Il mio adorabile rimpianto

By silvi1096

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Sequel de "Il mio adorabile vicino di casa". Una notte, mille ricordi, un solo rimpianto. Danny Owen, l'unic... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Epilogo
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Capitolo 6

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By silvi1096

Savannah's pov

I miei occhi vagano per la stanza, alla disperata ricerca di una via di fuga.
Accanto a me, mio padre sta cercando in tutti i modi di mantenere la calma. Ieri sera, dopo un momento di totale sconforto, non ho resistito e gli ho confessato tutto. Avevo fatto promettere ad Alan di non dire nulla, ma sono stata io la prima a non mantenere tale promessa.
Fortunatamente papà si è limitato a stringermi forte a sé, e a sussurrarmi parole di conforto. Quando ho raccontato tutto anche alla mamma, lei è scoppiata a piangere e mi ha supplicato di rivolgermi ad uno specialista.
Alla fine, ho dovuto cedere. Hanno ragione, ho bisogno di aiuto, e l'attacco di panico avuto ieri non ha fatto altro che confermare l'evidenza.

All'improvviso la porta si apre, rivelando la figura alta e slanciata della dottoressa Jane. "Buongiorno, potete accomodarvi."

Seguo mio padre all'interno della stanza, e la prima cosa che noto sono le pareti tappezzate da... fotografie. Alcune raffigurano l'oceano, mentre altre un bambino con dei bellissimi capelli neri e un paio di occhi azzurri come lo zaffiro.

"È suo figlio?" le chiedo, dopo essermi accomodata. Non voglio che pensi che io sia sfacciata, ma non ho potuto fare a meno di chiederglielo.

"Si, quella foto è stata scattata quando aveva cinque anni. Purtroppo non ho altre foto di lui, da adulto intendo. Non ama particolarmente farsi fotografare. " mi sorride, all'apparenza per nulla infastidita dalla mia domanda.

"Grazie per averci ricevuto con così poco preavviso. Gliene sarò grato in eterno." inizia papà, gentile come sempre.

"Oh, non deve ringraziarmi. È mio dovere aiutare la gente, oltre che un mio grandissimo desiderio." Si sistema meglio sulla poltrona, prima di continuare. "Allora, come posso esservi d'aiuto?"

"Cinque mesi fa mia figlia ha subito una violenza carnale da parte di due ragazzi della sua età. Io e mia moglie siamo preoccupati per la sua salute mentale, oltre che fisica ovviamente." racconta papà al posto mio.

Rimango in silenzio, mentre la dottoressa Jane mi osserva con occhi pieni di comprensione. "Signor Fisher, le dispiacerebbe lasciarci da sole? Mi dispiace, ma in questi casi la privacy è più importante di qualsiasi legame."

Alzo gli occhi, stranita. È la prima volta che uno psicologo si rivolge a mio padre chiedendogli di uscire. A Londra, nessuno si è mai preoccupato della mia privacy.

Papà acconsente alla richiesta della dottoressa, senza protestare, e in poco tempo rimaniamo sole. Lei, seduta comodamente dietro l'enorme scrivania, ed io, scomodamente seduta su una delle due poltrone in pelle al centro della stanza.

"Ti senti più a tuo agio? Ho notato la tua scarsa partecipazione nel raccontare ciò che è realmente avvenuto." La dottoressa Jane punta i suoi occhi azzurri nei miei, e quel semplice contatto visivo aiuta a rilassarmi. Lei non è come gli altri, è...diversa. Più umana, ha gli occhi buoni, pieni d'amore da donare al prossimo.

Mi limito ad annuire.

"Sono qui per aiutarti, Savannah, ma ho bisogno di tutta la tua collaborazione." inizia. "Sai, sei stata vittima di una delle violenze più brutte che una donna possa subire. E non sarà facile, per te, recuperare. Col tempo, però, e con tutta la buona volontà del mondo, vedrai che andrà meglio. Ti libererai da tutta la rabbia, la paura e i sensi i colpa che non fanno altro che controllare le tue giornate."

"Fa male." rispondo d'istinto. "Fa male parlare di quella notte."

"Parlarne è doloroso, ma non parlarne affatto lo è ancora di più." risponde prontamente la dottoressa Jane.

Ha ragione, non posso pretendere di ricominciare a vivere se prima non mi confronto con la realtà. Devo parlarne, non soltanto con lei ma anche con le persone che mi amano. A poco a poco, riuscirò a farlo, è solo questione di tempo.
Continuo a ripetermi tutto ciò, come un mantra, con la speranza di poter fare la scelta giusta.

"Conoscevo uno dei ragazzi." sputo il rospo, dopo attimi di esitazione e riflessione. "Si chiama Cameron, ed è...era uno dei miei migliori amici."

La dottoressa si muove impercettibilmente, visibilmente interessata alle mie parole. "Un amico quindi." Punta i suoi occhi nei miei, come poco fa. "E dimmi, tra te e questo Cameron c'era qualcosa?" Ha pronunciato il suo nome con disgusto, repulsione. E fa bene, dovrei iniziare a farlo anch'io.

Se c'era qualcosa? E chi può saperlo... Dopo quella notte, mi sembra tutto così confuso, sbagliato.
"Non lo so, eravamo amici però non ci comportavamo come tali. L'ho sempre considerato un fratello, forse però eravamo legati da qualcosa di più forte dell'amicizia."

È la prima volta che ammetto a me stessa una cosa del genere. Per lui, ero arrivata al punto di mentire a Danny. Mi confidavo con Cameron, rimanevo ore e ore distesa con lui sul mio letto. In pratica, ci comportavamo come due fidanzati, senza includere baci romantici o appuntamenti a lume di candela.

"Dalla tua faccia, deduco che Cameron era molto più di un semplice amico." La dottoressa Jane è una donna schietta, a quanto pare, non ama particolarmente girare intorno alle cose.

"Come ti sei sentita quando hai capito che la vostra amicizia non era altro che un inganno, una bugia?"

Mi sono sentita uno schifo.
Mi sono sentita tradita.
Mi sono sentita persa.

"Io mi fidavo di lui, avrei fatto qualunque cosa per lui. Si è preso gioco di me ed io non posso fare a meno di chiedermi come sia potuto succedere. Solitamente, so riconoscere gli inganni."

"Eri accecata dal sentimento che provavi per lui." risponde la dottoressa. "Comunque, parlami di Bret. Eravate amici?"

"No." sbotto all'istante. "Non avevo mai visto Bret prima di quella sera alla festa." Brevemente le racconto di Leah e di quello che mi aveva urlato contro, prima di continuare a parlare di Bret. " Ha approfittato delle debolezze dei miei amici, per arrivare a me."

"Hai tanta rabbia dentro di te, Savannah. Non ti porterà da nessuna parte raccontare gli avvenimenti di quella sera con una punta di odio nella voce. So che è difficile, ma devi imparare a parlarne senza impazzire di rabbia. Devi pensare a te come ad una sopravvissuta, non come una vittima."

Pensa che non ci abbia provato?
È più forte di me, non riesco a rimanere distaccata, il dolore è più forte di ogni altra cosa.

"Forse è stato uno sbaglio venire oggi." Mi alzo di scatto, convinta di andarmene. Se prima credevo di potermi fidare di lei, di poter ricominciare a vivere seguendo uno specifico percorso terapeutico, adesso non la penso più allo stesso modo. Non fa altro che ripetermi di parlare di quella sera, di rinunciare all'odio. Sono stufa di sentirmi dire sempre le stesse cose, non ne posso più.

"Stai scappando." La voce della dottoressa Jane mi inchioda al suolo. "Di nuovo. Sappi che non ti impedirò mai di andartene, non sei mia prigioniera e mai lo sarai. Ma non potrai mai stare bene se non impari ad affrontare gli ostacoli, le tue paure. Rimarrai per sempre rinchiusa in camera, con la costante paura di non essere abbastanza e di aver meritato un simile trattamento da parte della persona che amavi."

"Io non amavo..." mi blocco, incerta. Lo amavo davvero?
Possibile che...io fossi innamorata di due ragazzi contemporaneamente?

"Avevo un ragazzo, Danny, sono innamorata di lui non di Cameron." Forse, se continuo a ripeterlo, finirò per crederci anch'io.

"Sta proprio nella grammatica la differenza, ragazza mia. Quello che conta è il presente. E nel presente tu sei innamorata di Danny e di nessun altro."

Le parole della dottoressa Jane mi scivolano nelle vene, riempiono la mia mente. Ha ragione anche su questo, io sono innamorata di Danny. Solo e soltanto di lui, nonostante la lontananza, nonostante quel messaggio. Nonostante la violenza subita.

"Grazie, dottoressa. Le prometto che rifletterò molto sulle sue parole." Lentamente, mi alzo, e lei fa lo stesso.
Il nostro incontro è durato meno del previsto, però per il momento sento di non poter fare meglio di così. Un passo alla volta, piccoli passi che mi porteranno alla meta.

"Sono felice di esserti stata d'aiuto. Ci vediamo fra tre giorni, e quel giorno mi darai la risposta alle domande implicite nelle mie parole."

Ci lasciamo, con la promessa di rivederci presto.
Trovo papà seduto su una delle sedie poste nella sala d'attesa. Sta leggendo una rivista, non appena i suoi occhi si posano sul mio corpo, un sorriso compare sul suo volto.
"È andata bene?" mi chiede, venendomi incontro.

"È andata più che bene. Grazie per avermi convinto." Lo abbraccio, non per dimostrare a lui quanto gli voglio bene, perché lo sa già, ma per dimostrare a me stessa di non essere sola.

🔸🔶🔸🔶🔸

Danny's pov

Stamattina mi sono svegliato con la luna storta. E so anche il perché.
Quel maledetto sogno... Sembrava così reale, eppure così...lontano ed impossibile.

Ho sognato Savannah.
Il problema, però, è un altro.
Non l'ho semplicemente sognata. Ci stavo facendo l'amore.
E noi non ci siamo mai spinti fino a quel punto, per volere di entrambi.

A volte, vorrei non averla mai conosciuta. Sarebbe stato tutto più semplice. Forse, però, senza di lei, non avrei mai avuto il coraggio di andare contro mio padre, di perseguire i miei sogni.
E forse, dopotutto, non è stato un male innamorarmi di lei.

La musica rimbomba per la palestra, il mio corpo si muove quasi involontariamente, come spinto da una forza sovrannaturale. Ballare è la mia vita, è ciò che amo fare, e mi rende felice. Non potrei mai immaginare una vita senza danza. Sarebbe un incubo.

Ad un tratto la musica si stoppa. Alzo gli occhi e sorrido non appena riconosco la chioma castana della mia amica. "Ehi, come hai osato stoppare la musica? Non si fa." ridacchio, avvicinandomi.

Provo ad abbracciarla, ma Cassidy mi spinge via, disgustata. "Sei fradicio, idiota, non ti abbraccerei mai in queste condizioni."

"Savannah una volta l'ha fatto."
Cassidy sgrana gli occhi, e mi rendo conto solo dopo di aver detto una cavolata.

Osservo Cassidy sedersi al centro della pista, con la mano picchietta il pavimento accanto a lei per invitarmi a raggiungerla.
"Ti manca?" mi chiede, dopo un po'.

"A volte." rispondo sinceramente. "Mavis mi rende felice, però..."

"Però non è Savannah." conclude lei al posto mio.

Già...non è Savannah e forse non lo sarà mai.

"Credi che un giorno la amerò come ho amato Sav?"
Poco tempo fa, ho definito Mavis il centro del mio mondo, e adesso mi ritrovo qui, a chiedermi se lo è realmente. Cosa c'è di sbagliato in me?

Niente...Stai soltanto perdendo tempo con la persona sbagliata. Prima te ne renderai conto, meglio sarà per tutti.
Smettila, non sai niente di me o di quello che provo.
Mi chiamano coscienza per un motivo, caro mio.

"Non lo so, Danny, soltanto il tempo ti darà la risposta."

Ha ragione Cassidy. Devo vivere giorno per giorno, senza pormi domande insensate.
Prima o poi l'amore sboccerà e quel giorno smetterò di farmi domande su Savannah. Lei è il mio passato, mentre Mavis rappresenta il mio presente.

"Dai, smettila di pensare all'amore e concentrati su di me." mi scocca un'occhiata divertita. "Ho conosciuto un ragazzo."

Oh, questo si che è interessante.
Mi libererò mai di te?
Non vuoi sapere la risposta, fidati.

"Spara, lo conosco?"

Cassidy scoppia a ridere. "Scherzi? I tuoi amici sono degli idioti. Jerome non lo è."

"Jerome? Che razza di nome è?" Ora tocca a me ridere.

"È un nome, come lo è Daniel o Al..." si blocca, incapace di pronunciare il nome di mio fratello.

"Alan." finisco io per lei. "È così difficile da pronunciare?" Mi dispiace starle addosso, però deve smetterla di ignorare la sua esistenza. Alan esiste, e si sono fatti del male a vicenda. Dice di non essere più innamorata di lui, eppure non fa altro che comportarsi come una bambina.

"No, non lo è. Stavo per dire Adelaide, non Alan. Perché dovrei nominare tuo fratello?" si difende Cassidy, apparentemente calma e distaccata.

Fingo di credere alle sue parole e la convinco a raccontarmi di questo fantomatico ragazzo.

"Si chiama Jerome Torton, ed ha un anno in più di me. Praticamente la tua età, amico mio. È biondo, con gli occhi azzurri, e un fisico da urlo." Le si illuminano gli occhi quando pronuncia la parola "fisico".

Scuoto la testa, ridacchiando. "Cassidy Austin che si emoziona a parlare di fisici scolpiti e ragazzi biondi. Cosa ne è stato della vecchia te?"

"È stata tradita e rinchiusa in un abisso di dolore per tanto, troppo tempo." La sua risposta mi lascia senza fiato. Ha sofferto molto e adesso è intenzionata a lasciarsi tutto alle spalle.

Quello che mi chiedo però è : Ne vale la pena?

Non si può sfuggire all'amore, quello vero. Prima o poi verrà a prenderci tutti.

"Andiamo, su, o faremo tardi. Mavis e Lawrence ci aspettano in spiaggia." Si alza e mi porge la mano, che io  afferro senza esitazione.

"Andiamo a prendere un po'di sole, amica mia." La stringo dalle spalle, e insieme usciamo dalla palestra.

Prima di raggiungere gli altri, ci fermiamo un attimo a casa mia. Giusto il tempo di farmi una doccia e mettere il costume. Odio rimanere sudato per troppo tempo.

In corridoio, incontriamo Alan, con indosso soltanto il pantalone del pigiama. Si è allenato molto quest'anno, e i risultati si vedono.
Non appena ci vede, sul suo viso compare una smorfia di dolore.
Non si aspettava di vederla, ne sono sicuro.

"Ciao ragazzi." sussurra.

"Ciao fratello." rispondo.

Cassidy si limita a un cenno del capo. Come biasimarla...se fossi stato al suo posto, avrei reagito esattamente allo stesso modo.

Della serie: Jerome chi?

"Stiamo andando in spiaggia." li informo. "Ti andrebbe di unirti a noi?"

Cassidy si irrigidisce, sono sicuro che in privato mi farà pentire di aver invitato Alan.

Alan impiega un po'di tempo a rispondere, ma quando lo fa, le sue parole colpiscono entrambi. "Si, perché no."

"Bene." sorrido, mente Cassidy alza gli occhi al cielo. " Vado a fare una doccia, voi nel frattempo trovate il modo di passare il tempo." Dopo avergli fatto l'occhiolino, scompaio all'interno della mia stanza.

Adoro tendere una trappola a quei due. Alan ha già confessato di essere ancora innamorato di Cassidy e, chissà, magari col tempo lei si accorgerà di esserlo ancora. Per il momento, però, mi basta sapere di poterli lasciare nella stessa stanza senza che uno dei due uccida l'altro.

🔸🔶🔸🔶🔸

"Manca ancora tanto?" si lamenta Alan dal sedile posteriore. Ignorando la sua domanda, gli scocco un'occhiataccia dallo specchietto retrovisore.
Cassidy, al mio fianco, se ne sta in silenzio mentre il paesaggio scorre al nostro fianco indisturbato.

Quando arriviamo in spiaggia, Mavis e Lawrence ci stanno già aspettando vicino ad una panchina. Accanto a loro, ci sono anche Liz e Trevor.
Un piccolo gruppo, insomma.

"Ciao ragazzi, come va?" esordisco, avvicinandomi.

Mavis mi viene incontro, entusiasta. "Ciao amore." Si avventa sulle mie labbra, come un cobra con la sua preda, scatenando l'ilarità del resto del gruppo.

"Con calma ragazzi." ci suggerisce Liz, ridacchiando.

Ci stacchiamo, imbarazzati. Quando mi volto per vedere che fine hanno fatto Alan e Cassidy, rimango stupefatto nel vedere la mia amica con accanto un ragazzo alto, dalla carnagione abbronzata.

Si avvicina al gruppo e, con il sorriso sulle labbra e un'espressione da ebete, ci presenta la sua nuova fiamma. "Ragazzi, lui è Jerome Torton, il mio nuovo ragazzo."

Con la coda dell'occhio, noto Alan irrigidirsi e stringere i pugni lungo i fianchi.

"Piacere di conoscerti, Jerome. Io sono Danny, il migliore amico della tua ragazza." mi faccio avanti, una mano stretta intorno alla vita di Mavis e l'altra a mezz'aria, in attesa.

Jerome ricambia, sorridendo. "È un piacere per me conoscervi, Cassie mi ha parlato tanto di voi."

"Io sono Alan." sento dire alle mie spalle. "Il suo..."

"Ex ragazzo." conclude lui. "Si, mi ha raccontato anche di te."

Alan punta gli occhi su Cassidy, e anch'io faccio esattamente la stessa cosa.
Se Cassidy ha raccontato a Jerome di Alan, ciò può significare soltanto una cosa.

"Sono felice che l'abbia fatto." risponde Alan. " In una coppia non devono esserci segreti."

Jerome annuisce, mentre Cassidy distoglie lo sguardo.
Cosa stai facendo, Cass?
E, soprattutto, cosa stai cercando di dimostrare?

Dopo la piacevole, si fa per dire, apparizione di Jerome, rimaniamo a parlare in riva al mare per un'altra mezz'ora, prima di decidere ufficialmente di tuffarci in acqua.

Tra schizzi d'acqua e baci umidi, mi lascio andare completamente. Meglio passare un pomeriggio in compagnia di vecchi amici, che pensare a Savannah e alla storia d'amore, apparentemente conclusa, tra Alan e Cassidy.
Rimuginare non serve a nulla, a volte basta soltanto lasciar spazio al divertimento e alla spensieratezza per sentirsi meglio.


______________

Il mistero si infittisce...no okay, non sto scrivendo un giallo 😂😂

Buonaseraaa, come state?
Piaciuto il capitolo?

New entry nella vita della nostra amichetta Cassidy.
Jerome Torton, vero amore o chiodo schiaccia chiodo?

Danny che sogna Savannah...le domande che inevitabilmente ritornano. Ama Mavis? La amerà mai?
Dimenticherà mai Savannah?

E proprio lei, la nostra mitica Savannah. Starà bene? La dottoressa Jane sarà in grado di aiutarla?

Ma la vera domanda è: è stata realmente innamorata di Cameron, senza però esserne cosciente? La risposta arriverà, sarà un argomento su cui Savannah avrà modo di riflettere.

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