nothing has changed //Yaoi//

By YumeNoshi

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- Ecco... Posso farti una domanda? - - Certo che sì, avanti! - - ...Ti saresti innamorato di me anche se foss... More

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conti in sospeso

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By YumeNoshi

- Questa me la paghi, Roku... Questa me la paghi... -

Sussurró a denti stretti il tredicenne osservando il fratello con gli occhi assottigliati e le braccia incrociate al petto.

Sembrava aver appena combattuto una vera e propria battaglia con quei capelli tutti spettinati (perfino più del solito), i vestiti sgualciti e, soprattutto, lo sguardo allucinato di un soldato appena tornato dal fronte.

- È stato emozionante. - Esclamò invece Akemi, gli occhi che quasi le brillavano dall'emozione. - Quando gli viene puntata una lampada contro, Kei diventa incredibilmente sincero, sai? Non pensavo che cose del genere funzionassero anche nella vita reale, oltre che in certi polizieschi. -

- Sono felice per te. -

Ribattè Miroku forzando un mezzo sorriso, nonostante in realtà il suo primo istinto nel veder ricomparire la rossa e il fratello davanti alla soglia della sua camera fosse stato quello di fare le valigie e fuggire per la destinazione più lontana che gli venisse in mente. E ovviamente non solo perchè Keisuke stava continuando a fissarlo con un'incredibile furia omicida negli occhi, ma anche e soprattutto perchè sapeva che, adesso che quella sanguisuga affamata di storie aveva prosciugato il suo fratellino, sarebbe passata ad occuparsi di lui.

- Ci mettiamo in camera tua o preferisci il soggiorno? -

Chiese Akemi osservandolo innocentemente, stringendo tra le mani una penna e un piccolo blocchetto per gli appunti.

- Prenderai appunti? -

Ribattè il biondo strabuzzando gli occhi.

- Ma certo. - Replicò lei con un'alzata di spalle. - Ne ho bisogno per il mio articolo. -

- ...Temo di non seguirti più. -

- Allora... - Sospirò la ragazza alzando lo sguardo al cielo, quasi si stesse domandando perché diamine il suo amico (o vittima, in base ai punti di vista) fosse così lento di comprendonio. - Hai presente che da grande ho intenzione di fare l'avvocatessa, no? -

- Ho tremato la prima volta che me l'hai detto e sto tremando tutt'ora. -

- Molto spiritoso. - Ribattè lei ruotando gli occhi. - Ad ogni modo, oltre a frequentare i normali corsi di giurisprudenza, di recente ho iniziato anche a collaborare con un gruppo di ragazzi degli ultimi anni che si occupa della redazione di quella rivista mensile che sicuramente avrai visto milioni di volte in vendita nell'edicola davanti alla scuola... -

- Ma io veramente non... -

- Questa rivista... - Proseguì però la diciottenne senza prestargli attenzione. - Non si occupa solo di fatti di cronaca, bensì ha anche una piccola rubrica scientifica verso ultime pagine. Ecco, per il prossimo numero c'è bisogno di un articolo di psicologia in questa rubrica e io mi sono proposta per occuparmene. -

- E quale sarebbe il titolo di questo articolo? -

- Devo ancora pensarci, ma so per certo che riguarderà l'amore e la stupidità umana.
Chiaramente prenderò l'esempio di Kei per sviluppare la parte riguardante l'amore e il tuo per la parte sulla stupidità.
Ma stai tranquillo, alla fine scriverò quella solita scemenza del "ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è da considerarsi puramente casuale". -

- Ne sono onorato. - Ribattè Miroku in tono piatto. - Ma, tanto per sapere, come si chiama questa rivista? -

- Fanodani. -

Rispose lei dopo un istante di esitazione, annuendo con decisione.

- Fanodani... - Ripetè Miroku aggrottando la fronte e osservando l'altra con sguardo pieno di scetticismo. - Il fatto che sia l'anagramma di "fandonia" ovviamente è da considerarsi solo cone una strana coincidenza, vero? -

- Assolutamente sì. -

- ...Questa rivista non esiste sul serio, dico bene? -

- Assolutamente sì. -

- Vuoi segnarti tutto solo per potertelo rileggere in futuro e sghignazzarci sopra, vero? -

- Rivedere le risposte date per le domande precedenti, prego. -

- Sei incredibile... - Commentò il ragazzo alzando lo sguardo al cielo. - Dai, entra... Prima la finiamo, meglio è... -

A quel punto però, mentre teneva la porta aperta per la diciottenne, anche il tredicenne provò ad imbucarsi.
E così subito il maggiore gli si piazzò davanti, impedendogli l'accesso.

- Ma perchè? -

Ribattè Keisuke osservandolo allibito.

- Beh, se ti permettessi di essere presente durante il mio interrogatorio, allora poi per una questione di giustizia tu dovresti permettermi di leggere gli appunti di Akemi riguardo il tuo. -

- Oh... In... In questo caso credo proprio che ne farò a meno... -

Mormorò impallidendo, per poi voltarsi e correre subito in camera sua, richiudendosi la porta alle spalle.

- È stato più facile di quanto mi aspettassi. - Commentò il biondo stupito. - Dovete aver parlato di roba davvero imbarazzante... -

- Oh, puoi dirlo forte. - Commentò la rossa sorridendo. - Ma tranquillo, non permetterò che tu ti senta escluso. Adesso accomodiamoci e iniziamo il nostro interrogatorio. -

E di nuovo Miroku provò l'impellente desiderio di darsela a gambe levate.
Magari se l'avesse cercato per bene avrebbe trovato entro la fine della giornata un buon ponte sotto il quale vivere il resto dei suoi giorni.

- Su, entra. -

Disse però Akemi afferrandogli, o meglio, artigliandogli il polso.

E il suo largo sorriso a labbra serrate più che "dai, ora ci facciamo una bella chiacchierata e vediamo di risolvere il tuo problema", pareva dire "ormai non hai più scampo".

Cosa che tra l'altro Miroku aveva già capito dal momento stesso in cui la ragazza aveva fatto il suo ingresso in casa sua.

~


- E quindi fammi capire bene... Tu... Tu stai davvero facendo tutte queste storie per un misero bacio!? -

- Beh... In un certo senso... Diciamo... Diciamo di sì... -

Borbottò Miroku distogliendo lo sguardo imbarazzato da quello a dir poco allibito della ragazza.

- Ma cosa sei!? Una ragazzina alle prese con la sua prima cotta per caso!? - Esclamò osservandolo sempre più incredula. - Da tutte le storie che stavi facendo immaginavo che ti avesse per lo meno stuprato! -

- "Per lo meno"? -

Replicò il ragazzo.

- Tutto ciò è ridicolo! - Continuò però la rossa alzandosi di scatto dal materasso. - Saltare un giorno di scuola e un turno di lavoro solo perché uno ti ha dato un bacio? Ma siamo seri? -

- Questa non doveva essere una semplice chiacchierata amichevole per risolvere il problema? -

Borbottò il biondo continuando a fare di tutto per non incrociare lo sguardo dell'altra.

- Ma quale problema? - Ribattè Akemi ruotando gli occhi. - Qui l'unico problema da risolvere è la tua deficienza! -

- E smettila! -

- Ma perché poi? - Continuò però lei implacabile. - Perchè sono certa che qui il problema non sia affatto Sakura. Anzi, a giudicare dalla tua reazione così esageratamente infantile quasi mi verrebbe da dire che ti piaccia sul serio.
Ma ovviamente tu non puoi permetterti di accettarlo, vero?
Come quando alle medie hai rifiutato quella poveraccia di Mei e alle superiori Fumihiko.
Non riesco proprio a capirti quando fai così, sai? O meglio, ti capisco, ma non riesco comunque ad appoggiare le tue scelte. -

- Non c'è bisogno che tu lo faccia. - Ribattè Miroku, lo sguardo chino verso terra e le mani artigliate al bordo del materasso. - Dopotutto tu non c'entri nulla con questa faccenda. Ti sei immischiata solo perchè adori farti i fatti degli altri. -

- Ed è vero, infatti. - Replicò lei senza scomporsi. - È una delle cose che adoro di più, nonostante di solito preferisca concentrarmi su personaggi fittizzi piuttosto che su persone realmente esistenti. Infatti a dirla tutta normalmente dopo averti sentito dire una cosa del genere mi sarei limitata a farci una risata sopra per poi passare a pensare ad altro.
Ma questa volta non posso farlo e sai perché? Perchè magari al momento ti sembrerà impossibile da concepire, ma io ti voglio bene, Roku. Sei il mio migliore amico da più o meno sei anni e proprio perché ti conosco da così tanto tempo ormai so per certo che non puoi continuare così. All'inizio pensavo che con il tempo ti sarebbe passata e basta, ma a quanto vedo non è affatto così. Adesso basta. -

E nel dirlo si diresse a grandi passi verso la scrivania del ragazzo.

Inizialmente Miroku neanche se ne accorse avendo lo sguardo ancora chino sul pavimento, ma ben presto, non appena sentì che l'altra aveva aperto uno dei cassetti, capì ciò che aveva intenzione di fare e sollevò lo sguardo di scatto, osservandola in un misto di incredulità e terrore.

- Non vorrai... -

- È giunto il momento di finirla. - Dichiarò Akemi, in viso un'espressione che era al tempo stesso dispiaciuta e determinata, mentre tra le mani aveva un piccolo foglio, o meglio, una piccola foto. - Mi dispiace farti questo, Roku, lo sai che odio quando divento così melodrammatica, forse sarà successo perché era da tanto che mi tenevo dentro queste cose... Ma c'era bisogno che prima o poi qualcuno lo facesse. Questa situazione non può continuare. -

Quindi si sentì l'inconfondibile suono della carta che veniva strappata.
Una, due, tre, innumerevoli volte.

E Miroku osservò la scena con gli occhi sbarrati dall'orrore, le mani ora serrate lungo i fianchi, senza quasi riuscire a capacitarsi del fatto che Akemi lo stesse facendo sul serio.

Quando alla fine la ragazza lasciò cadere i minuscoli pezzetti di carta per terra, lui seguì il loro lento tragitto con sguardo quasi apatico, senza dire o fare alcunchè.
Ma lo sapeva che era solo questione di tempo prima che le lacrime che stavano premendo per uscire riuscissero nel loro intento.

- Vai via. -

Mormorò in un sussurro, rauco, triste e minaccioso al tempo stesso.

In un primo momento Akemi esitò, ma poi annuì leggermente con il capo e si diresse verso l'uscita.

Miroku la sentì salutare Keisuke, per poi percorrere il corridoio, aprire e richiudere la porta d'ingresso.
Nel mentre non distolse per un solo istante lo sguardo da quel cumulo di pezzetti di carta sul pavimento.

I resti dell'unica foto di Kirsten di cui fosse in possesso.

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