Gifts Under The Tree.

נכתב על ידי ThreeCrazyMinds

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Una città ricoperta di neve, il periodo più bello dell'anno alle porte ed un'infanzia spensierata che ritorna... עוד

Prologo.
1- Two sides of the world.
2- I get a little stronger, now.
3- A heart that's broke is a heart that's been loved.
4- Keep holdin on.
5- Believe in every dream that you got.
6- Supermarket flowers.
7- I love the way you hate me.
8- Say the word and we'll go.
9- She's the queen of hearts.
10- Girls just wanna have fun.
11- He's out his head, I'm out on my mind.
12- Kiss me like you do.
13- War of hearts.
14- Just for one day.
15- Amortentia.
16 - I see my future in your eyes.
17- The gift I didn't expect.
18 - All I want for christmas is you.
19- It's beginning to look a lot like christmas.
20 - Santa Claus is coming to town.
21- A face on a lover with a fire in his heart.
22- You're all I need, you're everything.
23 - Just one more moment.
24 - Hold me now.
25 - Stop and stare.
26- Comatose.
27- Only you're the one.
28- I'd give up forever to touch you.
29- You'll be coming home with me tonight.
30 - I wanna be so far gone in you.
31- Your love's got me looking so crazy.
32- One touch and I ignite.
33- You're the one that I want.
34- I'm not the same as yesterday.
35- Don't wanna waste another day we're given.
37- Over and over.
38- I don't want this moment to ever end.
39 - You're gonna be the one that saves me.
40- Everything good.
41- Just say the word.
42- Fallen angel
43 - So tell me you'll be right here with me.
44- Ashes of Eden.
45- A part that's holding on.
46- If you could know.
47- Bleeding out.
48- Judas.
49- I'm ready for the riot to begin.
50- Warriors.
Problemi.
51- Fire and fury.
52- We all have our secrets.
53- I'm trying but I keep falling down.
54- Animal I have become.
55- Fire on fire.
56 - Fighting 'til the wars won.
57 - We're better than alright
58- Fallin' like the stars, we're fallin' in love.
59- Hall of fame.
60- In The End Love Is All We Need.
Epilogo.
RINGRAZIAMENTI.
Annuncio!💙
SPIN-OFF!💙
👀
FINALMENTE... ENDLESSLY!❤️

36- I won't let go.

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נכתב על ידי ThreeCrazyMinds

La macchina di Jonathan sfrecciava silenziosa tra le strade innevate di una Boston che a poco a poco si stava addormentando. I lampioni illuminavano la strada, riflettendo la luce sul volto stanco dei quattro. Daphne si trovava accanto al biondo ed osservava pensierosa la città, che cosa sarebbe successo adesso che le vacanze erano finite?
Allison e Joe sedevano nei sedili dietro, la mora con la testa appoggiata al corpo caldo del samoano, ascoltava silenziosamente la musica che si espandeva nell'abitacolo. L'uomo faceva scorrere le dita lungo il braccio in una tenera carezza mentre il sorriso non voleva abbandonare il suo volto.

«Ci vediamo domani ninfa.» la mora salutò la sua amica, lasciandole un dolce bacio sulla guancia, cercando di tranquillizzarla. Aveva assistito al litigio e non riusciva a nascondere un velo di preoccupazione per la situazione che si era andata a creare.

«A domani tesoro! » tentò di non turbarla ulteriormente, cercando di dissimulare il suo stato d'animo. Jon salutò l'amico con una pacca fraterna e subito dopo sfrecciò per le vie della città, dritto verso casa sua.

Trascinandosi dietro le valigie i due salirono in casa e il dolce profumo di cannella li accolse, dandogli la sensazione di essere tornati a casa. Ally, da perfetta padrona, lo guidò all'interno del suo piccolo mondo. Joe si osservò intorno stupito da quanto l'abitazione parlasse di lei, la musica faceva da protagonista; vecchi vinili impilati in perfetto ordine occupavano quasi una mezza parete, il pianoforte bianco splendeva di luce propria, gli spartiti erano sparsi in giro e alcuni ritratti dei più famosi musicisti adornavano le pareti.

«Davvero molto carina! Il tuo piccolo mondo fatto di musica, piccola cantante.» Joe si sedette sul grande divano, sorridendogli ammiccante, mentre afferrava il bicchiere di vino rosso che Ally li stava porgendo.

«Grazie, volevo che la mia casa rispecchiasse il mio interiore. Un "piccolo mondo di Ally" dove rifugiarmi quando la realtà diventa troppo oppressiva. Sai, noi musicisti siamo dei veri e propri sognatori.» la donna si sedette al suo fianco e con gli occhi luccicanti raccontava della sua vita e del suo piccolo rifugio.

«Adesso che siamo tornati alla vita di tutti i giorni che cosa farai, piccolo angelo?» allungò una mano ad accarezzarle la coscia, mentre si avvicinava sempre di più. Voleva sentirla vicina, ora più che mai. Dopo quel fantastico capodanno passato assieme, non avrebbe permesso a nessuno di separarlo da quella donna fantastica, che era riuscita a farlo respirare di nuovo.

«Non smetterò mai di suonare, di studiare e comporre nuove melodie, per me è come respirare. Adesso mi sto dedicando all'incisione del nuovo album, un progetto a cui tengo moltissimo e spero venga apprezzato e capito. Nel frattempo continuerò ad esibirmi nei vari locali, adoro il contatto il pubblico, ti da una adrenalina pazzesca e tu dovresti saperlo bene, eh!» parlò con gli occhi brillanti e il cuore che palpitava; il suo volto era attraversato da una miriade di emozioni. Parlare della sua musica la faceva sembrare ancora più bella.

«Hai ragione! Sentire il proprio nome gridato dalla folla, il calore che ti trasmettono è un emozione indescrivibile. Salire sul ring ed affrontare il tuo avversario, vederlo cedere sotto i tuoi colpi e la folla che si agita e conta con te per lo schienamento finale... Può essere paragonato ad un orgasmo. Dovresti venire una volta Ally che dici?» sorrise sornione nel vedere le guance rosse della sua ragazza, aveva compreso perfettamente il doppio senso e scene poco caste si erano presentate nella sua mente.

«Ehm... Sì perchè no, ma solo se tu vieni una volta al mio studio di registrazione. Mi farebbe piacere che tu conoscessi il mio piccolo paradiso e i ragazzi che mi permettono di realizzare il mio sogno.» si schiarì la gola per poi alzare gli occhi sul volto dell'uomo che ogni volta la osservava incantato, perdendosi in nuovi particolari che la volta precedente gli erano sfuggiti.

«Accetto molto volentieri, la tua voce è magica, me ne sono accorto dalla prima volta che ti ho sentito al locale. Ne sono rimasto affascinato, mi avevi trasportato nel tuo mondo senza neanche guardarmi. Sarei rimasto lì in quel bar, in quella posizione ore e ore a saziarmi solo della tua splendida voce.» le prese il viso lasciando un dolce bacio su quelle labbra che ogni volta gli facevano perdere il senno.

«Vedrai che ti piaceranno, soprattutto Ramsey, il nipote del mio capo. É un ragazzo molto gentile e mi ha spronato un sacco di volte a dare il meglio di me. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda; malati di musica entrambi.» ripensò velocemente a quando lo aveva conosciuto, le era sembrato da subito un ragazzo a posto sebbene i suoi occhi azzurri nascondessero un luccichio strano quando la guardavano.

Spostò lo sguardo su Joe davanti a lei e prese ad osservarlo, lì in casa sua, tra le sue cose e provava un senso di calore mai provato prima e si rendeva sempre di più conto che Daphne non era l'unica ad essere innamorata, ma anche lei amava perdutamente il suo samoano.

«Sono felice di averti.» di slancio si alzò dal divano e abbracciò da dietro Joe, che sorrise intenerito dalla dolcezza che quella piccola grande donna sapeva donare.

«Anche io e non ho intenzione di lasciarti.» la strinse tra le sue grandi braccia e la sua lingua inevitabilmente finì nella bocca di lei, catturandola e travolgendola in quel vortice di passione che solo lui era capace di scatenare, riuscendo a strapparle persino un gemito quando le strinse il fondoschiena.

«Vuoi rimanere per cena?» Ally, dopo essersi goduta quell'abbraccio, non volendo lasciarlo andare gli propose una cenetta a casa sua.

«Ho un'idea migliore, adesso tu mi suoni qualcosa con il tuo meraviglioso piano mentre io mi dedico a coccolarti con una deliziosa cenetta.» le prese la testa tra le mani, assaggiando nuovamente quelle labbra di cui non era mai sazio.

«Sì signore! Non farmi saltare la casa però, eh!» lo prese bonariamente in giro, rimediandosi una pacca sul sedere mentre si voltava per prendere una bottiglia di vino dalla sua preziosa cantinetta vicino al camino.

I tasti del pianoforte si sottomettevano docili alle sue dita, la melodia che stava fuoriuscendo dal pianoforte era pura magia e la voce della sua donna risaltava ogni nota.
Si bloccò con una pila di coperchi in mano, non credeva a quello che aveva appena pensato. Aveva appena parlato di lei come della sua ragazza. Era nei suoi pensieri, nella sua mente, nelle sue mille parole e nel suo cuore.

La note di Heroes lo risvegliarono dai suoi pensieri, facendogli spuntare subito un sorriso. La loro prima canzone, ricordava benissimo quel giorno era il giorno dopo il concerto, quella volta l'aveva accompagnata a casa e avrebbe voluto che il tempo non passasse mai. Allison di nascosto osservò il piccolo sorriso e ne rimase affascinata ancora una volta. Pensò seriamente di volerla inserire nella sua lista di cover da incidere nel suo disco. Si era promessa che ogni canzone dovesse portare con sè un ricordo importante. Era stato così quando scelse di inserire Girls just wanna have fun di Cyndi Lauper, dedicandola alle sue ragazze. Il loro legame poteva sembrare fragile, la distanza l'aveva messo alla prova tante volte, ma loro erano forti e hanno resistito a qualsiasi ostacolo che si presentava davanti, sperando un giorno di ritornare a casa tutte insieme.
Quando la cantava pensava a Lily e alla sua passione per i libri, a Daphne e all'arte che aveva dentro, e quando  impazzivano per la coincidenza di aver trovato la loro Wonderwall alla radio,  a Indiana con le sue scarpette da ballo che, nonostante da tempo non fossero più sui suoi piedi, erano sempre con lei. Due lacrime scesero lungo le sue gote, le sue amiche erano il suo dono più prezioso.

In men che non si dica un profumino solleticò   il suo palato e un leggero brontolare si fece sentire. Joe uscì dalla cucina con in mano due piatti fumanti di spaghetti aglio olio e peperoncino che fecero brillare gli occhi della mora, colpita ancora una volta dalla premura che le stava riservando.

Con voce appena accennata, l'uomo appoggiò i piatti sul tavolo e si andò a sedere accanto a lei sullo sgabello, come facevano sempre nei giorni precedenti allo chalet. Aspettò che la musica si disperdesse nell'aria e dopo non ci fu alcuno spazio per le parole. Il calore delle loro bocche si mischiò ancora una volta, i cuori che battevano all'unisono, non c'era modo più bello di dimostrare il loro amore e come accade a tutti gli innamorati del mondo, si dimenticarono della cena troppo impegnati ad amarsi.

I, I will be King
And you, you will be Queen
Though nothing will drive them away
We can be heroes just for one day.

**

«Ana, sei in ritardo!» gridò Finn dal piano di sotto, già vestito per accompagnare la sua ragazza a lavoro; si sentiva meglio, la febbre era passata, a volte gli scappavano giustamente dei colpi di tosse, ma nulla di tanto grave da vietargli di passare la notte con la sua donna e farla sua per la millesima volta. Non se ne stancava mai, avrebbe voluto possederla in ogni momento della giornata e alzarsi presto quella mattina senza una buona sveglia non lo aiutava.

La ragazza scese dopo qualche minuto con il borsone sulla spalla, pronta per tornare a lavorare e un sorriso enorme comparve sulle labbra del moro a vedere il suo regalo di Natale appeso alla tracolla. Indiana amava il suo lavoro, le era mancato nelle ultime settimane il suo mondo e non vedeva l'ora di tornare dentro quelle mura e vedere i suoi allievi.

«Ho dormito poco, sai quanta fatica faccio ad alzarmi quando dormo poco... E tu mi fai dormire poco!» lo accusò indicandolo con un dito e con un sorriso divertito sul volto, ricevendo un ghigno soddisfatto da parte del suo fidanzato.

Uscirono di casa e salirono in macchina, Finn aveva la giornata libera dalla riabilitazione o visite mediche, avrebbe voluto passarla con lei ma purtroppo la ragazza doveva tornare a lavorare.

«Andiamo a mangiare fuori a pranzo, ti va?» le chiese il moro ricevendo un assenso emozionato da parte di lei e ciò gli fece scappare una risata; mai avrebbe capito come faceva ad entrare tutto il cibo che mangiava dentro al suo minuscolo corpo.

«Dove mi porti?» iniziò a fare la curiosona tartassandolo di domande, a cui lui rimase completamente zitto.

«Possibile che non posso mai farti una sorpresa? E comunque, sei arrivata. E sei in ritardo di tre minuti alla tua lezione. Complimenti, menomale che sei il capo lì dentro, altrimenti saresti già fuori a calci!» la prese in giro, parcheggiando difronte al grosso edificio di due piani.

«Ci vediamo dopo!» ridacchiò Ana alla sua ultima frase scendendo dall'auto, non prima di avergli lasciato un dolce bacio sulle labbra.

Finn la guardò entrare di corsa e non riuscì a contenere una risata quando Ana andò a sbattere contro la porta. Scosse il capo e fece per mettere in moto di nuovo, ma poi realizzò che quello era il suo giorno libero e voleva passarlo con lei. A qualunque costo, anche dover vedere ballare dei bambini per il resto della mattinata.

Scese dall'auto ed entrò dentro alla scuola, si guardò intorno spaesato non avendo proprio idea di dove andare: c'erano troppe stanze e non aveva idea in quale insegnasse Ana. Sapeva che non era l'unica ad insegnare lì dentro, c'erano un sacco di corsi, disponibili sia per i piú piccoli sia per gli adulti. Non voleva fare una brutta figura aprendo una stanza in cui non c'era la sua Indiana.

«Posso aiutarla?» una voce femminile interruppe i suoi pensieri, si voltò verso la donna che lo guardava con la puzza sotto al naso sin da quando era entrato.

«Ehm... Io, penso di sì!» si avvicinò al bancone con le mani in tasca nervoso. Insomma, cosa avrebbe fatto? Non ne aveva la più pallida idea. «Sto cercando Indiana!» andò dritto al punto ricevendo un sospiro dalla signora e ebbe il presentimento di non starle tanto simpatico.

«Posso sapere chi la cerca?» sbattè dei fogli sul tavolo per poi inserirli in una cartellina, non sembrava tanto interessata a cosa volesse Finn e voleva solo liberarsene.

«Sono il suo fidanzato!» disse fiero sbattendo le mani sul bancone color argento che li divideva.

«La signorina Taylor sta facendo lezione ora, può tornare alla fine della mattinata.» la segretaria sbuffò pensando di averlo finalmente fatto desistere ma nulla accadde, anzi, in quella frase l'unica cosa che colpì Finn come una freccia era che un giorno futuro ci sarebbe potuto essere il proprio cognome accanto al nome della mora e quel pensiero gli fece scappare un enorme sorriso sul volto e, sicuramente, non lo fece arrendere.

«Lei non capisce, ho bisogno di vederla ora. Sa, stiamo insieme da poco tempo, so tutto di quello che le è successo e cosa l'ha portata ad aprire questa scuola. Ho un solo desiderio ed è vederla ballare e lei non me lo impedirà, sa? Anche solo un passo di danza per me è un traguardo perchè so che allora non sarà finita!» sembrava un bambino felice davanti al suo regalo più bello, ma ciò non trasmise niente alla signora, che provò ancora a mandarlo via senza risultati. «No, no, no, no! Lei non mi manderà via, ho bisogno di vederla, la prego! Mi dica solo qual è la sala in cui si trova e prometto che non la disturberò più. Voglio solo vederla ballare! Voglio aiutarla a sbloccarsi perchè... Cavolo, sta diventando la persona più importante della mia vita e la amo! Cavolo, sì, io la amo! Oddio, io amo Indiana!» ammise con un sorriso enorme a piegargli le labbra, mentre la donna lo guardava con un sorriso scocciato sul volto.

«In fondo al corridoio.» si sedette sulla sedia girevole dietro di sé, tornando alle sue scartoffie, ignorandolo.

«Sì! Grazie, grazie, grazie!» Finn si sporse dal bancone per darle un colpetto amichevole sulla spalla, venne fulminato immediatamente ma ciò non sembrò scalfirlo. «Lei è testimone della più grande storia d'amore di sempre! Grazie, signora!»

Il moro corse nel corridoio con un sorriso stampato sul volto, aveva detto per la prima volta a voce alta ciò che provava per Ana, non era una cottarella passeggera, era amore. Un amore forte. Impossibile da scalfire.

Arrivò in fondo, notando l'enorme porta marrone da cui sentiva provenire della musica seguita da una dolce voce che avrebbe potuto riconoscere tra mille. Alzò lo sguardo sul vetro e non potè evitare di sorridere di fronte alla sua fidanzata intenta a divertirsi nel suo lavoro: scherzava con i piccoli e quando li riprendeva lo faceva con una pazienza che non le aveva mai visto. Istanti prima si era ritrovato a pensare ad un futuro matrimonio con lei, in quel momento pensò a dei futuri... Figli. Scosse immediatamente il capo per scacciare quei pensieri, era troppo presto per parlare di certe cose nella loro relazione.

Prese coraggio e spinse piano la porta dell'aula non appena sentì la musica finire e gli applausi dei bambini seguiti dalla loro maestra. Il rumore della porta si espanse per tutta l'aula facendo portare tutti gli sguardi su di sé, compreso quello di Ana che non potè non rimanere scioccata. Non disse niente però, trattenne un piccolo sorriso e lo presentò ai bambini come un suo amico che era arrivato troppo in anticipo per un appuntamento, causando una risata silenziosa sul volto di Finn.

[...]

Passarono circa tre ore da quando Finn era entrato in quella sala, si sorprese di quanto Ana facesse lavorare quei bambini e di quanta energia avesse in corpo lei stessa. La sua ragazza salutò con un sorriso gentile tutti gli allievi prima di chiudersi la porta alle spalle guardando il suo fidanzato con un sopracciglio alzato.

«Mi dovrò aspettare una Samantha arrabbiata?» ridacchiò allacciando le braccia intorno al collo dell'uomo lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.

«Se è la segretaria, beh... Ho un po' rotto le scatole. Ma ne è valsa la pena. È stato bellissimo vederti insegnare.» le disse sincero tenendola stretta a sé dai fianchi. «Ora perchè non lo fai per me?»

«Insegnarti?» inclinò il capo senza capire la sua richiesta.

«No, ballare per me.» la guardò negli occhi serio; non voleva più sentire che i dottori le avevano detto che non poteva, che sentiva male o altro. Lui credeva in Ana e voleva vederla realizzare i suoi sogni senza ostacoli.

Lei si staccò immediatamente dalla presa dell'uomo, non voleva riprendere quel discorso per ancora. Le spezzava il cuore ogni volta, l'unica sua consolazione era poter vedere quei bambini realizzare i sogni che a lei si erano spezzati troppo presto. Lui, tuttavia, non fece niente di più semplice che andare a mettere una canzone dal computer e prendere le scarpe ancora ancorate al suo borsone.

«Mi offendo se non le usi, sai?» le regaló un bellissimo sorriso rassicurandola su tutte le sue preoccupazioni e tutti i brutti pensieri che le si annidarono nella mente. La fece sedere su uno sgabello infilandole con delicatezza le scarpe e allacciandole in due fiocchi. «Ci sono io, piccola. Non accadrà niente, okay?» le prese una mano tirandola in piedi e con un gesto veloce fece partire "Thinking Out Loud" dalle casse posizionate in ogni angolo della sala.

Finn la strinse a sé dai fianchi baciandole la fronte, Ana sentiva tutto il corpo tremare, aveva una voglia matta di farlo e ballare con lui, ma la paura che qualcosa potesse andare di nuovo storto la bloccò. Non riusciva a sciogliersi, appoggiò istintivamente la testa sul petto del moro cercando consolazione, ma non servì a nulla; la voleva veder ballare e non avrebbe accettato un no come risposta.

«Lasciati andare...» le mormorò all'orecchio, sfiorandole la schiena con le dita e lasciandole un bacio quasi impercettibile sulla testa. «Io credo in te. Guidami tu, okay? Faccio quello che vuoi, e non provare a dirmi della spalla, non mi importa se succede qualcosa, voglio solo vederti ballare e voglio che tu sia felice.»

Ana si staccò dal suo petto, tirò su con il naso e lo guardò dal basso mordendosi ripetutamente il labbro per il nervosismo. Lasciò cadere le mani dalle sue spalle prendendo un respiro profondo e ripensò in pochi istanti a quante volte in quel mese l'aveva incoraggiata a ballare. Lui era lì per lei. Si staccò dalla sua presa e annuì, causandogli un enorme sorriso sul volto e lasciandola libera dalla sua presa ferrea.
Non distolse lo sguardo da lui neanche quando si allontanò di qualche passo indietro, trovava la forza in quel cielo immenso dei suoi occhi e il sorriso che gli comparve le fece capire che era con lei.

Senza neanche accorgersene il suo corpo iniziò a muoversi a ritmo di una delle sua canzoni preferite, era come un richiamo. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, si voltò verso la specchio ma non riuscì a guardarsi per paura che fosse un sogno; riuscire a ballare come una volta, lasciando perdere degli acciacchi, come se non avesse mai smesso. Era come se improvvisamente avesse perso tutta la paura che si stagnava nel suo corpo da anni.

Finn non era mai stato fan della danza, prendeva sempre in giro la sua sorellina quando era piccolo. Eppure, in quel momento, gli sembrò l'unica cosa per cui valeva continuare a restare lì. Amava il modo in cui il corpo si muoveva a ritmo della canzone, l'aveva scelta perchè poteva descrivere perfettamente la loro relazione. Ogni parola gli ricordava di loro due. Non appena la musica finì, Ana riaprì gli occhi dopo pochi secondi solo per incontrare lo sguardo fiero di Finn che esprimeva più di mille parole. Riuscì ad esprimere tutta la sua gioia battendo semplicemente le mani mentre non le staccava gli occhi di dosso.

«Ce l'ho fatta...» mormorò affannata, con le lacrime agli occhi pronte per sgorgare. Il ginocchio aveva iniziato a darle noia verso metà della canzone, ma non aveva voluto dargliela vinta quella volta: aveva vinto lei. Quando Finn le sorrise, corse verso di lui che prontamente la prese in braccio stringendola forte a se, senza nessuna intenzione di lasciarla andare.

«Sapevo che ce l'avresti fatta.» le mormorò all'orecchio quanto fosse fiero di lei, sapeva che era solo un blocco nella sua testa e le serviva il giusta input per sbloccarlo.

Ed era lui. Era lui che le dava la forza.

**

La pioggia cadeva incessantemente sui grattacieli di Boston, rendendo l'atmosfera cupa e grigia. Erano appena tornati dal Canada, lasciando quello chalet che li aveva visti felici e spensierati, una stupenda parentesi destinata a concludersi una volta varcata la soglia di casa. Daphne e Lily avevano litigato il giorno del pranzo in casa dei nonni Hale, la mora si era sentita tradita da colei che considerava al pari di una sorella. La bionda ancora una volta aveva trovato rifugio tra le braccia di Jon che l'aveva accolta a casa sua, nel suo mondo, senza un minimo tentennamento.

Appena il suono della sveglia si espanse nell'aria, l'uomo fu così veloce a spegnerla in modo che la donna continuasse a riposare dopo quel viaggio stancante. Lentamente voltò il capo incontrando la figura dormiente della sua ninfa con i capelli arruffati e il viso sprofondato nel suo cuscino, rimaneva lo spettacolo più bello che avesse mai visto in vita sua. Averla lì nel suo letto, in casa propria, l'aveva inizialmente scombussolato, ma poi lei gli aveva sorriso e lui si era sciolto sotto quegli occhioni luccicanti che osservavano con curiosità crescente ogni minima cosa. Adesso per la prima volta in vita sua si trovava davanti ai fornelli, a cercare di preparare una colazione decente per la propria donna, sotto lo sguardo sbigottito di Blue, il suo adorabile amico peloso.

«Blue mettiamoci all'opera! Che cosa sarà mai preparare la colazione per due persone? Daphne lo faceva sempre per tutti durante le vacanze!» l'uomo si voltò con una padella in mano verso il cane, che alla vista del suo padrone piegò la testa di lato con uno sguardo che era tutto un programma ed emettendo un guaito basso. «Vediamo... Direi che una spremuta d'arancia per iniziare ci può stare... Ma dove diamine ho messo lo spremiagrumi ora?» cercò tra i vari ripiani quell'aggeggio infernale, come lo aveva definito pochi istanti prima. Tra imprecazioni di vario genere, riuscì a trovarlo. «E come cazzo funziona questo coso, adesso?» lo sguardo che stava rivolgendo all'elettrodomestico avrebbe incenerito il più pericoloso degli avversari, tanto che Blue vedendo il padrone in quello stato ringhiò di conseguenza. «Shh! Blue non fare casino o la sveglieremo!» si girò verso il cane cercando di azzittirlo, ma quello che ottenne fu un guaito più forte. «Dai cucciolone, se fai il bravo ti do un pezzo di bacon, eh!» si abbassò alla sua altezza, accarezzandolo sotto il mento per cercare di calmarlo.

Dopo aver accontentato il suo amico fedele con un pezzo di pancetta, si alzò in piedi e si mise all'opera. Prese dalla sua libreria personale un libro di ricette che Colby gli aveva regalato per insegnargli a cucinare, dopo che aveva quasi mandato all'ospedale tutti per il compleanno della piccola Joelle. Inforcò un paio di occhiali da vista e si mise a sfogliarlo cercando di trovare qualcosa che avrebbe colpito Daphne, ma che fosse anche semplice da preparare. Si ricordava come ogni mattina la bionda prendesse in religioso silenzio il suo amato cappuccino, per fortuna che aveva una macchina del caffè ultra tecnologica e che per fare quella bevanda bastasse pigiare un bottone. La parte più difficile fu quella della preparazione dei pancakes, fatti dalla sua donna sembravano molto più semplici, mentre lui ne aveva bruciati almeno cinque, per non parlare di quelli attaccati sulla pentola e sulla cucina. Era un completo disastro, non c'era niente da fare; la cucina non faceva proprio per lui.

«Che c'è? Io faccio il wrestler non il cuoco!» si girò guardando male il povero Blue, che lo guardò offeso andò a stendersi sul divano, coprendosi gli occhi con le zampe per non vedere i disastri che il suo padrone stava combinando.

Dopo svariati tentativi, qualche centinaio di imprecazione e una scottatura ad un dito, il lunatico riuscì a mettere insieme un vassoio con all'interno un bicchiere di spremuta d'arancia, una tazza di cappuccino, la sua solita tazza di caffè nero e i pancakes. Soddisfatto del suo risultato, con passo gongolante si diresse in camera da letto, ma un Blue piuttosto agile riuscì a sorpassarlo e lanciarsi sul grande letto, saltando e ingarbugliandosi nelle lenzuola mentre Daphne riapriva gli occhi disorientata da quell'improvviso risveglio.

«Blue... Scendi immediatamente! Scusalo Daph, vuole solo giocare!» appoggiò il vassoio sul comodino per poi cercare di farlo scendere dal lettone, ma proprio non ne voleva sapere e anzi l'aveva presa come un gioco, zigzagando tra le candida lenzuola.

«Ehi... Tranquillo, va tutto bene.» gli sorrise dolcemente, per poi chiamare il cucciolo, che ben felice si buttò tra le braccia della bionda, scodinzolando e abbaiando divertito. «Buongiorno cucciolotto, ma quanto sei dolce tu, eh.» Jon la osservava incantato e felice di averla nella sua vita.

Tirò un leggero sospiro quando la guardò negli occhi, quel velo che era calato da quella sera nel suo cielo azzurro lo preoccupava. Si vedeva lontano chilometri che stava soffrendo per la situazione che stava vivendo con Lily. Della litigata sapeva poco e niente, ma aveva capito che ci fosse dietro qualcosa di grosso, quelle due da quando le aveva conosciute non si erano mai separate se non per poco tempo. Lily si rifugiava tra le braccia materne della sua ninfa ogni qual volta un problema bussava alla sua porta e lo stesso faceva lei; un legame così forte non si poteva spezzare per una sciocchezza qualsiasi, ma non aveva avuto il coraggio di chiedere nulla. Si era limitato a stringerla tra le sue braccia fino a quando i singhiozzi non si erano placati ed anche allora l'aveva stretta incurante della posizione scomoda che avevano assunto.

«Buongiorno mia ninfa! Dormito bene stanotte?» si sedette dietro dietro di lei per poi abbracciarla stretta stretta, inspirando quel profumo di vaniglia che tanto gli piaceva. «Non sono bravo come te in cucina, tesoro, ma ho cercato di preparare la colazione!» nascose il volto tra i biondi capelli, imbarazzato da quelle piccole premure, atipiche per uno come lui.

«Tra le tue braccia dormo sempre meravigliosamente, amore! Allora che cosa prevede la colazione questa mattina? Sono molto curiosa!» voltò il capo per assaggiare qualcosa di più gustoso del suo cappuccino. Le labbra morbide si scontrarono e la passione non potè che sfociare tra i due, ma purtroppo per loro Blue aveva degli altri piani.

Il cucciolo, offeso per la poca attenzione che gli stavano prestando, si fece spazio tra i due riuscendo a dividerli con buona pace di Jonathan che si tirò su dal corpo caldo e provocante della sua donna con solo la sua maglietta a coprirla.

«Blue io e te poi dobbiamo fare un discorsetto!» sbuffò melodrammatico il lunatico, facendo ridere la bionda al suo fianco, divertita da quella scenetta.

«Senti che ne dici se corro a farmi una doccia e la colazione la preparo io? Ormai il cappuccino e il caffè si sono raffreddati e tu va' di la ad apparecchiare la tavola.» guardò con un sopracciglio alzato il vassoio sul comodino e con un balzò si alzò dal letto non curandosi minimamente della maglietta che si era alzata ed aveva messo in bella mostra i suoi glutei sodi, coperti da un perizoma bianco che lasciava poco spazio all'immaginazione, risvegliando in un secondo il suo istinto primordiale.

Gli occhi si scurirono improvvisamente come un cielo che si prepara alla tempesta, un ghigno malizioso comparve sul suo volto e con un salto degno di quelli che eseguiva sul ring la prese e la trascinò sotto la doccia.

«Facciamo un favore al pianeta, risparmiamo l'acqua e facciamola insieme. Alla colazione ci pensiamo dopo, ho fame di altro adesso!» si chiuse la porta alla spalle, lasciando i problemi e il mondo fuori da quella stanza. C'erano solo loro due e il loro modo di dimostrare quanto si amavano.

Dopo una buona oretta, passata a farsi le coccole, a giocare e ad amarsi uscirono dalla doccia. Daphne corse in camera da letto per asciugarsi la lunga chioma dorata mentre Jon si diresse in cucina per apparecchiare la tavola. Accese lo stereo e una musica allegra invase l'appartamento. Il lunatico fischiava e la sua ninfa canticchiava felice; uno splendido ritratto della loro quotidianità. Quotidianità momentaneamente disturbata dal suono del campanello. I due si guardarono per qualche istante, prima che fosse Jon a sbuffare ed a dirigersi alla porta per aprire, cosa che gli provocò un ennesimo sbuffo annoiato; il volto sorridente di Colby gli si palesò davanti come un fulmine a ciel sereno e senza che lui potesse evitarlo, il moro entrò in casa con estrema nochalance. Ignaro della tempesta che stava per abbattersi su di lui, si lasciò cadere in tutta tranquillità sul divano di casa Good.

«Ehilà, fratello! Disturbo?» sorrise sornione come suo solito. «No? Ti sono mancato, addirittura? Così mi lusinghi!» fece tutto da solo mentre accavallava le gambe sul tavolino di fronte.

«Che cazzo ci fai qui di prima mattina, babe? Non hai di meglio da fare che venire ad occupare il mio divano?» sbuffò ancora una volta, nascondendo un sorriso divertito; era sempre bello vedere il suo migliore amico.

«Ho notato i tacchi di una donna, a meno che nel tempo libero non li indossi, direi che in casa c'è la tua bella ninfa e la mia psicologa personale!» sorrise sghembo all'indirizzo di una Daphne che colta in flagrante uscì allo scoperto.

La donna si bloccò all'istante nel sentire la sua voce e nel vederlo seduto sul divano, sorridente e allo scuro di un crimine di cui lei si sentiva fin troppo complice. Non riusciva a guardarlo negli occhi, si stava sforzando con tutta se stessa di alzare almeno un angolo della bocca e mostrare una felicità forzata, del tutto finta. Jon la guardò in modo strano, quasi volesse scavarle l'anima per comprendere il suo disagio, ma la bionda distolse gli occhi anche da quelli di lui, sperando di risultare semplicemente stanca. In fondo lo era davvero, non sarebbe stato difficile fingere.

«Noto una vaga gioia nei tuoi occhi, Colby.» un tono controllato e palesemente nervoso. «A meno che tu non abbia vinto magicamente alla lotteria, devo dedurre che ti sia successo qualcosa di altrettanto bello?» pregò con tutta se stessa che il motivo di tanta felicità fosse l'aver visto Lily, ma la risposta di lui la fece sospirare.

«Non ho bisogno della lotteria per essere felice! Ma di un... Piccolo aiutino!» mimò il gesto con le dita per enfatizzare quella piccolezza. «Che ne dite di organizzare una bella serata tutti insieme? Credo che Lily stia per cedere e voglio giocare tutte le mie carte!» batté un pugno contro la propria mano, ricco di convinzione che sarebbe crollata da lì a breve.

Il cuore della bionda si fermò all'istante dopo aver sentito quella frase così piena di quel brio che da lì a poco sarebbe svanito. Spalancò gli occhi e cercò appoggiò sullo schienale della sedia, strinse così forte da farsi sbiancare le mani. Quegli occhi felici... erano troppo per lei, non avrebbe retto a lungo, lo sapeva bene.

«Beh... Per me non c'è problema, basta che non ci appioppi un altro film di Harry Potter.» Jon osservò con preoccupazione la sua donna, sembrava quasi avesse un attacco di panico, non l'aveva mai vista così.

«Nessun Harry Potter! Non ho bisogno di distrazioni, devo concentrarmi sul piano da mettere in atto.» sfregó le mani come se stessa assaporando la vittoria già in tasca. Oh, non vedeva l'ora di veder cedere quegli occhi scuri e di sentirla contro la propria pelle. Pregustava quel tanto agognato momento da fin troppo ormai.

«Finalmente andrai dritto al sodo, sempre che Bambi decida di dare a te il suo prezioso fiorellino.» lo sfottè come al solito, andando a sedersi sul divano vicino a lui. «E che cosa avresti intenzione di fare?» si voltò verso Daphne che scappò in cucina con la scusa banale del caffè sul fuoco.

«Metterla alle strette. É arrivato il momento di finire la corsa, babe.» di colpo il suo viso diventò serio e deciso. Il solo immaginare gli occhi scuri di Lily nella sua mente gli fece salire il sangue al cervello. «Dev'essere mia. É mia! Ed io sono suo... Non c'é altro che io possa fare per sfuggirle, ma altrettanto lei non può più scappare da me.»

«Il caffè è pronto!» Daphne si avvicinò ai due con le tazzine fumanti, peccato che entrambi notarono il tremore delle sue mani e lo sguardo basso. Queste cose non erano assolutamente da lei e questo convinse ancora di più Jonathan che ci fosse qualcosa che la stesse turbando e che in qualcosa centrasse il suo amico.

«Altro che caffé, bionda! Ho bisogno di un bel whisky incendiario per prepararmi.» le fece un occhiolino ammaliatore, prendendo comunque il caffé e sorseggiando con una tranquillità insolita.

Il liquido caldo gli scaldò la bocca fin da subito, lasciando che la sua mente lo collegasse allo stesso calore che era stata capace di donargli lei. Lei e quelle mani innocenti che nonostante tutto si aggrappavano sempre a lui. Oh, ci andava matto, era la sua più grande soddisfazione farla tremare dal desiderio; era lo stesso effetto che le suscitava in lui. Scosse appena la testa e sorrise tra sé e sé nel pensare che persino un semplicissimo caffé lo riportasse a Lily; un solo nome, un dolce e tremenda condanna.

«Allora? Dirai al tuo gruppetto fatato di venire stasera?» alzò lo sguardo sulla donna di fronte a sé e si accigliò nel vederla boccheggiare.

«Veramente...» sprofondò nella poltrona, troppi i sensi di colpa, non ce la faceva più a trattenere quel dolore che stava provando dal momento in cui Lily aveva comunicato la sua decisione. Evitò lo sguardò scuro e tranquillo di Colby, cercando appoggio in quello blu di Jon, ma questa volta li trovò spenti e calcolatori. La stava studiando come un avversario sul ring, cercava di capire cosa stesse succedendo e si stava preparando ad issare una difesa che li avrebbe protetti. In quel momento si ricordò di una frase, che ebbe il potere di farle tremare il cuore: io proteggo sempre la mia famiglia.
Una frase che li accomuva, ma che adesso poteva dividerli. Doveva parlare, doveva salvare la sua famiglia, la sua Lily da una decisione del tutto sbagliata e al diavolo il non intromettersi, anche lei era pronta a tutto!

«C'é qualche problema? Non dirmi che hai avuto la stessa idea ed é già tutto organizzato!» il sorriso complice che gli piegò le labbra sembrò spezzare Daphne dall'interno; bugie bastarde dovute ad un orgoglio troppo esplosivo per non colpire chiunque.

«Parla Daphne.» due parole decise e letali che arrivarono dritte da Jonathan. E nonostante avessero quella dolce sfumatura che riservava solo a lei, la donna tremò appena.

Il momento della verità era giunto, sarebbe stato giusto piegare un uomo con delle semplici supposizioni? E se Lily in quel momento avesse cambiato idea? Lei poteva distruggere quella felicità che si leggeva nello sguardo dolce di colui che poteva considerare quasi un fratello minore? E Jon come avrebbe reagito quando avrebbe scoperto che lei lo sapeva da un giorno e ancora niente era saltato fuori? L'avrebbe odiata, ne era certa, ma se quello era il prezzo da pagare l'avrebbe fatto. Basta tentennamenti, Colby doveva sapere.

«Col... Io... » tentennò sotto quello sguardo da cucciolo che aveva. «Cristo è così difficile.» il biondo assottigliò lo sguardo al fare così innaturale di lei, non l'aveva mai vista così provata e nervosa, tanto da metterlo in allerta immediatamente. Istintivamente, senza nemmeno rendersene conto, si raddrizzò sul divano per avvicinarsi all'amico. Difenderlo da qualsiasi attacco era nella sua indole naturale, prepararsi ad una battaglia senza esclusioni di colpi. La famiglia si proteggeva, sempre, e lui avrebbe fatto di tutto per evitare che Colby venisse ferito, a costo di prendersi il proiettile dritto al petto.

«Che cosa é difficile?» il diretto interessato piegò il capo per osservarla meglio, non capiva che cosa l'affliggeva ed il motivo di tanto nervosismo.

«Daphne!» il suono della sua voce così freddo, tagliente come una lama affilata sapeva essere, la risvegliò di colpo. Si alzò dalla poltrona per avvicinarsi al moro e stringergli le mani tra le sue, con il solito fare materno che mise in allarme ancora di più il lunatico seduto accanto.

«Io ho bisogno che tu ascolti attentamente ogni parola che sto per dirti!» prese un profondo respiro mentre gli altri due lo trattennero senza accorgersene. «Colby... Lily non verrà stasera.» lo guardò dritto negli occhi, scorgendo la paura che li stava attraversando.

«Che cosa significa che lei non verrà?» con scattò fulmineo si sciolse dalla presa di lei e si alzò in piedi. La mascella serrata ed il cuore che batteva come un tamburo di guerra, erano solo il preludio di una vera e propria esplosione.

«Non verrà stasera, non verrà domani né dopodomani. Colby sta partendo... Ritorna a New York.» abbassò lo sguardo pieno di lacrime, come se fosse la colpevole di un atroce delitto. Si sentiva malissimo, aveva distrutto un uomo e la colpa era esclusivamente la sua.

Quest'ultimo aprì le labbra per dire qualcosa, ma fu costretto a richiuderle, ritrovandosi senza la capacità di parlare. Il sorriso che lo aveva accompagnato per tutta la mattina era un lontano ricordo, sbiadito come una fotografia di anni andati e come l'immagine di Lily tra le sue braccia. Le ultime parole di Daphne gli rimbombavano in testa come una tortura al quale non riusciva a sfuggire, gli sembrava di correre da ore eppure non riusciva mai a trovare un riparo che gli permetteva di tenere salva la vita. Cos'era tutto quel freddo che gli stava congelando il sangue? L'uomo strinse le mani in due pugni per impedire anche al cuore di diventare un pezzo di ghiaccio; niente più calore. C'era solo lei che lo aveva illuso, lei che stava scappando, lei che lo abbandonava.

«Che cosa cazzo le passa per la testa, si può sapere?!» fu il tono rabbioso del biondo ad interrompere il silenzio, mentre un Colby dallo sguardo vuoto si apprestava ad ascoltare passivamente.

«Jon... Devi capirla... » Daphne tentò di difenderla, ma venne prontamente fermata dal ringhio basso e dalla voce roca del suo uomo.

«Mi sono rotto il cazzo di capirla! Di cos'altro ha bisogno per capire che Colby è innamorato perso? Quale fantomatica sicurezza sta cercando ancora? E mentre lei cerca, mio fratello che cosa dovrebbe fare? Starsene buono ad aspettare che lei si decida a crescere? Porca puttana! Perché è ora che cresca o lo lasci stare, Daphne, non permetterò gli faccia ancora del male!» si alzò dal divano come una molla, stringendo i pugni così forte da sentire le unghie conficcarsi nel palmo.

La mano di Colby si posò decisa sulla spalla dell'amico nell'intento di fermare la sua furia. Non si voltò a guardarlo, semplicemente restò a fissare la figura di Daphne per minuti indefiniti, immobile nel suo sguardo azzurro cristallino che cercava, nonostante tutto, di difendere l'impossibile.

«Daphne non c'entra niente.» parole appena udibili, ma che tennero fermo il lunatico che sapeva quanto avesse ragione. «Lei dov'é?»

La donna alzò lo sguardo ancora una volta verso quell'uomo che adesso le sembrava così piccolo e indifeso, nonostante la sua stazza. Doveva fare qualcosa per entrambi, ma prima doveva accertarsi ancora una volta delle reali intezioni di Colby. Anche lei aveva qualcuno da proteggere e avrebbe preferito farsi passare sopra un tir piuttosto che vedere ancora la sua migliore amica piangere.

«Colby se io adesso ti do le chiavi del suo appartamento, tu corri e la fermi e non tornare finché non l'hai convinta a restare. E Lopez... Se la ferisci ti taglio la testa come Davide a Golia, ci siamo intesi?» afferrò la borsa per poi tirare fuori la copia delle chiavi dell'appartamento della mora. «Ti sto mettendo in mano il suo cuore, se le farai del male in questa mano vorrò il tuo! E adesso vai e rincorri la tua felicità!»

Lo sguardo dell'uomo passò in rassegna dal volto deciso di Daphne a quelle chiavi che avrebbero potuto mettere fine ad ogni cosa. Un fremito scosse il suo cuore fino a farlo battere incessante contro la gabbia toracica, l'immagine di una Lily munita di valigia e voglia di scappare lo costrinse a respirare in modo affannato; le mani che scorrevano nei lunghi capelli scuri ed il petto che si alzava ed abbassava incurante di poter esplodere da un momento all'altro. Una vera e propria catastrofe sarebbe scoppiata se solo si sarebbe ritrovato la figura della donna in questione davanti agli occhi. Che cosa seguire? Mente o cuore? La prima gli suggeriva di girare il volto ed ignorare i sentimenti letali che sentiva per lei, la seconda di afferrare quelle chiavi e correre il prima possibile da quegli occhi maledetti e quelle labbra a cui non avrebbe lasciato via di scampo. Fece un breve passo.

«Non credo sarà un problema, il mio cuore é stretto già tra le sue mani. E non hai idea di quanto stia sanguinando in questo momento.» afferrò le chiavi con una calma devastante. «Non ti posso assicurare che il suo corpo ne uscirà indenne, però. Non questa volta... Non riuscirà a scappare dall'inferno in cui ci ha trascinati.» una minaccia o semplicemente una promessa che stava a significare una sola cosa...

Game Over.

Sorpresa!!!! 🥳🥳
Buonasera splendori, come state?
Stasera ci siamo sentite particolarmente buone e abbiamo deciso di farvi un regalone per farci perdonare le volte che vi abbiamo fatto aspettare e per questo ancora ci scusiamo infinite volte! 🙏
Ma veniamo a noi e al nostro capitolo!
I ragazzi e le ragazze sono tornate a Boston, hanno lasciato il loro angolo di paradiso per ritornare alla vita di tutti i giorni! Ally e Joe si concedono una serata tranquilla dove si aprono sempre di più e vediamo come il loro legame sia sempre più forte 😍😍
Ana e Finn sono sempre più innamorati 🥰 e il nostro bel irlandese va a trovarla nella sua scuola di danza e un incontro con una segretaria un po' antipatica, fa scoprire ciò che ormai anche i muri sanno XD Finn è innamorato perso della nostra pasticciona e questa scena ci fa andare in brodo di giuggiole 😍😍 . Ana grazie all'amore e alla caparbietà del suo Fergal riesce a superare la sua paura e a ballare di nuovo 😍😭 non vi nascondiamo che ci siamo commosse quando scrivevamo questa scena!
Daphne, la nostra donna coraggiosa, dopo il litigio con Lily è distrutta, non sa che fare e rifugiarsi tra le braccia del suo lunatico le sembra l'unica cosa da fare.
Jon ha capito che qualcosa di grosso turba la sua ninfa, ma decide di rispettare il suo momento e di tenerla stretta a sé durante tutta la notte! 😍😍 non è dolcissimo?
Ma veniamo alla parte divertente dove lo spirito di Ana si impossessa del corpo del biondo e accanto al suo fedele cagnolone combinano un casino dietro l'altro, svegliando la povera Daphne che con le coccole di Jon e Blue sembra ritrovare il sorriso, ma l'arrivo inaspettato di Colby ribalta la situazione.
Una scena che ci ha piegato, eravamo in una valle di lacrime. Il sorriso di Colby che piano piano si spegne, sentendo quelle parole che gli come una pugnalata dietro l'altra gli lacerano il cuore..
La rabbia e il dolore di Jon nel non poter aiutarlo, nel non poter prendere al posto suo questo proiettile. Quella fratellanza che li unisce e li rende unici 😍😍
Daphne che ancora una volta viene in soccorso del suo fratellino e gli consegna le chiavi della sua felicità oppure della sua definitiva sconfitta.
Che cosa succederà nel prossimo capitolo??
Una cosa è certa ... Game Over!

Come sempre vi ringraziamo per l'affetto e i bellissimi commenti che ci lasciate ogni volta! Siamo contentissime del risultato che piano piano stiamo raggiungendo 😍😍 ed è tutto merito vostro!
Vi lasciamo con delle gif dolcissime 😍😍
Jon e Blue 😍😍

Ambrorollins 😍😍

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