Quella rosa tra i capelli

By abitodipiume

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Lui è il ragazzo perfetto, il fidanzato che tutte le donne vorrebbero avere al proprio fianco. È appassionato... More

"Non ho smesso di pensarti"
Prologo - "Ti prego, almeno tu, non farlo..."
1. Finalmente a Dublino - I Parte
1. Finalmente a Dublino - II Parte
2. Sei giorni - I Parte
2. Sei giorni - II Parte
3. Sotto la pioggia - I Parte
3. Sotto la pioggia - II Parte
4. Primo giorno - I Parte
4. Give me love - II Parte
5. Prime incomprensioni
6. Distruggere le paure...
7. Quella rosa nascosta - I Parte
7. Incondizionatamente - II Parte
8. Piccolo koala
9. Il regno delle rose
10. Confidenze - I Parte
10. Come una farfalla - II Parte
11. Lezione di tango
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Imparare ad amarsi
14. Sarcasmo
15. Praline al cioccolato
16. Dottoressa Stranamore
17. Cuore gelido - I Parte
17. Il suo nome - II Parte
18. Quella sfumatura negli occhi - I Parte
18. One - II Parte
18. Non è mai troppo tardi - III Parte
19. Solo una debolezza
20. Vecchi rancori
21. Un "adorabile" allievo
22. Ispirazioni notturne
23. Un gesto irrazionale
24. Lavoro di squadra - I Parte
25. Questione di rispetto - I Parte
25. Una chiamata da Portland - II Parte
26. Quella rosa tra i capelli
27. Tienimi con te - I Parte
27. Addio, mio amore - II Parte
27. Un "misterioso" regalo - III Parte
28. Senza di lei - I Parte
28. Senza di lei - II Parte
29. E se fosse troppo tardi? - I Parte
29. Un lungo viaggio - II Parte
30. Il cavaliere delle rose - I Parte
30. La fine o l'inizio? - II Parte
Epilogo - Portami con te
Ringraziamenti
Nuova storia

24. Speranze e paure - II Parte

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By abitodipiume

STEVEN

E con il vento in poppa e il cuore sottosopra navigavo in quella burrasca di emozioni, così intense da farmi venire le vertigini. Accarezzai il volto olivastro della ragazza che con i suoi occhi da cerbiatta mi fissava con dolcezza, non poteva capire quant'ero felice di stare lì con lei. Eravamo seduti su un muretto, in una calda notte di primavera, l'estate si stava avvicinando e con lei avrei voluto fare tante cose. Magari tornare su quella spiaggia dov'eravamo andati i primi giorni in Irlanda e dove avevamo incontrato una foca socievole. Avremmo potuto fare una gita fuori Dublino e conoscere altre città, fare un picnic tra le colline dublinesi o andare semplicemente al cinema...

«A cosa stai pensando, sconosciuto?» usò quel termine per ironizzare sulla nostra situazione.

«A quest'estate.»

«Di già?» domandò tesa.

«Ormai manca poco. Poi conosco una spiaggia molto bella, mi piacerebbe tornarci con te.» Abbassò lo sguardo, voltando il viso da un'altra parte, quasi come se volesse nasconderlo da me. «A te non piacerebbe?»

«Non è questo, è che per il momento mi riesce difficile immaginare il mio futuro, non so nemmeno cosa farò domani o se resterò a Dublino, o se ci vedremo ancora come due estranei, non lo so...» confessò, tornando a fissarmi con un filo di malinconia che poco si addiceva al suo viso. «Pensavo volessimo andare con calma» farfugliò a bassa voce, come a voler dare una risposta ai miei dubbi.

«Sei spaventata da quello che potrebbe succederci?» Provai a interpretare i suoi pensieri, a comprendere quei timori che stava tentando invano di nascondere.

«Può darsi...» mormorò, chiudendosi ancora in se stessa, faticavo a riconoscere quella Kristin. Lei non era pessimista e spaventata, ma al contrario le piaceva affrontare i problemi con tenacia, era allegra, impulsiva, positiva e romantica... Chissà, forse la ragazza accanto a me era davvero un'estranea, perché non poteva essere la Kristin che conoscevo.

«Ti sei già pentita di avermi dato un'altra possibilità?» domandai preoccupato.

«Non essere sciocco, non mi sono pentita della mia scelta, però ho bisogno di tempo e di conoscere meglio questo sconosciuto, prima di decidere di passare l'estate insieme a lui» scherzò.

«E allora chiedimi quello che vuoi» la incoraggiai prendendole una mano.

«Posso chiederti qualsiasi cosa?»

«Qualsiasi» affermai con decisione, volevo che ritornasse a fidarsi di me, e quello poteva essere il modo giusto per sciogliere ogni dubbio.

«Quando hai capito di amarmi?» Deglutii in difficoltà, immaginavo che le sue non sarebbero state domande casuali.

«Non lo so... forse è successo qualche mese dopo il nostro trasferimento, quel pomeriggio che ti ho portata a comprare la tua bicicletta. Siamo tornati a casa, abbiamo riso, cenato assieme e parlato tanto, come non avevamo mai fatto» confessai nostalgico. «Mi hai raccontato di come ti sei fatta quella cicatrice sulla fronte, del tuo nomignolo, piccolo koala, e poi di tuo nonno. Ti ho vista diversa, più vera, più naturale e meno forzata. Ricordi? Siamo rimasti abbracciati tutta la notte...» La vidi sorridere e arrossire di colpo. «La mattina seguente, al risveglio, ero terrorizzato, forse perché stavo iniziando a lasciarmi andare e non volevo, non riuscivo a dire addio al mio passato, anche se sapevo che ormai non c'era nulla a legarmi a lei, a Belle, mi sentivo comunque in colpa.»

«È per questo che alle sei del mattino sei scappato via?»

«Sì, ero spaventato, te l'ho detto, ma ciò che mi impauriva di più era il sentimento che stavo percependo, lo conoscevo bene quel sentimento e una parte di me, scioccamente, aveva paura di te. Paura che tu mi facessi soffrire.»

«Non lo farò» mi interruppe all'improvviso.

«Lo so, nemmeno Belle voleva farmi soffrire, eppure...» Sospirai nervoso, prima di rivelarle il resto. «Era per questo che non volevo aprire il mio cuore di nuovo a una donna, razionalmente sapevo che con quell'atteggiamento ti stavo allontanando, ma non riuscivo comunque a fare quel passo in più.»

Scosse la testa delusa, forse non si aspettava una confessione simile o, al contrario, aveva solo ricevuto l'ennesima conferma.

«Quando io e David abbiamo rotto, ero convinta che non avrei più provato un amore tanto forte per nessun altro uomo. Per mesi mi sono chiusa nelle quattro mura della mia stanza o in quelle di un'aula scolastica, non volevo nemmeno ballare, perché il tango mi ricordava lui» dichiarò con voce rotta. «Ho conosciuto qualche altro ragazzo negli anni successivi, ma nulla di serio. Tu invece mi hai letteralmente folgorata, tanto da seguirti fino in Irlanda. Sono stata una folle, ma ero così innamorata che avevo paura di perderti.»

Le strinsi forte la mano e le baciai le nocche, sentire quelle parole era difficile, ma sapevo che entrambi avevamo bisogno di esprimere i nostri sentimenti, li avevamo taciuti per troppo tempo.

«Non ho esitato nemmeno un istante a fare i bagagli per seguirti» continuò con un sorriso sporcato dalla tristezza. «Non potevo lasciarmi sfuggire questa seconda opportunità e per un certo periodo non l'ho fatto, ho lottato tanto per far funzionare le cose, pur sapendo che il mio era un amore a senso unico, ma non m'importava» si bloccò per qualche istante, asciugando alcune lacrime.

«Perché poi hai smesso di lottare?»

«Per me. Tu mi hai fatto capire che non potevo più correre dietro all'amore, ero stanca, per una volta volevo che fosse un uomo a rispettare i miei tempi, a rincorrermi e a farmi sentire desiderata e non il contrario. Io sono più importante di qualsiasi altra persona, e non voglio più rischiare di annullare me stessa per un uomo.»

La tirai a me per abbracciarla e frenare l'impulso di stamparle una serie infinita di baci sulle labbra. Avvertii alcune delle sue lacrime sfiorarmi il collo, com'era brutto vederla piangere, mi mancava così tanto la sua risata, che avrei fatto qualsiasi cosa per distruggere definitivamente quella tristezza. Rivolevo la Kristin spensierata, la rivolevo adesso, perché amavo pazzamente quella ragazza sorridente, con le guance paffute e le labbra piccole e piene. Le diedi un bacio sul collo e poi salii su per raggiungere il viso e baciare qualche lacrima salata.

«Non vuoi chiedermi più nulla?» domandai a un centimetro dalla sua bocca.

«No, c'è tempo per conoscerci meglio.» Sorrise con dolcezza e a quel punto non riuscii proprio a trattenermi dall'assaporare finalmente le sue labbra.

Lunedì mattina

Il lunedì successivo mi sentivo diverso, più energico e meno sofferente. Finalmente stavo imparando a essere completamente me stesso con la donna che amavo. Non ci sarebbero state più stupide bugie o sotterfugi per proteggere il mio cuore, volevo essere sincero con Kristin, completamente.

Raggiunsi la mia scrivania da lavoro; Finn e Denise non erano ancora arrivati, così ne approfittai per mandare un messaggio all'artefice del mio sorriso, non dovetti attendere molto per ricevere una sua risposta. Restai a guardare per qualche minuto la schermata del telefono, completamente imbambolato e con la voglia di rivedere presto la mia ballerina di tango, poi però la data presente sul cellulare mi riportò alla realtà: quel lunedì avremmo conosciuto l'esito della "competizione" di grafica. Spensi il telefono e osservai alcuni colleghi parlottare tra di loro, qualcuno mi lanciò un'espressione eloquente, avvicinandosi successivamente alla mia postazione.

«Ehi, stagista, complimenti, so che il vostro team ha svolto un buon lavoro, ma fossi in voi non mi illuderei molto. Ci sono designer ben più preparati qui dentro» concluse, dandomi una pacca sulle spalle. Non ebbi nemmeno il tempo di replicare al suo commento saccente, sospirai e irritato ritornai alle mie cose.

Prima di mettermi a graficare, riordinai la scrivania e gettai nel cestino alcuni disegni vecchi. Finn si sedette accanto a me, salutandomi con un gesto della mano, non sembrava molto loquace, il che era piuttosto strano.

«Va tutto bene?» domandai preoccupato.

«A parte il parere di un idiota, direi bene, anche se sono un po' in ansia per il logo» commentò nervoso.

«Ma che hanno tutti stamattina? Will prima si è avvicinato a me per complimentarsi, non ti sembra insolito? Samantha ne sa qualcosa?»

«Mi ha solo detto che a breve saremo convocati nell'ufficio di Joseph, ma non ho dato tanta importanza alla cosa, probabilmente vorrà vederci per gettarci altra melma addosso, sembra sia il suo hobby preferito» mormorò, giocherellando con la matita.

«Buongiorno a tutti» ci interruppe Denise, portando una ventata d'aria fresca. A giudicare dal suo sorriso, i nostri colleghi dovevano averla risparmiata dalle battute. «Perché quelle facce?»

«Nessuno ti ha tampinata per farti sentire una nullità?» domandò irritato Finn.

«Perché mai?»

«Niente, lascia perdere... non avrebbero il coraggio di avvicinarsi a te» constatò.

«Cosa vorresti dire?»

Finn guardò dalla mia parte, alla ricerca di supporto, sorrisi divertito, questa volta doveva risolversela da solo.

«Che incuti terrore alla maggior parte dei nostri colleghi» dichiarò sincero. «Hai un caratterino difficile, ma dovresti già saperlo» provò a pararsi il sedere, ma in tutta risposta Denise gli lanciò uno sguardo minaccioso.

«Ho i miei buoni motivi per essere così» affermò la ragazza per difendersi.

«E noi ti vogliamo bene anche per questo.» L'illustratrice fece una smorfia buffa che le deformò per un attimo i lineamenti delicati del viso.

«Siete adorabili voi due» m'intromisi nella conversazione, beccandomi un'occhiataccia da entrambi, forse avrei fatto meglio a restare in silenzio.

Proprio in quel momento, a interrompere la nostra conversazione mattutina, si presentò Samantha. Appoggiò le sue mani sulle spalle di Finn e sorridendo iniziò a parlare: «Ho buone notizie per voi, Joseph vuole vedervi subito!»

«Perché dovrebbe essere una buona notizia?» domandò curioso Finn.

«Lo scoprirete a breve...» rispose vaga.

«Hanno scelto il nostro logo?» urlò felice Denise.

«Mi dispiace, non posso anticiparvi nulla, ma tanto tra poco saprete tutto...»

Denise non aspettò nemmeno un secondo per alzarsi radiosa dalla sua sedia, non vedeva l'ora di raggiungere l'ufficio del mio tutor e non era l'unica. Circa una decina di minuti dopo, Joseph confermò le nostre supposizioni, leggendoci a voce alta quelle che erano state le prime impressioni del cliente.

«Abbiamo deciso di scegliere questa bozza per rappresentare i valori della nostra azienda. Abbiamo apprezzato tantissimo l'idea di inserire nello sfondo del logo il castello simbolo della nostra città. Ci auguriamo di ricevere lo stesso trattamento professionale e impeccabile anche per quanto riguarda tutte le altre immagini pubblicitarie» Joseph concluse la lettura del comunicato e soddisfatto ci fissò uno a uno, riservandomi qualche attenzione in più. «Questo è tutto, il nostro cliente adora il vostro logo; presto annuncerò anche agli altri dipendenti la decisione presa. Comunque devo ammetterlo, mi avete stupito. Con tutta onestà, avrei scelto un altro logo, ma voi avete ottenuto un ottimo risultato e per questo, in futuro, cercherò di darvi più fiducia.» Quelle parole pronunciate dalla sua bocca suonavano tanto come degli elogi falsi, perfino il suo sorriso non mi convinceva.

«Quindi ci occuperemo noi dell'intera grafica del birrificio?» chiese impaziente Denise, fregandosene altamente dei finti complimenti del mio tutor.

«Sì, signorina O'brien» pronunciò con espressione infastidita.

«Bene!» esclamarono all'unisono i miei due colleghi, io ero ancora troppo incredulo per riuscire anche solo a emettere una sillaba.

«Quanto a lei, Patel, ci sono buone possibilità di assunzione. Dovrà però continuare a dimostrarsi all'altezza della nostra azienda, chiaro?»

Annuii emozionato, nonostante lo sguardo di quell'uomo m'impedisse di gioire a pieno per quella notizia, erano tante le sensazioni che stavo avvertendo e non vedevo l'ora di parlarne con Kristin. Di dirle che finalmente ero uscito da quel tunnel iniziale, che ora potevo far valere le mie ambizioni, che facevo parte di un team di ragazzi talentuosi e che... e che forse avremmo potuto iniziare a pensare concretamente al nostro futuro lì in Irlanda. Io come grafico e lei come insegnante di tango. Potevamo affittare un appartamento e affrontare finalmente quel viaggio uniti.

Ore 18:30

All'uscita dall'ufficio non ci pensai due volte a inviare un messaggio a lei, il mio amore:

"Ti va di vederci stasera? Ho una notizia da darti!"

Premetti sul tasto invio e salutai i miei amici, raggiungendo a passi lenti la fermata del tram. Ero così felice per i successi ottenuti che, quando ricevetti la risposta di Kristin, in un primo momento non ci feci caso al tono del suo messaggio ma poi, rileggendo il testo, vidi un emoticon triste e a un tratto sentii le speranze vacillare...

")-: va bene, vediamoci da me, ho anch'io delle cose da dirti..."

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