Quella rosa tra i capelli

By abitodipiume

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Lui è il ragazzo perfetto, il fidanzato che tutte le donne vorrebbero avere al proprio fianco. È appassionato... More

"Non ho smesso di pensarti"
Prologo - "Ti prego, almeno tu, non farlo..."
1. Finalmente a Dublino - I Parte
1. Finalmente a Dublino - II Parte
2. Sei giorni - I Parte
2. Sei giorni - II Parte
3. Sotto la pioggia - I Parte
3. Sotto la pioggia - II Parte
4. Primo giorno - I Parte
4. Give me love - II Parte
5. Prime incomprensioni
6. Distruggere le paure...
7. Quella rosa nascosta - I Parte
7. Incondizionatamente - II Parte
8. Piccolo koala
9. Il regno delle rose
10. Confidenze - I Parte
10. Come una farfalla - II Parte
11. Lezione di tango
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Imparare ad amarsi
14. Sarcasmo
15. Praline al cioccolato
16. Dottoressa Stranamore
17. Cuore gelido - I Parte
17. Il suo nome - II Parte
18. Quella sfumatura negli occhi - I Parte
18. One - II Parte
18. Non è mai troppo tardi - III Parte
19. Solo una debolezza
20. Vecchi rancori
21. Un "adorabile" allievo
22. Ispirazioni notturne
23. Un gesto irrazionale
24. Lavoro di squadra - I Parte
24. Speranze e paure - II Parte
25. Questione di rispetto - I Parte
25. Una chiamata da Portland - II Parte
26. Quella rosa tra i capelli
27. Tienimi con te - I Parte
27. Addio, mio amore - II Parte
27. Un "misterioso" regalo - III Parte
28. Senza di lei - I Parte
28. Senza di lei - II Parte
29. E se fosse troppo tardi? - I Parte
29. Un lungo viaggio - II Parte
30. Il cavaliere delle rose - I Parte
Epilogo - Portami con te
Ringraziamenti
Nuova storia

30. La fine o l'inizio? - II Parte

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By abitodipiume

STEVEN

Ancora mezzo addormentato, afferrai il cellulare dal comodino, stava suonando già da qualche minuto... Senza guardare il mittente, feci scorrere il dito sul tasto verde della chiamata. Poco dopo comparve sul riquadro il viso un po' sgranato di Kristin. Una videochiamata! Mi sollevai dal letto in fretta e accesi la luce dell'abatjour.

«Stavi dormendo?» domandò allegra.

«No, tranquilla. Lì è ancora giorno?» Restai imbambolato a fissare il suo viso, anche se non era proprio vivida l'immagine, potevo comunque notare alcuni residui di pianto attorno agli occhi leggermente gonfi.

«Sono le cinque del pomeriggio, mi dispiace di averti disturbato, ma volevo presentarti una persona...» annunciò con un sorriso dolce ed emozionato. Spostò poi l'inquadratura del telefono verso un signore anziano che le somigliava molto. «Steven, lui è mio nonno Hernan. Nonno, lui è Steven.»

«Piacere» dissi imbarazzato, ma felice di conoscere una delle persone più importanti per Kristin.

«Ti sei scelto proprio un bel ragazzo» commentò suo nonno, quasi come se non potessi ascoltarlo. Sentii Kristin ridere di gusto e ringraziarlo a bassa voce.

Rimanemmo poi a studiarci con interesse per qualche minuto. Lo vidi più volte avvicinarsi allo schermo e sistemarsi bene gli occhiali; scorsi in quegli occhi marroni lo stesso sguardo curioso della mia ragazza. Come lei aveva la carnagione scura, la forma del viso rotonda, la fronte spaziosa e un sorriso simpatico e contagioso. Certo, il suo volto era quello di un uomo segnato dalla vecchiaia, c'erano parecchie macchie cutanee e linee profonde sulla fronte e attorno alla bocca, ma si somigliavano molto ed entrambi erano illuminati dallo stesso spirito combattivo.

«Come sta?» domandai per spezzare il silenzio.

«Potrei stare meglio, ma sono contento di avere mia nipote qui con me» mi spiegò, guardando poi la ragazza con tenerezza. «E finalmente posso conoscere anche il ragazzo che me l'ha rapita» aggiunse, tornando a fissare lo schermo.

«Lei dice?»

«Beh, sono due giorni che non fa altro che parlarmi di te, mi ha fatto una testa cubica sul suo principe» scherzò, strappandomi una risata.

«Dai, nonno!»

«Cosa c'è? Vorresti dire che non è così?» le domandò divertito e avrei tanto voluto vedere anch'io il viso della mia ragazza in quel preciso istante. «Sei fortunato» si rivolse di nuovo a me.

«Lo so, e anche tanto, non me la merito» confessai in difficoltà.

«Se te la meriti o no, dipenderà tutto da te.» Il suo più che consiglio suonava tanto come una minaccia: non dovevo far soffrire più sua nipote. Glielo leggevo nello sguardo severo che c'era qualcosa di me che non gli piaceva.

«Cercherò di fare il possibile per guadagnarmi l'amore di sua nipote, promesso.»

«Bene, lo spero!» Tornò a sorridere, togliendomi dall'imbarazzo, ma non dai sensi di colpa che ancora provavo. «Ma ora parliamo di cose belle, quando hai intenzione di sposarla?» Per poco non soffocai con la mia stessa saliva.

«Nonno!» urlò ancora Kristin, doveva aver avuto la mia stessa reazione anche lei, nessuno dei due si aspettava una domanda simile.

«Lasciami parlare, principessina, fammi conoscere meglio il tuo ragazzo» la interruppe.

«Comunque...» esordii, fissando lo schermo con timidezza e percependo le guance scottare. «Sicuramente in futuro mi farà piacere sposare sua nipote, ma per ora voglio andare con calma con lei. In passato abbiamo corso troppo, ferendoci a vicenda. È stato come affrontare le montagne russe, un percorso spinoso, che ha messo alla prova entrambi» confessai dispiaciuto per gli errori che avevo commesso, per le lacrime che avevo fatto versare a Kristin, per quelle che avevo versato io. «Adesso desidero soltanto conoscere meglio la ragazza accanto a lei, entrare nel suo mondo, se me lo permetterà, e fare qualsiasi cosa per farlo diventare anche mio quel mondo. Non so se mi sono spiegato...» dichiarai, avvertendo il cuore battere all'impazzata.

«Credo di aver capito cosa intendi.»

«E quindi la risposta alla sua domanda è...» tornai a parlare. «È no, non penso che ci sposeremo a breve, ma se in futuro entrambi ci ameremo come adesso, e spero anche di più, sì, allora sarei pronto a fare un passo tanto importante.»

Il signor Hernan guardò con attenzione prima me e poi sua nipote, forse per studiare con i suoi occhi la reazione che invece avrei voluto vedere io.

«Ti ama tanto.»

«Molto.» Udii la sua voce emozionata, dolce, innamorata e se avessi potuto cancellare la distanza per poterla raggiungere e baciarla, probabilmente lo avrei fatto. Eravamo lontani, ma stranamente vicini, più vicini di come invece non lo eravamo stati in passato.

«Apprezzo la tua sincerità, Steven. Qualcun altro al tuo posto avrebbe potuto sviare o mentire.»

«Non sarebbe stato giusto, non su un argomento così serio.»

«Sono contento di aver scambiato qualche parola con te. Ti passo mia nipote, sono certo che vorrai guardare lei piuttosto che un vecchietto stanco e in pigiama» mormorò, fissandomi finalmente con più fiducia.

«Mi ha fatto piacere anche a me chiacchierare con lei...» Non feci in tempo a concludere la frase, che mi ritrovai il viso di Kristin sul telefono. La vidi alzarsi e cambiare postazione, uscire dalla camera e richiudere la porta alle sue spalle.

«Scusami per la domanda del nonno, credimi, non ne sapevo nulla» si giustificò con un'espressione buffa.

«Ma figurati, è normale che voglia conoscere le miei intenzioni.»

«Sì, ma sarebbe stato meglio evitare certi discorsi» ripeté imbronciata.

«Prima o poi ne avremmo dovuto parlare.»

«Sì, ma non adesso!»

Scoppiai a ridere, vedendola nervosa e agitata per qualcosa di bello.

«Secondo me, ti stai facendo più problemi di quanti me ne sia fatto io» constatai. Fece una smorfia di disappunto, poi tornò finalmente a sorridere anche lei.

«Le pensi davvero quelle cose che hai detto?» domandò, come se volesse leggermi negli occhi la stessa sincerità che aveva potuto vedere solo suo nonno.

«Sì, le penso. Voglio stare con te, Kristin, e non perdermi più nulla della tua vita» le dissi, desiderando ancora di più le sue labbra. Maledetto schermo, maledette barriere. Quanto l'amavo...

«Vorrei poter recuperare anch'io il tempo perso» sussurrò con i suoi occhi grandi e lucidi.

«Se solo tu fossi qui con me...» Quante cose avrei voluto fare in quel momento, più di tutto avrei voluto stringerla forte.

«Se tu fossi qui, mi farei abbracciare» disse, leggendo i miei pensieri. «E poi ti bacerei fino a perdere il respiro» bisbigliò con dolcezza.

«Se fossi lì con te...» affermai con il cuore che batteva sempre più veloce.

«Sarebbe bello» pronunciò quella frase con una lacrima sulle ciglia lunghe.

«Già, pagherei qualsiasi prezzo per stare lì con te adesso.»

«Ma non puoi, devi completare il tuo stage» mi riportò prepotentemente alla realtà.

«Lo farò, terminerò questo percorso» le promisi, avvertendo il peso di quel patto.

«Lo fai per te stesso?»

«Sì» le risposi titubante.

«Non mentire!»

«E tu smettila di leggermi i pensieri.»

Scoppiò a ridere facendomi innamorare ancora di più di lei. Rimanemmo a parlare per un'altra ora, lei sulle scale di un ospedale e io nel mio letto. All'improvviso mi ritrovai scioccamente a desiderare che il mondo fosse più piccolo...


Quattro mesi dopo

«Ora può firmare» disse uno dei responsabili della multinazionale dove avevo praticato i sei mesi di stage.

Quel giorno non rappresentava per me solo la conclusione di un percorso, ma l'inizio di una nuova vita. Era cominciato tutto una settimana prima, quando Joseph, il mio tutor, mi aveva convocato nel suo ufficio. Prima di tutto si era complimentato con me per il lavoro che avevo svolto, per il mio comportamento sempre rispettoso e diligente, e per il legame che avevo creato con i ragazzi del mio team.

Il nostro team, già quei ragazzi, Denise e Finn. Erano riusciti a ridarmi la giusta carica per affrontare gli ultimi mesi di stage, era a loro due che dovevo dire grazie. Erano stati loro con l'amicizia che ci univa a salvarmi dalla nostalgia, dalla voglia di mandare tutto all'aria e prendere un aereo diretto a Portland. Senza di loro non ce l'avrei fatta, di questo ne ero più che certo.

Ma tornando alla chiacchierata con Joseph, a un certo punto, senza tanti preamboli, mi aveva annunciato la mia imminente assunzione. Aveva detto di aver parlato con i responsabili della società, di avermi raccomandato affinché diventassi un loro dipendente, mostrando i risultati che avevo raggiunto. E ora, a una settimana di distanza, mi ritrovavo nell'ufficio di uno dei soci di maggioranza, con un contratto di lavoro sulla sua scrivania.

«Allora, cosa sta aspettando?» m'incitò il dirigente dall'aspetto curato e dai modi cortesi.

Non restava quindi che mettere una firma e legare la mia vita a quella città: Dublino. Il posto dov'ero fuggito per dimenticarmi di Belle. La stessa città che mi aveva mostrato Kristin con più profondità, ma che allo stesso tempo mi teneva lontano da lei.

Presi la penna e senza esitare misi quella firma. Un segno che rappresentava molto di più di un semplice inizio. Era un vero e proprio cambiamento e lo stavo facendo per me. Stavo spezzando ogni possibilità di ritornarmene in America. Ma non me ne pentii nemmeno per un secondo, perché stavo andando incontro a qualcosa che avevo sempre agognato fin da bambino e che ora vedevo concretizzarsi con quella mia firma.

«Bene, benvenuto nella nostra azienda.» L'uomo che avevo di fronte allungò una mano verso di me, feci lo stesso e la strinsi con sicurezza.

Con quel banale gesto stavo di nuovo voltando pagina, stavo di nuovo dicendo addio al mio passato, questa volta definitivamente. Coraggioso mi stavo avviando verso il passo successivo: iniziare un altro capitolo della mia vita. Non avevo rimpianti né rimorsi, tutto quello che avevo fatto in passato mi aveva aiutato a crescere, mi aveva fatto soffrire, sì, ma ora ero libero. Avevo toccato il fondo più di una volta, ma adesso ero libero. Libero dai timori e soprattutto libero da quei sentimenti che mi ero trascinato dietro per molto tempo...

No, quella non rappresentava la fine, ma l'inizio.

Angolo autrice:

Salve, ebbene sì, eccoci giunti al penultimo capitolo, il prossimo sarà l'epilogo, spero davvero di non deludervi ❤...

Intanto, se vi va, fatemi sapere come vi è parso Steven. Secondo voi adesso è davvero libero dal suo passato come dice? Aspetto con ansia le vostre impressioni.

Vi mando un abbraccio e GRAZIE, non mi stancherò mai di scrivervelo 😘!

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COMPLETA É stato così meschino, dire che avrei voluto che lui non fosse un capitolo della mia vita ma l'intero libro?