente vedevo scivolarla via. Non riesci ad amarlo facilmente, uno come lui. È una di quelle persone che ti fa venir voglia di prenderlo a schiaffi dalla mattina alla sera e fermarti solo per insultarlo. Eppure un cuore ce l'ha, anche se è nero come la pece, anche se spesso non ha voglia di usarlo. E a me basta questo per continuare ad amarlo: la consapevolezza che in quel petto battesse un cuore, seppur meccanicamente.
Se lo amo ancora? Non lo so, non so proprio rispondere. Ci sono amori che tirano fuori tutta la capacità di amare che c'è in te, e lui è stato uno di questi. Adesso questa capacità non ce l'ho più, non ricordo più come si fa ad amare, e anche se è stato proprio lui a portarla via con sé quando se n'è andato, non so se funzionerebbe ancora qualora riuscissi a recuperarla. Ma una cosa la so, ed è stampata a caratteri cubitali sul mio cuore ormai in brandelli: era lui l'amore della mia vita, perché se al suo posto ci fosse stato chiunque altro con gli stessi difetti e lo stesso caratteraccio, non l'avrei nemmeno degnato di uno sguardo.
Ciro Ricci rimarrà per sempre in un angolo nascosto nel mio cuore, in un posto che non farò mai vedere a nessuno e che terrò per sempre con me, ma è arrivato il momento di lasciarlo andare perché, a volte, ci si fa più male a trattenere qualcosa piuttosto che a lasciarla andare.

Il migliore amico di mio fratello Onde as histórias ganham vida. Descobre agora