Fuori da queste pagine

Autorstwa neraladradossa

863 109 31

Ed è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci so... Więcej

PROLOGO
1 ~ ED
2 ~ SOFIA
3 ~ ED
I
4 ~ SOFIA
5 ~ ED
II
6 ~ SOFIA
7 ~ ED
8 ~ SOFIA
9 ~ ED
10 ~ SOFIA
III
11 ~ ED
12 ~ SOFIA
13 ~ ED
IV
14 ~ SOFIA
15 ~ ED
16 ~ SOFIA
17 ~ ED
V
19 ~ ED
20 ~ SOFIA
21 ~ ED
22 ~ SOFIA
23 ~ ED
24 ~ SOFIA
25 ~ ED
26 ~ SOFIA
27 ~ ED
28 ~ SOFIA (prima parte)
28 ~ SOFIA (seconda parte)
29 ~ ED
30 ~ SOFIA
31 ~ ED
VI
32 ~ SOFIA
33 ~ ED
34 ~ SOFIA
35 ~ ED
36 ~ SOFIA
37 ~ ED
38 ~ SOFIA
39 ~ ED
40 ~ SOFIA
VII
41 ~ ED
42 ~ SOFIA
VIII
43 ~ ED
44 ~ SOFIA
IX
45 ~ ED
46 ~ SOFIA
X
47 ~ ED
48 ~ SOFIA
XI
49 ~ ED
50 ~ SOFIA
51 ~ ED
52 ~ SOFIA
53 ~ ED
XII
54 ~ SOFIA
55 ~ ED
56 ~ ED (sei mesi dopo)
Bollini

18 ~ SOFIA

17 2 0
Autorstwa neraladradossa


Cammino silenziosamente passando da un cono d'ombra all'altro. In giro non c'é anima viva e l'atmosfera priva di suoni risulta essere un po' inquietante. Ogni minimo fruscio mi fa sobbalzare e il cuore mi fa un triplo salto mortale nel petto. Mi guardo intorno sospettosa e anche piuttosto spaventata e devo costringermi con tutte le mie forze a non tornare da dove sono venuta. Cosa sto facendo?

Quando giungo nelle vicinanze della biblioteca mi faccio ancora più attenta a non produrre alcun rumore. Scivolo per le strade fino a trovarmi di fronte all'edificio a fianco della biblioteca che ha le impalcature ormai da anni, tanto da pensare che crolleranno da un momento all'altro. Mi arrampico fino a raggiungere il tetto, ad ogni passo sento la struttura vacillare e temo che crolli tutto. Entrerò dall'alto anziché scavalcando il cancello che dà sulla strada perché so che di notte c'è sempre qualcuno affacciato alle finestre che osserva e sarebbe più facile accorgersi della mia intrusione se arrivassi dal basso. 

Nella mia testa, quando mi sono fatta il film mentale di questa impresa, era tutto molto più semplice e io ero decisamente più agile, ma credo di aver viaggiato troppo con la fantasia. Le tegole sono un po' scivolose così mi ritrovo a pregare di non cadere di sotto ponendo fine alla mia missione e alla mia vita. Percorro tutto il tetto fino al bordo e guardo giù: se sbagliassi a saltare farei un bel volo fino a terra e mi fracasserei di sicuro qualcosa, se avessi la fortuna di sopravvivere, ovviamente. Ho una paura folle, ma ormai sono giunta fin qui, è troppo tardi per tirarsi indietro. 

Prendo un respiro profondo cercando di calmare il battito accelerato del cuore, guardo fisso il mio obiettivo e balzo sull'altro tetto. Un piede mi scivola e sbatto i gomiti contro le tegole, ma per fortuna riesco ad aggrapparmi e non cadere. Ho fatto troppo rumore, ormai mi devono per forza aver sentita. Sono spacciata. Stupida, stupida, stupida. Vorrei tanto piangere, rannicchiarmi qui dove mi trovo e aspettare che qualcun altro venga a salvarmi. Tuttavia mi alzo e mi sposto in modo da poter raggiungere uno dei rami del vecchio albero che è la causa del mio ritorno in quel posto estremamente pericoloso. Devo farmi coraggio.

Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se mi beccassero, dato che non ho nessun'arma per difendermi. A pensarci bene il mio piano non è un granché. Mi aggrappo ad un ramo abbastanza grosso da poter reggere il mio peso e mi sposto da uno all'altro fino a raggiungere la parte centrale, dove si innestano nel tronco robusto. Questo posto è pieno di ricordi che mi assalgono violentemente. 

Passo un dito sull'incisione che reca due iniziali unite da un più: S+H. Sofia più Hunter. L'ha inciso mio fratello in un lontano giorno di sole di quando eravamo piccoli come per sancire la nostra unione indissolubile, pensavamo che niente avrebbe potuto separarci, me l'aveva promesso e invece... Mi ha lasciata sola. Sento delle lacrime scendermi sul viso silenziose: come è potuto accadere? Cosa ci faccio io qui, senza di lui? Mi sembra così sbagliato, come se mi mancasse qualcosa senza il quale non ho diritto di trovarmi qui, tra queste braccia possenti. Come ho potuto permettere che venissimo separati? Come ho potuto lasciarlo morire? Voltargli le spalle e scappare?

Poggio la fronte contro la corteccia rugosa mentre cerco di trattenere i singhiozzi.

«Perdonami, Hunt. Perdonami, fratello.»

Questo non è il momento di lasciarsi travolgere dai ricordi e dai rimpianti, io sono qui per trovare qualcosa. Chissà cosa. Mi asciugo gli occhi e mi guardo intorno in cerca del motivo per cui Hunter potrebbe volermi mandare proprio in questo posto. Come mi sposto nello spazio ridotto nel cuore dell'albero, facendo attenzione a non perdere l'equilibrio, una luce riflessa mi colpisce un occhio. Mi avvicino alla fonte di quel bagliore e allungo la mano per afferrare quel piccolo oggetto che scintilla dalla nicchia nel tronco che io e mio fratello usavamo per lasciarci messaggi segreti.

Mi trovo una chiave d'argento tra le mani, grande quanto un pollice. Che sia quello che sto cercando? Tento di esporla il più possibile alla luce del lampione sulla strada per guardarla meglio. È sottile, molto elaborata, decorata con un bassorilievo rappresentante un drago, simile a quelli cinesi, che avvolge le sue spire attorno ad una croce allungandosi fino ad serpeggiare intorno alla stessa chiave e rendendo la sua superficie molto frastagliata. Me la infilo in tasca, poi tasto ogni superficie per accertarmi che non ci sia altro: deve essere quello che mio fratello voleva che io avessi. In preda a una forte agitazione ripercorro la strada a ritroso rischiando più volte di rompermi l'osso del collo. Quando atterro sulle mattonelle della via tiro un sospiro di sollievo: non posso credere di aver già terminato la mia missione e di essere sana e salva. O almeno spero di aver preso la cosa giusta. Sono pervasa dalla sensazione che sia stato tutto troppo semplice.

Il mio piano sfortunatamente non prevedeva cosa avrei fatto una volta uscita dalla biblioteca, così decido di andare verso casa di Ed perché sono certa che prima o poi torneranno lì. Continuo a nascondermi nell'ombra delle case perché, come ha detto Ed, c'è sempre qualcuno in agguato in queste vie che appaiono deserte. Intanto rimugino su quale serratura potrebbe aprire questa chiave. Di sicuro il disegno ha un significato, solo che per quanto mi sforzi non riesco a capire quale. Il drago so che è un simbolo cinese, forse dello Yang, il Bene. O almeno mi pare di ricordare sia così, ma non ne sono certa al cento per cento. La croce, poi, non so proprio come sia collegata al drago. Magari potrebbe avere un significato di tipo cristiano. Oppure potrebbe rappresentare la costellazione del cigno, la Croce del Nord. Oppure non significa assolutamente niente, è bello e basta.

Mentre sono qui a ragionare, sento un fruscio che mi mette in allerta. Mi guardo intorno. Un altro fruscio e un'ombra ai limiti del mio campo visivo. Mi sono lasciata distrarre dai miei pensieri scordandomi di stare nascosta, raso muro. Lo sapevo in fondo, non potevo credere sul serio di averla fatta franca. Mi giro, ma quell'ombra scura si è già spostata alle mie spalle. Con uno scatto fulmineo mi si lancia addosso e mi schianta a terra provocandomi una fitta atroce alla schiena, dopo si ritrae di nuovo. Il colpo mi mozza il fiato e mi ritrovo boccheggiante sulla via piastrellata, ad ogni respiro mi pare quasi di sentire le vertebre gemere per il dolore. Faccio giusto in tempo ad alzarmi e quella misteriosa figura mi è di nuovo addosso, facendomi volare contro un edificio a lato della via. Per fortuna mi sono lasciata a casa di Ed, nascosta sotto ad una mattonella traballante vicino ai piedi del divano su cui ho dormito negli ultimi giorni, sennò sarebbe ancor più facile ferirmi, sarei come un bersaglio con un gigantesco centro rosso, impossibile da mancare con la freccia.

Cado a terra tra la polvere del vecchio muro che si è sgretolato per l'impatto col mio corpo e mi rialzo ancora, in cerca di una via di fuga, sebbene mi costi uno sforzo immane. Vorrei solo rimanermene accucciata sul marciapiede a piangere ed aspettare la fine che so essere vicina e inevitabile, ma non posso, non posso proprio, devo vivere per me e per mio fratello ormai, non devo assolutamente morire. Quell'ombra, che non sono ancora riuscita a capire chi nasconda, mi ripiomba addosso facendomi sbattere contro un altro edificio. A quel punto mi si ferma davanti: è una bestia gigantesca a metà tra un lupo e un orso e puzza come se il suo corpo si stesse putrefacendo. Poi il suo aspetto muta sotto i mie occhi sbalorditi.

«Il Mutaforma» bisbiglio.

«Ma che perspicacia, mia cara.»

Il Mutaforma è conosciuto in tutte le biblioteche, la sua fama lo precede ovunque lui vada: è l'unico libro al mondo che sia in grado di cambiare aspetto a proprio piacimento. Ogni libro da piccolo deve scegliere che sembianze assumere quando la sua anima avrà imparato a entrare e uscire a suo piacimento dalle sue pagine e di solito una volta che si è deciso resta quello per tutta la vita. Il Mutaforma però è speciale, lui può cambiarla continuamente e viene chiamato solo per le questioni importanti. Si dice che sia spietato, senza cuore. Nella nostra biblioteca nessuno l'ha mai visto. Fino ad ora. Perché mai devo essere proprio io ad avere l'"onore" di questo incontro? Avrei preferito vivere tutta la mia vita senza sapere quale fosse il suo volto, anche perché in questo modo non so nemmeno se potrò vivere tutta la mia vita. Probabilmente no.

Mi si avvicina e mi solleva da terra afferrandomi per il collo giusto per potermi sbattere contro il muro alle mie spalle e stringere la mia gola che cerca di far passare disperatamente quanto più ossigeno possibile. Mi si annebbia la vista, non ho speranze, è stato mandato per uccidermi, ma non farà il suo lavoro in modo veloce e pulito, prima si divertirà un po' con me. In fondo non tutte le voci di corridoio sono false. Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Sono sempre stata tranquilla, non ho mai dato fastidio a nessuno, né recato alcun problema, perciò perché proprio io tra tutti mi trovo in questa situazione? Non dico di essere la persona migliore del mondo, ma di sicuro sono innocua, perché la Corte ha tanta paura di me? Io che in fondo non so niente.

Il ghigno del Mutaforma è a pochi centimetri dalla mia faccia e il suo alito fetido mi schiaffeggia il volto: sa di sangue e morte. Comincerei a pregare se solo sapessi come si fa.

«Ci divertiremo un po' insieme, ragazzina! O almeno io mi divertirò. Questa sera sarò tutto per te» dice con una nota di piacere nella voce.

Mi lascia cadere un'altra volta.

Annaspo e cerco di alzarmi e scappare nonostante sappia di non avere alcuna possibilità: è troppo veloce per chiunque sia in perfetta forma, persino per il campione olimpico di corsa, figurarsi per una ragazzina senza fiato. La sua risata riecheggia per la via e mi fa venire i brividi. Devo renderlo molto felice con i miei inutili tentativi di sfuggirgli, che mi rendono estremamente patetica anche ai miei occhi: ma che altro dovrei fare, arrendermi? Aspettare la morte senza far nulla? Zac, dove sei? Perché non ho atteso qualche ora in più? Domani saremmo venuti insieme e niente di tutto questo sarebbe successo. Stupida, stupida bambina. Mi sono condannata da sola per un semplice capriccio, per dimostrare di essere grande. 

Provo a correre, nonostante mi manchino le forze, e lo sento ridere ancora. È proprio quello che sperava che io facessi, aggrapparmi al più piccolo spiraglio di speranza di potermi salvare, giusto per potermi rendere ridicola con le mie stesse azioni prima di morire. Mi riacciuffa subito e mi sbatte a terra facendomi riempire gli occhi di lacrime che devo sforzarmi di trattenere. Non voglio dargli anche la soddisfazione di vedermi piagnucolare, voglio tenermi un minimo di dignità. Mi mette un piede sopra per evitare che mi rialzi (come se mi fosse possibile e io ne fossi in grado), ma io tento comunque di liberarmi dalla sua presa, nonostante la consapevolezza della totale inutilità del mio gesto.

«Ti prego, lasciami andare» rantolo alla faccia dei miei buoni propositi di mantenere integra la mia dignità. Ho troppa paura e voglio vivere, vivere, vivere, disperatamente.

«Ma che tenera, adesso mi supplichi. Fallo ancora.»

«Lasciami» dico senza più forze, senza più nemmeno essere in grado di impedire ad una lacrima di scivolarmi lungo una guancia pallida e fremente di spavento.

È tutta colpa mia.

«Speravo di divertirmi di più con te. Non capisco per quale motivo ti temano tanto se ti spezzi subito al soffiare del vento.»

La sua voce mi giunge lontana coperta dal fischio acuto di dolore che pervade le mie orecchie, mentre la pressione del suo piede sul mio petto mi comprime i polmoni senza pietà. Sento spasimi dolorosi sotto le costole, ormai vedo solo macchie colorate e sto per perdere i sensi. Per uccidermi prima che svenga mi solleva schiantandomi ancora contro il muro chiudendo il mio esile collo tra le sue forti dita.

"Perdonami, fratellone, ho fallito."

Non riesco quasi più a distinguere nessuna forma che mi passi davanti agli occhi, tutto è completamente sfocato. Quanto tempo ci vuole affinché una trachea si spezzi e una persona smetta di respirare? Troppo, decisamente troppo. Mi pare di essere sospesa in questo limbo di pura agonia da ore, ma probabilmente sono passati solo pochi minuti, gli ultimi minuti che passerò su questo mondo.

Le mani del Mutaforma mi stringono la gola quel tanto che basta per far passare soltanto un filo d'aria in modo da non impedirmi del tutto di introdurre ossigeno ma da rendere i miei respiri corti e ansimanti. Ci scommetto che l'ha fatto apposta per vedermi combattere inutilmente per un briciolo d'aria che tanto so benissimo che non mi terrà a lungo in vita, ma prolungherà la mia sofferenza. Il cervello sta cominciando ad annebbiarsi e io ad arrendermi del tutto.

Un'altra lacrima mi sfugge scendendomi lungo il viso e la sento bruciare per il rimpianto di aver fallito così miseramente nel mio tentativo di fare qualcosa di buono e giusto per una volta. Forse sarà l'ultima azione della mia vita, anzi, di sicuro lo è, e, devo ammettere, mi rappresenta pienamente. Piango come una bambina che ha appena rotto qualcosa e non sa cosa fare per rimediare, totalmente impotente davanti al risultato di ciò che ha fatto. Ripenso a Hunter, Zac, Ed, tutte persone che ho profondamente deluso a causa della mia stupida debolezza.

Il Mutaforma inizia a stringere sempre di più la presa sulla mia gola e io mi abbandono alla sua morsa, grata che la tortura sta per finire. Non riesco più a lottare, non ne trovo neanche più il senso, ormai è certo che morirò, non che ci fossero dubbi nemmeno prima, ma adesso è così reale. Almeno in questo modo sarò con mio fratello, ovunque si va una volta lasciato questo mondo per sempre. Si arrabbierà con me, ma poi saremo di nuovo felice insieme, mi perdonerà, ne sono certa.

Poi inaspettatamente la sua morsa si allenta fino a sparire del tutto tra grida di rabbia e la sensazione che provo è dolce e dolorosa allo stesso tempo. Cado a terra violentemente e comincio ad annaspare per recuperare tutta l'aria che mi serve a riempire i polmoni. Il suo passaggio mi graffia la trachea e respirare è una sofferenza, tanto che vorrei smettere, ma non ci riesco, il mio corpo decide per me e lui vuole vivere. Poi sento due braccia forti che mi sollevano, ma come se non fossi io quella che stanno stringendo, come se mi fossi allontanata da me stessa, fossi uscita da me, e non fossi più sicura dei limiti della mia persona. Sento qualcuno gemere, un suono distante eppure così vicino: sono stata io?

«Sofia, Sofia! Sono io! Ti prego apri gli occhi! Guardami! Sono qui!»

Sento che sto scivolando inesorabilmente via verso la notte oscura dell'ignoto, il buio che mi circonda è ormai fittissimo. Chissà cosa mi aspetta ora dall'altra parte.

Dentro di me sento uno spasmo: il cuore è giunto allo stremo delle forze e si sta arrendendo. Per poco mi ha illusa che c'è l'avrebbe fatta e invece alla fine è troppo debole. Rallenta fino a perdere un battito ogni minuto che passa, non ha più il ritmo furioso di chi vuole ancora combattere. Mi pare di essere stata riposata a terra, ma non ne sono sicura, non sono più sicura di niente se non di queste tenebre sempre più dense. Forse delle mani si posano sul mio petto, non le sento quasi più, percepisco la loro presenza per un attimo ma poi svanisce. Sono ali di farfalla che palpitano sul mio cuore o è proprio lui che mi sta volando via dal torace? Un ultimo battito, poi tutto piomba nel silenzio più assoluto.

Czytaj Dalej

To Też Polubisz

62K 4.1K 20
'Round and 'round the cobbler's bench The monkey chased the weasel, The monkey thought 'twas all in fun Pop! Goes the weasel HAHAHAHAHAHA |ho modific...
5.7K 404 41
6 mesi dopo la Battaglia della Cittadella, la pace regna ovunque nel mondo sovrannaturale. O almeno così si credeva.... INIZIATA: 13/01/24
279K 14.2K 52
Tutti sanno che tra vampiri e lupi mannari non è mai corso buon sangue; o almeno, lo sanno perfettamente i diretti interessati, i quali non possono v...
3.9K 188 74
tutti sanno che essere genitori, o avere a che fare con dei bambini in generale, è difficile. ebbene come reagiranno i membri della gilda scatenata...