Figlia di mercante

By lucille994

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Seicento, epoca buia, epoca di sospetti, di epidemie, di guerre. Ma anche secolo della musica, del barocco, d... More

Aprile 1654
Settembre 1657
Ottobre 1659 pt. 1
Ottobre 1659 pt. 2
Ottobre 1659 pt. 3
Ottobre 1659 pt. 4
Ottobre 1659 pt. 5
Ottobre 1659-Giugno 1660
Estate 1660
Autunno 1660
Autunno 1660 pt. 2
Febbraio 1661
Estate 1661
Settembre 1663
Aprile 1664
Aprile 1664 pt. 2
Maggio 1666
Settembre 1666
Novembre 1667
Gennaio 1668
Febbraio 1668
Aprile 1668
Aprile 1668 pt. 2
Maggio 1668
Fine dicembre 1668
Gennaio 1669
Gennaio 1669 pt. 2
Gennaio 1669 pt. 3
Gennaio 1669 pt. 4
Febbraio 1669
Febbraio 1669 pt. 2
Febbraio 1669 pt. 3
Marzo 1669
Maggio 1669
Fine maggio 1669
Fine maggio 1669 pt. 2
Fine maggio 1669 pt. 3
Giugno 1669
Luglio 1669
Fine luglio 1669
Fine luglio 1669 pt. 2
Primi di agosto 1669
Agosto 1669
Agosto 1669 pt. 2
Agosto 1669 pt. 3
Agosto 1669 pt. 4
Settembre 1669
Settembre 1669 pt. 2
Settembre 1669 pt. 3
Settembre 1669 pt. 4
Settembre 1669 pt. 5
Settembre 1669 pt. 6
Ottobre 1669
Ottobre 1669 pt. 2
Ottobre 1669 pt. 3
Ottobre 1669 pt. 4
Ottobre 1669 pt. 5
Ottobre 1669 pt. 6
Novembre 1669
Novembre 1669 pt. 2
Novembre 1669 pt. 3
Dicembre 1669
Dicembre 1669 pt. 2
Primi di gennaio 1670
Un po' di pubblicità!
Primi di gennaio 1670 pt. 2
Febbraio 1670 **
Febbraio 1670 pt. 2 ***
Febbraio 1670 pt. 3 **
Febbraio 1670 pt. 4 **
Febbraio 1670 pt. 5 **
Febbraio 1670 pt. 6 **
Chiacchieriamo un po'
Febbraio 1670 pt. 7 *
Marzo 1670 *
Marzo 1670 pt.2 **
Marzo 1670 pt. 3 **
Primi di aprile 1670 **
Aprile 1670 *
Fine aprile 1670 *
Maggio 1670 *
Maggio 1670 pt. 2 *
Maggio 1670 pt. 3 **
Maggio 1670 pt. 4 *
Maggio 1670 pt. 5 **
Maggio 1670 pt. 6 *
Maggio 1670 pt. 7 **
Maggio 1670 pt. 8 *
Primi di giugno 1670 *
Pieno giugno 1670
Pieno giugno 1670 pt. 2
Pieno giugno 1670 pt. 3
Agosto 1670 pt. 2
Agosto 1670 pt. 3
Settembre 1670
Settembre 1670 pt. 2
"Ultimo" avviso
Settembre 1670 pt. 3
Fine settembre 1670
Fine settembre 1670 pt. 2
Fine settembre 1670 pt. 3
Fine settembre 1670 pt. 4
Fine settembre 1670 pt. 5
Fine settembre 1670 pt. 6
Epilogo - Aprile 1671
Ed ora che siamo giunti qui...
Se "Figlia di mercante" ti è piaciuta...

Agosto 1670

980 77 6
By lucille994

Nonostante le proteste di Ferdinando, all'accertamento della gravidanza il duca Antonio prese una decisione molto ferma, ossia quella che la cognata non lasciasse il palazzo per nessuna ragione. Le assegnò un grande appartamento, così che potesse svagarsi in diverse attività senza l'assillo della folla di cortigiani che, dopo due mesi, ancora non si erano stancati di parlare di lei. Il rifugio sicuro delle camere private le avrebbe concesso la tranquillità necessaria allo sviluppo sano del bambino, mentre la vicinanza di persone familiari e degne di fiducia avrebbe lenito la solitudine, qualora avesse desiderato evitare i saloni. Antonio non lasciava passare giorno senza farle visita, trattenendosi anche più di un'ora a chiacchierare alla presenza di un modesto numero di dame da compagnia. Tra queste spiccava Bice, l'amica della giovinezza, ormai madre esperta e voce rassicurante quando un nuovo dubbio faceva capolino. Per la maggior parte del tempo, le due giovani ricamavano insieme, o passeggiavano a braccetto lungo il corridoio, guardando dalle ampie finestre il giardino nel pieno dell'estate: non dover più indossare lo scomodo corpetto e le gonne strette era l'aspetto preferito di Galatea, cui si aggiungeva la gioia di vedere la pancia lievitare. Da poco aveva cominciato a sentire i primi movimenti del bambino e ogni calcio, ogni piccolo pugno era una benedizione per lei, perché le facevano sentire con forza una vita nuova impaziente di venire alla luce. Sempre più spesso afferrava all'improvviso la mano di Bice o di Antonio e la posava sul punto in cui il piccolo insisteva a colpire. Erano allora sorrisi luminosi, che la strappavano per un momento alla noia e alla tensione che erano ormai la normalità della sua permanenza a corte. Come se non bastasse il caldo e l'afa della capitale a guastarle sovente l'umore.

Un giorno di agosto, vicino alla festa dell'Assunzione, Galatea espresse il desiderio di non essere disturbata: avrebbe riposato in vista delle celebrazioni, ora che il peso della gravidanza era diventato più fastidioso, e la pancia più ingombrante. Solo Bice era stata ammessa nella camera da letto, dove la duchessina giaceva sulle lenzuola con un ventaglio in mano sempre in movimento; di tanto in tanto la vedeva sbuffare, accarezzare il pancione e volgere lo sguardo altrove. Non malinconica, come le capitava di essere, ma svogliata. Allora le sfiorava i capelli sulla tempia, le scostava il colletto della camicia leggera, che indossava per non soffrire troppo il caldo, o, semplicemente, cercava di attirare la sua attenzione con qualche chiacchiera. Galatea le sorrideva, magari diceva una o due parole, e poi, quasi subito, tornava a immergersi nei propri pensieri.

Poi arrivò Giovannino: Giovannino, il paggetto di otto anni che mesi prima aveva introdotto il duca Antonio, alla spasmodica ricerca di conferme sul bambino, era passato immediatamente al servizio della nobile gestante non appena lei ne aveva fatta richiesta al cognato. Il ragazzino, vispo e sveglio, aveva rallegrato il clima teso dell'appartamento, stemperando con qualche marachella innocente la malinconia della padrona, che lo adorava ogni giorno di più, specie da quando aveva scoperto che era orfano. Giovannino, dunque, entrò senza bussare, correndo agile verso il letto.

«Mia signora! – cinguettò con euforia – Un uomo strano ha chiesto di parlarvi. Devo farlo entrare?»

«Ti ha detto come si chiama, mmh?»

Il bambino ridusse gli occhi a due fessure e picchiettò l'indice sulle labbra, poi disse: «Non mi ricordo bene... Mentre parlava gli guardavo la benda sull'occhio...» raccontò, chiudendosi un occhio con la mano.

Galatea impallidì: «Può essere che si chiami Alessandro Ferraris?»

«Forse sì, mia signora» annuì Giovannino, non proprio convinto. La sua padrona, però, non nutriva dubbi al riguardo e guardò Bice alla ricerca di rassicurazioni. Bice, da parte sua, non sapeva cosa consigliarle e fece spallucce, senza nascondere di essere abbastanza allarmata dalla visita non prevista.

«Va bene, Giovannino... Fallo entrare» bisbigliò rassegnata, mentre l'amica strabuzzava gli occhi di incredulità. Il bambino corse via verso l'anticamera e ricomparve poco dopo, introducendo l'ospite non senza un brivido di eccitazione nella voce. La benda sull'occhio doveva averlo impressionato profondamente.

Quando Ferraris apparve sulla soglia, le due donne sobbalzarono un poco. Bice, che aveva solo sentito parlare di lui in precedenza, lo osservò a bocca aperta per un momento prima di riscuotersi; Galatea, invece, si premette con la schiena contro i cuscini e cinse il pancione con le braccia, quasi volesse nasconderglielo. Il nobiluomo attese al proprio posto finché la duchessina non gli ebbe dato il permesso di avvicinarsi. Camminando verso il letto con passo sicuro, il cappello tricorno nell'incavo del gomito, Ferraris non mostrò traccia di emozione. Sembrava una statua in movimento, tanto il suo viso era rimasto impenetrabile. Bice era completamente rapita dal suo fascino e non riusciva a togliergli gli occhi di dosso; Galatea lo fissava solo per prudenza, per intuire cosa lo conducesse lì e per prevenire eventuali pericoli.

Si fermò ai piedi del letto senza dire una parola; si inchinò leggermente, prima verso la duchessina, poi verso la sua dama. Quindi, con un rapido scambio di sguardi, lasciò intendere di voler rimanere solo al capezzale della giovane gravida. Bice, senza aspettare che fosse la sua signora ad ordinarlo, scattò in piedi e, con una riverenza, annunciò che avrebbe subito tolto il disturbo. Ferraris le baciò cortesemente la mano e lei trotterellò via, felice come una bambina.

Galatea provò una sgradevole sensazione di freddo al vederla chiudere la porta. Lui rimase qualche istante in piedi, silenzioso, poi si sedette sulla poltroncina di Bice e accavallò le gambe, disinvolto.

«Cosa vi porta qui?» domandò con voce dura. Ferraris arcuò le sopracciglia e rispose pacatamente: «La buona educazione, prima di tutto, e il bisogno di porgervi delle scuse – sospirò, quindi riprese – Mi sono comportato in maniera deprecabile con voi»

«Vi siete comportato in maniera deprecabile con fin troppe fanciulle. Dovreste imparare come si tratta una donna, indipendentemente dal suo rango» lo rimproverò, velenosa come un aspide. Lui chinò il capo, evitando il contatto visivo e, sempre a sguardo basso, ammise: «Questa esperienza mi servirà da lezione»

«Lo spero – concluse le, chiudendo i pugni – Anche se alla vostra età dubito che le lezioni servano ancora a qualcosa»

Ferraris, rigirandosi il cappello in grembo, accennò che aveva ragione. Deglutì e si schiarì la voce, ma non riuscì a parlare, perché Galatea lo anticipò: «Se avete assolto la vostra missione, vi prego di andarvene. La vostra presenza non è gradita»

Rialzò il viso fulmineo, le scoccò un'occhiata eloquente e poi, bisbigliando, le ricordò: «Sapete che è necessario che voi ed io parliamo»

Galatea batté i pugni sul materasso: «E permettere che anche gli altri parlino di noi? Che mettano in dubbio la paternità del mio bambino?»

«Certo che no! Il bambino non può che essere di vostro marito e nessuno potrà metterlo in discussione. Ma è proprio questo che vi mette in grave pericolo...»

«No – obiettò – Il mio bambino mi salverà la vita»

«Per quanto tempo pensate di scampare alla sua vendetta?» la zittì lui, con lo spettro della paura mescolato alle parole. Lei si irrigidì, mettendo per la prima volta in discussione tutto ciò che le aveva dato fiducia nell'avvenire.

«Lui è lontano» disse tra i denti.

«Non lontano quanto...»

«Perché siete qui, voi? Non avreste dovuto essere con lui?» lo inquisì, nuovamente in allarme.

Ferraris prese un profondo respiro, trasse la poltroncina più vicina al letto e si piegò in avanti per poterle parlare con un filo di voce: «Sono tornato per proteggervi, quindi permettetemi di farlo»

Galatea scosse la testa, ormai disperata: «Vi rendete conto di cosa mi state chiedendo?»

«In realtà, non vi ho ancora chiesto la cosa peggiore» ammiccò con un sorrisetto per nulla rassicurante.

«Chiedete, dunque»

Ferraris si sporse sul letto, le afferrò la mano destra, poi, veloce come una faina, le infilò un anello al dito e le diede un bacio sulla fronte, aggiungendo subito: «Volete sposarmi?»

«Cosa?! – strillò Galatea, togliendosi l'anello con un gesto brusco – Voi siete matto!»

«Datemi un altro modo per avere accesso qui in qualsiasi momento senza suscitare troppi sospetti – la sfidò – Dovrò tenervi sotto stretta sorveglianza»

«Vi ho già detto che la gente chiacchiera... Pensate se ci fidanzassimo!» piagnucolò, accingendosi a restituirgli l'anello. Lui lo rifiutò e si spiegò meglio: «Presto o tardi, il vostro bambino nascerà e non sappiamo come sarà la situazione qui a corte, quel giorno. Non sappiamo se sia maschio o femmina, non sappiamo se lui sarà tornato. La vostra libertà, la vostra stessa vita, come avete detto, dipende da vostro figlio; pensate cosa potrebbe succedervi se fosse una bambina, se non avesse alcun diritto di successione. Io devo fare in modo che non capiti nulla né a voi né al frutto del vostro grembo prima e dopo la sua nascita»

Galatea si accarezzò il pancione con aria meditabonda.

«Il duca lo sa?» sussurrò.

«Ne ho parlato con lui stanotte, in gran segreto. Lui è d'accordo; si è reso conto di dovervi proteggere di più in questi ultimi mesi»

Guardandolo intensamente, Galatea si concesse di rivolgergli parole piuttosto schiette: «Io non capisco da che parte state, signore. Mi è molto difficile fidarmi di voi, dopo quello che mi è stato raccontato. E se foste proprio voi quello che il principe ha incaricato per toglierci di mezzo, mio figlio e me?»

«Certo che sapete dare del filo da torcere, voi – constatò sarcastico Ferraris, accarezzandosi la guancia – Comunque, basterà la sua reazione a confermarvi che questa non è una sua idea, né qualcosa che va a suo vantaggio»

«Non temete per la vostra vita?»

«Ho imparato da molto tempo a non tenere in nessun conto la mia vita, madama» confessò amaramente, stringendo una falda del cappello tricorno. Passò un lungo intermezzo silenzioso, durante il quale Galatea studiò con attenzione l'anello, e Ferraris, dal canto suo, osservò il pancione di fronte a sé. Quando lei si accorse del suo interesse, istintivamente gli fece segno di avvicinarsi, gli prese la mano e la fece scivolare sul proprio ventre, per poi trasalire all'improvviso: «L'avete sentito?» Fu felice, sinceramente felice, di vederlo annuire commosso. Allora rimise l'anello al dito e baciò la pietra rossa che vi era incastonata.

«Ho deciso di fidarmi di voi. Promettetemi che la vita del mio bambino sarà sempre la prima delle vostre preoccupazioni» gli fece giurare, stringendogli entrambe le mani nelle proprie.

«Prometto – replicò – Ma da voi mi aspetto che recitiate bene la vostra parte»

«Non temete» rispose lei, annuendo.

Ferraris, a quel punto, si alzò, pronto a lasciare la camera. Sembrava già avvertire il peso della responsabilità, perché i suoi movimenti non erano più decisi come prima; erano invece impacciati, insicuri.

«Siete turbato?» domandò Galatea, con voce tenera.

«Riflettevo: dovete avere un dono molto potente, mia cara» rispose senza guardarla.

Lei sussultò: «Dono? Di quale dono parlate?»

Ferraris si volse prima di ribattere con un sorrisetto furbo disegnato sul viso: «Prima o poi, riuscite ad accaparrarvi uomini che non avrebbero mai pensato di sposarsi»

Si rilassò, gli sorrise e, mentre lui già si allontanava, riconobbe la propria sconfitta mostrandogli i palmi delle mani: «Mi arrendo a voi» dichiarò arrossendo.

Lui le fece un cenno di saluto e uscì: sarebbe andato dal duca achiedere ufficialmente la sua mano.    

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