Quella rosa tra i capelli

By abitodipiume

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Lui è il ragazzo perfetto, il fidanzato che tutte le donne vorrebbero avere al proprio fianco. È appassionato... More

"Non ho smesso di pensarti"
Prologo - "Ti prego, almeno tu, non farlo..."
1. Finalmente a Dublino - I Parte
1. Finalmente a Dublino - II Parte
2. Sei giorni - I Parte
2. Sei giorni - II Parte
3. Sotto la pioggia - I Parte
3. Sotto la pioggia - II Parte
4. Primo giorno - I Parte
5. Prime incomprensioni
6. Distruggere le paure...
7. Quella rosa nascosta - I Parte
7. Incondizionatamente - II Parte
8. Piccolo koala
9. Il regno delle rose
10. Confidenze - I Parte
10. Come una farfalla - II Parte
11. Lezione di tango
12. Un fulmine a ciel sereno
13. Imparare ad amarsi
14. Sarcasmo
15. Praline al cioccolato
16. Dottoressa Stranamore
17. Cuore gelido - I Parte
17. Il suo nome - II Parte
18. Quella sfumatura negli occhi - I Parte
18. One - II Parte
18. Non è mai troppo tardi - III Parte
19. Solo una debolezza
20. Vecchi rancori
21. Un "adorabile" allievo
22. Ispirazioni notturne
23. Un gesto irrazionale
24. Lavoro di squadra - I Parte
24. Speranze e paure - II Parte
25. Questione di rispetto - I Parte
25. Una chiamata da Portland - II Parte
26. Quella rosa tra i capelli
27. Tienimi con te - I Parte
27. Addio, mio amore - II Parte
27. Un "misterioso" regalo - III Parte
28. Senza di lei - I Parte
28. Senza di lei - II Parte
29. E se fosse troppo tardi? - I Parte
29. Un lungo viaggio - II Parte
30. Il cavaliere delle rose - I Parte
30. La fine o l'inizio? - II Parte
Epilogo - Portami con te
Ringraziamenti
Nuova storia

4. Give me love - II Parte

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By abitodipiume

STEVEN

Dopo ben tre giorni e mezzo senza vedere la mia Kristin, quella sera finalmente potevo averla accanto a me. Eravamo entrambi stanchi: io per il primo giorno di stage, lei per il trasloco e la continua ricerca di un lavoro, ma la voglia di stare insieme era tanta. Avvolsi le sue spalle con il mio braccio, dandole un bacio tra i capelli, avevamo finito di cenare da poco in un ristorantino indiano e ora ci stavamo godendo le viuzze del centro, passeggiando lentamente.

«E così, come ti dicevo, sono stata in queste due scuole di ballo, ognuna mi ha rifilato una scusa diversa, concludendo il discorso sempre alla stessa maniera: "Le faremo poi sapere", sì certo...» appurò nervosa e mordendosi l'unghia del pollice, era un suo vizio: quando qualcosa non le piaceva doveva prendersela con quel povero dito. Sorrisi staccandole la mano dalla bocca. «Sì, lo so, scusa, è più forte di me.»

«Vedrai che presto qualcuno ti dirà che ha bisogno di una bellissima maestra di tango argentino.»

«Tu dici? Io non credo, sai, forse ho sbagliato tutto da bambina, avrei dovuto continuare a studiare danza classica, a quest'ora avrei avuto qualche possibilità in più...» disse, mettendo il broncio. Era ancora più bella quando fingeva di essere arrabbiata, ma sapevo che in realtà non lo era, i suoi occhi parlavano un linguaggio segreto che era difficile ignorare.

Mi fermai per qualche istante, le presi il viso tra le mani e le diedi un bacio dolce, le sue labbra piccole, ma gonfie, mi erano apparse più volte quelle notti senza di lei. La sua mano si appoggiò sul mio collo, legando i nostri visi e le nostre bocche agitate, come il cuore che batteva sorprendentemente forte. Se avessi avuto ancora un letto tutto per noi, probabilmente non mi sarei fermato, forse sarei andato avanti questa volta. L'avrei stretta a me, baciando il suo collo lungo, le spalle tese, la pelle liscia della sua schiena, come avrei voluto fare quella sera, prima che Belle tornasse prepotentemente nella mia testa...

Mi staccai da lei, guardandola in quegli occhi luminosi e pieni di vita, uno sguardo tenero e innamorato. Quante cose ancora avrei dovuto scoprire, stavamo insieme da cinque mesi, ma a volte avevo l'impressione di non conoscerla affatto. Di lei avevo imparato che le piaceva sorridere, prendere il controllo della situazione in caso di problemi, amava ballare e quando era nervosa parlava freneticamente, con impulso, senza riflettere. Era sensuale, furba e capace di far impazzire qualsiasi uomo con il suo profumo alle rose, con le sue movenze e quegli occhi da cerbiatta, ma di quello che era stata prima che ci conoscessimo ne sapevo ben poco.

«Quindi hai studiato anche danza classica?» chiesi, riprendendo a camminare.

Kristin si mordicchiò il labbro, proprio nel punto esatto in cui la mia bocca aveva assaggiato la sua e la vidi sorridere maliziosamente.

«Uhm sì, una vita fa... Avevo cinque anni quando mia madre mi iscrisse al corso, lo frequentai per circa un anno poi la implorai di cambiare genere e scuola, detestavo le mie compagne, erano così precise, io avevo sempre qualche ciocca fuori posto o la postura errata. Mi portò poi in una scuola dove eseguivano balli in coppia, provai la salsa, la rumba, il charleston, in seguito la mia insegnante notò un certo talento per il tango e mi assegnò un compagno fisso: David...» Il suo racconto si bloccò con la pronuncia quasi bisbigliata di quel nome.

Deglutì, fissando pensierosa il fiume Liffey, il sorriso che avevo visto spuntarle era morto nel momento esatto in cui aveva accennato al suo compagno. Evitai di indagare, anche se la curiosità era tanta, non volevo metterla a disagio, lo era già abbastanza senza che le facessi domande. Si spostò alcuni capelli sfuggiti via dalla coda e la sciolse poco dopo, quasi come se volesse coprire il suo volto.

«Hai frequentato per molti anni i corsi?» Provai a rispostare la discussione sul tango.

«Praticamente per tutta l'infanzia e l'adolescenza, ho interrotto il ballo qualche anno prima del diploma.»

«Per gli studi?» Scosse la testa e abbassò lo sguardo sulla strada, forse avevo toccato un tasto dolente. «Ti va di fermarci in qualche pub per bere qualcosa?»

«Steven Patel, ha intenzione di farmi ubriacare di nuovo?» Quella sua battuta mi fece scoppiare a ridere, ma poi mi ricordò che era un suo vizio nascondere le emozioni negative dietro all'ironia. Con le parole poteva fingere di stare bene, ma il suo sguardo rivelava altro, qualcosa l'aveva scossa...

«No, voglio solo godermi l'ultima ora della sua compagnia in un posto caldo e meno ventilato.»

«Va bene, per questa volta, le credo» affermò, avvolgendo poi il suo braccio attorno al mio.

L'idea di concludere la serata all'interno di un pub non era stata poi così sbagliata, fuori aveva ricominciato a piovere a dirotto, erano giorni che la pioggia non concedeva tregua. Finn, il mio nuovo collega, mi disse che dovevo farci l'abitudine ai cambiamenti repentini del clima. Inoltre, l'Irlanda era famosa anche per le sue piogge orizzontali, all'inizio feci fatica a capire cosa intendesse, ma dopo un po' mi fu tutto più chiaro. Il vento forte tendeva a spostare il flusso d'acqua in un'unica direzione: verso destro o verso sinistra. Piuttosto odiosa come cosa, ma in fondo ogni luogo aveva qualche caratterista particolare.

Trasferii la mia attenzione sulla ragazza che avevo accanto, i suoi occhi erano posati sulla pista, molte coppie stavano ballando; dal suo sguardo non riuscivo a capire se fosse ancora triste per il discorso di prima, era completamente persa a bere il suo drink e a fissare il centro della sala. A un certo punto percepii una lieve vibrazione proveniente dalla tasca dei pantaloni. Afferrai il cellulare e mi resi conto che erano diverse le notifiche ricevute nelle ultime ore. Alcune erano semplicemente email, altre provenivano dai social, ma quella che mi colpì più di tutte e mi spinse ad aprire la chat era quella di un messaggio di Belle.

"Indovina cosa'ho appena visto in tv? Il Re leone! Senza pensieriii la tua vita sarà, chi vorrà vivrà in libertàà... hakuna matataa..."

Lo lessi velocemente e a un tratto mi ritrovai a ridere di gusto, ero contento che fosse di buon umore, evidentemente stare con Mathieu le faceva bene, l'amore l'aveva resa più serena e più forte e non potevo che essere felice per lei. Certo, per me la situazione era ben diversa, non ero innamorato di Kristin come lo era lei nei confronti di Mathieu, però non volevo pensarci, non in quel momento.

«Chi era?» domandò la mia ragazza curiosa.

«Nessuno» mentii senza saperne nemmeno il motivo.

«Non si direbbe dal modo in cui stavi ridendo» esclamò scherzosa, ma il tono scettico della sua voce rivelava altro.

«Era solo un messaggio di Belle, nient'altro» risposi serio.

«Oh, capisco...» Tornò a guardare le altre coppie danzare, ma il suo nervosismo era piuttosto tangibile. «Mi chiedo perché ometterlo, in fondo è una tua amica, no?» Sapevo che era offesa per la bugia che le avevo detto, ma che senso aveva discuterne in mezzo a tante persone, quando a stento riuscivo a sentire la sua voce?

«Kristin, credimi, era solo un messaggio di Belle, se vuoi te lo mostro, non ho nulla da nascondere.»

«Non sto mettendo in dubbio il mittente del messaggio, tranquillo, mi fido di te» rispose portandosi la cannuccia alla bocca e finendo gli ultimi residui del suo cocktail alla frutta. «Solo che... non capisco perché hai cercato di evadere alla mia domanda raccontandomi una menzogna.»

«Sei gelosa?» I suoi occhi tornarono su di me, cercando di analizzare e studiare ogni mio movimento. Sinceramente iniziava a farmi mancare l'aria quel posto.

«Non lo so, dimmelo tu, dovrei esserlo?»

Scossi la testa percependo quel senso di asfissia aumentare sempre di più. Cosa voleva sentirsi dire da me? Non le avrei mai raccontato la verità, di questo ne ero certo.

«Conosci bene il rapporto d'amicizia che mi lega a Belle, non devi essere gelosa di lei. Tra l'altro è felicemente fidanzata...» E con quelle ultime parole sperai di troncare il discorso.

Annuì emettendo un versetto contrariato, ma poco dopo la vidi sbuffare imbarazzata, probabilmente si era già pentita per quel mezzo interrogatorio. Scese dallo sgabello e, avvicinandosi a me, mi prese per mano e con delicatezza mi attirò verso di lei.

«Voglio ballare con te» mi mormorò all'orecchio sorprendendomi per quell'improvvisa richiesta.

Non me lo feci ripetere due volte, la seguii al centro del locale, dove anche altre persone stavano ballando un lento a ritmo di Give me love, quella melodia malinconica mi parve un'ulteriore tortura per il mio cuore. La strinsi forte a me e lentamente incominciai a muovermi imitando i suoi passi: uno a destra un altro a sinistro e il mio cuore in tumulto. Appoggiò la sua testa sul mio petto e il profumo dolce dei suoi capelli mi ricordò ancora una volta che non era lei, non era quello il profumo che amavo alla follia.

L'abbracciai con più intensità, mentre gli occhi faticavano a trattenere la rabbia, dentro ero in fiamme e fuori ero solo il ragazzo che stava ballando con la sua donna, ero il ragazzo fragile che fingeva di amarla. Dentro avrei voluto piangere e liberarmi da quel peso che incatenava i miei sentimenti in un angolo, fuori volevo solamente essere l'uomo giusto per lei, il fidanzato perfetto. Dentro stavo lottando contro i sensi di colpa, fuori ero soltanto quello che voleva proteggerla dalla verità...

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