Tutto quello di cui ho bisogno

By AlessiaSanti94

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Quando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta frag... More

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2 Anni dopo.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
E se vi dicessi... Nuova storia?
Capitolo 10.
La Nuova Storia è stata pubblicata!
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
#AskAle
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
IMPORTANTE!
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
#AskYourCharacter.
Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Capitolo 50.
Capitolo 52.
Capitolo 53.
Capitolo 54.
Capitolo 55.
Capitolo 56.
Capitolo 57.
Capitolo 58.
Capitolo 59.
Epilogo.
Capitolo extra + anticipazioni
Ringraziamenti
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Capitolo 51.

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By AlessiaSanti94



Quando la mattina dopo aprì gli occhi, Mattia si rese conto subito che c'era qualcosa di diverso nella stanza. Con lo sguardo puntato al soffitto, ancora annebbiato dal sonno, tastò la parte del letto accanto a lui. Era fredda e vuota. Sbatté le palpebre con lentezza e si voltò su un fianco, per verificare con certezza che non fosse un sogno. Ma, in realtà, era tutto vero. Nadia non era più accanto a lui.

In un primo momento pensò che se ne fosse andata, lasciandolo lì da solo e scappando via come una fuggiasca nella notte. Si sentì confuso e tradito, senza sapere bene come bilanciare quelle due emozioni contrastanti. Erano le dieci del mattino e non riusciva bene a pensare logicamente. Borbottò qualcosa sottovoce e si tirò su con i gomiti, lasciandosi scivolare il lenzuolo bianco sui fianchi.

«Nadia?»

Silenzio. Nella suite non si sentiva volare una mosca, a eccezione delle auto che avevano ripreso a sfrecciare per la strada.

La porta della stanza si aprì improvvisamente e la ragazza s'intrufolò dentro a passi felpati, con un vassoio di acciaio in mano. Sopra c'erano due fettine di torta alle mele e una caraffa di vetro con del succo di arancia.

«Oh», mormorò lei, non appena lo vide seduto sul materasso. «Ti sei svegliato.»

Mattia si portò una mano sui capelli e se li scompigliò più di quanto non lo fossero già. «Per un attimo ho pensato che te ne fossi andata via, sai?»

Lei sorrise, impacciata, e gli si avvicinò. «Volevo farti una sorpresa.»

«Dove sei stata?»

«Sono scesa di sotto a prendere la colazione.»

Mattia diede un morso alla torta e bevve un sorso di succo, studiandone prima il colore. «Sai che avevo il servizio in camera, vero?»

«Lo avevo immaginato, ma non fa niente. Mi andava di sgranchirmi le gambe.»

Lui finì di mangiare la colazione e spostò il vassoio ai piedi del letto. Con il braccio, attirò la ragazza vicino a sé e le fece poggiare la testa sulle sue gambe, mentre le accarezzava i capelli appena lavati. «Come stai?»

«Sono felice. Sì, mi sento decisamente allegra, oggi.»

«E questo è dovuto a...» la spronò lui, sorridendole furbescamente.

Nadia finse uno sguardo interrogativo. «Non saprei... Potrebbe dipendere da tanti fattori. C'è di nuovo il sole, stiamo lavorando per ottenere la pace nel mondo e ci sei tu», aggiunse, lasciandogli un bacio lascivo sulle labbra.

Lui si chinò sulla ragazza e ricambiò il bacio, prima con dolcezza, poi con più passione. Quando fece per spostare il vassoio della colazione verso i piedi del letto, lei lo bloccò, sorridendogli sulla bocca.

«Dovresti mangiare. La colazione è il pasto più importante, sai?»

Mattia continuò a scrutarla con uno sguardo acceso. «Attualmente avrei in programma altre cose da fare con te. Altrettanto importanti della colazione...»

Lei sbuffò e sorrise. «Sei consapevole che questo breve idillio dovrà finire, prima o poi, vero? Insomma, la notte in una suite di super lusso, la colazione a letto, l'amore in ogni angolo della stanza... Queste cose non durano mai per sempre.»

«Lo so. Quindi perché non sfruttare gli ultimi momenti del sogno?» continuò lui, ammiccandole. La tirò di nuovo a sé e la baciò, senza darle nemmeno il tempo di ribattere. In un attimo, le mani scivolarono con lentezza sul suo corpo e sorrise, quando vide che lei si sciolse in un sospiro di desiderio.

Proprio in quell'attimo, il cellulare di Mattia prese a squillare, spezzando l'alone d'intimità che si era creato tra loro.

«Rispondi...» gli consigliò Nadia, con la voce affannata e il petto che le andava su e giù.

«Non sono interessato a farlo.»

«Ma potrebbe essere importante.»

Lui sbuffò e si allungò con le braccia verso il comodino, per poi afferrare il telefono. Quando buttò gli occhi sullo schermo, impallidì: sua madre lo stava chiamando. Spostò lo sguardo per un momento su Nadia, che lo osservava interessata, poi scorse il dito sul display per accettare la chiamata.

«Che c'è'?» domandò, spazientito.

«Dove sei stato questa notte, Mattia? Io e tuo padre ci siamo preoccupati» sbottò la donna, dall'altra parte. Sembrava infuriata ed esagitata allo stesso tempo.

Lui alzò gli occhi al cielo. «Sono rimasto a dormire all'Ètoile. Con Nadia.»

Attimo di silenzio. «Sai che non approviamo la tua relazione con quella ragazza, Mattia.»

«E tu sai che non me ne frega niente di quello che pensate voi.»

«Avresti potuto avvertirci, in ogni caso.»

«Cos'è tutto questo improvviso interessamento, mamma? Quando stavo con Anita ero libero di fare quello che più mi piaceva», ribatté a bassa voce lui, voltando per un secondo le spalle a Nadia. Quella conversazione non lo convinceva affatto.

«Devi tornare a casa. È importante.» Cornelia mormorò quelle parole con calma, senza dare cenno di agitazione.

«Sto con Nadia. E ho in progetto di restare qui per almeno altre due ore. Perché dovrei tornare adesso?»

«Riguarda il tuo corso. Quello per cui smaniavi di partecipare.»

Mattia rimase in allerta. «Ho ancora diverse ore per effettuare il pagamento, mamma, e non mi tirerò più indietro. Passerò in banca in mattinata. Adesso, avrei di meglio da-»

«E come pensi di pagare, se hai lasciato il foglio d'iscrizione a casa? Ti ho chiamato per questo», lo rimproverò Cornelia. «Devi passare a prenderlo, prima che sia troppo tardi per farlo.»

Mattia rimase in silenzio e sbatté le palpebre, incredulo. «Cosa? Ma... pensavo di averlo preso. Ero sicuro di averlo poggiato in macchina, ieri. Ne ero... ne ero davvero sicuro.»

«Be', il foglio sta a casa, invece. Sul tavolo della sala. Faresti bene a stare più attento a queste cose. Non ci sarò sempre io a ricordartele.» Il tono di voce di Cornelia si fece più dolce e lui scommise che in quel momento stesse sorridendo. «Non fare idiozie e passa a casa al più presto.»

Mattia fece per rispondere, ma la madre riagganciò. Rimase con il telefono all'orecchio e la bocca spalancata.

«Che cosa è successo?» domandò subito Nadia, con lo sguardo teso. «Tua madre...»

«Mi ha solo avvisato che ho dimenticato il foglio d'iscrizione a casa. Senza di quello, non posso versare i soldi. E tra qualche ora scadrà il termine ultimo», la mise al corrente, preoccupato. «Dobbiamo andare.»

«Ma come hai fatto a scordarti di un documento così importante, Mattia?» lo rimproverò Nadia, alzandosi velocemente dal letto e raccattando le sue cose.

Lui la imitò e si vestì nel giro di qualche minuto. «Non lo so, okay? Credo... Credo semplicemente che mi sia sfuggito.»

«Vivi con la testa tra le nuvole, tu.»

«Non è tardi. Se ci muoviamo, facciamo ancora in tempo a fare tutto.» Mattia afferrò la card magnetica della stanza e spinse la ragazza di fuori, richiudendosi la porta alle spalle. «Ma tu verrai con me. Non ho tempo di lasciarti al Campus.»

Nadia impallidì e si bloccò lungo il corridoio. «Che cosa? Io? A casa tua? Con tua madre? Stai sognando.»

«Mia madre non ti dirà niente. Devi stare tranquilla.»

Lei sospirò e si coprì le mani con gli occhi, senza poter replicare. Purtroppo la situazione li aveva messi alle strette, e nessuno dei due si sarebbe potuto muovere diversamente.

Quando scesero nella Hall, Mattia consegnò rapidamente la chiave alla receptionist, che sorrise con veemenza, poi raggiunse di corsa il guardaroba. Afferrò i giacchetti che aveva appeso lì la sera prima e quello colorato a Nadia. Erano ancora umidi di pioggia.

«Andiamo, dai», la spronò, indicandole con il mento la porta scorrevole. «La macchina non è proprio dietro l'angolo.»

Lei annuì e salutò rapidamente la ragazza dietro alla segreteria, prima di correre fuori, sotto allo scoppio del sole mattutino.

La loro fuga romantica era appena terminata.

***

Mattia varcò il cancello di casa Silvestre a una velocità quasi illegale. Durante il viaggio, non aveva fatto altro che lanciare occhiate nervose all'orologio sul cruscotto, maledicendosi tra sé e sé per lo sbaglio commesso. Ancora non riusciva a realizzare quanto fosse stato disattento, scordandosi un documento così importante a casa, il giorno stesso della sua scadenza. Ma, per fortuna, non tutto era perduto. Aveva sfrecciato per le vie dei Parioli come un razzo, solo per guadagnare minuti in più.

«Non dovresti andare così veloce.» Nadia si resse allo sportello laterale e trattenne il respiro, quando la macchina inchiodò davanti alla rimessa privata delle auto.

«Scusa. Quando sono sovrappensiero mi dimentico di togliere il piede dall'acceleratore», borbottò lui, scuotendo la testa. Aprì lo sportello ed uscì di fuori. Con una mano, afferrò le loro giacche e passò dal lato del passeggero, aiutando la ragazza a scendere. «Andiamo.»

«Non posso proprio aspettarti qui, vero?» domandò lei, a malincuore. Sentiva una sensazione di ansia che le morsicava le pareti dello stomaco. Era da tanto che non vedeva la madre di Mattia, e l'ultima volta che l'aveva incontrata si era scatenato il putiferio. Adesso, dopo due anni, temeva che le cose non fossero cambiate di pezzo.

«Non devi nasconderti da mia madre. Non devi farlo da nessuno», replicò lui, senza dar adito a polemiche.

Lei alzò le braccia in aria, in cenno di resa. «D'accordo. Andiamo.»

Il portone d'ingresso della casa si aprì ancor prima che Mattia pigiasse sul campanello. Cornelia in persona si frappose davanti all'uscio, con uno sguardo pacifico ed estremamente rilassato.

«Mattia», lo salutò. «Ci hai messo davvero poco. Hai di nuovo corso, per strada? Sai che tuo padre non è contento quando lo fai.»

Lui la fulminò con lo sguardo e la superò, varcando la soglia rapidamente. Nadia lo seguì come un'ombra, aggrappandosi alla sua mano come se fosse l'unica barriera di difesa.

«Io e Nadia siamo solo di passaggio. Non ho intenzione di rovinare la giornata a nessuno, tanto a meno a me», sentenziò. «Dove sta il foglio?»

Cornelia richiuse delicatamente la porta e sorrise a Nadia. «Perdonami, sono stata davvero maleducata. Benvenuta in casa nostra. Ti ci aveva già portato, Mattia? O forse no... ecco, quella era Anita

«Mamma, ti prego», sbottò Mattia, lanciandole un'occhiataccia.

«No, Cornelia. Non ci ero mai venuta. Bella casa, comunque. Anche se l'arredamento lo trovo un po'... freddo», replicò Nadia, celando il commento ironico con un tono educato.

La donna rimase in silenzio e strinse gli occhi, poi guardò il figlio. «Non ricordo bene, ma credo di averlo poggiato nello studio di tuo padre. Vallo a prendere. Io intanto prendo le vostre cose e faccio accomodare Nadia nel soggiorno.»

«Mamma, non ci fermeremo a fare salotto con te, se è quello che speri», replicò Mattia, scuotendo la testa.

«Andiamo, tesoro. Giusto il tempo per conoscerci meglio. Non essere scortese.»

Nadia rimase impassibile, con gli occhi puntati in quelli del ragazzo. Gli disse silenziosamente di andare. Poteva gestire la situazione. Alla fine, era solo questione di sviare le frecciatine velenose di Cornelia per qualche minuto. Poi, l'incubo sarebbe finito lì.

«Okay», acconsentì lui, dopo aver studiato a fondo l'espressione sicura di Nadia. «Vado e torno.»

«Ti aspettiamo in soggiorno.» Cornelia lo salutò allegramente con la mano e tolse dalle braccia di Nadia la sua giacca e quella di Mattia, per poi avviarsi verso l'altra stanza. «Andiamo a metterci comode. Parlare in piedi mi stanca.»

Lei la seguì in silenzio e si guardò intorno, colpita dal lusso che traspariva da ogni oggetto. Si misero sedute su un divano in pelle a tre posti, con davanti un tavolinetto in cristallo.

Cornelia accavallò le gambe e si poggiò con il gomito sul bracciolo. Fissò Nadia e sorrise. «Allora, Nadia. Cosa mi dici di te?»

Lei, seduta sul cuscino più distante dal suo, rifletté in silenzio sulla domanda. Cosa stava cercando di fare Cornelia? «Credo che lei sappia già tutto di me, dal momento che mi ha messo più volte in difficoltà.»

«Lo so, sono stata davvero pessima», ammise la donna, arricciando le labbra con fare colpevole. «Ma, sai, noi madri cerchiamo sempre di fare il bene di nostro figlio... puntare in alto, ambire al meglio...»

«E io non sono mai stata il meglio per Mattia. Non è così?» la rimbeccò Nadia, guardandola freddamente. «Ma, nonostante tutto, lui è tornato da me.»

Cornelia rise e scosse la testa. «Non durerà a lungo. Quelle come te non possono stare con persone come mio figlio. È solo questione di tempo.»

«Lei non mi conosce affatto. E credo che non conosca nemmeno Mattia.»

La donna affinò lo sguardo. «In realtà, Nadia, è lui che non conosce davvero te.»

Nadia rimase in silenzio, a rimuginare sulle strane parole della signora Silvestre, finché non fece ritorno Mattia, con un'aria scura in volto e il foglio bianco tra le mani.

«Trovato», disse. «Adesso possiamo anche andare.»

«Aspetta un attimo, Mattia», lo bloccò la madre. «Non andate via proprio ora che ci stavamo conoscendo meglio.»

Mattia fissò Nadia con uno sguardo confuso e si appoggiò alla poltrona di fronte al divano, senza però sedersi.

«Quindi, Nadia, cosa studi alla L.U.S.I?» Cornelia cambiò discorso e si rivolse di nuovo alla ragazza, che sussultò al sentire il suo nome. «Mattia mi ha detto che sei molto brava.»

«Lettere moderne, indirizzo giornalistico.»

«Interessante. Dà parecchi sbocchi lavorativi», convenne la donna. «Almeno in questo siete simili, tu e mio figlio. Entrambi dediti allo studio e alle loro passioni.»

Mattia la fulminò con gli occhi, da monito.

«Che c'è? È palese, ormai, che non approvi la vostra relazione. Ma cosa ci posso fare? Non posso obbligarti ad aprire gli occhi, Mattia.»

«Suo figlio è perfettamente in grado di vederci da solo, Cornelia. Non ha bisogno di terzi occhi o seconde coscienze», replicò Nadia, stizzita.

Mattia sollevò le sopracciglia, stupito. Era un miraggio, o la sua ragazza stava tenendo testa a Cornelia Silvestre? Trattenne un sorriso di soddisfazione e spostò lo sguardo sulla madre.

«D'accordo, credo che lo scontro termini qui. Adesso dobbiamo proprio andare», la salutò in modo sbrigativo e fece cenno a Nadia di alzarsi. Lei si tirò su meccanicamente, come se avesse delle molle sotto le gambe, ed esalò un sospiro di sollievo.

Anche Cornelia si mise in piedi e sollevò le spalle. «Va bene. Lasciate almeno che vi accompagni alla porta.» Si avvicinò alla poltrona e porse la giacca al figlio, prima di afferrare quella di Nadia e porgergliela. Durante il passaggio, però, allentò la presa per sbaglio e la lasciò cadere a terra «Ah, che sbadata!»

Nadia sospirò, frustrata, e fece per chinarsi a terra per raccoglierla. Ma la signora Silvestre fu più rapida e di lei e si accucciò sul pavimento. Quando strinse la giacca tra le dita e si alzò nuovamente in piedi, dalla tasca di stoffa cadde un mazzetto di banconote spiegazzate, che piombò sul pavimento come se pesasse una tonnellata.

Tutti loro abbassarono lo sguardo sull'oggetto non ancora identificato: Nadia e Mattia con una smorfia stupita, Cornelia sorridente e sorpresa. Gli attimi successivi furono scanditi solo da un silenzio opprimente, che fece cadere sulla sala un senso di strano imbarazzo.

La prima cosa che fece Nadia, fu sbarrare gli occhi, senza capacitarsi di come quei soldi fossero potuti cadere proprio dalla sua giacca. Rimase zitta, a sbattere le ciglia e a non riuscire a distogliere lo sguardo da quei pezzi di banconote sgualcite.

Cornelia sollevò le sopracciglia e spalancò la bocca, per poi coprirla con una mano. Lanciò uno sguardo rapido a Mattia e alla ragazza, poi si inginocchiò per raccogliere il mazzetto di soldi, tenuto insieme da un fermacarte metallico. Il fermacarte metallico di suo figlio. «Sono cascati dal tuo giacchetto, cara», disse a Nadia, dopo essersi schiarita la voce.

Mattia corrugò la fronte e fece un passo avanti, incredulo. «Ma quelli sono... Quelli sono i miei soldi? Perché stavano nella tua giacca, Nadia?»

Lei scosse la testa e mosse le mani in modo frenetico. «Non ne ho idea. Davvero. Io... sapevo che li tenessi tu. Me lo avevi detto, ieri.»

«E allora perché li avevi tu? Non ti avevo chiesto di tenermeli.»

Cornelia si schiarì la voce e fissò Nadia. «Fammi capire. Hai preso di nascosto i soldi di Mattia? I soldi destinati per il suo corso extrauniversitario?»

«No, ma che assurdità!» esclamò Nadia, con la voce fin troppo acuta. Li stava guardando entrambi senza capirci più niente. Non aveva la più pallida idea di quello che stesse succedendo. Era completamente assurdo. Da folli. «Non ho mai toccato quei soldi, Mattia. Te lo giuro su tutto quello che ho di più caro. E poi siamo sempre stati insieme, ieri. Ricordi? Non guardarmi in quel modo, ti prego!»

«Siete sempre stati insieme? È davvero così?» s'intromise ancora la donna, sbuffando. Incrociò le braccia al petto e sorrise.

Mattia spalancò gli occhi. «Stamattina, quando mi sono alzato, tu non c'eri in stanza...»

«Ero andata a prendere la colazione! Lo sai anche tu! Sono scesa giusto il tempo per-»

«Rubare i soldi di mio figlio?»

«Non ho rubato niente, io! Non farei mai nulla del genere!» si discolpò Nadia. Sentiva l'ansia corroderle le vene, e il fatto che Mattia la stesse guardando come se fosse il peggiore essere in circolazione, la faceva sentire male. Le faceva crollare tutte le certezze.

«Non posso crederci. Davvero.» Cornelia si passò una mano sulla fronte con fare melodrammatico.

«Vi posso assicurare di non aver mai messo le mani su quei soldi.» Nadia mostrò un'espressione piena di stupore. Non sapeva come barcamenarsi in quella situazione. Non sapeva nemmeno come ci fosse finita, in realtà. «Magari... Magari è stato qualche inserviente. Avevamo lasciato le giacche nel guardaroba. Forse, è entrato qualcuno e-»

«Tutti i nostri inservienti sono selezionati tramite dei livelli di trasparenza impeccabili. Non provare a incolpare loro, razza di ladruncola. Qui, l'unica colpevole sei tu.»

«Mamma, per favore», Mattia alzò la voce e bloccò la madre, «finiscila.»

«Mattia, devi credermi, ti prego. Non avrei avuto motivo di toccare i tuoi soldi. Sapevo quanto tenessi a quel corso!» Nadia unì le mani a mo' di preghiera e si avvicinò al ragazzo. Sentiva già gli occhi inumiditi e le labbra tremolanti. Perché, perché stava succedendo?

«Non vorrai crederle!» esplose Cornelia, scuotendo la testa. «Questa ragazza che dici tanto di amare, ha appena cercato di incastrarti per bene. E ci sarebbe riuscita, se non avessi fatto cadere il suo giacchetto. Tu non avresti trovato più i tuoi soldi e lei ti avrebbe convinto ad appioppare la colpa al personale del nostro Hotel. Era tutto calcolato, Mattia. Apri gli occhi.»

Mattia fissò Nadia. In quel momento, sembravano due estranei. Strinse gli occhi e s'impegnò a trovare un senso logico a quello che stava succedendo. «Lei non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere...» mormorò, quasi a bassa voce.

«Tesoro, per quanto ancora vorrai ignorare la verità? Questa ragazza sta con te solo per spillarti denaro. Non è davvero interessata alla vostra relazione... è solo un parassita

«Lei è una bugiarda!» gridò Nadia. «Io non ho mai rubato un soldo, in vita mia, e non accetto di passare per ladra davanti agli occhi di Mattia.»

«Oh, cara, credo che tu avrai bisogno di scuse migliori, per uscirne vittoriosa», ribatté Cornelia, sorridendo. «Stavolta sono i fatti a parlare. Finalmente ho la dimostrazione di quanto vali.»

«Nadia», Mattia s'intromise, «puoi dirmi la verità? Spiegami cosa succede.»

Lei si sentì morire dentro. Non sapeva cosa dire, come muoversi. Si sentiva come una cavia in una gabbia metallica. Rinchiusa e incastrata. Sì, qualcuno le aveva teso davvero un pessimo scherzo. «L'unica cosa che so, è che non ho mai preso quei soldi. Non posso dirti come siano finiti nella tasca del mio giacchetto, ma ti assicuro che non sono stata io a metterceli. Non puoi non credermi.»

«Vorrei farlo... Ma mia madre ha ragione», replicò lui, esasperato. «Tutti, all'Ètoile, mi conoscono. Nessuno si sarebbe azzardato a sfiorare anche solo una mia moneta. È semplicemente assurdo, Nadia.»

«Okay, magari non sono stati loro, ma non sono stata nemmeno io! Come puoi non fidarti di me? Non ti mentirei mai su una cosa del genere!»

«Davvero? Io credo che tu menta più di quanto tu sbatta le ciglia, invece», aggiunse Cornelia, fulminandola.

«Nadia, se mi dici la verità, non mi arrabbierò. Proverò a capirti. Ma devi farlo. Ti prego.»

Lei trattenne un singhiozzo e scosse la testa. «Non sono stata io...»

Mattia annuì. «Lo so. Non è da te», ammise, poi sospirò e raggiunse l'angolo bar preferito della madre. «Ho bisogno di bere. Qualcosa di forte.»

«Prendi il Bourbon Gran Riserva. Ti aiuterà ad aprire gli occhi», gli consigliò la madre con scetticismo.

Mattia le diede ascolto e si versò da bere nel bicchiere di cristallo, sotto gli occhi increduli di Nadia. Se lo portò alla bocca e scolò in una sola sorsata il contenuto. Quando fece per poggiarlo di nuovo sul bancone, il cellulare in tasca vibrò due volte. Gli era arrivato in messaggio. Con lo sguardo appannato dall'alcool, lo tirò fuori e sbloccò lo schermo. Era una nota vocale, ma il mittente era un numero non salvato in rubrica. Corrugò le sopracciglia e lanciò uno sguardo sbrigativo a Nadia e a sua madre, prima di tornar a concentrarsi sul messaggio anonimo. C'era scritto: "Ascoltalo. Capirai tutto". Firmato, A.

«Che succede?» domandò Nadia.

Lui la ignorò e si portò il telefono all'orecchio, facendolo combaciare con il microfono posteriore. Non voleva che tutti sentissero il contenuto di quella nota. Non aveva la più pallida idea di quello che potesse esserci all'interno. Pigiò il tasto di riproduzione e rimase ad attendere che il mondo gli crollasse addosso.

"È stato davvero un colpo basso", disse la prima persona. Era una registrazione, e a parlare era Anita. Mattia deglutì e rimase con il fiato sospeso.

"Ho avuto i miei validi motivi", replicò una seconda voce, tranquillamente. Era quella di Nadia. Nadia e Anita stavano parlando. E la "A." alla fine del messaggio voleva dire che era stata lei a registrare tutto.

"Perché proprio lui?", domandò ancora Anita.

"Mio padre è in difficoltà, okay? Non se la passa bene economicamente e io ho deciso di rendermi utile, senza gravare sulle sue spalle."

"Sul serio?"

"Avevo bisogno di quei soldi. Continuo ad avere bisogno di quei soldi. Lo so, non è la scelta giusta, avrei potuto comportarmi diversamente... ma non l'ho fatto."

"Perciò, sei interessata solo ai soldi..."

"L'ho fatto per i soldi, okay? Mi servivano, e l'ho fatto per quello. Ma non mi sento in colpa... non ho rimorsi. Ne avevo bisogno davvero, quindi l'ho fatto. Sei contenta, adesso?" esclamò Nadia. Sembrava stizzita.

"Wow... Non mi aspettavo questo genere di confessione da una come te. Mattia è a conoscenza di questo tuo lato... materialista? Credo che rimarrebbe profondamente deluso dalla tua perdita di purezza morale."

"Non è necessario che Mattia lo sappia, come non è necessario che lo sappiano altri, Anita." concluse Nadia. Dopodiché, il messaggio vocale s'interruppe.

Mattia deglutì e strinse il telefono tra le dita. Le mani gli tremavano per la rabbia e l'impotenza. Aveva la terribile sensazione di aver riposto la fiducia nella persona sbagliata, da sempre. Sentiva che sua madre aveva ragione, e che Nadia, la ragazza della quale si era innamorato due volte, lo aveva solo ingannato. Si era presa gioco di lui e aveva cercato di incastrarlo.

«Come hai potuto farlo, Nadia?» mormorò, con la voce ridotta a un sibilo.

Cornelia sorrise.

«Come ho potuto fare cosa, Mattia? Di che stai parlando?» replicò lei, alzando le braccia per aria.

In risposta, Mattia pigiò sul messaggio vocale e alzò il volume di riproduzione al massimo. Le voci atone di Anita e Nadia iniziarono a disperdersi nella stanza e colpirono tutti con la loro schiettezza.

Nadia rimase senza respiro per tutta la durata della registrazione. Non sentiva più nemmeno il suo cuore batterle nella gabbia toracica. In quel momento, era un fantoccio di pezza. Aprì la bocca per replicare, ma non ne uscì nemmeno un suono. Così, rimase a fissare il ragazzo in silenzio, sperando che capisse da solo quanto assurda fosse tutta quella situazione.

«Mi avevi detto che i problemi di tuo padre non erano così seri, che lo avresti aiutato a superare il periodo complicato», le rinfacciò Mattia, osservandola dall'alto.

«Be', in realtà, lo ha fatto. Ha deciso di aiutarlo con i tuoi soldi», rettificò Cornelia con saccenza. Guardò Nadia e inarcò un sopracciglio.

Nadia tornò improvvisamente con i piedi per terra. Non poteva farsi trattare così. Non poteva permettersi di soccombere sotto a quel denso strato di calunnie. Anche se l'aveva rivalutata, Anita aveva commesso di nuovo un passo falso. Si era avvicinata a lei in punta di piedi, mostrando il più bel faccino triste e finto, e l'aveva pugnalata alle spalle, registrando la loro conversazione nella mensa e distorcendone completamente il senso. E, con molta probabilità, era stata lei a far sparire i soldi di Mattia. Aveva tramato tutto alla perfezione. Ma gliel'avrebbe fatta pagare cara.

«Mattia, quella registrazione è falsata», cercò di mantenere il tono il più calmo possibile.

«Riconosco le vostre voci. Non prendermi in giro.»

«Non stavamo parlando dei tuoi soldi! Anita... Lei mi stava chiedendo di Diego e del motivo per cui lavorassi ancora lì, dopo quello che era successo tra di noi!» spiegò. «Deve avermi registrato. Aveva il cellulare in mano ed era nervosa, quella mattina. Mi ha sicuramente registrato, per poi tagliare il messaggio nelle parti in cui le faceva più comodo. Guarda le cose con obiettività, ti prego.»

Mattia scosse la testa e rise. «Questo... Questo è folle.»

«Ma è la verità! Ha sempre voluto buttarmi giù. Lo sappiamo entrambi. Non ha mai accettato l'idea che tra voi fosse finita. Lei è cattiva.»

«Ah, no. Questo non te lo permetto!» s'intromise Cornelia, con uno sguardo di fuoco. «Non provare a gettare fango su Anita. Quella ragazza è molto più di te in tutto. E il fatto di aver inviato questa registrazione a mio figlio ne è la prova. Ha solo voluto aiutarlo ad arrivare alla realtà.»

«Mamma, finiscila. Non sono affari tuoi. È una cosa che riguarda me e lei», la zittì Mattia. La sua voce era tesa e fin troppo modulata. Era chiaro che si stesse trattenendo. «Nadia, andiamo. Ti accompagno al dormitorio.»

Cornelia annuì e si fece da parte, raggiungendo l'angolo bar. Si riempì un calice di vino rosso e sorrise al figlio. «Ricordati che la banca chiude tra qualche ora. Non lasciare che questi imprevisti ti rovinino il futuro, tesoro.»

Mattia mormorò un "Fanculo" a bassa voce e uscì di casa, senza guardare negli occhi Nadia, che lo seguì allarmata.

Il loro viaggio in macchina fu silenzioso e teso. Lui guardava la strada assorto, con una ruga d'espressione a solcargli la fronte, e le mani strette attorno al volante. Lei, invece, spostava gli occhi da una parte all'altra della macchina, senza sapere precisamente dove posarli. Aveva paura di parlargli. Temeva una sua reazione negativa. Perciò, rimase in silenzio. Magari, riflettere a mente fredda, gli avrebbe fatto capire come stessero le cose realmente.

Mattia inchiodò la macchina sotto alla palazzina degli studenti e tirò il freno a mano. Non spense il motore e continuò a guardare dritto di fronte a sé. «Sei arrivata», l'avvisò, non appena vide la ragazza titubare.

«Noi dobbiamo parlare.»

«Non c'è nulla da aggiungere. Quella registrazione ha già detto tutto.»

«Mattia, non puoi davvero pensare che ti abbia rubato i soldi. Non ci credo. Non puoi farlo», lo pregò Nadia, voltandosi di scatto verso di lui. Gli afferrò una mano e gliela strinse tra le sue.

Lui rimase impassibile. «Mi dispiace.»

«Ti... dispiace?»

«Mi dispiace, Nadia. Ma, di fronte alla realtà, non so come comportarmi. Ci sono delle prove... ho sentito la tua voce ammettere di averlo fatto. Quei soldi stavano materialmente dentro alla tua giacca. Mettiti nei miei panni! È tutto come sembra.»

«Non è mai come sembra, Mattia. Non puoi lasciar vincere di nuovo Anita. Non puoi far perdere noi», sussurrò lei, con un filo di voce.

Mattia sospirò. «Vorrei crederti. Davvero, vorrei poterlo fare...»

«Ma?»

«Ma non posso. Tutto questo è troppo. Forse avevi ragione, stamattina.» La osservò, con uno sguardo carico di tensione. «Forse, siamo troppi diversi, io e te. Troviamo ostacoli ogni cento metri che percorriamo. Forse non è destino lottare per stare insieme.»

«Ma che diavolo stai dicendo, Mattia?»

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, poi la inchiodò con lo sguardo. «Non posso stare con te. Non dopo quello che è successo.»

«Mi stai lasciando?» esclamò lei, esasperata. La voce le venne fuori strozzata. Non credeva alle proprie orecchie. Prese il volto del ragazzo tra le mani e si sporse sul sedile. Lo baciò sulla bocca e provò a metterci tutto il trasporto possibile «Io ti amo.»

«Lo so. Anche io.»

«E non puoi lasciare che finisca così, da un momento all'altro. Devi prima sapere la verità!»

«Nadia, basta, ti prego», la smorzò lui, strizzando le palpebre.

«Hai deciso di non fidarti di me.»

«Ho bisogno di stare un po' da solo. Devo... Devo fare chiarezza.»

«Abbiamo fatto l'amore, stanotte. Come puoi-»

«Lo so, Nadia», la bloccò lui, come se non volesse sentire il resto della frase.

«Mi stai accusando di essere una ladra. Mi stai mollando, perché pensi che io sia capace di farti una cosa del genere.»

«Devo solo mettere a posto le idee. Non ci sto capendo più un cazzo, okay?» sbottò Mattia, picchiando il palmo della mano sul volante.

Nadia annuì. Ormai, anche l'ultima speranza era scivolata via dalle sue dita. «La stiamo chiudendo qui?»

Lui non rispose. Rimase a guardare la strada, con gli occhi appannati dall'incertezza.

«D'accordo. Okay, se è questo che vuoi.» Nadia sorrise incredula e scosse la testa. Aprì lo sportello della macchina e uscì fuori. «Spero che tu possa scoprire la verità. E quando lo farai, potrebbe essere tardi per tornare indietro.»

Angolo dell'autrice.

Vi dico solo:esami, università, tesi, caldo. Sono sommersa di lavoro e per questo aggiorno ogni morte di papa. Ma non sono morta! Mancano pochi capitoli alla fine di Indomabile e la storia tra Nadia e Mattia viene di nuovo ostacolata da qualcuno. 

Pensate che Mattia abbia commesso un errore imperdonabile a lasciare andare Nadia così? Oppure un po' lo comprendete? 

Il prossimo capitolo sarà molto più movimentato. Si tornerà nel Club delle Aquile. Succederà di tutto. Come finirà la pausa di riflessione di Mattia? A presto! (spero) ^^

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