Febbraio 1661

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Una bella notizia deve essere condivisa con le persone care.

Così aveva detto la duchessina Elisabetta per introdurre la questione del suo fidanzamento: ma a Galatea non era parsa affatto una buona notizia. Per quanto fosse piccola, aveva visto subito quel guizzo negli occhi di Eleonora e aveva capito. Quando Elisabetta se ne fosse andata per sposare il suo fidanzato francese con un nome buffo e altisonante, lei avrebbe preso il suo posto. Le aveva guardate con la sua solita aria di superiorità e, mentre le altre bambine pendevano dalle labbra della duchessina grande che descriveva la ricchezza della Francia e la bellezza dei loro palazzi dorati, Eleonora aveva già prescelto le sue favorite. Tessa e Caterina erano le più affini a lei per interessi: brave cantanti dalla voce cristallina, ottime ricamatrici. Anche madonna Dorina non risparmiava complimenti quando parlava di loro. Padre Saverio, invece, una volta si era lasciato sfuggire un commento sulla frivolezza di Caterina, e un'altra volta ancora, pensando di parlare soltanto con la duchessina Elisabetta, aveva confidato i suoi timori per l'indole genuinamente egocentrica di Tessa. Galatea non era conscia di ciò, aveva ascoltato appena e non prestava attenzione e, per di più, il confessore aveva usato parole difficili a lei sconosciute alla tenera età di nove anni. Ciononostante, la figlia di mercante capì da un solo sguardo che non sarebbe stata tra le preferite della duchessina. Non che avesse bisogno di altre prove oltre a quelle che aveva già avuto occasione di darle in passato.

«E sapete com'è fatto il vostro fidanzato?» domandò in quel momento Bice; Galatea si riscosse dalle sue riflessioni e volse la sua attenzione ad Elisabetta. La duchessina era imbarazzata e sorrideva con il sorriso tirato di quando non sapeva bene come iniziare un discorso: «Il suo dipinto sarà qui a giorni... Spero di scoprire che quanto mi hanno detto di lui è vero»

«Cosa vi hanno detto?» domandò Galatea, inclinando la testa.

«Hanno detto che è alto e slanciato e forte, biondo con gli occhi azzurri» rispose Elisabetta sognante.

«E ha i capelli a riccioli come il re di Francia?» chiese Caterina.

«Sì, credo che segua la moda»

«Non potrà dire che voi non siete bella, Vostra Altezza» disse Tessa sorridendo.

Anche Elisabetta sorrise. Anche Eleonora, ma in modo diverso. Era un sorriso compiaciuto, appagato. La sua favorita aveva detto la cosa giusta da dire in quel momento. Forse Eleonora sapeva che la sorella maggiore non era ancora del parere di lasciare la famiglia, gli affetti e tutto quanto il palazzo richiudesse. L'ultima cosa che Eleonora desiderava era che la duchessina grande puntasse i piedi e dilatasse i tempi.

Galatea tornò a guardare Elisabetta e notò, sotto sotto, nella profondità della sua espressione assorta, un tentennamento, un'insicurezza.

«Vi rattrista andare via?» le sfuggì. Un sussurro che ruppe il fragile silenzio del sogno. Eleonora la fulminò con rabbia, ma lei non se ne accorse.

Elisabetta perse il suo sorriso: «E' ancora presto per pensare a questo...» rispose, come se qualcun altro l'avesse istruita a ripetere quella frase a chiunque avesse dubitato della sua convinzione.

«Sì, è vero» concluse Galatea con sollievo. E il suo sollievo contagiò la duchessina grande, che sorrise di nuovo e più sinceramente di prima.

Figlia di mercanteWhere stories live. Discover now