Boot Camp.(A Harry Styles FF)

By Eli_06

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Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=ohsDp82WkvQ "Non puoi scappare, non puoi fare niente per salvarti... More

ONE
TWO
THREE
FIVE
SIX
SEVEN
EIGHT
NINE
TEN
ELEVEN
TWELVE
AVVISO
THIRTEEN
FOURTEEN
FIFTEEN
SIXTEEN
SEVENTEEN
EIGHTEEN
NINETEEN
TWENTY
TWENTY-ONE
TWENTY-TWO
TWENTY-THREE
TWENTY-FOUR
EPILOGO.

FOUR

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By Eli_06

Capitolo 4

Mi svegliai sdraiata su un prato privo di erba, eppure quello era un prato...Lo ricordavo bene, un tempo era pieno di fiori e erba, un tempo era pieno di vita, un tempo risplendeva di colori, emanava felicità...Mentre adesso, quel prato che tanto avevo amato, sembrava morto, come se nessuno si fosse più interessato a curarlo, lasciandolo solo, lasciandolo morire...Soffrire: Sofferenza, solo quello si sentiva nell'aria. La testa girava, la vista era confusa, tutto ormai lo era nella mia vita, tutto era sempre stato puro caos, solo un totale caos. Poi alzai lo sguardo, ed eccolo lì, lo stesso ragazzo di ogni notte, di ogni volta, lo stesso ragazzo girato di spalle, era alto, capelli ricci, gambe lunge e corpo scolpito...Poteva essere un angelo, forse lo era...Forse era la mia ancora di salvezza, forse quel ragazzo poteva salvarmi, e così mi alzai, mi alzai ed iniziai a camminare verso quella figura non molto lontana da me, ma più mi avvicinavo, più le gambe iniziavano a tremare, più il vento aumentava, più il freddo mi congelava...Un freddo glaciale, contro la mia pelle bianca e sporca, e poi paura...Paura verso quel ragazzo che sembrava un angelo, lo sembrava davvero...Un altro passo: Dolore, un dolore che bruciava, un dolore che mi stava consumando, perché più mi avvicinavo al riccio, più mi consumavo...E così iniziai ad avere paura di svanire, iniziai ad aver paura di non esistere più...Ma io non ero nessuno, no. E poi successe, il buio calò intorno a me, e così anche intorno al ragazzo che ancora restava di spalle...

Girati, voltati, guardami, fallo ti prego.

Non lo farà mai...Non ti guarderà mai negli occhi, lui è pericoloso, ti ucciderebbe.

No, lui è un angelo, lui mi salverà.

No, lui è un demone, lui ti ucciderà.

Poi tutto tornò normale, tutto tornò esageratamente tranquillo, anche se in quel posto niente lo era, niente poteva essere tranquillo...Solo terrore, un terrore che mi assalì appena spalancai gli occhi, ero rannicchiata nel solito angolo della stanzetta, quella stanzetta da dove non uscivo ormai da più di una settimana, avevo perso il conto dei giorni passati rinchiusa tra quelle quattro mura, avevo perso il conto dei lividi che mi ricoprivano il corpo, un corpo ormai estraneo persino a me stessa, troppe ferite, alcune più profonde di altre, alcune anche infette...Come quella sul ginocchio, un taglio profondo e lungo, un taglio che bruciava, lo stesso taglio che non mi permetteva neanche più di camminare, ed era proprio per quel taglio che ero costretta a restare in quella camera, una camera oscura, troppo buia persino per me, per me che avevo sempre amato l'oscurità, amavo la notte e le sue mille sfumature, amavo rimanere sveglia e pensare nel buio più totale...Eppure in quel periodo, quel buio, quell'oscurità dannatamente profonda, dava fastidio, faceva quasi paura, e forse ne avevo di paura...Troppa. Avrei voluto urlare, avrei voluto alzarmi e sbattere i pugni contro quella porta blindata, una porta grigia, una porta che non si apriva da troppo tempo ormai, e così iniziai a pensare del perché dell'assenza del moro, erano troppi giorni che non spalancava quella porta, erano troppi giorni che la mia pelle non subiva più dolore, eppure quel dolore persisteva, continuava a bruciare, come la testa continuava a girare ogni giorno di più...Ed era diventato snervante sentire la testa pesante, tanto pesante da lasciarla crollare al suolo, accompagnata dal resto del corpo, un corpo scheletrico e pieno di dolore...Ormai sentivo solo quello: Dolore.

Te lo meriti Alexis, tu sei sbagliata...Lo sei sempre stata.

Si, sono sbagliata, lo sono sempre stata.

E così quella consapevolezza ritornò, quella sensazione di inutilità, il sentirsi inutili...Ed era una sensazione orribile, snervante, dolorosa, ed eccolo ancora: Dolore, dolore insieme alla consapevolezza di non valere niente, di non essere nessuno, per nessuno...E faceva male, un male esageratamente pauroso, quella consapevolezza mi fece tremare, anche l'anima.

Poi uno spiraglio di speranza si fece spazio sul mio viso appena sentii quella porta, che avevo iniziato ad odiare, aprirsi...Mi preparai allo sbattere del ferro contro al muro, mi preparai a trattenere le urla, mi preparai a sentire dolore, ma forse non c'è n'era bisogno, non più...Ormai mi ero abituata a soffrire, a trattenere le lacrime, a sentire dolore, a non rispondere alle domande. Ma niente di tutto quello successe, la porta non sbatté, solo un leggero cigolio accompagnato da alcuni passi lenti, quasi strazianti...Passi che mi fecero tremare, un tremolio impercettibile, perché quei passi non potevano appartenere al moro, non appartenevano a Louis, che a volte veniva a controllare se ero ancora viva, no...Quei passi leggeri non appartenevano a loro, forse avrei dovuto alzare il viso, forse avrei dovuto parlare o fare qualcosa...Ma non feci niente, rimasi immobile con la testa poggiata sulle ginocchia e il respiro calmo...Troppo calmo, eppure non riuscivo a fare altro, non avrei voluto fare niente...Quel momento era troppo tranquillo e stranamente piacevole per parlare, per fare qualsiasi cosa.

Ti prego, non picchiarmi.

Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla destra, trattenni un urlo per quel contatto e mi allontanai il più possibile da quella figura che si ostinava a starmi vicino...

Allontanati, non toccarmi, non guardarmi.

Così iniziai a tremare, tremavo come una foglia, tremavo senza un motivo preciso, tremavo senza alcuna consapevolezza: Nessuna paura, nessun tipo di felicità...Niente. - Alexis...Giusto?- Quella voce, una voce nuova, mai sentita prima d'ora, una voce calma e tremendamente...Dolce? No, nessuno poteva essere dolce in quel posto, nessuno poteva provare pietà per me, nessuno aveva dei sentimenti lì, erano tutti uguali, erano solo dei pazzi che prendevano ordini da uno più pazzo di loro, perché solo una mente malata poteva fare tutto quello, una mente oscura...Come la mia.

Non risposi, non mossi alcun muscolo, non annuii, rimasi solo immobile, stessa posizione, stesse emozioni nulle, stesso respiro calmo...- Rispondi, per favore.- Ancora più dolcezza, ancora più calma...E così annuii, tenendo la testa poggiata sulle ginocchia, non alzai lo sguardo, non volevo farlo. Sentii un sospiro, quasi nullo, ma lo sentii ugualmente, poi...Ancora quella mano, né calda né fredda, un calore normale, che però mi fece rabbrividire ugualmente.

Basta Alexis, smettila...Alza lo sguardo, guardalo.

No, ho paura.

Smettila di averne, reagisci.

E così alzai lo sguardo, con una lentezza estenuante, con un movimento quasi nullo, la stanza era buia, ma abbastanza illuminata per vedere due iridi azzurre guardarmi, altri brividi, leggeri, ma io gli percepivo lo stesso. Un sorriso, leggero, solo accennato su quel volto puro e immacolato, un volto pieno di serenità, una serenità che mi fece bloccare il respiro in gola...Come poteva sorridere? Come poteva essere così sereno?

È pazzo Alexis, tutti lo sono qui.

Abbassai lo sguardo dopo poco, non riuscendo a sostenerne uno tanto tranquillo...E così posai gli occhi su quella mano poggiata sulla mia spalla destra, quel tocco, così leggero e delicato, non mi fece alcun effetto, non sentivo niente...- Io sono Niall, piacere.- Disse sorridente porgendomi la mano libera, corrugai la fronte confusa da quel gesto e alzai nuovamente il mio sguardo verso il suo, stesso sorriso, stessa serenità...Stessa indifferenza da parte mia. - Cosa volete da me? Perché sono qui?- La voce uscì rotta, forse per il troppo tempo che non la usavo, o forse per il semplice motivo che avrei voluto piangere, avrei voluto tanto farlo...Ma non potevo, non dovevo.

Non piangere, non piangere, non piangere, non piangere.

- Devi venire con me.- Disse solo quello in risposta, il sorriso svanì e così anche quella serenità e dolcezza che poco prima emanavano quelle iridi azzurre, di un azzurro oceano, un azzurro che trasmetteva tranquillità, o almeno...Così credevo, anche se a me non trasmettevano nulla, non sentivo niente. - Non posso alzarmi.- Risposi abbassando nuovamente lo sguardo, sentii uno sbuffo da parte del ragazzo di fronte a me, e poi un braccio intorno alla mia vita, ed un'altro introno al collo, sussultai per quel gesto, ma non dissi nulla, non avevo neanche più le forze per parlare, non ne avevo più voglia. Il ragazzo mi aiutò ad alzarmi, urlai per il dolore al ginocchio e vidi il biondo accanto a me sgranare gli occhi alla vista di quel taglio, ma non disse nulla, fece finta di niente e si incamminò con me fino fuori da quella camera che tanto avevo detestato, strizzai gli occhi per la luce delle lampadine presenti in quel corridoio, un corridoio nuovo, un corridoio che non avevo mai percorso da sveglia, non sapevo dove ci trovavamo, poteva essere la solita baracca di legno marcia, quella in cui avevo vissuto per i primi giorni, come poteva essere un'altro edificio, un posto mai visto prima, un posto nascosto, costudito come un segreto...Iniziammo a camminare per parecchi minuti, quel corridoio sembrava non terminare più...Sembrava infinito, e più andavamo avanti, più il ginocchio gridava pietà, più la testa girava, più il corpo bruciava per i troppi tagli. - Dove mi stai portando?- Riuscii a chiedere quello con un minimo di voce, una voce tremolante, una voce piena di terrore e tristezza...La stessa tristezza che trasmettevano i miei occhi. - LUI vuole vederti.- Disse il biondo con sguardo basso, brividi di terrore si impossessarono del mio corpo a sentire quella frase...Ed eccola ancora, più forte, più intensa: Paura, troppa paura...Paura per una persona che non avevo mai visto realmente. Ripensai a quegli occhi verdi, un battito perso, ripensai a quella mano, un'altro battito perso, quella voce roca, un'altro ancora. Improvvisamente il ragazzo accanto a me si bloccò di fronte alla fine del corridoio, alzai lo sguardo e vidi una porta blindata, come tutte le porte presenti in quel corridoio dopo tutto, tremai nel vedere il biondo bussare alla porta...

Uno

Due

Tre

Nessuna risposta, nessun rumore, niente...

Quattro

Cinque

Sei

Un rumore, rumore di qualcosa che cadde a terra, rumore di vetri che si frantumarono...Un'altro battito perso.

Sette

Otto

Nove...

Mi ucciderà.

Non avere paura Alexis, meglio morire adesso, che in seguito...Giusto?

Giusto.

...Dieci.

"Avanti." Solo quello, una parola, sei lettere, una voce terrificante, la stessa voce roca che mi tormentava ogni notte, la stessa voce che mi faceva svegliare dallo stesso incubo, lo stesso di ogni notte.

Niall poggiò una mano sopra la maniglia, e mi guardò con sguardo spento, quasi assente...Come poteva cambiare stato d'animo così in fretta?

È pazzo, tutti lo sono qui.

- Non parlare se LUI non lo chiederà, non muoverti se LUI non chiederà di farlo, non guardarlo se non sarà LUI a chiederlo.- Tutte quelle parole mi fecero tremare, solo quello, un tremolio, sempre lo stesso tremolio...Non potei rispondere, il biondo non me ne diede il tempo...Successe tutto troppo in fretta: Niall aprì la porta, mi spinse, letteralmente dentro, e la richiuse subito dopo...Le gambe cedettero senza il sostegno di qualcosa a cui aggrapparsi, e così caddi al suolo, fu un attimo, il ginocchio bruciò a contatto con il tappeto presente sotto il mio corpo, tremavo...Riuscivo solo a tremare e a fissare quel tappeto come se fosse stata la cosa più interessante al mondo. Poi una risata riecheggiò, una risata roca, leggera, una risata divertita, era divertito dal mio aspetto atroce, dai miei lividi, dai tagli...E sentire quella risata mi fece solo schifo. - Chi sei, Alexis?- Quella domanda, quella stessa domanda che abitualmente ignoravo, rimanendo in silenzio, senza parlare o muovermi, ma quella volta era diverso...Era stata quella voce roca a parlare, quella voce che metteva terrore, ma che mi provocava qualcosa di strano...Brividi, brividi estremamente forti, troppi brividi...Il respiro mi si fermò in gola, come anche il cuore...

Guardalo, alza lo sguardo Alexis.

No, ho paura.

Guardalo.

La testa scattò su, provocandomi un leggero giramento di testa, poi...I miei occhi incontrarono nuovamente i suoi ancora più verdi alla luce, ma non fu quello a farmi sussultare, bensì quei ricci perfetti, quella figura slanciata, quel corpo scolpito, non poteva essere...

Lui è l'angelo, lui mi salverà.

No, lui è il demone, lui ti ucciderà.

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Autrici:

Ciao a tutte tesoriiiii, grazie mille per i voti e recensioni, abbiamo visto che al terzo capitolo sono un po' diminuiti i voti :( Ma non importa dai, speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto più del precedente e che i commenti aumentino sempre più assieme ai voti, grazie ancora :*

Diteci cosa pensate del capitolo, mi raccomando! Alla prossima :*

- Un bacio enorme

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