Boot Camp.(A Harry Styles FF)

By Eli_06

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Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=ohsDp82WkvQ "Non puoi scappare, non puoi fare niente per salvarti... More

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EIGHTEEN
NINETEEN
TWENTY
TWENTY-ONE
TWENTY-TWO
TWENTY-THREE
TWENTY-FOUR
EPILOGO.

SEVEN

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By Eli_06

Capitolo 7

* ALEXIS *

Chi sei, Alexis?

Basta, basta ti prego...

Rispondi.

No, non posso, non voglio.

Alzati, reagisci.

No, non ne ho motivo.

Fallo per te stessa, non basta?

Io non basto mai, nemmeno per me stessa...

Chi sei?

Nessuno.

Tutti sono qualcuno, tu chi sei?

Nessuno, non sono niente.

Morirai, Alexis...Devi reagire.

No, non ce la faccio.

No, tu non vuoi farlo.

No, non voglio.

Vuoi morire?

Si.

E allora LUI ti ucciderà.

Spero presto.

Forse troppo presto, Alexis.

Il rumore della porta che si apriva lentamente, mi fece rannicchiare ancora più su me stessa...Una fitta lancinante alla spina dorsale mi fece trattenere un urlo, dolore...Troppo dolore, sofferenza, troppa sofferenza.

Basta, basta dolore.

Te lo meriti, Alexis.

No, merito di morire.

No, meriti di soffrire.

Basta, basta...

Allora fai in modo di morire, fai in modo di farti uccidere.

Lo farò.

Sentii alcuni passi girovagare per la stanzetta, non alzai lo sguardo...Sapevo bene chi era, ormai conoscevo meglio i suoi movimenti, che me stessa.

Chi sono?

Non lo so, non l'ho mai saputo.

E così una lacrima scivolò lungo il mio volto sporco e dolorante...Tutto faceva male, qualsiasi parte del corpo urlava per il dolore, anche l'anima. - Come stai?- Stessa domanda, due parole, parole dolci...Troppo dolci per una persona che viveva in quel posto, troppo tranquille per un ragazzo che veniva picchiato...Perché lo sapevo bene, lui soffriva...All'inizio l'aveva nascosto, era bravo a fingere, ma poi i lividi iniziarono a farsi vedere, quelle iridi azzurre pian piano si contornarono di rosso...

So che soffri, so che ti picchia...Ma perché? Chi sei tu per lui?

Lui non è nessuno, Alexis...Lui è solo un oggetto con cui sfogarsi.

E allora perché è ancora qui? Perché non se ne va?

Perché è pazzo, Alexis, tutti lo sono qui.

No, non lui.

Lui più di tutti, lui soffre in silenzio, lui non reagisce...Subisce e basta.

Come me.

Allora anche tu stai impazzendo, Alexis.

Non risposi, non aveva senso farlo, lui sapeva bene come mi sentivo, sapeva che stavo soffrendo...E forse aveva anche capito che non avevo più voglia di combattere, no...Basta reagire, basta difendersi, basta dolore.

Basta.

LUI non ti ucciderà, non adesso.

Perché?

Perché è cattivo, perché vuole vederti soffrire.

No, basta...

Questo è solo l'inizio, Alexis.

Il biondo sospirò portandosi una mano tra i capelli, io rimasi ad osservarlo senza dire o fare nulla...Non sentivo niente, né paura né serenità, non sentivo niente...Solo quando venivo picchiata sentivo qualcosa: Dolore. E poi quegli occhi verdi, così simili ai miei, eppure così diversi...Occhi che trasmettevano paura, terrore, gli stessi occhi che sognavo ogni notte, gli stessi occhi che regnavano nei miei incubi, lo stesso ragazzo voltato di spalle...

Perché non ti volti mai? Perché non mi guardi?

Perché ha paura, Alexis.

No, lui non ha paura.

Si, tutti hanno paura.

Lui no.

Anche lui è umano, anche lui prova sentimenti...

No, lui è un angelo.

No, non lo è.

- LUI vuole vederti.- Disse in un soffio il ragazzo di fronte a me, sgranai gli occhi a quelle parole e scossi la testa rannicchiandomi ancora di più su me stessa...Non volevo andare, lui mi avrebbe fatto male, lui era pericoloso...Lui mi avrebbe ucciso.

Ma non era quello che volevi, Alexis?

Ho paura.

Devi averne.

- No, io non vengo.- Dissi con quella poca voce che mi era rimasta, troppe urla, troppi pianti silenziosi...Troppo tutto. - Devi venire, LUI si arrabbierà...Lo è già adesso.- Disse quelle parole con un leggero tremolio, con paura, tristezza...Poi involontariamente si portò la mano su un livido al lato della bocca, un livido nuovo.

Perché subisci?

Lui si è abituato, Alexis.

Come ci si può abituare ad essere picchiati?

Lui l'ha fatto, e forse lo farai anche tu.

No, mai.

Mai dire mai, Alexis.

- Non m'importa.- Dissi con amarezza alzando lo sguardo verso quello del biondo, corrugò la fronte confuso e mi porse una mano...- A me importa.- Disse più a se stesso che a me...Ma avevo sentito, quelle parole...Dolci, serene, con un briciolo di preoccupazione...- Perché lo fai?- Chiesi confusa continuando a guardarlo...Quelle iridi azzurre erano davvero ipnotizzanti, così comuni, ma anche rare...- Cosa?- Chiese chinandosi di fronte a me, io sospirai e abbassai gli occhi sulla ferita del ginocchio ormai guarita - Perché sei così gentile? Perché sei così...Diverso dagli altri?- Chiesi con voce flebile rialzando lo sguardo verso il suo che ora mi osservava quasi spiazzato da quelle domande, domande che mi ronzavano in testa da troppo tempo...Domande che avevano necessità di risposte. - Perché so quello che si prova. - Disse spostando lo sguardo verso il pavimento sporco...Quelle parole mi fecero rabbrividire, quasi piangere...

Perché? Perché ti viene da piangere?

Perché so cosa si prova.

E cosa si prova a stare qua, Alexis?

Dolore e paura.

E te lo meriti, anche lui.

No, lui no...

Si, anche lui ha sbagliato in passato.

Tutti sbagliamo.

Ma non si può sbagliare ad uccidere qualcuno, Alexis.

Sgranai gli occhi al pensiero del biondo con in mano una pistola, sguardo freddo, indifferente...Quasi divertito, un sorriso pazzo, e poi un corpo cadere a terra di fronte a lui...

No, lui è diverso.

No, lui è pazzo.

- Chi è LUI per te?- Chiesi fissando il vuoto, una domanda spontanea, una domanda non pensata, una domanda di troppo forse, una domanda che fece sgranare gli occhi del biondo. - Non sono affari tuoi.- Parole fredde, parole distaccate...Parole mai pronunciate dal biondo, parole che non avrei mai pensato di sentire, eppure l'aveva detto, ed io non potevo che rimanere in silenzio.

Una mano mi afferrò per i polsi facendomi alzare, sussultai a quel contatto freddo ed esageratamente forte, guardai il biondo con sguardo supplichevole mentre mi trascinava fuori da quella stanzetta...

Ti prego, lasciami...Mi fai male.

LUI te ne farà di più.

No, non voglio...

Troppo tardi.

Camminammo lungo il corridoio con passo spedito, a volte inciampavo nei miei stessi passi, ma il ragazzo non si fermava, aumentava solo il passo e continuava a stringermi i polsi con freddezza...

Questo non sei tu.

E chi è, allora?

Lui è...Diverso, lui è buono.

No, lui è uguale agli altri, lui è pazzo.

Improvvisamente il biondo si fermò e così feci anch'io, una porta di fronte a noi, quella porta che tanto disprezzavo, una porta che mi avrebbe portato alla morte.

Così Niall bussò: Una, due, tre volte...Poi quella voce, una voce roca...Una voce che mi fece mancare il fiato, un "Avanti" E dopo quella parola, il biondo mi guardò, quasi preoccupato...Mi lasciò i polsi e aprì lentamente la porta - Non fare niente di sbagliato, ti prego.- E con quella frase sussurrata, mi spinse all'interno della grande stanza e poi la porta alle mie spalle sbatté facendomi sobbalzare...Guardai di fronte a me, lui era lì, girato di spalle, mani poggiate ai lati di quella grande scrivania che non avevo mai notato...Rimasi a guardarlo respirando a mala pena, non volevo rovinare quel silenzio, non volevo sentirlo parlare, io non dovevo farlo.

Non guardarmi, non voltarti, non parlare.

- Alexis...- Il mio nome pronunciato da quella voce roca mi fece rabbrividire, brividi freddi, come la sua voce, brividi di paura, come tutto di lui, ma anche brividi di piacere, perché quella voce anche se fredda, sembrava così maledettamente calda. Non risposi, non sapevo cosa rispondere, non avrei dovuto dire niente. Poi un sospiro, un movimento veloce, rigido, ma anche leggero...Si voltò ed incrociò il suo sguardo col mio, quel verde, maledettamente simile al mio, troppo per non osservarlo...

Basta, non guardarmi...Non farlo.

Ma LUI lo sta facendo, ti sta guardando.

Non voglio.

E allora non guardarlo tu, Alexis.

Non ci riesco...

E perché?

Non lo so.

Così abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo, troppo verde, troppo freddo...Troppo. - Chi sei?- Chiese con voce ferma, sospirai chiudendo gli occhi e facendo spallucce...

Non lo so.

- Rispondi, adesso.- Disse alzando di poco la voce, lo guardai con tristezza, una tristezza vera...La stessa tristezza che provavo ormai da troppo tempo - Non lo so, io non...- Non riuscii a terminare la frase che il riccio mi venne incontro tirandomi uno schiaffo in pieno viso, caddi a terra per la forza dello schiaffo e urlai per il troppo bruciore...- Tutti sono qualcuno, tu chi sei?!- Chiese urlando prima di tirarmi un calcio sullo stomaco, mi portai le braccia attorno alla pancia a strinsi i denti per non urlare...Dolore, bruciore...

Basta, basta.

- Non lo so...- Altro dolore, altri calci, uno dopo l'altro, altro bruciore, altre urla da parte mia, era troppo. - Cazzate, tutte cazzate.- Urlava, continuava a farlo mentre mi tirava calci ovunque: sulle gambe, sulla pancia, sul viso...Sul petto.

Basta.

Reagisci.

No, non posso.

Certo che puoi.

Mi ucciderà.

Non era quello che volevi?

Ma ho paura.

Tutti hanno paura, Alexis.

No, lui no.

Si, anche lui.

- Sei solo una miliardaria del cazzo, una drogata...Non sei nessuno.- Parole vere, parole che facevano male, parole sputate con disprezzo, parole pensate...Parole velenose, ma vere.

Non sei nessuno, Alexis.

No, non lo sono.

E lui chi è?

E così alzai lo sguardo, uno sguardo pieno di odio...Odio verso quel ragazzo che continuava a tirarmi calci, odio verso quella persona malata che mi guardava divertito...

Come fai ad essere divertito?

È pazzo, Alexis.

- E tu chi sei?- Chiesi con voce quasi inesistente, ma abbastanza forte per far bloccare il ragazzo di fronte a me...Distolse lo sguardo, chiuse le mani in due pugni e serrò la mascella...

Sei così bello.

È bello, quanto dannato.

E poi tutto successe in pochi istanti: Il riccio mi sollevò da terra sbattendomi contro la porta blindata, sentii la schiena urlare per il contatto tanto forte con la superficie grigia...Sgranai gli occhi per quel gesto...

Lui è pericoloso, lui è il demone.

Si, lo è.

Lui ti ucciderà.

Lo spero.

- Nessuno può farmi domande, nessuno.- Disse digrignando i denti e stringendomi le spalle contro il muro...Avrei voluto urlare, avrei voluto reagire, ma non riuscii a fare niente, non potevo muovermi, non volevo farlo...

I tuoi occhi...

Cosa?

Sono così verdi.

Sono occhi malati, sono occhi che hanno ucciso, Alexis.

Ma sono anche occhi che hanno sofferto, come i miei.

Occhi che si guardavano, respiri irregolari che si scontravano per la vicinanza, una vicinanza mortale...Troppo vicini, ma abbastanza lontani. - Nessuno deve chiedermi qualcosa, nessuno.- Disse ancora sbattendomi nuovamente contro la porta, urlai per il troppo dolore alla spina dorsale, ancora bruciore, più forte, più doloroso.

Basta, smettila.

Non lo farà.

- Scu...Scusa - Dissi con voce spezzata da alcune lacrime che mi rigarono il volto...

No, non devo piangere.

Piangi.

Non devo, non davanti a lui.

Fallo, piangi.

Non devo farmi vedere debole.

Ma tu la sei, Alexis...Sei debole.

E così iniziai a singhiozzare di fronte a quel ragazzo che mi guardava serio, uno sguardo freddo...Uno sguardo vicino, sempre più vicino al mio, e poi quella mano grande, una mano tremolante, una mano fredda ma anche calda...Quella mano si poggiò delicatamente su una mia guancia, sgranai gli occhi per la dolcezza di quel gesto, una carezza, una carezza leggera, quasi nulla, una carezza che durò poco...E solo quando quella mano si allontanò, mi accorsi di aver chiuso gli occhi, appena gli riaprii vidi due iridi verdi osservarmi confuse, confuse almeno quanto lo erano le mie...Poi vidi altro in quel verde: Paura, una paura strana, una paura irrazionale, una paura inspiegabile....

Di cosa hai paura?

Di te, Alexis.

Poi il suo respiro si mischiò col mio, il suo naso si sfiorò contro il mio...Un brivido mi percorse tutto il corpo, e mi immobilizzai...

Cosa sta succedendo?

Il riccio chiuse gli occhi e si allontanò da me con un movimento veloce, lo sentii sospirare mentre si dirigeva verso la scrivania con passo svelto...

Cos'è successo?

Stavate per baciarvi, Alexis.

No, non l'avrei mai fatto...Nemmeno lui.

Eppure stava per succedere.

Perché?

Perché siete troppo simili.

No, io non sono come lui...Io non uccido, io non picchio.

Però soffri, provi dolore...Come lui.

Tutti proviamo dolore.

No, non come voi.

Così iniziai a fissarlo, lo fissai mentre contraeva i muscoli poggiandosi alla scrivania, lo guardai mentre si spostava i ricci da davanti al volto...- Niall.- Un richiamo, lo stesso dell'altra volta, quel nome pronunciato come salvezza, un nome pronunciato di fretta...Con lo stesso tono freddo e distaccato.

Non potrò mai provare niente per una persona così: Fredda e pericolosa.

Lui è come te, Alexis...Come potresti non provare qualcosa per una persona tanto simile a te?

No, non succederà...Lui è pericoloso, è malato, lui uccide, lui mi ha portato via dalla mia vita, da Liam...Lui non merita nessun sentimento, solo uno: Odio.

* HARRY *

Dopo poco la porta alle mie spalle si aprì, poi, dopo alcuni istanti si richiuse...Sentii delle urla dall'altra parte della porta, urla di dolore, urla trattenute, urla di frustrazione, urla nascoste...Urla piene di odio, parole orribili, insulti urlati per sfogarsi: Pazzo, Assassino, Malato...Era vero, io ero quello...Ero tutto quello, ed una persona così, non meritava amore...Io non volevo essere amato.

Tutti lo vogliono, Harry...Tutti hanno bisogno d'amore.

No, io no...L'amore porta solo dolore, l'amore è un illusione, prima o poi finisce, finisce sempre tutto.

E tu Harry? Tu sei finito?

Si, lo sono da tempo.

Non provi più niente?

No.

E allora perché stavi per baciarla?

Non lo so...

Appunto.

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