Tutto quello di cui ho bisogno

By AlessiaSanti94

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Quando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta frag... More

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2 Anni dopo.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
E se vi dicessi... Nuova storia?
Capitolo 10.
La Nuova Storia è stata pubblicata!
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
#AskAle
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
IMPORTANTE!
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
#AskYourCharacter.
Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Capitolo 50.
Capitolo 51.
Capitolo 52.
Capitolo 53.
Capitolo 55.
Capitolo 56.
Capitolo 57.
Capitolo 58.
Capitolo 59.
Epilogo.
Capitolo extra + anticipazioni
Ringraziamenti
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Capitolo 54.

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By AlessiaSanti94



«Devi bere un po' d'acqua, Nadia. Solo un bicchiere, su», le ripeté per la terza volta Ada, seduta sul gradino sotto al portico del Club. Teneva l'amica per le spalle, cingendola con un braccio. Si trovavano lì da un quarto d'ora già, e Nadia non ne voleva sapere nulla di rinsavire. Continuava a blaterare frasi storpiate e senza senso, accompagnate da invettive contro Anita e miscelate a qualche insulto nei confronti di Mattia, Diego, il Campus e Roma intera.

«Non voglio bere più nulla.»

«Non berrai più niente di alcolico, vorrai dire. Ma un bicchiere d'acqua ti farà stare meglio, vedrai», sospirò ancora una volta Ada. Le passò il pollice sulla guancia e scosse la testa. «Ti è colato tutto il trucco. Hai distrutto il mio futuro da make up artist, lo sai?»

«Mi-mi dispiace.»

«Vuoi un fazzoletto?»

«Perché tutti mi torturano, Ada?» Le chiese all'improvviso Nadia, in un breve barlume di lucidità. «Pensi che sia una persona cattiva? C'è qualcosa che sbaglio?»

Ada le poggiò la mano sulla spalla e la strinse, confortandola. «Ehi, non pensarlo minimamente! Tu sei la persona più buona e corretta che abbia mai conosciuto, Nadia.»

«E allora perché?»

L'amica rimase un attimo in silenzio. «Perché sono sempre le persone più buone a soffrire. Sono le più facili da colpire.»

Nadia tirò su con il naso e si asciugò il mascara colato. «Allora non voglio più essere una persona buona. Sono stanca di stare male per gli altri.»

«Tu sei forte così come sei. Sai cosa mi disse il vecchio fabbro del paese? "Non avere paura dei passi falsi, perché saranno le pietre con cui costruirai la tua nuova corazza". Avevo nove anni, ma ho capito il vero senso della frase molto tempo dopo, quando a scuola mi prendevano in giro per il mio fisico troppo paffuto», le raccontò Ada, con lo sguardo fisso sulla siepe di fronte a loro. Nadia le aveva poggiato la fronte sulla spalla e l'ascoltava con gli occhi chiusi e la mente assorta. «Tutte le cattiverie che mi sputavano addosso, anche quelle mascherate con la finta innocenza di un bambino, mi hanno aiutata a uscire dal guscio. Così ho iniziato a realizzare che non ero io quella sbagliata, ma loro. Ho iniziato a convivere me stessa senza vergogna. Ho imparato che nessuno può più farti del male, quando trasformi le tue debolezze in punti di forza. E così devi fare anche tu.»

«Ma tu sei più forte di me, Ada. Lo sei sempre stata», balbettò Nadia.

«Magari due anni fa. Ma adesso non è più così. Ne hai passate più di me e sei ancora qui, stabile come prima.»

«E per fortuna... Altrimenti, sarei già crollata», sorrise lei.

Ada le diede un buffetto sulla guancia e le mise di nuovo di fronte il bicchiere d'acqua. «Bevi, ora.

Nadia annuì debolmente e sorseggiò il liquido trasparente e fresco. Quando fece per poggiarlo sul gradino, si sentì un rumore di passi provenire dal lato sinistro dell'abitazione.

«Dovrebbe smetterla di bere. Credo che lo abbia già fatto abbastanza», disse la voce, cupa e fredda. Si fermò proprio di fronte a loro, in piedi sull'erba umida.

Ada alzò il sopracciglio e sorrise con scherno. «È solo acqua, Mattia. Puoi stare tranquillo. So quando è il momento di farle smettere di bere.»

Mattia indicò con il mento la figura di Nadia, rannicchiata addosso alla spalla dell'amica, con gli socchiusi, come se non volesse vedere nulla di quello che stava accadendo di fronte a lei. «Ah, sì? A me non sembra, invece. È solo colpa tua, Ada. L'hai fatta ubriacare per goliardia e guarda adesso... Se ne sta sdraiata su un gradino, dopo aver dato spettacolo davanti a metà degli invitati.» Spostò lo sguardo sulla ragazza e trattenne il respiro. «Come ti è saltato in mente di attaccare così Anita, Nadia? Mi hanno detto che è scappata dal Club.»

«La stai davvero difendendo?» esplose Ada, al suo posto. «Sai almeno cos'ha fatto, quell'arpia?»

«Lo so. Ma non è una giustificazione, questa. Avevo già parlato con Anita appena era arrivata alla festa.»

«Basta...» sbiascicò Nadia, con le mani davanti agli occhi.

«E ti ha riempito la testa di menzogne, come ha cercato di fare con lei?»

«Non stava mentendo, Ada. La conosco abbastanza da riconoscere quando le cattiverie che fa sono opera sua o di altri», ribatté prontamente Mattia.

«Basta! Smettetela entrambi!» gridò Nadia, aprendo improvvisamente gli occhi. «Ho la testa che mi scoppia!»

«Se avessi bevuto di meno...»

«Adesso, non è più importante, okay? Quel che è successo, è successo», lo interruppe di nuovo Ada, uccidendolo con lo sguardo. «Perché non te ne vai, Mattia? So gestire da sola la mia amica. Tu sei di troppo.»

Ma Mattia non le diede ascolto e si avvicinò alle due ragazze, piegandosi sulle ginocchia di fronte a Nadia. Le prese il mento tra le dita e le spostò verso di lui, in modo da vederla negli occhi. Nadia si lasciò veicolare come una macchinina telecomandabile, in silenzio. «Perché lo hai fatto?»

«È stata colpa sua, Mattia. Come sempre. È sempre colpa sua», balbettò lei.

«Stavolta ti sbagli.»

«Sei venuto qui solo per infierire?» lo rimbeccò seccamente Ada.

Mattia sbuffò e si alzò in piedi. Afferrò la mano di Nadia e la spronò a tirarsi su. Lei si alzò barcollando sui propri piedi e rimase ferma sul prato, immobile come una pedina in una scacchiera solitaria. «No. Sono venuto per portarla via di qui.»

Anche Ada scattò in piedi, allarmata. «Che cosa? Lei non verrà via con te! Non dopo quello che le hai fatto.»

Lui rise. «E come pensi di portarla a casa, in queste condizioni? Hai una macchina, una bicicletta o una carriola?»

«Non sei divertente.»

«Non volevo esserlo, infatti», replicò lui, con schiettezza. «Sto solo dicendo che io ho una macchina, mentre tu no. Quindi a casa ce la porto io. Tu puoi fare quello che vuoi.»

«Se pensi che ti lascerò andar via con lei, da solo, ti sbagli di grosso!» Ada lo guardò esasperata, al limite delle sue possibilità.

«D'accordo. Allora accompagnerò anche te. Vogliamo andare?» Mattia la fissò, con lo sguardo pieno di orgoglio. Cinse con un braccio la vita di Nadia e la guidò con passi corti e lenti sul prato.

Ada li rincorse, brontolando ad alta voce. «Non ne hai il diritto, Mattia! Sei solo un idiota!» gli strillò alle spalle. «Fermati!»

Lui si fermò quasi di fronte al marciapiedi e si voltò di scatto. Talmente veloce, che Ada gli finì quasi addosso. «Che problemi hai?»

«Lasciaci in pace. Troverò qualcun altro che ci accompagnerà ai dormitori. C'è un sacco di gente alla festa.»

Mattia rise, come se avesse appena sentito qualcosa di divertente. «E pensi che te lo permetta? Sono tutti ubriachi, forse anche più di lei. Ci proverebbero con voi ancor prima che mettiate piede nella loro macchina. E non credo che Bruno approverebbe.»

Ada accusò il colpo in silenzio, ma non arretrò dalla sua posizione. «Non puoi... Non puoi obbligarci a venire con te. Potrei mettermi a gridare! Ti arresterebbero per molestie!»

«Secondo me, arresterebbero te per schiamazzi notturni. Scommettiamo?»

«Sei uno sbruffone.»

Mattia aprì la macchina sportiva, parcheggiata di fronte al Club, e sospirò spazientito. «Ti avverto, Ada. Se tra qualche secondo non sali in macchina, lo sbruffone ti lascerà qui. La tua amica ha bisogno di tornare a casa, ora.»

«Pensi che non sappia di cosa ha bisogno Nadia? È la mia migliore amica.»

«E tu pensi che io sia felice di vederla ridotta in questo stato? Cazzo, è la mia ragazza, Ada!» sbottò Mattia, alzando di scatto il tono di voce. «L'hai portata a una nostra festa e le hai permesso di esagerare con l'alcool, proprio perché sapevi che ci sarei stato anche io! Come pensavi avrei reagito?»

«Ma tu... tu l'hai mollata, no?» balbettò Ada, paonazza in volto e con lo sguardo colpevole.

«Cosa siamo io e lei non sono affari tuoi. Ma questo non significa che io le permetta di ridicolizzare se stessa e gli altri a una stupida festa. Adesso, sali in macchina, prima che inizi a valutare concretamente l'idea di lasciarti qui, a riflettere su quanto tu sia stata incosciente, stasera.»

Ada resse il suo sguardo il più possibile, poi abbassò gli occhi a terra ed entrò in macchina, sedendosi sul sedile posteriore. Non disse più una parola fino alla fine del viaggio.

Mattia condusse Nadia dall'altra parte dell'auto e la fece sedere sul sedile in pelle, agganciandole la cintura di sicurezza. Lei continuò a mostrarsi inerte a ogni sua mossa, fissando davanti a sé con un'espressione spenta e priva di ogni emozione, con gli occhi rossi di pianto, di rabbia e di alcool. Poi, montò in macchina e mise in moto il motore, sfrecciando velocemente lungo la strada deserta.

Quando arrivarono di fronte alla porta del loro appartamento, Ada si fece avanti e inserì le chiavi nella serratura, ancora chiusa nel suo mutismo selettivo da imbronciata.

Mattia entrò in casa senza troppi convenevoli e attese che la ragazza le indicasse la porta della camera di Nadia.

«Non serve che le rimbocchi le coperte. Ci hai portate a casa. Le principesse sono salve. Adesso, va' via», rispose seccamente la ragazza.

«Ada», la rimbeccò lui, con un'occhiata eloquente.

Lei alzò gli occhi al cielo e si scansò da davanti a lui. «La seconda a destra. Ma vedi di essere veloce.»

Mattia la ignorò e si accollò di nuovo addosso il peso di Nadia, trascinandola a tentoni lungo il soggiorno dell'appartamento. Aprì con un calcio la porta socchiusa della stanza ed entrò, cercando alla cieca l'interruttore della luce. Quando lo trovò e identificò il letto, ci fece sdraiare la ragazza, lentamente e con delicatezza. Sospirò e rimase a guardarla, scettico.

«Come sei premuroso...» lo schernì Ada, poggiata sullo stipite della porta. Lo stava fissando con uno strano cinismo.

«Puoi portami un bicchiere d'acqua e una pasticca di antidolorifico? Quando si sveglierà, avrà un mal di testa atroce.»

«Agli ordini...» Lei alzò le braccia al cielo e s'incamminò in cucina.

Non appena Mattia la vide allontanarsi un po', raggiunse la porta della camera di Nadia e la chiuse di scatto, girando la chiave nella serratura.

«Almeno così sarà di meno una seccatura...» borbottò.

Dall'altra parte, Ada sbarrò gli occhi e tornò indietro, con la bocca schiusa per la sorpresa. Iniziò a picchiare i palmi delle mani sul legno della porta, insistentemente. «Mattia! Apri subito questa porta!»

«Abbassa la voce, Ada, o sveglierai tutto il condominio.»

«Non dirmi cosa fare in casa mia, razza di maniaco! Apri!»

«Voglio solo stare un po' con lei», rispose lui, tranquillo.

«Se solo provi a sfiorarla con un dito, Mattia, giuro che ti taglierò tutto quello che un giorno potrà servirti del tuo corpo! E non sto scherzando!»

«Calmati. Non ho intenzione di torcere alcun capello alla tua amica. Voglio solo assicurarmi che stia bene. Poi ti giuro che me ne andrò da casa vostra. Ho ancora parecchi affari da risolvere.»

Lei trattenne il respiro e si mordicchiò il labbro per l'indecisione. Alla fine, batté per terra il piede, stizzita, e sbuffò. «D'accordo. Ma io resterò sveglia sul divano. E se solo sentirò qualcosa che non va, butterò già la porta, okay?»

Mattia sorrise, per la prima volta divertito, e le rispose con un verso affermativo. Raggiunse Nadia, raggomitolata sul letto e con i capelli sparsi ovunque, e si ricavò un piccolo spazio di materasso accanto a lei, per sedersi. Rimase per qualche secondo a fissarla, senza dire niente, poi scosse la testa e sospirò. Le scansò la mano dal volto e l'appoggiò sul cuscino. Con un dito, le tracciò i lineamenti delle guance e delle labbra, schiuse da un respiro leggero, e provò a cancellarle i residui di trucco sciolto. Sicuramente aveva pianto prima che arrivasse lui.

«Sei stata davvero brava, lo sai?» le disse, nonostante fosse consapevole del suo stato semi addormentato. «Hai esagerato in tutto, stasera, solo per farmi arrabbiare. Pensavi che non sarei intervenuto in qualche modo? O forse credevi che non me ne sarebbe importato niente

Nadia emise un verso di lamento e corrugò le sopracciglia, affondando la testa nel cuscino.

«Comunque, ci sei riuscita. Mi hai fatto arrabbiare.»

«Non... non me ne frega. Lasciami stare, Mattia. Non ti voglio più vedere», riuscì a borbottare alla fine lei, con la voce secca e impastata.

«Ma io voglio vedere te, invece. Voglio vedere con i miei occhi lo stato in cui ti sei ridotta.»

«L'ho fatto per te. Per colpa-per colpa tua.»

Lui sospirò. «Lo so. Per questo sei una stupida. Non avresti dovuto fare niente. Mi sarei sentito peggio se avessi optato per ignorarmi per il resto dei giorni. Invece hai deciso di attaccarmi, sbattendomi in faccia il tuo atteggiamento immaturo. Mi hai fatto preoccupare. Sapevo già che sarebbe finita così, non appena vi ho viste davanti al bancone delle bevande. Sono stato un idiota anche io.»

Nadia si voltò verso di lui e strinse gli occhi, disturbata dalla luce. «Se non ti fidi più di me, perché sei qui, allora? Potresti... Potresti andare a consolare Anita.»

Mattia resse il suo sguardo, serio. «Sono qui perché è il posto in cui devo stare, Nadia. M'interesserà sempre di te.»

«Ma tu hai dubitato di me.»

«Lo so. L'ho fatto in quel momento, quando tutto era confuso. Prova a metterti nei miei panni», replicò lui, esasperato. «Quel messaggio era così evidente.»

«Ma non era vero. Hai creduto alle parole di tua madre e di Anita, e non alle mie.»

«Anita non è l'artefice di tutto questo. Te lo posso assicurare.»

Nadia rise a bassa voce e si coprì gli occhi con le mani. «È assurdo... Dopo tutto quello che mi ha combinato alle spalle, le dai ancora fiducia.»

«Ho parlato con lei, Nadia.»

«Anche io l'ho fatto! Ed ha ammesso di aver fatto quella dannata registrazione!»

«Ma non è stata lei a modificarla e inviarla. Le ho fatto ascoltare il messaggio. Era confusa quanto me.»

«È solo una brava bugiarda.»

«Non è più così, Nadia. Qualcuno l'ha incastrata in questa storia.»

«Ma qualcuno ha incastrato anche me, Mattia. Ci ha incastrati tutti!» ribatté lei, con un filo di voce.

Mattia emise un sospiro di frustrazione e strinse i pugni. «Scoprirò chi c'è dietro.»

Per un attimo, tra loro calò il silenzio. Rimasero entrambi zitti, con gli sguardi persi nel vuoto.

«Mattia?»

Lui si voltò a guardarla. «Sì?»

«Non sono stata io a rubare i tuoi soldi. Non sono una ladra.»

Mattia annuì. «Mi dispiace di aver dubitato di te. Mi sono fatto prendere dalle circostanze, quando sarebbe bastato solo riflettere con più calma. Ho sbagliato, Nadia, e spero che mi potrai perdonare.»

Nadia si raggomitolò nel letto e trattenne il respiro. «Scopri chi è stato.»

Lui sorrise e si chinò per baciarle la fronte. Strinse gli occhi e provò a non pensare a quanto l'avesse fatta soffrire, dubitando di lei. «Devo andare. Non ho intenzione di fermarmi finché non risalirò al colpevole di questa messa in scena.»

«Dove vai? È... È tardi, ormai. È notte fonda.»

«Ho un dubbio che devo togliermi dalla testa. Qualcosa che mi frulla nel cervello da qualche giorno», rispose lui, sbrigativo. «Vado a fare una visita a Neri.»

«Pensi che c'entri qualcosa con questa storia?»

«Voleva vendicarsi, dopo il nostro litigio a casa sua. Potrebbe aver colto l'occasione per farlo. Non mi sono mai fidato di lui.»

Nadia ricambiò lo sguardo serio. «Starai attento?»

«Perché me lo chiedi?»

«Non lo so. Solo, fa' attenzione.»

Mattia annuì e si alzò in piedi. «E tu riposati. Ada ti porterà qualcosa per stare meglio. Buonanotte, Nadia. Ricordati che ti amo», le sorrise e uscì dalla stanza in silenzio, richiudendosi la porta alle spalle.

Lei si morse le guance per trattenere un singhiozzo e chiuse le palpebre. «Non ho mai smesso di farlo neanche io.»

***

Nello stesso momento in cui Nadia cadeva tra le braccia di un sonno confuso e disturbato, Mattia saliva nella sua macchina, con direzione la residenza Neri. Si sentiva stanco, spossato e aggrovigliato dallo stress.

La sua serata non era stata affatto tranquilla e pacata da quando aveva incontrato Nadia e Ada al Club delle Aquile. Anzi, si era trasformata in un vero inferno nel giro di una mezzora, con Pablo che serviva drink su drink alle due ragazze e Anita che aveva fatto la sua comparsa nel bel mezzo della serata, sola e con un volto teso. L'aveva presa subito da parte, lasciando perdere per un attimo Nadia e Ada, e l'aveva condotta sul retro del Club per parlarle faccia a faccia; dopodiché le aveva mostrato il messaggio che cosa conteneva la registrazione. Lei aveva sbarrato gli occhi e aveva riascoltato più volte il contenuto di quella nota vocale, poi gli aveva detto che non lo aveva mandato lei. Aveva ammesso di aver registrato Nadia, per farle uno scherzo di poco gusto, ma che poi non aveva avuto il coraggio di inviare il messaggio. Glielo aveva giurato su se stessa.

Per un attimo, si era mostrato restio a crederle. Da Anita si sarebbe aspettato di tutto, ma alcune cose andavano anche oltre ai suoi limiti. E poi, in quegli ultimi mesi, si era rivelata una persona diversa. Quasi spogliata di tutti quegli strati di menefreghismo e cattiveria che l'avevano farcita sin dai primi tempi. Si era indebolita improvvisamente e non riusciva a capirne il motivo... L'evento scatenante.

Alla fine l'aveva lasciata andare, quasi in preda a una crisi isterica, ed era tornato alla festa. Dopo poco tempo, alcuni degli invitati gli avevano riferito che la sua ragazza stava infierendo contro Anita, attaccandola verbalmente e anche fisicamente. Le si era rivoltata contro e lei aveva lasciato la festa, vergognandosi persino di averci messo piede.

Tutta questa situazione lo faceva andare fuori di testa.

Chi c'era dietro a quel gioco? Perché qualcuno li voleva incastrare? Perché improvvisamente sembravano tutti complici e colpevoli di una trama complessa e sconosciuta?

Mattia scosse la testa e sfrecciò per le strade della città a una velocità stratosferica. Teneva il piede pigiato sul pedale dell'acceleratore fino in fondo e le mani strette attorno al volante di pelle. Guardava fisso la strada, assorto nei suoi milioni di problemi.

Non riusciva a capire quale fosse il filo che collegava tutte le persone sospette o che avrebbero potuto avere qualcosa a che fare con lui o con Nadia, al punto da volerli separati. E, tolta Anita, restava soltanto un'altra persona subdola e meschina, forse anche peggiore delle altre: Diego Neri.

La mente contorta di Diego avrebbe potuto architettare tutta quella messa in scena, senza ombra di dubbio. Lui aveva diversi motivi per ritorcersi contro Nadia e contro di lui. Per questo era un colpevole papabile. E per questo, si stava dirigendo da lui.

Inserì con rabbia la sesta marcia e svoltò con una sterzata rapida sulla destra, in una strada di scorrimento secondaria.

Gli avrebbe fatto confessare tutto. Gli avrebbe spillato fuori ogni goccia di verità, ogni parola di rimorso.

Ma poi, un fascio di luce accecante nella parte opposta della sua carreggiata lo distolse dai pensieri e lo costrinse a inchiodare sull'asfalto. Sentì il suono prolungato di un clacson riecheggiare nell'abitacolo della macchina e fondersi nella notte buia, e il resto accadde tutto in un attimo: sterzò bruscamente il volante sulla sinistra, per evitare di scontrarsi in un faccia a faccia contro il camioncino che gli stava venendo incontro, fuori controllo. Pigiò allo stesso tempo il pedale del freno e le ruote posteriori stridettero sull'asfalto. L'auto fece un mezzo giro su se stessa, ancora a una velocità elevata, poi si andò a schiantare contro un faggio ai limiti della carreggiata.

L'impatto fu rapido e rumoroso. La carrozzeria si accartocciò su se stessa come una lattina di metallo schiacciata sotto a un martello. Il vetro anteriore scoppiò in una pioggia di lacrime di vetro, che gli si conficcarono nella pelle. La cintura di sicurezza lo frenò dallo schizzare in avanti, attraverso il parabrezza, ma non gli impedì di picchiare la testa sul volante, restando incastrato con metà del corpo in un ammasso fumante di lamiera e plastica.

L'ultima cosa che vide fu una luce. Era bianca, lontana, intensa.


Angolo dell'autrice.

E' un miraggio? E' un miracolo? No, è solo un capitolo aggiornato in orario! (ma non vi ci abituate troppo) :P Sto solo cercando di accelerare i tempi, in vista del gran finale... 

Mattia riesce finalmente a far pace con se stesso e chiede perdono a una Nadia fuori di sé, che gli chiede di far luce sulla verità. Anita passa per innocente, ma lo sarà davvero? Nel frattempo, Mattia inizia a sospettare di Diego, ma qualcosa lo frena... 

Spero che l'ultima scena non vi abbia shockati troppo. E' stata difficoltosa da scrivere, come lo saranno anche i prossimi capitoli a venire... Alla prossima! 

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