Capitolo 30

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Una settimana dopo

Il funerale si è svolto in una chiesetta piccola e accogliente, in intimità. Non c'è stato molto afflusso di gente, il ché ha reso tutto più drammatico. Morire e non essere nemmeno ricordati è ciò che di peggiore possa esistere. Nonostante le sue brutte azioni, Cameron non meritava un simile trattamento. È vero, sono stata io la prima a dirgli di sparire, però non gli ho mai augurato la morte. La sua perdita non mi ha fatto sentire più leggera, è stato come perdere una parte di me. Cameron era un tassello importante della mia vita, nel bene o nel male, e la sua morte ha lasciato dentro di me un vuoto incolmabile.

Ogni notte, invece di dormire, rivivo quei momenti, quegli attimi prima della sua morte. Lui era li, in piedi, e un attimo dopo era per terra, in una pozza di sangue. Ha fatto da scudo sia a me che ad Isaac. La pallottola gli ha colpito degli organi vitali e per lui non c'è stato molto da fare. È morto cinque minuti dopo l'arrivo dei soccorsi. Non dimenticherò mai le sue ultime parole.

Perdonami, se puoi.

Credo di averlo perdonato in quell'esatto momento.

"Savannah, stiamo andando da Isaac, vuoi venire con noi?" Leah fa capolino nella mia stanza. Da una settimana, i miei amici non fanno altro che chiedermi di uscire, ed io puntualmente rifiuto. Non vedo Isaac da quel giorno, ci siamo sentiti soltanto per telefono. Le sue condizioni non sono gravi, fortunatamente. Ha riportato un trauma cranico dovuto alle numerose cadute e una costola rotta.

"Non mi va, lo chiamerò più tardi per scusarmi." la liquido, e ritorno a guardare fuori dalla finestra. La morte di Cameron ha aggravato la mia situazione, mi sento come se non avessi frequentato le sedute della psicologa, come se fossi stata catapultata nuovamente nel passato. E, in un certo senso, così è stato. Stavolta ho subito un altro tipo di violenza, e ho assistito alla morte di una persona. Sono cose che ti segnano.

Sento la porta sbattere, Leah non capisce cosa provo, nessuno ci riesce. Tutti pensano che il sacrificio di Cameron abbia giovato alla mia situazione. Niente processo per stupro, niente testimonianze. Bret è già stato sbattuto in carcere per omicidio, non darà più fastidio a nessuno. Quello che i miei genitori e i miei amici non capiscono è che delle persone a me care sono rimaste ferite, una persona è morta per proteggermi e per espiare le sue colpe. Il mio perdono valeva la sua vita? Dubito che la risposta possa essere si...

Dopo essermi accertata di essere rimasta da sola, vado in bagno e, come ogni volta che rimango da sola, rimango a fissare il mio riflesso allo specchio. Questa sera, però, qualcosa mi spinge a fare altro. Apro l'armadietto posto accanto al lavandino e tiro fuori un rasoio. Con non poca fatica, estraggo la lametta e...zac. Un taglio superficiale, sul braccio sinistro. Continuo ad infliggermi piccoli tagli finché non sento dolore a sufficienza. Getto la lametta nel gabinetto e posiziono il braccio sotto il getto d'acqua della doccia. Osservo il sangue scorrere via, con la speranza che, oltre ad esso, l'acqua spazzi via anche le mie paure. Prima d'ora, non mi era mai capitato di infliggermi dolore. La morte di Cameron ha cambiato tutto.

Ritorno in camera, giusto in tempo per rispondere alla chiamata del mio amico Isaac. "Pronto?"

"Perché ti ostini a rimanere chiusa in casa? Fuori da quelle quattro mura c'è una vita che non vede l'ora di essere vissuta da te.", mi sgrida, come al solito.

Alzo gli occhi al cielo, attivo il vivavoce e lancio il telefono sul letto. "Ciao anche a te, Isaac." finisco di tamponare le ferite e getto il cotone inzuppato di disinfettante nel cestino.

"Savannah...i tuoi amici sono qui. Ho sperato fino all'ultimo di vederti." La sua voce cambia tonalità, mi dispiace rendere Isaac triste però non me la sento di uscire di casa. È troppo presto.

Il mio adorabile rimpiantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora