19 - Komşular (vicini)

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Can

              Mi svegliai dopo qualche ora di un sonno ristoratore che avevo ormai dimenticato potesse esistere, non avevo dormito in modo così pacifico da mesi.
              Mi alzai con entusiasmo, era il primo giorno della mia nuova vita, sentivo di poter spostare il mondo con un dito, ma per prima cosa dovevo tenere fede alla promessa fatta al vecchio Yusuf.

                Dopo una colazione veloce scesi dalla barca per andare a bussare alla sua porta, mi accolse con il suo sguardo severo ma benevolo, mi guardò dalla testa ai piedi e sorrise divertito.               
Doveva aver colto il mio sforzo di rendermi un pochino più civile.
                Mi offrì un tè mentre discutevamo dei piccoli lavori di manutenzione da fare, avrei cominciato con il tetto quella mattina stessa.
                  Pensai, sorridendo sotto i baffi, che da lassù avrei avuto la migliore visuale sui cottage vicini e, secondo me, anche Yusuf ebbe lo stesso pensiero visto lo sguardo malizioso che mi lanciò mentre mi dirigevo alla porta.

                  Mi misi subito al lavoro, salii sul tetto e cominciai a sistemare le tegole che si erano spostate inchiodandole correttamente al loro posto per evitare che potessero muoversi di nuovo in futuro.
Ogni tanto buttavo un occhio sulla proprietà vicina, ma per il momento tutto era quieto, nessuno in vista. La giornata si faceva sempre più calda e fui costretto a togliermi la maglietta per stare più a mio agio mentre continuavo il mio lavoro.

                  Ad un certo punto sentii il bisogno impellente di alzare lo sguardo, ecco lì Sanem con il piccolo Nihat in braccio mentre mi guardava fissa.
Mi fermai a mia volta a guardarla, la vidi passare più volte la mano davanti al viso, come spesso l'avevo vista fare quando pensava di sognare.
 Si fermò di scatto come per una riacquistata lucidità, la vidi girarsi in fretta per precipitarsi in casa come se avesse il diavolo alle calcagna.

Un sorriso divertito mi si disegnò sul viso.

                Per l'ora di pranzo il mio lavoro era finito, mentre scendevo dal tetto notai che Sanem ed il piccolo erano sotto un maestoso salice piangente vicino alla riva.
Rimisi la maglietta e, ancora una volta, come attratto da una forza superiore, non riuscii a far altro che  andare da lei.

               Avvicinandomi mi accorsi che il piccolo era irrequieto, piangeva e si dimenava sulla coperta da picnic stesa all'ombra del salice.
             Sanem non mi aveva visto arrivare, la vidi sorridere, tirare su il piccolo sussurrandogli dolcemente qualcosa per poi portarlo a sè per allattarlo.
Mi fermai suoi miei passi, rimasi folgorato dalla bellezza di quella scena e  rimpiansi di non avere con me la macchina fotografica per immortalare quel momento.
La mia donna stava allattando amorevolmente mio figlio, era un'opera d'arte che mi suscitava sentimenti di orgoglio e possesso, tenerezza e passione, stupore e gioia.
Lei chiuse per un attimo gli occhi, come godendo di quel momento di intimità totale con il piccolo, riaprendoli mi vide e si irrigidì.
Mi lacerava vedere ogni volta la sua reazione quando mi avvicinavo.

              Percorsi i pochi passi che ci dividevano, mi accucciai vicino a loro allungando una mano per toccare un piedino minuscolo, di una tenerezza struggente.
             Rimasi incantato dalla perfezione di quelle piccole cinque dita, chissà se Sanem le aveva contante la prima volta che lo aveva tenuto tra le braccia?
Io lo avrei fatto sicuramente se la mia stupidità non me lo avesse impedito.
              Sospirando mi sedetti a fianco a lei, anche per farla rilassare e darle un minimo di privacy. Continuai ad accarezzare il minuscolo piedino che si irrigidiva un pochino ad ogni passaggio del pollice in un punto ben preciso.
           Sorrisi pensando che probabilmente soffriva il solletico come da sempre succedeva a me.

            Il piccolo si staccò soddisfatto e gorgogliante, Sanem lo alzò sulla sua spalla per aiutarlo a digerire.
Non riuscii a trattenermi e chiesi - Posso prenderlo in braccio?-
Lei mi guardò intesamente, eravamo consapevoli che quello era decisamente un momento  unico: stavo prendendo tra le braccia mio figlio per la prima volta .
Lentamente lo allontanò dalla sua spalla per posarlo tra le mie mani.
Non potevo non sorridere, i miei occhi si riempirono di lacrime così come i suoi, lo guardai rapito e poi lo misi sulla spalla come avevo visto fare a Sanem.

              Chiusi gli occhi innalando il suo profumo, era qualcosa di unico.
Sentivo un accenno del profumo di Sanem, quel profumo che mi aveva fatto innamorare e che me l'aveva fatta ritrovare dopo il nostro primo incontro, il profumo che poi era stato al centro dei nostri litigi e delle nostre incomprensione. 
               Ma c'era anche  il meraviglioso profumo di bambino, tutti i bambini del mondo profumano di innocenza, dolcezza, gioia ed il piccolo nelle mie braccia profumava di tutto questo e di tanto di più, profumava per me d'amore, di speranza, di casa, di famiglia, di calore.

                 Lo abbassai dalla spalla accogliendolo tra le mie braccia per bearmi di quella vista, era anche più di quanto il mio cuore poteva pensare di meritare dopo tutto quello che era successo.           
                Chiusi gli occhi ringraziando Allah.

              Li riaprii per guardare verso Sanem, aveva il viso rigato di lacrime di commozione, mi venne spontaneo allungare una mano per prendere la sua, la vidi a disagio ma mi lasciò fare,era un momento troppo bello per rovinarlo con qualsias...

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              Li riaprii per guardare verso Sanem, aveva il viso rigato di lacrime di commozione, mi venne spontaneo allungare una mano per prendere la sua, la vidi a disagio ma mi lasciò fare,era un momento troppo bello per rovinarlo con qualsiasi schermaglia inopportuna.
              Rimanemmo così per un tempo indefinito, occhi negli occhi, mano nella mano ed il nostro bambino in mezzo ai nostri cuori.

              Le voci di Denise e Yusuf che chiamavo Sanem ci riscossero dall'idillio, la vidi scuotere il capo come per schiarirsi le idee, guardò un attimo le nostre mani intrecciate, come se non si fosse accorta che fossere ancora lì, quindi si alzò di fretta per andare incontro ai suoi amici.

Un amore rinato dalle ceneriWhere stories live. Discover now