Quello che amo di te

By bijouttina

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«Sei tu che devi decidere cosa fare della tua vita. Io sono sicura di amarti, e tu?». Non dice niente. Ho vol... More

Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo Tre
Capitolo Quattro
Capitolo Cinque
Capitolo Sei
Capitolo Sette
Capitolo Otto
Capitolo Nove
Capitolo Dieci
Capitolo Undici
Capitolo Dodici
Capitolo Tredici
Capitolo Quattordici
Capitolo Quindici
Capitolo Diciasette
Capitolo Diciotto
Un anno dopo

Capitolo Sedici

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By bijouttina

La mattina seguente mi sveglio accanto a Mattia, mi sorride radioso.

«Buongiorno piccola. Stai un po' meglio?», mi bacia la punta del naso.

«Credo di sì.», farfuglio con la bocca impastata dal sonno.

Mi stiracchio e cerco di sorridergli, non mi riesce molto bene, devo ammetterlo.

«Grazie di tutto Mattia.», dico in un sospiro.

«Non devi ringraziarmi.», mormora lui sfiorandomi le labbra con le dita. Si avvicina per baciarmele, ma mi scanso e le sue labbra finiscono sulla guancia. Non ho per niente voglia di dargli altre false speranze, ho già combinato un disastro ieri.

«Mi dispiace per ieri sera.», dico guardandolo negli occhi.

Scuote la testa.

«Non dirlo nemmeno, non ti devi scusare Emma.».

Sospiro e mi copro gli occhi con un braccio.

«Sai, pensavo che venendo qui, avrei potuto in qualche modo riconquistarti. Non serviva rimanessi qui queste due settimane, l'ho fatto solo per stare con te. La mia intenzione era chiederti di sposarmi durante la presentazione.».

Apro gli occhi e lo fisso incredula. Sta dicendo sul serio o mi sta prendendo in giro?

Mi accarezza il viso.

«Poi ti ho visto con lui e ho capito che non era possibile, ti avevo persa del tutto. Posso solo incolpare me stesso per tutto questo. Promettimi solo una cosa.».

«Che cosa?», chiedo con un filo di voce. Sono ancora piuttosto frastornata dopo questa sua confessione.

«Che se tra voi le cose non dovessero funzionare, prenderai in considerazione l'idea di darmi una seconda occasione.», risponde sommessamente.

«Te lo prometto.», acconsento alla fine. Non accadrà mai, ormai la nostra storia è arrivata al capolinea e non ho alcuna intenzione di dargli una seconda opportunità. Un'altra occasione per cosa? Per farmi soffrire nuovamente? Se si dovesse ripetere ancora la storia, non so come ne uscirei questa volta e non voglio soffrire ancora, sono stanca.

Lui è soddisfatto della mia risposta, non volevo che si deconcentrasse proprio oggi che è un giorno così importante per lui.

«Vado a prepararmi per oggi. Fra un po' arriveranno anche i tuoi e ci sarà da divertirsi.».

Mi scompiglia i capelli con tenerezza prima di andarsene, non prova nemmeno a baciarmi, mi sarei ritratta ancora una volta.

Era così convinto che io potessi tornare con lui da voler perfino chiedermi di sposarlo. Come ha potuto mai credere che io potessi accettare? L'unico uomo che voglio è Nicholas, soltanto lui.

Mi sono piaciute le coccole di Mattia, ne avevo bisogno, ma la mia mente era altrove. Immaginavo ci fosse Nicholas al mio fianco al posto suo. Non avrei mai pensato di poter provare un dolore così forte per la mancanza di qualcuno.

Non so se mi presenterò al parco stasera. Che senso avrebbe? Ormai lui è tornato con lei e di sicuro non gli importa più niente di me. Mi sentirei solo ridicola ad aspettare qualcuno che non verrà su una panchina di un parco, da sola.

Nascondo la testa sotto il cuscino e urlo, urlo tutta la mia disperazione.

Un'ora più tardi riesco a tirarmi su dal letto. Ciondolo fino al bagno e mi butto sotto la doccia. Spero sempre succedano dei miracoli sotto il getto, ma non succede mai niente. Mi vesto il più elegante possibile per la presentazione del libro. Ho trovato un vestito nero che mi arriva fino alle ginocchia, con le spalline fatte di perline, indosso un paio di scarpe con il tacco, nere anche quelle. Più che elegante sembro in lutto, ma non fa niente, solo poche persone sanno come mi sento veramente. Mi arriccio i capelli e mi trucco meglio del solito, per quanto le mie mani tremanti me lo consentano.

Suonano al citofono, vado a vedere chi è, ma non c'è nessuno. Scendo le scale e trovo ancora una rosa rossa davanti alla porta d'ingresso. Ora non sono solo le mani a tremarmi, non voglio sapere quello che mi scrive, mi farà soffrire, ma allo stesso tempo devo sapere.

Vederti con lui mi fa davvero male, ma me la sono cercata. È solo colpa mia. N.

Saperti con lei è ancora peggio, stronzo! Vorrei rispondergli, ma so che non lo farei mai. Trattengo a fatica le lacrime. Il telefono che tengo tra le mani mi segnala l'arrivo di un messaggio.

Sei così bella da togliermi il fiato stamattina.

Mi guardo in giro, ma non lo vedo da nessuna parte. Stavolta una lacrima scende sul mio viso e non la trattengo, mi appoggio al corrimano per non perdere l'equilibrio.

La macchina di mio fratello svolta l'angolo proprio ora, tempismo perfetto.

Respiro a fondo e cerco di riprendermi, non posso farmi vedere dai miei famigliari in questo stato. Sfoggio il mio miglior sorriso e vado loro incontro.

«Tesorino mio!», saluta mia madre un attimo prima di stritolarmi in uno dei suoi abbracci.

Faccio fatica perfino a respirare stretta nella sua morsa.

«Ciao frittellina.».

L'abbraccio di mio padre è meno violento e i miei polmoni ringraziano.

Abbraccio Marco senza dire una parola, mi bacia sulla fronte e mi stringe forte a sé.

«Si risolverà tutto, sorellina.», mi sussurra all'orecchio.

«Come fai a sapere che c'è qualcosa che non va?», gli chiedo corrugando la fronte.

«Io lo capisco sempre. Ti ha lasciato di nuovo?», domanda a bassa voce.

«È tornato da lei.», rispondo abbassando lo sguardo.

«Che cosa?! Bastardo infame! Se lo becco, gli spacco la faccia!», sbotta alzando il tono di voce.

«Che succede ragazzi?», nostra madre è parecchio allarmata.

«Niente mamma.», fulmino Marco con lo sguardo.

«Quando scadeva il tuo ultimatum?», cerca di calmarsi un attimo.

«Stasera a mezzanotte.».

Solo poche ore e poi deciderò cosa fare della mia vita.

«Cosa hai deciso di fare?».

«Gli ho dato appuntamento al nostro parco, ma tanto non verrà mai.».

Nostra madre sta scaricando un sacco di borsine dalla macchina e mi sto preoccupando. Per un momento smetto di pensare a Nicholas e a tutto il resto.

«Non sarà mica tutta roba da mangiare quella?», sbotto incredula.

«Certo tesoro, sono solo poche cosette.», esclama con aria innocente.

«Secondo te dove pensi che riesca a far stare tutto quello?», indico tutte quelle scatoline, sconvolta.

«Un po' nel frigo e il resto nel congelatore. Stai creando dei problemi dove non ci sono.», mi sgrida.

Ci si sfama un intero villaggio africano con tutto quel cibo! Dovrò portare qualcosa alla mensa dei poveri, non posso mangiare tutto da sola! Questa volta ha davvero esagerato.

«Ho provato a fermarla, ma sai com'è fatta tua mamma.», commenta mio padre stringendosi nelle spalle.

«Lo so bene.», confermo sospirando.

«Come vanno le cose con il tuo ragazzo?», chiede papà a bassa voce.

Guardo storto mio fratello e lui alza le spalle come se non fosse colpa sua.

«Mettiamola così, dubito lo conoscerete mai.», farfuglio con pochissima convinzione.

«Oh frittellina, speravo davvero fosse la volta buona.», ammette deluso.

«La volta buona per cosa?», inarco un sopracciglio.

«Costruirti una famiglia.», dice con un sorriso.

Da quando in qua mio padre non vede l'ora di vedermi sistemata? Va bene, ho trentatré anni e alla mia età Marco era già sposato e con due bimbe.

«C'è ancora tempo papà.», gli do una pacca sulla spalla e vado ad aprire la porta d'ingresso per farli passare. Borbotta qualcosa, ma non ascolto. Ho sconnesso il cervello, mi sono estraniata di nuovo dalla realtà. È l'unico modo per restare sana di mente in questo momento.

«Sei così silenziosa. Sicura di stare bene?», chiede mia mamma preoccupata.

«Sto bene.», mento con il sorriso stampato in volto. Non so se sono stata così brava a nascondere tutto la mia ansia e tristezza.

«Cavolo! Ho dimenticato i fazzoletti di carta a casa.», si batte la mano sulla fronte. «Che stupida! Con la mia allergia me ne vanno via una tonnellata.».

«C'è il supermercato qui sotto, ne trovi quanti ne vuoi.», s'intromette Marco divertito dalla scenetta.

«Mi accompagni?», mi chiede.

«Non può venire papà con te? O Marco?», comincio a sudare freddo.

«Sai che gli uomini e i supermercati non vanno d'accordo e poi tu sai già dove trovare le cose.», dice riempiendo il congelatore all'inverosimile.

Chiudo gli occhi e respiro a fondo. Posso farcela, posso farcela, posso farcela.

Una volta varcata la soglia del supermercato, lo vedo in un angolo.

Non ce la posso fare.

Mi vede subito entrare e accenna un sorriso. Non deve farlo, mi fa impazzire questo suo modo di fare: non può dire di stare bene con me e cinque minuti dopo andarsene dicendo che lui non è l'uomo per me. Le rose, i messaggi, i sorrisi. Mi vuole proprio vedere morta.

Lo guardo di sottecchi e mi dirigo verso il reparto dove si trovano i fazzoletti di carta.

«Quelli lì in alto sono quelli che uso sempre.», mi fa notare mia madre.

«Non vanno bene lo stesso questi?», indico quelli alla mia altezza.

«Voglio quelli.».

Mi sembra di avere a che fare con un bambino oggi. Sbuffo e cerco di allungarmi. Ovviamente non ci arrivo. Sento una mano posarsi sulla mia schiena e il suo inconfondibile profumo.

«Ci sono qui io.», dice dolcemente.

Mi sento arrossire. Evito lo sguardo di mia madre, non vorrei mai dicesse qualcosa d'inappropriato proprio davanti a lui.

«Grazie.», farfuglio con un filo di voce dopo che mi ha passato il pacco di fazzoletti.

I nostri occhi s'incontrano e smetto di respirare, mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con una lentezza esasperante. Sfiora la mia mano nell'abbassare il braccio. Per un attimo ho pensato volesse dirmi qualcosa, ma mi sbagliavo. Distolgo lo sguardo e vado verso la cassa seguita da mia madre.

«Che bell'uomo.», esclama lei a un tratto.

«Già.», bofonchio cercandolo ancora con lo sguardo.

Mi sta osservando da dietro uno scaffale, la fronte appoggiata sul metallo.

Ho un groppo in gola enorme, sto facendo una fatica esagerata per non scoppiare.

«Non sarà mica...», mia madre guarda prima me e poi lui e lascia la frase in sospeso.

Annuisco.

«È lui mamma, ma ormai è finita.», abbasso lo sguardo e deglutisco a fatica.

«Ora capisco perché sei così strana.», mi posa una mano sul braccio.

«Andiamo via.», la supplico ricacciando indietro le lacrime.

«Scusami se ti ho trascinato qui.», dice lei mortificata.

«Non fa niente mamma.», mi attacco al suo braccio.

Mi sento instabile sulle gambe, sento che potrei cadere se non avessi un appoggio. Respiro a fondo cercando di far passare il senso di nausea che mi sta massacrando.

Sento arrivare un altro messaggio. Tiro fuori il telefono dalla borsa e trattengo il respiro.

Avrei voluto dirti tante cose, ma come al solito mi sono bloccato. Mi manchi da morire Emma. Mi manca tutto di te, di noi.

«È lui?», chiede mia madre fermandosi di scatto e piazzandosi davanti a me.

Annuisco chiudendo gli occhi.

Lei mi abbraccia forte ed è proprio quello di cui ho bisogno in questo momento. Sbuffo rumorosamente.

«Perché mi sta torturando così mamma? Non lo capisco.», borbotto ancora tra le sue braccia.

«Perché gli uomini sono insicuri. Si credono tanto forti, ma poi non lo sono per niente. Lo ami, non è vero?».

«Lo amo tanto, mamma. Credevo fosse quello giusto, ma anche stavolta mi sbagliavo.», ormai non riesco nemmeno più a trattenere i singhiozzi.

«Piccola mia.».

Mi passa un pacchetto di fazzoletti e mi viene da ridere, con tutto il casino successo a causa di quei fazzoletti.

«Come fai poi con la tua allergia?», le dico con un sorriso.

«Andrò a comprarne degli altri.», scrolla le spalle.

«Ti voglio bene mamma.».

Mi accarezza il viso. «Anch'io e tanto anche.».

Percorriamo il resto della strada in silenzio, mi sento molto meglio grazie a lei.

Quando Nicholas mi ha sfiorato la mano, avrei voluto prenderla e non lasciarla più andare. Ho bisogno di lui talmente tanto che mi manca il respiro.

Dovrei smettere di pensare a lui, ma è più facile a dirsi che a farsi.

Papà e Marco sono spaparanzati sul divano e stanno facendo zapping selvaggio. Non ci hanno nemmeno sentito arrivare da quanto sono concentrati.

«Sei sicura di volere tutto questo?», chiede mia madre guardandoli scuotendo la testa.

«In effetti, forse sto meglio da sola.».

Scoppiamo entrambe a ridere. Mi faccio posto in mezzo a loro e abbraccio prima papà e poi Marco. Alla fine sono felice di averli tutti qui con me, mi sento meno sola e riesco a distrarmi dai miei problemi.

Le due arrivano in fretta e devo andare in libreria, non ne ho molta voglia, ma non posso evitarlo. La presentazione sarà alle tre e i miei mi raggiungeranno lì per quell'ora, non ha senso che vengano ore prima, si annoierebbero.

Quando arrivo, sono già tutti in agitazione. Saluto con la mano e vado nell'ufficio ad appoggiare le mie cose. Mattia fa capolino dalla porta.

«Wow, Emma sei fantastica!», esclama sgranando gli occhi.

Si avvicina e mi bacia sulla guancia.

«Grazie.», dico timidamente.

«Ti ha visto?», chiede sommessamente.

Annuisco.

«Gli avrai fatto sicuramente perdere la testa.», commenta.

«Dici?».

«Ne sono sicuro. Sarebbe uno stupido altrimenti, sei talmente bella.», mi prende la mano.

Mi sento arrossire.

«Cavolo, sono riuscito a farti arrossire finalmente.», sorride felice di questo.

«Sono solo accaldata, non montarti la testa per niente.», lo bacio sulla guancia ed esco dalla stanza. Sento i suoi occhi su di me e un attimo dopo è al mio fianco.

«Sei pronto?», gli chiedo.

«Più o meno, sono un fascio di nervi.», butta fuori un po' per volta l'aria che ha incamerato nelle guance.

«Andrà bene, hai già venduto parecchie copie del tuo libro. Ci sarà un bel po' di gente, ne sono certa.», lo rassicuro convinta di quello che ho appena detto.

In questi giorni il suo libro è andato a ruba sapendo che si sarebbe tenuta la presentazione proprio qui.

«Grazie Emma. Sono felice che tu sia qui oggi.».

Mi abbraccia felice.

Davide ci guarda meno entusiasta, ma non mi interessa. Questo è il momento di Mattia e deve andare tutto bene. Anche Jessica si è messa in tiro per l'occasione, probabilmente pensava di poter attirare la sua attenzione, ma al momento non ha avuto grande fortuna. Mi sento in colpa per questo, anche se non era mia intenzione catalizzare l'attenzione del mio ex.

I miei arrivano prima delle tre e vado loro incontro. Marco va a salutare i ragazzi e mi lascia sola con loro. Vigliacco. Vuole seguire la scena da lontano, non vale.

«Scusatemi se non ve l'ho detto.», comincio sentendomi piuttosto mortificata.

«Detto cosa?», chiede mia mamma corrugando la fronte.

«Chi è lo scrittore.», rispondo stringendomi nelle spalle.

Mi guardano spaesati.

«Lo conosciamo?», aggiunge mio padre.

Annuisco.

«Venite con me.». Faccio strada e li accompagno nell'ufficio.

Mattia sta camminando su e giù per la stanza, nervosamente. Appena mi vede si ferma e sorride. Mi raggiunge, mette una mano dietro la mia schiena e mi bacia sulla guancia, davanti ai miei.

Loro ci fissano con la bocca spalancata, sono sbalorditi.

«Salve.», saluta Mattia.

«Mattia?». Mio padre è talmente incredulo che non sa se essere arrabbiato o no.

«Il libro che promuoviamo è il suo.», li informo.

«È un caso che sia proprio in questa libreria?», chiede mio padre scuro in volto, no, non l'ha ancora perdonato per quello che mi ha fatto e non lo biasimo.

«A essere sincero no.», risponde Mattia.

«Non l'hai già fatta soffrire abbastanza?», mia madre è piuttosto agitata e la capisco.

«Mamma, papà, è tutto a posto. Abbiamo risolto.», cerco di calmare le acque.

«Poi lei ama un altro.», aggiunge Mattia triste.

«Non peggiorare le cose.», lo guardo in cagnesco.

«Scusa.», dice abbassando lo sguardo.

«Vai, c'è già il tuo pubblico fuori che ti aspetta.», gli faccio notare.

Non è molto convinto, ma esce da quello stanzino.

«Non dite niente, vi prego. Non avete idea di che shock sia stato!», mi metto le mani tra i capelli.

«Immagino voglia tornare con te.», esclama mio padre.

«Io, però, non ho alcuna intenzione di tornare con lui. È stato carino in questi giorni con me, ma non so se cambierei mai idea a riguardo.», gli sorrido, cercando di rassicurarlo. «So che siete preoccupati per me, ma sto bene.».

Mi guardano entrambi come se non credessero a una sola parola uscita dalla mia bocca, hanno ragione a non farlo. Si vede lontano chilometri che non sto per niente bene.

«Okay, prometto che starò bene.», concedo loro alla fine.

«Così va già meglio.», dice la mamma baciandomi sulla fronte.

Vado a vedere come procedono le cose di là in libreria. Mattia è circondato da un sacco di donne. A quanto pare hanno apprezzato il suo romanzo a lieto fine. In fin dei conti, è piaciuto anche a me, nonostante la realtà è lontana dalla finzione. Mi scappa un sorriso.

Una ragazza sui vent'anni gli domanda: «Esiste davvero questa Emma?».

Lui mi cerca con lo sguardo e appena mi trova mi sorride.

«Esiste davvero. È quella bellissima ragazza laggiù.», le dice indicandomi con un cenno del capo.

La ragazza si gira e dopo un po' si sofferma su di me. Ho paura mi fulmini con lo sguardo e, invece, mi regala un timido sorriso. Ricambio educatamente.

«Anche nella realtà c'è il lieto fine?», chiede una donna di mezza età.

«Per il momento no.», risponde lui con un mezzo sorriso.

Si alza un coro di "ooooh" nella libreria e si girano a guardarmi. Come se fosse colpa mia! Divento paonazza, mi sento il viso e le orecchie in fiamme. Mi viene voglia di andarmene, ma non mi sembra il caso.

«La colpa è solo mia.», dice al suo pubblico. «Lei non c'entra.».

Mi sorride e io lo ringrazio con un cenno. Non è bello prendersi la colpa di qualcosa, nessuno lo aveva obbligato ad andarsene e io non sono di certo obbligata a tornare con lui solo perché lui si è pentito di quello che ha fatto. Non funzionano così le cose e non mi piace essere tirata in ballo.

«Quindi sei single?», chiede una nonnina nell'angolo.

«Sì, sono single.», conferma Mattia ridendo.

«Devo dirlo a mia nipote, ne sarà entusiasta!», commenta lei contenta.

Tutti scoppiano a ridere e mi unisco anch'io alla risata generale. Vedo Magda in disparte e la raggiungo.

«Ciao Emma cara.», mi saluta appena sono al suo fianco.

«Sei venuta anche tu. Hai comprato il libro?», domando guardando verso Mattia.

«Non leggo più da una vita ormai, con questi miei poveri occhi faccio veramente fatica.», dice indicandoli con un dito.

«Sono felice sia venuta così tanta gente alla presentazione.».

«Penso che il tuo amico ne sarà entusiasta.», lo indica con un cenno del capo.

«Lo penso anch'io. È un bel libro in fin dei conti e sono fiera di lui.».

«Cambiando uomo, stasera andrai vero?», mi guarda di sottecchi.

«Lo eviterei volentieri.», sbuffo.

«Non fare la sciocca. Fra un paio di ore io parto, perciò promettimi che ti farai trovare lì.», mi punta un dito contro.

«Te lo prometto, però mi dispiace tu vada già via. Mi mancheranno i tuoi consigli.», piagnucolo con gli occhi lucidi.

«Oh cara, sono sicura che ci rivedremo presto. Non essere triste.»,

Mi avvolge in uno dei suoi caldi abbracci.

«Grazie di tutto Magda.», una lacrima stavolta mi riga in viso.

«Grazie a te di avermi allietato questo soggiorno.», mi pizzica la guancia.

La guardo uscire di scena. Mi mancherà davvero questa donnina. Non so se avrei mai avuto il coraggio di tornare tutte le volte da Nicholas senza i suoi consigli. Sinceramente non so se sarei rimasta sana di mente senza di lei.

Nicholas, era un po' che non pensavo a lui. Vorrei tanto fosse qui con me e mi tenesse per mano. Proprio mentre stavo pensando a lui, lo vedo passare. Si ferma davanti alla vetrina e i nostri sguardi s'incontrano, come fossero delle calamite. Mi sorride e io arrossisco tremendamente.

Abbasso lo sguardo e, quando lo rialzo, lui è davanti a me. Il cuore mi batte fortissimo, penso possa sentirlo chiunque in questa stanza.

«Non ho resistito, dovevo vederti.», dice lui a pochi centimetri da me.

Mi prende la mano e rigira il bracciale che mi ha regalato. Sentire le sue dita su di me mi fa tremare le gambe. Non riesco a dire una parola o muovere un muscolo, sono paralizzata.

«Perché mi stai torturando così Nicholas?», balbetto frastornata.

«È più forte di me, non riesco a starti lontano.», sussurra appoggiando il naso sulla mia guancia, la bacia lentamente.

«Sei tu che te ne vai tutte le volte.», gli faccio notare.

«Lo so Emma. Non so come comportarmi, non mi era mai capitato di sentirmi in questo modo in tutta la mia vita.», affonda il naso tra i miei capelli, stringendomi forte fra le sue braccia.

«Hai ancora qualche ora per chiarirti le idee. O lei o me Nicholas, devi decidere.», gli ricordo con gli occhi lucidi.

«Lei non è mai stata un'opzione.», commenta, accarezzandomi il viso e sfiorando le mie labbra con le sue. Non credo di poter sopportare ancora per molto questa situazione. Chiudo gli occhi e faccio dei respiri profondi. Lui se n'è andato e io sono di nuovo sola con i miei pensieri. Si renderà conto che tutte le volta che si comporta così, mi fa diventare matta?

Quando torno alla realtà, mi rendo conto che la presentazione è finita. La gente se ne sta andando e Mattia sta finendo di autografare gli ultimi libri. I miei sono usciti a prendersi qualcosa da bere e Marco sta venendo da me.

«Che cosa voleva?», chiede visibilmente preoccupato.

«Non riesce a starmi lontano, o almeno così dice. Penso che la cosa migliore da fare sia rinunciarci.», rispondo sospirando.

«Non dire così sorellina.», mi attira a sé e mi avvolge in un abbraccio rassicurante.

«Ho perso ogni speranza con lui. Non riuscirà mai ad amarmi, ne sono certa.», chiudo gli occhi e mi lascio cullare da mio fratello.

«Non sopporto vederti in questo stato.».

«Sopravviverò anche a questa batosta, sai che posso farcela.», lo rassicuro.

Non dice niente, mi abbraccia soltanto. Mi conosce bene e sa che non sono del tutto sincera. Fa finta di credermi soltanto per non dovermi smentire, sa che in questo momento non potrei sopportarlo.

«Stasera si esce a festeggiare!», mi ricorda Mattia venendo verso di noi.

«Te l'avevo detto che sarebbe andato tutto bene.», mi stacco a malincuore da Marco, il quale va a raggiungere i miei per lasciarci soli.

«È anche merito tuo tutto questo.», mi fa notare, sembra davvero felice.

«Ma non ho fatto niente!».

«Hai fatto più di quanto tu creda. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo.», dice dolcemente.

«Non stai esagerando?», inarco un sopracciglio.

«Forse un po', ma penso davvero tutto quello che ti ho detto.».

Sorride e mi prende anche lui la mano. Non ho provato gli stessi brividi di quando l'ha fatto Nicholas.

«Ti ho visto con lui prima. Ho notato come ti guarda.».

«E come mi guarda?», chiedo incerta.

«Come ti guardo io in questo momento. Hai lo stesso potere su entrambi. L'unica differenza è che tu non guardi me allo stesso modo.», commenta rattristato

Mi accarezza il viso.

«Spero tanto ti possa rendere felice Emma. Tu meriti solo il meglio.».

Mi bacia sulla guancia e raggiunge Davide e Jessica. Dopo i festeggiamenti di stasera spero sarà tutto finito. Voglio tornare alla tranquillità di un tempo, quando lui non faceva più parte della mia vita. Sono stanca di questa situazione, sono stanca di tutto.

Passo il resto del pomeriggio con la mia famiglia. Non so quando li vedrò la prossima volta, quindi mi godo ogni attimo con loro prima della loro partenza. Anche i miei genitori mi hanno visto con Nicholas e sono piuttosto in ansia. Mi hanno già visto ferita una volta e non vogliono succeda ancora. Li ho rassicurati il meglio che potevo, ma non so se lo saranno mai veramente. Per le cinque sono già in viaggio verso casa.

Vado a darmi una rinfrescata prima di uscire con i ragazzi. Fa caldissimo anche oggi, manca quasi l'aria da quanta umidità c'è.

Davanti al portone trovo un'altra rosa rossa. Sono sicura che mi farà strano passare di qua e non trovarne più da stasera in poi. La raccolgo e stacco il biglietto.

Avrei voluto baciarti lì in mezzo a tutta quella gente, baciarti come non ti bacio da un po'. Mi manchi talmente tanto da far male. Mi sento un'idiota a sprecare tempo con questi biglietti invece di stare con te. Cosa c'è che non va in me? Mi manchi Emma.

Non so cosa c'è che non va. Non so cosa gli passi per la testa. Solo lui può saperlo, ma a quanto pare non lo sa nemmeno lui. Questo mi preoccupa non poco a dirla tutta. Ho promesso a Magda di andare al parco stasera e lo farò. Vediamo come andrà, la speranza è l'ultima a morire, anche se la mia ormai è già anche sepolta sotto litri e litri di lacrime.

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