Io non sono lui!

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Damon pov

Corro, corro a perdifiato, gli occhi e lo sguardo di mia madre, non riesco a togliermeli dalla testa…, dentro di me sento crescere, sempre più grande, la paura di diventare come lui, di non poterlo evitare, è come se ce lo avessi dentro, una bestia feroce che brama di uscire…

Senza più fiato, cado a terra in ginocchio, sento qualcosa cadere fuori dalla mia tasca, mi giro e lo guardo, il telefono, lo prendo in mano e la chiamo, ho bisogno di sentire la sua voce, non voglio fare cazzate…

Il telefono squilla… squilla… ma lei non risponde, scatta la segreteria nel momento in cui scatta la mezzanotte, da ogni parte si sentono urli e applausi… sono solo, alla fine Emma ha la sua vita, di cui io non faccio parte, e forse è un bene, tutto ciò che tocco si rovina…

Mi rialzo e cammino, cammino senza una meta, mi allontano dalle case, dalle voci che festeggiano, cammino fino a quando non vedo un bar con diverse persone, c’è un grande silenzio, nessuno è felice di stare solo, vado al bancone e ordino tutto ciò che hanno di più forte.

Dopo un po’, però, un nuovo sentimento si fa largo nel mio petto…, mi sento perso…, voglio solo che qualcuno mi dica che è tutto a posto, che non sono solo…, voglio solo vedere Emma, il suo sorriso contagioso, quel calore che sprigiona, lei…, voglio solo poter stare al sicuro vicino a lei che, per un po’, riesce ad allontanare i miei demoni.

Emma pov

Dopo il brindisi di mezzanotte, ognuno apre il proprio regalo, mi ha sempre emozionata questo momento, i miei mi hanno regalato un cavalletto per dipingere sul tavolo, anche da fuori si sentono i festeggiamenti, è Natale!

Poco dopo i regali, tutti iniziano ad andare via, fuori è molto buio, ma la luna crea un’atmosfera meravigliosa…

Dopo aver dato la buona notte e finito di pulire in cucina, salgo in camera, voglio godermi questa luce magica…

Appena entro, sento che la camera è molto fredda, mi volto verso la finestra e la vedo aperta, dalle tende filtra la luce della luna, mi avvicino per chiuderla proprio mentre la tenda si sposta, mostrando una figura scura…  Damon.

Subito mi altero, non può sempre irrompere in casa mia in questo modo, sto per fargli la predica quando uno scintillio compare lungo il suo viso… è una lacrima…

Emma: “D-Damon stai bene? Cos’è successo

Lui cade in ginocchio di fronte a me, quando alza lo sguardo su di me, vedo i suoi occhi brillare di un verde così chiaro, come mai li avevo visti…

Damon: “Era per colpa mia se piangevi?”

Inizialmente non capisco a cosa si riferisca, ma poi

Emma: “Damon. Ma che cosa ti è successo…

Lui, in un gesto veloce e inaspettato, mi afferra un braccio, io, per l’improvviso contatto, sobbalzo e lui, immediatamente, mi lascia…, i suoi occhi tornano ai miei pieni di rimorso e paura, lui, frettolosamente, si allontana da me.

Damon: “Scusami… i-io non volevo… me ne vado…, scusa

Si avvicina alla finestra per andarsene…, cosa… cosa può essergli successo?

Senza pensarci nemmeno, scatto in piedi e lo raggiungo, le mie braccia, come mosse da una forza invisibile, si stringono attorno a lui…

Emma: “Va tutto bene… non sei solo Damon

A quelle parole è come se il suo corpo cedesse, cadiamo a terra, seduti, le sue mani si poggiano sulle mie, è gelido…

Le lacrime iniziano a scorrere sul suo viso mentre io, poggio il mio viso alla sua schiena, restiamo così per un po’, fino a quando i suoi respiri non si regolarizzano.

Damon: “Perché… perché mi rimani accanto, io sono un mostro… io” 

A quelle parole perdo un battito, lui come può pensare…

Emma: “Sshh… Damon, no, non sei un mostro, sei solo molto turbato” – slaccio l’abbraccio e gli prendo la mano – “vieni sei gelido…”

Lui si alza e mi segue sul letto, si siede, io chiudo la finestra ed esco dalla camera per prendergli una coperta…

Quando rientro lo trovo seduto con la schiena contro il muro, sul mio letto mentre guarda una foto, mi avvicino e gli porgo la coperta… lui mi ignora, continuando a guardare la foto. Damon: “Deve essere stato un bel momento…

Sposto lo sguardo sulla foto sorridendo, la foto rappresenta me, mia mamma e mio padre sorridenti al mare…

Emma: “Sì… era la prima volta che vedevo il mare, è stato un bel pomeriggio

Mi restituisce la foto e io faccio il giro del letto per riporla sul comodino…

Mentre sono girata, sento Damon iniziare a parlare a denti stretti

Damon: “Perché io no… perché gli altri bambini potevano avere paura, piangere, chiedere giocattoli e io no! Perché a sei anni Babbo Natale non mi ha portato la mia moto, perché ha smesso di esistere…

Sento come un peso formarsi sul mio petto, per quel bambino obbligato a crescere troppo in fretta…, una nuova lacrima solca il suo viso, le sue mani si chiudono in un pugno

Damon: “Io volevo solo essere come gli altri…, ero un bambino che volevo il regalo di Natale…

Prendo la sua mano, stretta al punto da sbiancargli le nocche, e la avvicino al mio viso

Emma: “Hai ragione Damon… eri solo un bambino… tu non hai colpa di nulla…” – sento la sua mano rilassarsi

Emma: “Dimmi, ora cosa vorrebbe quel bambino?

Lui poggia la testa al muro, chiudendo gli occhi e prendendomi la mano…

Damon: “Calore…” – dice in un sussurro, subito prima di addormentarsi.

Mi alzo e prendo la coperta che gli avevo portato prima coprendolo, il suo viso ancora bagnato di lacrime, sembra essersi rasserenato, è sbagliato ma per questa notte lo lascerò riposare qui…

Mi appoggio accanto a lui anche io, accoccolandomi nella coperta… so cosa regalare a Damon, ora lo so.

LA LUCE DELLE LUCCIOLEWhere stories live. Discover now