Il mio adorabile rimpianto

By silvi1096

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Sequel de "Il mio adorabile vicino di casa". Una notte, mille ricordi, un solo rimpianto. Danny Owen, l'unic... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 31
Epilogo
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Capitolo 30

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By silvi1096

Una settimana dopo

Il funerale si è svolto in una chiesetta piccola e accogliente, in intimità. Non c'è stato molto afflusso di gente, il ché ha reso tutto più drammatico. Morire e non essere nemmeno ricordati è ciò che di peggiore possa esistere. Nonostante le sue brutte azioni, Cameron non meritava un simile trattamento. È vero, sono stata io la prima a dirgli di sparire, però non gli ho mai augurato la morte. La sua perdita non mi ha fatto sentire più leggera, è stato come perdere una parte di me. Cameron era un tassello importante della mia vita, nel bene o nel male, e la sua morte ha lasciato dentro di me un vuoto incolmabile.

Ogni notte, invece di dormire, rivivo quei momenti, quegli attimi prima della sua morte. Lui era li, in piedi, e un attimo dopo era per terra, in una pozza di sangue. Ha fatto da scudo sia a me che ad Isaac. La pallottola gli ha colpito degli organi vitali e per lui non c'è stato molto da fare. È morto cinque minuti dopo l'arrivo dei soccorsi. Non dimenticherò mai le sue ultime parole.

Perdonami, se puoi.

Credo di averlo perdonato in quell'esatto momento.

"Savannah, stiamo andando da Isaac, vuoi venire con noi?" Leah fa capolino nella mia stanza. Da una settimana, i miei amici non fanno altro che chiedermi di uscire, ed io puntualmente rifiuto. Non vedo Isaac da quel giorno, ci siamo sentiti soltanto per telefono. Le sue condizioni non sono gravi, fortunatamente. Ha riportato un trauma cranico dovuto alle numerose cadute e una costola rotta.

"Non mi va, lo chiamerò più tardi per scusarmi." la liquido, e ritorno a guardare fuori dalla finestra. La morte di Cameron ha aggravato la mia situazione, mi sento come se non avessi frequentato le sedute della psicologa, come se fossi stata catapultata nuovamente nel passato. E, in un certo senso, così è stato. Stavolta ho subito un altro tipo di violenza, e ho assistito alla morte di una persona. Sono cose che ti segnano.

Sento la porta sbattere, Leah non capisce cosa provo, nessuno ci riesce. Tutti pensano che il sacrificio di Cameron abbia giovato alla mia situazione. Niente processo per stupro, niente testimonianze. Bret è già stato sbattuto in carcere per omicidio, non darà più fastidio a nessuno. Quello che i miei genitori e i miei amici non capiscono è che delle persone a me care sono rimaste ferite, una persona è morta per proteggermi e per espiare le sue colpe. Il mio perdono valeva la sua vita? Dubito che la risposta possa essere si...

Dopo essermi accertata di essere rimasta da sola, vado in bagno e, come ogni volta che rimango da sola, rimango a fissare il mio riflesso allo specchio. Questa sera, però, qualcosa mi spinge a fare altro. Apro l'armadietto posto accanto al lavandino e tiro fuori un rasoio. Con non poca fatica, estraggo la lametta e...zac. Un taglio superficiale, sul braccio sinistro. Continuo ad infliggermi piccoli tagli finché non sento dolore a sufficienza. Getto la lametta nel gabinetto e posiziono il braccio sotto il getto d'acqua della doccia. Osservo il sangue scorrere via, con la speranza che, oltre ad esso, l'acqua spazzi via anche le mie paure. Prima d'ora, non mi era mai capitato di infliggermi dolore. La morte di Cameron ha cambiato tutto.

Ritorno in camera, giusto in tempo per rispondere alla chiamata del mio amico Isaac. "Pronto?"

"Perché ti ostini a rimanere chiusa in casa? Fuori da quelle quattro mura c'è una vita che non vede l'ora di essere vissuta da te.", mi sgrida, come al solito.

Alzo gli occhi al cielo, attivo il vivavoce e lancio il telefono sul letto. "Ciao anche a te, Isaac." finisco di tamponare le ferite e getto il cotone inzuppato di disinfettante nel cestino.

"Savannah...i tuoi amici sono qui. Ho sperato fino all'ultimo di vederti." La sua voce cambia tonalità, mi dispiace rendere Isaac triste però non me la sento di uscire di casa. È troppo presto.

"Lo so, mi dispiace tanto Isaac. Ma dimmi, come stai?", gli chiedo, sentendomi tremendamente in colpa per le sue condizioni. Se sta male, la colpa è solamente mia.

"Starei meglio se ti avessi qui, con me."

"Isaac, ti prego...", lo supplico.

"Lo so, lo so. Tranquilla."

Non rispondo, rimango semplicemente in silenzio ad ascoltare il suo respiro regolare. In sottofondo, si sentono le voci dei miei amici. Quanto vorrei essere li con loro, però semplicemente non posso. Prima o poi ritroverò il coraggio di uscire, solo non adesso.

"Sei ancora qui? " mi chiede, dopo attimi di interminabile silenzio.

Annuisco, anche se sono consapevole che non può vedermi. "Si, Isaac. Sono ancora qui. Mi dispiace per quello che è successo, Bret non avrebbe dovuto farti del male e Cameron... Lui semplicemente non sarebbe dovuto morire."

"La vita è ingiusta Savannah, non va mai come desideriamo. Però possiamo fare in modo che migliori, non tutto è perduto se si ha la voglia di andare avanti. E tu ce l'hai, quella voglia, io lo so. L'ho visto nei tuoi occhi. Sei forte, amica mia, anche se stenti a crederlo."

Sono forte... Sarà davvero così?

Invece di rispondere con parole altrettanto incoraggianti, lo ringrazio e pongo fine alla telefonata.

🔶🔹🔶🔹🔶

"Perché l'hai fatto, Cameron? Perché hai sacrificato la tua vita per salvare la mia?", gli chiedo. Sono agitata, ho paura che lui possa scomparire da un momento all'altro.

" Perché tu ne valevi la pena, amica mia. E poi, dovevo pur farmi perdonare, non trovi? "

Il perdono... Gira tutto intorno al perdono ultimamente, come se non esistesse altro al mondo. Invece non è così, c'è molto altro. "Avrei preferito odiarti per tutta la vita ma saperti vivo, piuttosto che dover assistere alla tua morte. Sei uno stupido, Cameron, ed io ti odio per questo."

Incomincio a piangere, e Cameron mi si avvicina. "Ed io preferisco saperti viva e al sicuro, piuttosto che su un letto d'ospedale, o peggio. Come vedi, provo le tue identiche cose, con la differenza che tu ne valevi la pena mentre io no. La mia morte ha reso la tua vita più leggera, perché non riesci a rendertene conto? Eppure se ne sono accorti tutti..."

Apro bocca per rispondere, ma non riesco ad emettere alcun suono. Ho la lingua intorpidita. Riprovo, senza risultato. Osservo Cameron indietreggiare, con un sorriso sulle labbra. "Ti voglio bene Savannah, non lo dimenticare mai. Grazie per avermi perdonato. "

Un attimo prima era li, davanti a me, mentre quello dopo no. Mi ritrovo ad osservare il vuoto, con una nuova consapevolezza. Lui lo sa, Cameron sa di aver ottenuto il mio perdono. Forse, dopotutto, è giunto il momento di andare avanti.

Controllo l'ora sullo schermo del cellulare. Le due del mattino. Cosa faccio, chiamo o no? Non so cosa fare, mi sento così confusa. Quel sogno mi ha destabilizzata, oltre a lasciami qualcosa. Una sensazione di vuoto, di smarrimento. Credo sia dovuta al lutto...ma se così non fosse? È come se nella mia vita, oltre a Cameron, mancasse qualcos'altro, un pezzo molto importante, senza il quale non posso andare avanti. Non è vero che la morte di Cameron mi ha lasciato solo tanto dolore, ha aperto dentro di me una nuova porta, dalla quale ora sento di poter fare entrare quella luce di cui la mia vita ha bisogno per ritornare a scorrere. 

Invece di rimettermi a dormire, mi faccio coraggio e approfitto dell'orario per scendere al piano di sotto e successivamente uscire di casa. Non appena metto piede fuori dalla porta, nella mente rivivo i momenti antecedenti alla sparatoria. L'abbraccio di Isaac, le sue parole di conforto e poi...il viso di Bret e quello di Cameron, il sangue che sgorgava dalla sua ferita e il suono dell'ambulanza che si avvicinava.  Chiudo gli occhi per un istante, inspiro ed espiro prima di riaprirli ed avanzare. Devo farcela, non posso rimanere chiusa in quelle quattro mura, a crogiolarmi nel dolore e nella depressione. Devo risalire da quel burrone, devo farlo per me e per il bene della mia famiglia. Loro non meritano di vedermi così, meritano molto di più. E, forse, anche io lo merito dopotutto. 

I miei piedi si muovono da soli, come spinti da una forza che credevo di non possedere. Raggiunto il centro del giardino, mi guardo intorno per evitare di incorrere in futili pericoli. Mi lascio cadere sull'erba, distesa a pancia in su, con gli occhi aperti e una miriade di stelle ad illuminare il tutto. Mi piace pensare che una di quelle stelle sia proprio Cameron che, con la sua luce, cerca di infondermi coraggio e di mostrarmi la giusta via da seguire. Tutto il male che mi ha fatto, non so come, è passato in secondo piano. So che può sembrare strano, eppure la mente umana è davvero complessa. Non provo più rabbia ed odio nei suoi confronti, soltanto una gran pena. Mi manca, mi manca il vecchio Cameron, non ciò che era diventato. Mi manca parlare con lui, sdraiarmici accanto e ridere per ogni cosa. Mi manca la mia vecchia vita, la vecchia me, quella che infondeva coraggio agli altri, quella che metteva la felicità degli altri al primo posto. La ragazza spensierata, con una quantità inaudita di sogni nel cassetto. 

"È proprio una bella nottata, non trovi?" Vengo distratta da una voce, una voce che riconosco subito. Emetto un gridolino di paura, però mi riprendo subito.

Mi alzo e, quando lo vedo in piedi di fronte a me, in tutta la sua bellezza, in preda ad un attacco di follia mi lancio su di lui e lo abbraccio. Il ragazzo mi avvolge con le sue braccia possenti e mi tiene stretta al petto per un tempo che smetto di contare. 

"Mi sei mancata da morire." mi sussurra all'orecchio. 

"Mi sei mancato anche tu." ricambio. 

Ci stacchiamo, mantenendo però il contatto visivo. "Cosa ci fai qui?" gli chiedo, ancora sorpresa di essermelo ritrovato qui. 

"Cosa credi che ci faccia qui, secondo te?" Mi afferra per la vita e, un istante dopo, le nostre labbra si uniscono. Il bacio si fa via via più intenso ed una sensazione di calore si sprigiona dal mio petto. Non ho paura, il mio corpo non sta tremando al contatto con il suo, non sto per avere un attacco di panico. Sento solamente tanto amore e tanta, tantissima voglia, di rimanere per sempre con lui. 

"Ti amo, Danny, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre." sussurro tra un bacio e un altro. 

"Ti amo anche io, mia piccola Savannah." 


_____________

Eccomi tornata con un nuovo capitolooo. Come state? 

Savannah è molto confusa, si nota? Un attimo prima ha paura, quello dopo esce di casa e rincontra l'amore della sua vita. Ve lo sareste mai aspettato? Danny è tornato per lei, per quell'amore che non ha smesso di esistere nonostante tutto. È lui quel raggio di sole che illumina la sua vita, è sempre stato lui, solo che prima le era difficile comprenderlo. Adesso lo sa, e non intendo lasciarlo andare. Adesso è lui è tornato, tutti i tasselli andranno automaticamente al proprio posto. 

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