21 - Pian piano

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Can

             Una piacevole routine pian piano cominciò ad instaurarsi nelle nostre giornate.

              La mattina vedevo arrivare Denise che portava via il piccolo Nihat per permettere a Sanem di lavorare .
              Yusuf mi aveva detto che scriveva, immaginai che collaborasse con qualche casa editrice come editor, speravo non con Yigit ma non avevo il coraggio di chiedere.

              Continuavano  i lavori di manutenzione nella proprietà del vecchio pescatore, sistemai tutti gli infissi e dipinsi a nuovo la facciata del cottage.
              Ripulii da arbusti ed erba alta il giardino nella parte posteriore della casa ,  Yusuf soddisfatto piazzò all'ombra di un albero tavolo e sedie  dove mi offrì ricche kahvaltılar, colazioni, ogni mattina.

            Intanto le mie manovre di avvicinamento a Sanem continuavano, le correvo incontro per prenderle la spesa quando tornava dall'emporio, tagliai anche l'erba del suo giardino per permetterle di stare comodamente all'aperto con il bambino. La raggiungevo spesso al tramonto sul molo per stare lì insieme, in silenzio,  a guardare il sole morire dietro l'orizzonte.           
Volevo che si abituasse di nuovo a me pian piano,  senza invadere la sua vita e stravolgere le sue abitudini.

           Cominciai ad unirmi ai picnic del primo pomeriggio in cui stavamo semplicemente lì  insieme, incantati ed orgogliosi a guardare il piccolo sgambettare felice sulla coperta all'ombra del salice.
             Parlavamo di tutto e di niente, evitavamo argomenti spinosi riguardanti il passato ed io pian piano prendevo confidenza con mio figlio.
Imparai anche a cambiargli il pannolino, una vera impresa per me.

              Non potevo chiedere di più, essere lì con loro era un miracolo, una gioia enorme che mi  faceva sentire completo e appagato. 
Chi poteva riconoscere il famoso fotografo internazionale in quel giovanotto che era felice di trascorrere interi  pomeriggi a far saltare sulle ginocchia un neonato?
Nessuno probabilmente, ma per me quello era il miglior regalo che la vita potesse farmi e non lo avrei scambiato neanche con i panorami dalle cime più alte dell'Himalaya.
              Tutto il mondo, il mio mondo,  era dentro quella piccola proprietà sulle rive del Bosforo, non avevo bisogno di altro se non ... dell'amore di Sanem.

              Cercavo ogni giorno di riservarle mille attenzioni,  un mazzo dei suoi fiori di campo preferiti raccolti durante una corsa nel bosco, un libro di poesie del nostro poeta preferito lasciato sull'amaca, la NOSTRA bandana legata di  nascosto alla balaustra del portico.

              Volevo riconquistarla, volevo farla sentire amata, farle capire che suoi erano il mio cuore e la mia anima, che lei era la mia vita.

              Non era facile, non mi rendeva le cose facili ed evitava accuratamente di dare segno di apprezzare i mie gesti.
              Dovevo ammettere che era diventato decisamente testardo il mio piccolo erkenci kuş

               Un pomeriggio stavo aiutando Yusuf a scaricare il pescato e le reti quando la vidi arrivare  con il passeggino carico all'inverosimile di buste della spesa, faceva decisamente fatica a spingere tutto quel peso. Mi affrettai a raggiungerla per aiutarla, chiaramente non era  dell'umore giusto perchè mi fermò con un gesto deciso della mano dicendo:

- Come pensi che me la sia cavata senza di te fino ad ora?
Non ho bisogno di aiuto, non abbiamo bisogno di te, defol, vattene, torna da dove sei venuto. -

               E con questo aveva ripreso la sua marcia battagliera verso casa lasciandomi lì a testa bassa a calciare i sassi del viale.

             Sakin ol Can, calma, mi ripetevo. Ti meriti tutto questo e molto di più, devi avere pazienza con lei, non puoi pretendere che non sia arrabbiata, mille volte meglio la rabbia che il disinteresse.  Resta calmo e ben piantato nella tua determinazione Can.

Quella sera non andò neanche al molo per la sua passeggiata serale.

             Il giorno dopo era una splendida giornata di sole, ero alle prese con il motore del peschereccio di Yusuf che dava problemi da qualche giorno, ero parzialmente infilato nel vano motore a darmi da fare con pinze e chiavi inglesi con gli avambracci nudi  coperti di grasso quando sentii qualcuno schiarirsi la gola.
              Riemersi  completamente per trovarmi davanti una Sanem piuttosto imbarazzata con in mano un piatto coperto da un panno.

- Günaydın-

- Günaydın Sanem -

- Ho fatto il baklava, ricordo che ti piaceva tanto, ho pensato di portartene un po'-  mi disse guardando ovunque tranne che verso di me.

- Tu? Il baklava?- Un suo sguardo assassino mi fece capire che avevo messo un piede in fallo.

-Teşekkür ederim, grazie- mi affrettai a pulire le mani e con una punta di incertezza, aspettandomi il peggio, a mettere in bocca un pezzetto di dolce.

La mia espressione dovette sembrare abbastanza comica, quando mi resi conto che  era decisamente delizioso, perchè la vidi sghignazzare soddisfatta girandosi per andarsene con un soave - Görüşürüz, ci vediamooo!-

              Scuotendo la testa sorridendo  afferrai un altro bel pezzo di quella delizia pensando come riusciva sempre a stupirmi il fatto che  dalle sue mani uscisse  ogni volta qualcosa di meraviglioso.
Questo baklavae era baya baya baya iyi molto, molto, molto buono!

              Ripresi il mio lavoro fischiettando felice di pensare che quell'ottimo baklava fosse, in realtà, un ramoscello di ulivo del mio piccolo erkenci kuş.

Avanti tutta Can, non ti scoraggiare, ce la puoi fare.

Un amore rinato dalle ceneriWhere stories live. Discover now