Capitolo 3: Luca Valletta

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Per capire bene il motivo per cui sono sbiancata al messaggio dobbiamo fare un passo indietro di qualche anno.

Napoli, 3 anni e mezzo prima
Stavo passeggiando per le vie di Napoli insieme a Silvia e Naditza, tra sei mesi sarei partita per l'America e volevo passare ogni giorno con loro due. Eravamo sedute ai tavolini di una gelateria, quando mi sentii osservata. Mi voltai e vidi Luca Valletta, il figlio di mezzo di Antonio Valletta, fissarmi. Il suo sguardo era un misto tra desiderio e perversione, mi disgustata. Chiesi alle mie amiche se potevamo cambiare posto e loro acconsentirono. Il pomeriggio passò velocemente e siccome abitavamo in quartieri diversi, io andai a casa da sola. Mi misi le cuffiette nelle orecchie ma prima che partì la musica mi sentì chiamare. Era lui, era lui in macchina che si accostò di fianco a me.
L.V:"Bambola, vieni con me." Mi disse con quell'aria di chi si crede il re del mondo. Io avevo solo 14 anni ed ero spaventata. Essendo cresciuta a Forcella sapeva benissimo che esisteva un mondo a cui lei non avrebbe mai dovuto avvicinarsi e suo fratello le aveva più volte raccomandato di non farlo, quindi rispose cordialmente con un semplice 'no, grazie'.
Ormai era buii e le strade erano deserte, il giovane Valletta non voleva lasciarmi stare e iniziò a seguirmi con la macchina, allora decisi di iniziare a correre, mentre componevo il numero di Edo. Fortunatamente dopo pochi squilli rispose.
Io:"Edo, aiuto, murales, Valeltta!" Speravo che avesse capito, lo speravo con tutto il cuore.
Non ce la facevo più a correre e ricominciai a camminare, pensando di aver seminato Luca, ma non fu così. Accostò la macchina e scese, venendo verso di me a passo spedito, mettendomi una mano sul collo e l'altra sul fianco, stavo per tirargli un calcio quando sentì due spari e successivamente Luca cadde a terra senza sensi. Guardai avanti a me e vidi Edo e Carmine, corsi ad abbracciarli e iniziai a piangere. Mi avevano salvato la vita. Per quell'atto entrambi finirono all'IPM di Napoli, da cui uscirono un paio d'anni dopo perché il giudice ha dato ad entrambi l'attenuante, siccome stavao proteggendo me. 6 mesi dopo io sono partita, senza poter salutare mio fratello e il mio migliore amico, ma tutto sommato è stato un bene partire.

Quando sono tornata non avevo messo in conto che avrei dovuto fare i conti con il mio passato. Sapevo benissimo che Luca non fosse morto siccome Silvia mi aveva detto che l'aveva rivisto in giro, ma di certo non mi sarei aspettata un suo messaggio. Non so dove sia stato in questi anni, gira voce che i genitori lo abbiano mandato in Calabria da altri parenti per farlo diventare ancora più cattivo, ma sinceramente non me ne importa niente, voglio solo che stia fuori dalla mia vita.
Tornando a noi, Edo mi prese il telefono e guardò preoccupato Carmine che, a sua volta, fece una faccia sconvolta. Mentre Ciro ci guardava tutti e tre, ma senza capire.
C.R:"Cos'è successo? Avete visto un morto?" Chiese provando ad alleggerire la tensione.
Io:"Magari.." Dissi con voce disperata.
E.C:"Stai tranquilla piccola, finché ci saremo noi due non ti toccherà nemmeno con un dito. So che non è la vita che vuoi, ma finché ci sarà questo pericolo io, Carmine e Ciro ti accompagneremo ovunque e ti verremo a riprendere. Se non possiamo eliminare il problema dobbiamo almeno cercare di evitarlo." Mi disse Edo, guardando un punto fisso davanti a sé.
C.R:"Scusate, cosa dovrei fare io?" Chiese Ciro confuso. A quel punto decisi di parlargliene, infondo se doveva promettermi doveva sapere.
Così iniziai a raccontare questa storia...

Pov's Ciro
Appena Azzurra finì il racconto aveva gli occhi lucidi ed io avevo i pugni stretti e la mascella serrata. Luca Valletta è sempre stato così, se ne fregava delle ragazze, se erano piccole, se non volevano, lui voleva scoparsele tutte. Con Azzurra però, non ci sarebbe riuscito.
Io:"Accetto. Ti aiuto, piccola Conte." Dissi sorridendo. La vidi fare un sorriso e accarezzarmi una mano, era un gesto strano e restai stupito, ma era la sensazione più bella del mondo.
C.D.S:"Mi raccomando Azz, non uscire mai senza uno di noi tre. Quando uno avrà il turno al mattino ti accompagnerà a scuola e chi avrà il turno al pomeriggio ti verrà a prendere, successivamente starai in casa con uno di noi e così anche per quando andrai a pallavolo." Disse Carmine, prendendole la mano. Una sensazione strana si fece spazio nel mio stomaco ma lasciai perdere, c'era altro a cui pensare.
A.C:"Cà, io apprezzo tutto questo, ma lo sai anche tu che non potete proteggermi per sempre. Arriverà quel momento in cui sarò da sola e chissà cosa accadrà. Non ve ne faccio assolutamente una colpa, qua la colpa è solo di una persona, ma so che succederà ed in quel caso io sarò spacciata." Alcune lacrime le rigarono la guancia, così come a suo fratello. Ero uno stronzo patentato, è vero, ma vedere così i fratelli conte mi spezzò il cuore.
Io:"Beh, proviamo a non farlo succedere." Dissi seriamente e tutti si girarono verso di me come se avessi quattro occhi. Avevo detto una stronzata?
E.C:"Ciro ha ragione. Se non ci proviamo è sicuro che non ci riusciamo." Disse Edo, per poi alzarsi e accendersi una sigaretta, seguito a ruota da me. Carmine annuì e Azzurra si alzò, venendo verso di me. Mi abbracciò e il suo profumo invase le mie narici, mai avevo sentito profumo più buono del suo, era come una ventata d'aria fresca. Incastrò i suoi occhi color del mare nei miei nero pece e mi sorrise.
A.C:"Grazie, Ciro." Mi disse, per poi posare un bacio sulla mia guancia.
Era la cosa più pura che avessi mai visto, da quel momento in poi capii che mai avrei voluto vedere altri occhi o un altro sorriso, all'infuori dei suoi.

Il migliore amico di mio fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora