L'indomabile (In Revisione)

By RominaPiazza

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Esiste un luogo dove coloro portatori di magia si riuniscono per addestrare i propri poteri.. Helena, tipica... More

PROLOGO
17 Anni dopo (1)
NUOVE AMICIZIE (3)
CAPITOLO (4)
PROVA (5)
CAPITOLO (6)
STUPORE (7)
CAPITOLO (8)
CAPITOLO NARRATORE (9)
CAPITOLO (10)
CAPITOLO (11)
CAPITOLO (12)
CAPITOLO (13)
CAPITOLO (14)
CAPITOLO (15)
CAPITOLO
LO ODIO..LA ODIO
capitolo
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO SCONOSCIUTO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO NARRATOTE
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
CAPITOLO
LA RICOMPARSA
LA RICOMPARSA PT2
LA RICOMPARSA PT3
CAPITOLO
CAPITOLO
SEGRETI SVELATI
SEGRETI SVELATI
CAPITOLO
ARMATE
CHALLENGE
OLIMPO
OLIMPO
CAPITOLO
DECISIONE
CAPITOLO
LA PORTA INFERNALE
LA PORTA INFERNALE PT2
LA PORTA INFERNALE PT3
LA PORTA INFERNALE PT4
CAMBIAMENTI
Olimpo
CAPITOLO
CAMBIAMENTI
CAPITOLO
L'INIZIAZIONE DI AIDEN

ANNI DOPO PT2 (2)

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By RominaPiazza

Usciti dal cancello che racchiudeva la struttura che per anni Helena aveva frequentato, tutti insiem esi erano diretti in una piazzola poco più avanti, dove una volta arrivati,dinanzi a loro avevano trovato un maestoso jet privato sul quale erano saliti silenziosi. Il suo interno era molto raffinato; si componeva di eleganti poltrone in pelle color panna, vi era un tavolino in cristallo e le finestre erano coperte da leggere tende dalle diverse tonalità del mare.

Una volta preso il volo, per tutto il viaggio Helena altro non aveva fatto che guardare fuori dal finestrino, fin quando non aveva intravisto un bosco, vicino al quale il jet era atterrato permettendo loro l'ingresso all'Accademia. Tutta la zona del bosco che circondava la struttura era ricca di alberi e animali di ogni genere che di tanto in tanto si vedevano passare. Vi erano numerosi e fantastici pettirossi ma anche uccelli di altri tipi altrettanto belli.

Scesi dal jet, Ronald si era concentrato ad osservare i ragazzi che stavano sparsi per raggiungere il bosco, mentre Adrian, Selly, Roxy e Ginevra guardavano il paesaggio con aria sognante, come se quello fosse il luogo più bello di tutta Gyulmia. Quello era il nome del regno dove si trovava la prestigiosa accademia, un regno sconosciuto a comuni persone, segnato da profondi segreti, ingiustizie, leggende... Un regno che in sé era veramente elegante, aveva il suo fascino e forse la sua tranquillità se non vi fossero stati talmente tanti problemi.

Di fronte a lei si prospettava un grande giardino di cui non si vedeva fine, ma si capiva chiaramente che esso aveva differenti sbocchi. Vi erano alberi sparsi, siepi, sculture fatte di piante... vi erano ragazzi che studiavano, chi giocava e chi si godeva la più assoluta tranquillità. Helena da quanto aveva avuto modo di vedere, aveva compreso che quella era la zona centrale del circondario dell'intera Accademia, e significava che era solamente un piccolo frammento rispetto ad altri migliaia di ettari. Ronald si era offerto di accompagnarla dal padre e di farle fare il giro turistico dell'Accademia, la quale era piuttosto grande e si suddivideva in palazzine. I ragazzi si erano dileguati lasciandoli proseguire soli. Entrati all'interno della maestosa struttura, la giovane ragazza era rimasta piuttosto stupita. Non era ancora iniziato il giro che era già estasiata da quello che la circondava.

L'Accademia si mostrava molto elegante e composta da grandi vetrate. Essa era bianca con qualche decorazione in stile greco e di tanto in tanto qualche sfumatura dorata. Lunghi corridoi portavano in diverse zone. La prima che Ronald le aveva mostrato era la sala da pranzo, la cui composizione a parer suo era favolosa. Vi erano diversi tavoli in legno pregiato con un totale di circa 15 posti l'uno. Anche qui vi erano grandi vetrate ed eleganti tende azzurro cielo le quali erano molto soffici e facevano da decorazione. Non aveva resistito alla tentazione di sfiorarle. Il solo tocco le aveva ricordato le morbide e setose lenzuola del suo letto, quel fedelissimo posto che non avrebbe mai lasciato. La pavimentazione era di un marmo quasi come fosse vetro e la sala era molto spaziosa. La sala comune aveva due piscine, una idromassaggio e l'altra no. Vi era una zona nella quale a cerchio erano posti divani in pelle bianca che occupavano una grande area ed al centro di essi un medio tavolino in cristallo. La sala delle armi lasciava senza fiato. Era ricca di armi di qualsiasi genere: spade, archi, sciabole, pistole, pugnali, fruste e tant'altro ancora. La zona libreria, la quale sarebbe divenuta il rifugio di Helena, sembrava non finire mai. Vi erano libri ovunque, di ogni genere e dimensione. Alcuni avevano l'aria di essere molto antichi. Copertina rovinata e leggermente polverosi e disposti in un angolino più nascosto dal resto della libreria, quasi a dar l'aria di una zona poco frequentata. La sala prove, quella dove si sarebbero tenute le prove dei nuovi arrivati e in seguito si sarebbe usata per gli allenamenti corpo a corpo, era spaziosissima. Essa era costituita inoltre da un'alta scalinata stile anfiteatro ed in una zona isolata vi era una porta misteriosa dov'era posto un cartello che vietava l'ingresso. Ronald le aveva spiegato che il contenuto della stanza sarebbe stato svelato il giorno seguente e che solamente in compagnia dei professori, durante gli allenamenti, quella porta sarebbe stata aperta. Infine, le aveva mostrato una sala a dir poco regale, quella che loro avevano nominato come "sala dei cristalli", laddove ogni cosa, a partire dai lampadari, era in cristallo ad eccezione della pavimentazione la quale era in vetro e di quattro scettri con dei simboli di elementi, fatti in legno pregiato. Helena aveva notato gli stessi elementi dei troni posti a terra, infatti Ronald notandolo le aveva subito spiegato che il significato di quei simboli sarebbe stato chiarito dalla professoressa. Le aveva anche detto che oltre alle lezioni di danza quella sala veniva utilizzata per i balli in eventi particolari. La ragazza non comprendeva l'utilità di una lezione di danza, ma non aveva osato replicare poichè sapeva già quale sarebbe stata la risposta se avesse posto una delle domande che le frullavano per la testa. Ronald le aveva ricordato che la loro accademia era composta di soli nobili e per questo avrebbe conosciuto gli altri tre nobili dopo di lei più importanti dell'intero regno. Finito il giro turistico, l'uomo l'aveva accompagnata nell'ufficio del padre e si era dileguato lasciandola sola.

Helena era emozionatissima ma allo stesso tempo nervosa. Erano ormai anni che non lo vedeva. La ragazza aveva bussato alla porta dell'ufficio e poco dopo una voce dall'altra parte della stanza l'aveva invitata ad entrare. Aveva aperto la porta ed una volta dentro l'aveva richiusa alle sue spalle. Suo padre era lì, di fronte a lei, con un sorriso raggiante. Si era alzato dalla scrivania e lei gli era corsa incontro stringendolo in un forte abbraccio. Le mancava stare stretta a lui, le mancava il suo profumo, la sua voce, le mancava tutto di lui. Erano rimasti in quel modo per quelli che sembravano minuti infiniti, fin quando di malavoglia Helena si era trovata costretta ad abbandonare l'abbraccio per prendere posto ed ascoltare quanto lui aveva da dirle.

"Helena tesoro, so quanto per te sia difficile stravolgere la vita in questo modo, ma ormai sei vicina ai tuoi 18 anni e non potevo più permettermi di lasciarti in balia di quel mondo mettendoti in pericolo. È ora che tu impari quanto c'è da sapere ed inizi a gestire la tua magia, cosa che non potevi fare fuori da qui. Comprendi che non avevo scelta, se qualcuno avesse scoperto tutto, saresti stata nei guai, avresti inoltre rischiato di perdere il controllo dei tuoi poteri. I 18 anni oltre a sviluppare totalmente il tuo corpo nella sua natura di essere magico, distrugge il sigillo che limita i poteri di un individuo, dunque è ora di lavorare duro".

"Padre... Io non so se...". Iniziò a dire, ma lui comprendendo le sue preoccupazioni la fermò sul nascere.

"Per qualsiasi cosa hai me, e non solo" disse.

La ragazza gli aveva sorriso non aggiungendo altro.
Avevano trascorso un po' di tempo a parlare del più e del meno, e quando ormai si stava facendo sera, il padre le aveva dato l'orario delle lezioni e le chiavi della sua camera, che solo per la prima notte avrebbe usato.

Uscita dall'ufficio, la giovane aveva trascorso un'abbondante oretta alla ricerca della propria camera. In quell'Accademia era facile perdersi quanto era immensa. Lei era ormai stanca di girare in tondo, delle volte le sembrava di ripercorrere gli stessi corridoi. Tanto era presa dalla sua ricerca e dal prestar attenzione ai numeri delle camere, che non si era neanche resa conto che davanti a se si trovava un'altra persona con la quale accidentalmente si era scontrata cadendo al suolo. L'impatto col pavimento era stato piuttosto forte, di fatto si era fatta veramente male. Curiosa di sapere contro chi era finita ma anche indispettita dal non aver ricevuto alcun tipo di aiuto, aveva alzato lo sguardo ed aveva incontrato degli occhi nero pece di un ragazzo non di molto più grande di lei, alto, dal bell'aspetto, con capelli corvini e dall'aria di un perfetto arrogante e presuntuoso.

"Oh, ti ringrazio per avermi aiutata ad alzarmi ed avermi chiesto se mi sono fatta male". Lo prese in giro lei, usando un tono ironico.

Quel suo gesto però non aveva di certo migliorato la situazione.

Il ragazzo aveva continuato a guardarla impassibile per altri secondi, fin quando non si era reso conto di quanto lei gli aveva detto.

 "Dovresti stare più attenta ragazzina". Le aveva risposto lui.

"Ragazzina a me?! Sei tu che mi sei venuto contro mentre io guardavo i numeri delle varie stanze intenta a trovare la mia" gli aveva urlato contro.

Lui per un istante sembrava essere sorpreso e... confuso? Forse era solo una sua impressione, era sicuramente stata una sua immaginazione, infatti la cosa le era stata confermata non appena il ragazzo aveva ritrovato la sua arrogante "compostezza" e l'aveva espressamente messa in mostra sfoggiando un ghigno di arroganza e superiorità. Si era chinato verso lei con quel suo sorriso odioso che tanto gli avrebbe strappato dalla faccia a suon di pugni, e le aveva accarezzato la guancia nonostante il suo sguardo esprimesse disprezzo e disgusto per il suo atteggiamento, soprattutto per il gesto appena compiuto.

"Che c'è dolcezza? Non riesci a resistere al mio fascino e dunque per non fare la figura dell'imbranata ti inventi una scusa così banale?" Le domandò non distogliendo neanche un istante lo sguardo dal suo.

Helena stava ridendo così tanto da mancarle quasi il respiro a causa di quella sottospecie di insulto uscito dalla boccaccia dello strano ragazzo, sì perché sentirsi dire di essere attratti da lui era un insulto bello e buono.

"Senti, non so con chi tu abbia avuto a che fare o abbia tuttora a che fare, né mi importa saperlo. Ma ti dico una sola cosa, se pensi che io possa cadere ai tuoi piedi come tutte quelle gatte morte che si ritrovano in giro oggigiorno, hai beccato una bella sassata in testa. Non perderei mai tempo con una persona così meschina, illusa e ridicola come te!" sputò quelle parole con un tono di voce alquanto sprezzante.

Udendo le parole della ragazza, l'aveva spinta con forza al muro, preso dalla rabbia, impedendole di fare anche solo un'altra mossa o poter allontanarsi.

"Non sai con chi stai parlando stupida mocciosa! Anzitutto sei stata tu a non prestar attenzione a dove mettevi piedi, e poi mocciosetta, stai attenta a come parli con me... non hai idea di quanto io possa essere pericoloso" la avvisò stringendo la presa sul collo della ragazza.

"Mettila giù Sebastian!" affermò un ragazzo comparso lì dal nulla.

"Ma dai... Guarda tu che fortuna che ti ritrovi, hai anche un salvatore e non lo sapevo?" domandò Sebastian alla ragazza, ignorando quanto gli era stato detto dal nuovo arrivato.

"Io non ho bisogno di nessuno che mi protegga" disse lei con disprezzo.

"Ah...e dimmi tesoro, come pensi di proteggere te stessa da questa accattivante situazione? Non hai neanche la forza di ribellarti. Sbattuta contro un muro e derisa, non hai avuto la capacità di difenderti" la sbeffeggiò.

"Ora mi hai veramente stancato, lasciala o questa storia non finirà affatto bene" ribattè il ragazzo il cui nome ancora non era stato svelato.

"Stanne fuori!" urlò furioso Sebastian.

"Perfetto, lo hai voluto tu" disse il ragazzo, facendo comparire del ghiaccio nelle sue mani.

Helena era veramente stanca di quella situazione. Le parole di Sebastian avevano fatto scattare in lei una forte rabbia, e contenerla le era difficile. Temeva per quel che sarebbe accaduto, sentiva di non farcela a combattere contro se stessa, aveva voglia di esplodere. Il suo calore corporeo andava aumentando sempre più, tanto che quando anche Sebastian si stava preparando ad attaccare il ragazzo, fu costretto a togliere la mano dal collo di Helena tanto era il dolore che stava provando. Irato si era voltato verso la ragazza, rimanendo sorpreso da quanto stava vedendo. Gli occhi di Helena erano di un rosso intenso, ed era chiaramente visibile quanto stesse lottando per controllarsi. Lo stupore di Sebastian era nuovamente stato sostituito dalla sua arroganza.

"Finalmente, era ora che reagissi. Adesso si che mi divertirò".

Aveva formato una grossa palla di elettricità che aveva scagliato contro la ragazza, senza colpirla, ma ancor prima che lei potesse contrattaccare il ragazzo l'aveva congelata. Dei rumori di passi avevano distratto Sebastian dal guardare con odio il ragazzo. Quei passi li conosceva bene e quanto li conosceva, tanto li temeva. Non voleva altri problemi per quel giorno, per cui aveva deciso di darsela a gambe.

"Non finisce qui!" avvisò la ragazza, prima di sparire del tutto lungo il corridoio.

Esausta Helena era crollata a terra, ma ancor prima di prender un'altra botta il ragazzo che era rimasto, le era corso incontro sorreggendola.

"Grazie" sussurrò lei tra gli spasmi.

"Non devi ringraziarmi, piuttosto come ti senti? Hai avuto davvero un brutto incontro".

"Di certo adesso molto meglio" rispose rialzandosi.

"Novellina eh?" domandò lui, alzandosi a sua volta.

"Già".

"Dov'eri diretta?".

"Beh ancor prima che quell'insulso intralciasse il mio camino, ero alla disperata ricerca della mia camera, la 999".

"Non hai avuto un bell'inizio, ma per tua fortuna conosco la camera e anche la tua nuova compagnia. Seguimi, ti faccio strada".

Ancora scombussolata da quanto era appena accaduto, aveva fatto un lungo sospiro per calmarsi ed aveva ripreso la ricerca della sua camera, in compagnia del ragazzo, con la mente persa a ripensare all'accaduto di pochi istanti prima. Si era massaggiata leggermente il collo, le doleva.

"Ti ha lasciato un brutto segno. Ti consiglierei di farlo sparire in qualche modo o potrebbero rivolgerti domande piuttosto scomode" le disse lui, senza neanche voltarsi.

"Piuttosto, se dovessi aver bisogno io sono Lucas Morrinson" si presentò.

"Helena" rispose flebilmente lei.

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