0 - Prologo: Still Kids

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Karasuno. Era piccola, quella scuola materna. C'era una sola sezione, la quale accoglieva appena una decina di bambini tra due e cinque anni. La chiamavano "il nido dei corvi", a volte, perché era l'unico posto dove i bambini della zona potessero passare del tempo, e quando venivano portati in gita saltellavano in giro come pulcini di corvo: curiosi di scoprire il mondo saltellando sui loro minuscoli piedini, pronti ad esplorare e ad imparare tutto con quei loro occhi sgranati e le loro uniformi nere.

Era piccola per davvero, quella scuola, al contrario del cuore dei due uomini che la gestivano: Ikkei e Keishin Ukai erano un nonno e un nipote che nascondevano la loro dolcezza sotto una scorza dura fatta di borbottii che levavano contro qualche genitore troppo apprensivo e sorrisi sinceri ai loro piccoli corvi.
Amavano davvero i loro bambini, tanto che spesso questi ultimi andavano a far loro visita sul posto di lavoro come aiutanti per qualche attività diversa, come volontari per dare una ripulita dopo l'ennesimo disastro combinato da quei pulcini vestiti di scuro.

I due facevano di tutto perché i loro bambini fossero felici, in quella piccola scuola, e ci riuscivano. Ci riuscivano alla perfezione.
Nessuno avrebbe mai dimenticato le profonde amicizie strette lì, i primi batticuore custoditi gelosamente in bigliettini scritti con grafia esitante e lasciati scivolare negli armadietti, i litigi, le piccole risse, i sorrisi che riservava ad ogni suo piccolo studente il nido dei corvi.

Shoyo sperava di diventare come quei bambini grandi che qualche volta venivano a giocare con loro. Com'erano belli, nei loro vestiti colorati! Com'erano larghi i loro sorrisi e come lucevano i loro occhi di fronte ai signori Ukai!
Era uno dei più piccoli, quel bambino dai capelli color carota, ma forse tra i più peperini: pochi gli stavano dietro, nelle sue corse irruente, nella sua instancabile voglia di giocare, di correre, di saltare e volare, lasciando che l'aria accarezzasse delicata i loro volti mentre si lanciavano giù dagli alberi dove si arrampicavano.
Era bello, saltare. Saltare era whoosh, e poi boom, e avanti così all'infinito.

E poi, stare vicino a quel bambino con i capelli neri neri e gli occhi blu - ma blu per davverissimo, mamma! - faceva fare al suo piccolo cuore migliaia di salti, di boom e poi ba-boom, di boom e poi ba-boom a ripetizione finché non distoglieva lo sguardo da lui.

Anche Tobio voleva diventare come i bambini grandi. Voleva diventare alto come loro, intelligente come loro, sicuro di sé come loro.
Era tra i più piccoli, come Shoyo, ma i suoi occhi blu scuro lasciavano intuire la sua maturità, la sua natura modesta, riflessiva, la sua onestà ancora priva di freni inibitori, soprattutto quando si trattava di esprimere il suo disappunto.
E, anche se non gli andava proprio a genio l'idea di ammetterlo, amava le coccole e le attenzioni che quel bambino con i capelli color mandarino gli riservava standogli sempre vicino.

L'anziano dagli occhi scintillanti non avrebbe mai dimenticato le parole del piccolo Shoyo, qualche giorno prima.
- Signor nonno Ukai, signor nonno Ukai, - gli aveva detto quel pomeriggio dopo che tutti gli altri bambini se n'erano andati, andando incontro a lui e alla sua sedia a dondolo in vecchio legno scuro, - che cosa vuol dire quando voglio sempre vedere una persona, e quella persona fa fare le capriole al mio pancino e il mio cuore fa boom, ba-boom, boom, ba-boom, e continua a boom-ba-boommare per tutto il tempo in cui quella persona mi guarda? -

- I bambini grandi lo chiamano amore, pulcino, - questo gli aveva risposto lui, sorridendo, intenerito.
- E che cosa vuol dire, signor nonno? - continuava a domandare il bimbo.
- Vuol dire che si prova quello che hai detto tu, piccino. Vuol dire che il tuo cuore fa proprio boom e ba-boom, vuol dire che il tuo pancino si mette sotto sopra e che vuoi passare tutto il tempo con quella persona. - aveva detto, sospirando al ricordo della prima volta che lui e sua moglie si erano rivolti quel fugace bacio a fior di labbra.

𝚂𝚞𝚗-𝚔𝚒𝚜𝚜𝚎𝚍; kagehina (in corso)Where stories live. Discover now