Hunters

By EleonoraCiglio

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Spin-off Novel dei "Racconti d'Oltremondo" - Consigliata la lettura del primo capitolo di "Arthemis" Storia b... More

"Questioni di famiglia" - parte 1
"Questioni di famiglia" - parte 2
"Questioni di famiglia" - parte 3
"Squadre sbagliate" - parte 1
"Squadre sbagliate" - parte 2
"Squadre sbagliate" - parte 3
"Squadre sbagliate" - parte 4
"Coco-girl" - parte 1
"Coco girl!" - parte 2
"Ka-Boom!" - parte 1
"Ka-Boom!" - parte 2
Extra Story - "Il Ribelle"
"Morgue et Calet"
"Prede e Predatori"
"La Princesse"
"La Caccia ai Drow"
"Coraggio"
"La Trasformazione"
"La bomba"
"Amarsi è difficile"
"Vivere o sopravvivere?"
"Di Sogni e Incubi le notti"
Epilogo

"La cacciatrice e l'angelo"

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By EleonoraCiglio


Coco era autorizzata ad accedere in Accademia e Organizzazione solo su esplicito invito di membri interni. Per fortuna, quella mattina a raccattarla all'entrata era arrivata Lumina. Si moriva di freddo, nonostante la primavera fosse ormai alle porte. L'elfa sopraggiunse di corsa e salutò gli spiriti guardiani, che chinarono il capo dinanzi a lei in segno di rispetto.

"L'angioletto?", le domandò, facendole l'occhiolino.

"Non so dove sia", borbottò Coco imbarazzata. Neanche disse quella cosa, che percepì lo spostamento d'aria familiare delle sue ali. Alzò il capo e lo vide in tutta la sua magnificenza.

"Di nuovo lui, Generale Liw$$?", si lamentarono gli spiriti all'unisono.

"Mister Cicciobello rientra tra le mie amicizie", sorrise maliziosa l'elfa.

"Non percepisco la mente di vostra sorella nei dintorni", avvertì immediatamente Romeo. Lumina si rabbuiò.

"Sta bene, ma è rientrata a Lot. Abbiamo inviato nostro padre a controllare. Ci ha lasciato le sue istruzioni", sospirò.

"Perché ha deciso di andare via?", la cacciatrice non riusciva a capire.

"Vorremmo saperlo anche noi. Abbiamo trattenuto a stento il ragazzone", continuò la gemella Liw$$. Da quelle parole, Coco intuì dovesse essere successo qualcosa tra i due. Raggiunsero la loro strana e allegra combriccola.

Paolo era evidentemente furibondo, sbuffava ogni cinque secondi e non ascoltava minimamente le parole che gli stava rivolgendo l'elfo dai capelli cerulei. Accanto a lui, in silenzio, Sakura li osservava con espressione mesta. Aveva sempre quel tipo di espressione come dipinta sul volto. A Coco non piaceva quella ragazza, che si era rivelata essere una Guardiana temibile. Altro che creatura indifesa perché estranea al mondo della caccia! Era uscito fuori che appartenesse ad un clan di ninja assassini prezzolati. Probabilmente, erano dei mercenari più spregevoli dei cacciatori. Uccidevano anche persone.

"Ho capito! Noi ci occuperemo di quei bastardi!", sbottò Paolo, mandando a quel paese Apollonius e iniziando ad allontanarsi. Sakura fece per seguirlo, ma lui la spinse lontana da sé.

"Va' via", le ringhiò contro. Coco decise di seguirlo senza pensarci un attimo.

"Anche tu! Che cavolo! Lasciatemi solo!", le sbraitò contro. Coco gli si avvicinò con fare minaccioso e gli sferrò un pugno in faccia, cogliendolo di sorpresa. Si fece male alla mano, ma se ne fregò. Aveva imparato che quando Paolo era in quelle condizioni l'unico modo per rivolgersi a lui erano rabbia e violenza.

"Cos'è successo? Dimmelo. Ora!", gli ordinò.

"Ieri sera siamo finiti a letto", dichiarò Paolo, incrociando le braccia davanti all'ampio petto.

"Oh!", si limitò Coco. Non c'era nessuna malizia, soltanto apprensione.

"Qualcosa è andato storto dopo?", tentò di capire.

"No, era perfetta! Era meravigliosamente perfetta! Se prendessi un fottuto dizionario, accanto alla parola perfezione troverei soltanto la sua foto ed il suo nome!", esclamò. Non riusciva a stare fermo.

"Mi chiedo dove io abbia sbagliato. Che cacchio gira nella testa di voi femmine? Forse avrei dovuto corteggiarla di più? Avrei dovuto portarle una preda della mia caccia? Che cacchio ne so?", continuò a sbottare da solo.

"Era la prima volta per lei, forse si è spaventata", ci pensò su la cacciatrice. La sua prima volta le aveva messo una paura da matti, colpa del sangue e di un preservativo rotto. Per fortuna, era corsa subito ai rimedi con la pillola contraccettiva.

"Non è che hai fatto sesso non protetto?", non era da lui, ma forse colto dalla frenesia...

"No! Assolutamente! Ho fatto... quello che dovevo fare!", allargò le braccia.

"Signor Greco, chiedono di voi", si affacciò ancora Sakura. Fu allora che Coco realizzò.

"Cazzarola. Sei fidanzato, idiota!", gli menò un pugno contro il torace. Erano passati quasi due mesi, ma da allora si portava dietro Sakura ovunque. Era normale che Gea si sentisse in colpa per quello che era successo tra di loro.

"Già, una scocciatura. Non so come fare", borbottò lui, prendendosi i pugni della cacciatrice in pieno petto, come se non fossero altro che delle carezze.

"Lasciarla è così difficile? Non sei minimamente legato a lei", lo aveva visto mollare tante ragazze da quando lo conosceva.

"Se io rompo il fidanzamento, lei sarà disonorata e costretta al suicidio. Non posso fare una cosa del genere. Che cazzo di regole assurde! Pare di stare nel medioevo!", imprecò il giovane.

"La prego di non lasciarmi", chinò il volto dispiaciuta la ragazza, che era rimasta lì ad ascoltare.

"E come faccio a lasciarti? Ci siamo finiti in mezzo entrambi. Non credere che io non sappia quello che provi per quel sogno che ti sei portata dietro di nascosto", Coco non capì. Sakura avanzò nella stanza e si richiuse la porta alle spalle. Tirò fuori dal suo kimono un astuccio nero, laccato, con delle decorazioni in seta rossa. Lo aprì e ne fuoriuscì quello che sembrava essere lo spirito di un ragazzo dai capelli albini con sfumature azzurrine. Indossava una maschera di volpe sul viso e si fermò imponente al suo fianco.

"Vi presento Kiyoshi, allora", dichiarò lei. Lo spirito se ne stette immobile al suo fianco. Non si degnò di togliere la maschera.

"Kiyoshi è lo yokai di un kitsune ed è mio amico e compagno da sempre. Quando la mia famiglia mi impose questo matrimonio, generammo l'idea di ucciderti e preservare il mio onore prima che tutto si avverasse. Ma poi ho scoperto che le leggi dei cacciatori mi avrebbero imposto comunque il vostro nome a vita e per sempre e che il mio onore sarebbe stato macchiato se io avessi amato Kiyoshi anche dopo la tua morte", chiarì.

"E la vostra stirpe è retta da un patriarcato", concluse Paolo.

"So quanto tu ami l'elfa di nome Gea Liw$$, ma forse per sopravvivere questo sacrificio sarà necessario. Non voglio essere tua moglie, sarei stata una buona amica, ma il destino ci ha imposto questa posizione scomoda", sembrava essere molto saggia per avere appena diciassette anni.

"Se ti avessi rifiutata, saresti morta. Ho accettato perché oltre alla caccia non mi interessava un fico secco di come trattavo le donne. Ma io... ho marchiato già Gea della mia promessa. L'ho fatto senza pensarci, perché avevo paura di vederla svanire tra le mie braccia senza poterle dire ciò che provavo", sospirò Paolo, anche se non ne era pentito. Sakura sgranò gli occhi e si portò le mani davanti la bocca.

"Qualcuno sa?", andò nel panico. Il kitsune iniziò a ringhiare contro il cacciatore.

"Solo coloro che erano presenti alla spedizione, ma non parleremo", spiegò Coco.

"Potrei contemplare Gea da lontano ed in silenzio per tutta la mia vita, ma adesso non potrei mai amare altra donna. Dobbiamo trovare una soluzione a tutto questo", dichiarò Paolo.

"Le leggi sono leggi. Sono legata alla tua famiglia e alla mia", continuò Sakura, facendo placare lo yokai al suo fianco.

"La signorina Sakura non morirà. Dovessi uccidervi tutti", li minacciò comunque. Coco non potette sentirlo, quindi continuò.

"Non c'è via di uscita?", ma sapeva benissimo come fossero le leggi di un clan ristretto. I cacciatori avevano il loro codice immutato da decenni e a capo di esso c'era Diana Greco, che sarebbe stata la prima ad opporsi all'idea del figlio unito in matrimonio con un'elfa.

"Tipo, con quella cosa sulla faccia, lei non può leggerti le labbra, di conseguenza è inutile che parli", alzò lo sguardo al cielo Paolo.

"Oh, ci scusi signorina Morgue", fece un leggero inchino Sakura. Coco non capì, era abbastanza confusa, ma era abituata a tacere pur di non fare figuracce. Il ragazzo si tolse la maschera dal volto, spostandola sul capo, rivelando l'aspetto di un giovane dagli occhi rossi e dal viso che ispirava innocenza.

"Siamo intrappolati dalle nostre famiglie", abbassò lo sguardo Sakura.

"Gea saprebbe trovare una soluzione", borbottò Coco, infastidita.

"Prima salviamo il signorino Ikkum, poi salveremo noi stessi", propose con calma la ragazza giapponese.

"Non possiamo abbandonare Sande. Il piano di Gea era ben congeniato. L'unico problema è che hanno dichiarato il sogno come un soggetto da uccidere a vista", sospirò Paolo.

"La versione Sande psicopatico non mi piace", concordò l'amica.

Uscirono dalla stanza per tornare dagli elfi, che li fissarono quasi tutti con fare divertito e malizioso.

"Greco, io ti ucciderò", dichiarò invece Apollonius, stringendo un dardo in mano.

"Credo ci abbiano sentito", si portò una mano sulla bocca Coco, per nascondere un sorriso divertito.

"Non siamo una famiglia normale, ma siamo molto uniti, tranne quei due imbecilli di Finiha e Orahem. Terremo acqua in bocca", li tranquillizzò Fu'alie.

"Imbecilli è dire poco", rimbeccò Lumina.

"I figli non possono essere tutti favolosi come il sottoscritto", sogghignò il maggiore dei Liw$$, beccandosi un cazzotto contro il braccio da parte del gemello.

"Iniziamo allora", annunciò Lumina.

Coco inviò il messaggio dal suo comunicatore. Si chiese se Sande le avesse risposto. Gli aveva semplicemente scritto di voler parlare con lui. Si trovava in centro città, nei pressi del Colosseo e stava morendo di freddo. Tentò di scaldarsi le mani, ma quel gesto non sortì alcun effetto. Individuò una panchina al sole e andò a sedersi. La zona era affollata, piena di turisti. Si chiese come fosse il rumore della folla. Se si concentrava sulle labbra di alcuni passanti, le sembrava di poter scorgere delle parole, ma non le capiva. Come non era mai riuscita a capire le emozioni di Sande. Si sentiva in colpa Coco. Per essere stata non solo sorda, ma anche cieca agli avvertimenti dei comportamenti del tritone. Aveva sempre ricercato Paolo quando qualcosa non andava, le era sempre venuto spontaneo perché si conoscevano da prima di mettere piede in Accademia. Se però tentava di scavare nel suo cuore, sentiva di volere del bene al tritone, ma niente di più. Quando andava lì, ad analizzare i suoi sentimenti, trovava un angelo maledetto e pericolosissimo, dagli occhi che contenevano l'universo. Un angelo che aveva tenuto a lei per tutta la sua vita.

Il suo comunicatore vibrò.

"Cavolo", mormorò Coco. Si trattava solo di una delle ragazze del Clan che le aveva chiesto in prestito una maglia. La mandò al diavolo silenziosamente. Si alzò dalla panchina sulla quale si era seduta ed iniziò a fare avanti e indietro. Il Colosseo era chiuso al pubblico dei Normali, ma veniva utilizzato dall'Organizzazione per i Giochi Competitivi del Campionato della Capitale. Quella zona era sempre incredibilmente affollata anche da sogni e incubi, che in quel momento gremivano gli spalti dell'enorme e favolosa struttura. I Normali non avrebbero mai potuto vedere le bandiere e le decorazioni colorate che in quel momento addobbavano la bellissima struttura. Era domenica e pertanto era la giornata del torneo individuale a sorteggio. Lì dentro si stavano fronteggiando tutte le squadre del torneo professionistico. Di lì a breve, sarebbero usciti dallo stadio tutti i tifosi delle varie squadre, pronti a festeggiare o a discutere del perché la propria squadra avesse fallito. Coco non era mai stata una grande appassionata dei Giochi, ma non le dispiaceva la squadra che rappresentava i Cacciatori. Erano in gamba e portavano alto il nome di ogni Clan. Avevano anche vinto il campionato più di una volta e giocavano anche il torneo di livello mondiale. Una mano la fece saltare mentre era sovrappensiero. Ne riconobbe le dita palmate e si voltò di scatto. Indietreggiò d'istinto. Sande era davanti a lei. Sembrava il solito tritone imbranato. Il pesciolino che ogni volta minacciava di tramutare in sushi. Non riuscì a nascondere emozioni sul suo viso. Gli voleva bene. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché la loro vita potesse tornare come prima di quella maledettissima missione. Erano stati i mesi più belli della sua vita.

"Sande, sei qui", rientrava tra le opzioni che aveva descritto Gea nel suo piano. La prima era una semplice risposta al messaggio inviato dalla cacciatrice, mentre la seconda era la presenza del sogno. Ovviamente, era da escludere il pensiero che fosse lì da solo. Gli altri erano già appostati in diversi posti della zona, nascosti e pronti a battagliare e intervenire. Erano stati coinvolti i cacciatori del Clan Colonie e alcuni del Clan Greco e Sakura aveva messo a disposizione un gruppo di ninja. Lumina e Lunami, si erano occupati di creare delle trappole per ogni evenienza. L'orario era in pieno giorno, i drow non potevano uscire sotto al sole, erano come dei succhiasangue e come tali si sarebbero ridotti in cenere.

"Dubito che tu non sapessi che sarei arrivato. Immagino anche che tu non sia realmente da sola", non era uno sprovveduto. Il tritone sapeva con chi aveva a che fare, conosceva i suoi nemici, ma loro avevano il terrore di non conoscere più lui.

"Volevo parlare con te", Coco era l'unica che avrebbe potuto portare il tritone ad aprire gli occhi e a ragionare. Si sedette e gli fece cenno di imitarla. Il tritone rimase in piedi e si mise dinanzi a lei. Coco notò che sembrava essere un po' smagrito. Sotto gli occhi dalla sclera nera, intravide quelle che erano le sue occhiaie scure, di colore azzurrognolo. Non sembrava stare benissimo, ma ciò non la sorprese.

"Per dirmi cosa? Di tornare in Accademia come se nulla fosse stato? Ho preso la mia scelta, Coco", scandì bene le parole, come sempre, per aiutarla a leggere meglio.

"Non posso amarti, mi dispiace", lo spiazzò lei. Inizialmente, il cacciatore parve perplesso, ma poi si mise a sorridere sprezzante.

"Lo immaginavo. Ormai hai trovato il tuo angelo", sghignazzò. Quello era un Sande che Coco non conosceva, ma era la reazione che aveva tracciato Gea.

"Cosa farai dunque? Se stai realmente facendo tutto questo per me, compresa l'uccisione di vittime innocenti, adesso che sai che non potrai mai avermi come desideri?", il suo compito era quello di provocarlo e tentare di farlo riflettere.

"Non potrei mai averti? Perché mai?", continuava ad essere divertito.

"Non potrò mai provare più che senso di amicizia nei tuoi confronti. Non ti sentiresti frustrato a continuare questa follia, sapendo di aver già perso in principio?", si accigliò lei, guardandolo negli occhi.

"Forse stai sottovalutando te stessa Coco. Ma ti ricordo che quando i cacciatori vengono obbligati a fare una promessa, devono mantenerla fino alla fine dei propri giorni. Prometterai, te lo posso assicurare. E se non potrò averti io, non ti avrà nessun altro", sorrise con fare innocente. Coco iniziò a sentire puzza di zolfo e bruciato. Si voltò di scatto e osservò con orrore i residui di un'esplosione che non aveva potuto sentire con le sue orecchie. Si alzò, conoscendo il posizionamento dei suoi. Come aveva fatto Sande a prevedere anche una cosa simile? Iniziò a correre, senza sorprendersi che il sogno non l'avesse raggiunta. Corse a perdifiato verso le macerie della struttura, mentre gli umani si guardavano attorno attoniti, ma non potevano comprendere ciò che era accaduto. La struttura che era stata fatta esplodere non era umana e pertanto a loro restava che osservare solo una scia di fumo. Coco raggiunse il vicolo accanto e iniziò a scavare tra le macerie. Davanti ai suoi occhi comparvero subito le mani di Romeo. Non poteva sentire chi altri fosse sopraggiunto per aiutare. Cacciò detriti su detriti, rompendosi le unghia e graffiandosi le mani, fino a quando non trovò una figura.

"Qui! Qui! Qui!", iniziò ad urlare, non sapeva neanche lei a chi. Due mani la spostarono, mentre un gruppo di demoni iniziava a togliere le macerie di corsa. La figura vestita di nero era coperta di polvere e sembrava non si muovesse, ne stringeva tra le braccia una molto più minuta.

"Paolo!", urlò fino a farsi male Coco. Sande aveva fatto esplodere la struttura dove si era nascosto da lontano il cacciatore con i ninja. Era una cosa che Gea non aveva previsto, una cosa che Sande non avrebbe mai fatto... o forse sì? Non lo sapeva. Coco era incredula e fissò Apollonius avvicinarsi al ragazzone e iniziare a controllare i parametri vitarli, mentre Sakura riprendeva i sensi confusa. Non riusciva a distogliere lo sguardo dall'elfo, non vedeva il petto del suo migliore amico muoversi e riusciva a scorgere solo del sangue uscire dal naso, dalla bocca e da alcune ferite. Apollonius fece un cenno verso gli altri di avvicinarsi e gli porsero una sacca, dalla quale l'elfo tirò fuori un defibrillatore.

"No!", sussurrò esterrefatta la cacciatrice, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Le gambe le cedettero. Non poteva accettare di vedere Paolo morire. Non per colpa sua. Non per quella storia così stupida. Qualcuno tentò di metterle una mano dinanzi agli occhi, ma lei la spostò. Osservò l'operato del sogno dai capelli cerulei con ansia e apprensione. Infine, Apollonius abbandonò il defibrillatore e sospirando lo mise da parte.

"NO!", gridò Coco in preda alla disperazione.

"Non puoi morire! Devi vivere! Per Gea, devi vivere!", urlò fino a farsi male alla gola. Il petto del ragazzone si mosse e iniziò a tossire, come se lei lo avesse richiamato dalla morte. Apollonius tornò celere ad occuparsi di Paolo e al suo fianco comparve Sakura. Coco si sentì sollevata e posò la schiena contro chiunque la stesse tenendo.

"Andrà tutto bene", le sussurrò una voce nella testa. La accolse, percependone il bisogno primordiale. Si lasciò stringere dalle braccia dell'angelo e lui la investì, come volontariamente, con il suo profumo. Coco si era sentita come se avesse appena perso una parte del suo cuore e l'avesse ritrovata per fortuna e sentì la sua disperazione accolta da qualcosa che sapeva di casa, di conforto, di amore. Alzò lo sguardo verso due occhi che contenevano l'universo e con uno slanciò si alzò verso l'angelo. Schiuse le sue labbra per incontrare quelle di lui. Fu un bacio istintivo, disperato, mentre nella sua testa passavano altre mille opzioni. Se Sande aveva potuto fare qualcosa del genere al suo migliore amico, avrebbe trovato il modo di distruggere Romeo, avendo intuito ciò che lei provava nei confronti dell'angelo. Si distaccò di scatto.

"Fa che sia io a proteggerti", lo supplicò, col cuore che le batteva a mille e le lacrime che ancora le rigavano il volto. Romeo la strinse a sé e posò la fronte contro quella di lei.

"Avrai per sempre la mia forza e la mia fedeltà a proteggerti le spalle e il mio cuore tra le tue mani. Non ho paura di morire per proteggerti, né di compiere atti scellerati. Dovessi tu odiarmi per sempre, se quel tritone avesse ucciso il giovane cacciatore, io per te avrei compiuto vendetta", Romeo tremava, mentre riversava quelle parole nella sua mente. Coco si sentiva... Coco si sentì male, le girò la testa. Per un attimo, le parve di soffocare. Era come se il suo sangue fosse diventato lava liquida nelle sue vene. Emise un gemito, mentre percepiva la sua pelle bruciare. Romeo continuò a carezzarle il capo e li rinchiuse nelle sue ali.

"Stai iniziando a mutare", la informò per tranquillizzarla. Ma Coco non riusciva ad accettare le sue parole.

"Avevi più freddo del normale, nonostante la primavera sia alle porte. Adesso ti senti bruciare, le tue cellule stanno reagendo al cambiamento. Inoltre, non hai percepito il disquilibrio del Potere Primordiale allo scoppiare dell'esplosione", le fece realizzare.

"Non ti ho mai mentito, Coco. Tu sei la nostra signora", le ricordò. La cacciatrice non ne ebbe più alcun dubbio, mentre il bruciore si placava e una nuova energia iniziava a pulsarle nelle vene. Stava cambiando, era inutile negarlo a se stessa. Si strinse a lui e lo baciò ancora.

"Sono anche una cacciatrice e lo sarò per sempre", era giunto il momento per lei di fare qualcosa di grande. Gea le aveva insegnato che, nonostante il suo deficit fisico, lei avrebbe potuto essere in grado di sorpassare chiunque.

"Unirò il Clan Mogor e il Clan Colonie. Diventerò il capo di entrambe le fazioni", conosceva bene gli antagonismi che c'erano tra demoni e Clan Colonie. Ma se da un lato aveva imparato ad amare Romeo e sarebbe stata costretta a diventare una creatura demoniaca, dall'altro amava quei cacciatori come se fossero la sua famiglia. Quei cacciatori che l'avevano cresciuta nonostante il disonore dell'abbandono della madre, che le erano stati a fianco nell'imbrogliare l'Organizzazione e che l'avevano resa una grande ascoltatrice nella sua sordità. Avrebbe rivoluzionato la loro vita.

Paolo aveva riportato una serie di fratture e per poco non gli era stato perforato un polmone, ma quando si svegliò dal coma indotto, una settimana dopo, voleva già alzarsi e tornare a combattere. Coco lo intimò a desistere. Di Sande non avevano avuto più alcuna notizia, se non una lettera con un messaggio di guerra. Coco gli raccontò di quello che le stava succedendo.

"Vuoi sfidare il tuo capo Clan?", si meravigliò.

"Esattamente, sarà quello che farò, ma ancora non sono pronta. Diventerò un demone e rischierò di essere disconosciuta dal Clan Colonie. L'unico modo per impedire che, dopo questa tregua data dal nemico comune, i due Clan non facciano scoppiare una guerra devo diventare il capo Clan dei Colonie. L'unico modo che ho per farlo è sfidare il mio Capo ad una battaglia all'ultimo sangue", quelle erano le leggi dei cacciatori, come delle leggi di branco.

"Asgar è un uomo forte", constatò Paolo pensieroso. Era evidente che fosse pronto ad aiutarla. Era la sua migliore amica in fin dei conti.

"Per questo raggiungerò Gea e la supplicherò di aiutarmi. Ho diciotto anni e ancora molto da imparare. Romeo può allenarmi e aiutarmi a capire quello che sta succedendo al mio corpo, ma ho bisogno di una mente strategica che pensi al di fuori degli schemi", spiegò. Al nome dell'elfa, il cacciatore sussultò.

"Ti seguirò", non esitò minimamente nel pronunciare quelle parole. Coco scosse il capo contrariata.

"Troverai una soluzione per te e Sakura. Ti diplomerai e tornerai da lei come uomo e non come ragazzino. Gea passerebbe ulteriori guai se si scoprisse che ha abbandonato la nostra squadra per i sentimenti che prova per te", ne aveva discusso a lungo insieme alla ragazza Giapponese. Quella era l'unica soluzione. Paolo voleva controbattere, ma non ci riuscì. Tornare da Gea come uomo e non come ragazzino sarebbe significato tornare come una persona degna di onore. Non era stato giusto nei confronti di nessuno dedicare la promessa del suo cuore all'elfa. Né per lei, non potendolo ottenere veramente, né per Sakura, rischiando di ucciderla.

"E sia", stabilì.

Coco gli sorrise, poi lo abbracciò delicatamente.

"Non ti azzardare mai più a tentare di morire a quel modo. Altrimenti ti scoverò fino alla casa di Artemide stessa per poterti uccidere di nuovo con le mie mani", era un sollievo che fosse ancora vivo, dopo che un intero palazzo gli era crollato addosso.

Paolo le scompigliò i capelli con affetto. Infine, Coco si congedò.

La cacciatrice giunse a Lot tramite un portale aperto da Romeo. Aveva insistito comunque per viaggiare da sola. Il piccolo e tranquillo villaggio trascorreva una giornata come tante. Da una panetteria si poteva percepire il profumo di baguette appena sfornate, mentre scorse un sogno farsi calare una cesta dal balconcino di una palazzina, contenente una bottiglia dei pani e dei formaggi. Era un'atmosfera tranquilla e radiosa, che le ricordava effettivamente il suo Generale. Dalle informazioni che Apollonius le aveva passato, in quel momento la giovane elfa doveva aver appena terminato la lezione e doveva essersi diretta verso la casa di famiglia. Coco individuò immediatamente la piccola casetta con inciso sulla porta lo stemma della famiglia e si mise in attesa, cercando di ripararsi dai fiocchi di neve mettendosi sotto una tettoia. Dopo non molto, individuò la figura dell'elfa giungere nel vialetto della dimora. Gea si fermò ad osservarla stupita. Coco rimase incantata dalla figura della Generalessa. Sembrava la principessa di una fiaba, con indosso un abito elegante e una mantellina pesante, col cappuccio che le copriva il capo.

"Ho bisogno di te", la supplicò Coco, prima che potesse parlarle.

"Non tornerò in Capitale", si impose con freddezza l'elfa. Coco scosse il capo, consapevole di non poterla smuovere da quelle idee. I Liw$$ le avevano spiegato che la sua Generalessa aveva la testa più dura di quella di un mulo.

"Ho bisogno che tu mi istruisca", spiegò Coco.

"Non hai bisogno di ulteriori istruzioni. Hai già potuto appurare di essere una cacciatrice in gamba", le ricordò l'elfa, mentre si avvicinava ed apriva la porta di casa. Le fece cenno di entrare. Al suo interno la dimora era calda e accogliente. Aveva un arredamento diverso dall'aspetto rustico esterno della casa. Tutta la mobilia aveva un design elegante e moderno, prevalevano il bianco e il nero. Gea regolò un termocamino con un telecomando, alzandone la temperatura e invitando Coco a spogliarsi e a sedere su un divano nero in pelle. La cacciatrice si accomodò e iniziò a raccontarle tutto ciò che era successo, evitando la parte della quasi morte di Paolo, come concordato in precedenza con il cacciatore.

"Se il mio piano non ha funzionato è perché Sande deve essere ancora in collaborazione con Orahem", dichiarò accigliandosi l'elfa.

"Nessuno in questo momento sa che io mi trovo qui a Lot. Abbiamo fatto in modo tale da depistare chiunque potesse seguirmi. Perciò ti chiedo ancora, puoi allenarmi?", terminò il suo discorso Coco.

"Sì. Posso farlo. Se sarai in grado di dimostrare all'Organizzazione che cacciatori e demoni possono andare d'accordo, forse riusciremo ad abbattere le barriere politiche tra sogni e incubi e a cambiare dal suo interno le regole imposte da Stephen Falletti. I sogni e gli incubi sono indifesi in questo mondo, è giusto che inizino ad essere tutelati dalle giuste leggi", sospirò Gea.

"Non la pensavi così prima", osservò Coco.

"Il Generale Tu'hal ha iniziato a divulgare l'idea di una rivoluzione per proteggere sogni e incubi dalle ingiustizie dell'Organizzazione. Se Sande fosse catturato adesso, verrebbe immediatamente giustiziato. Se potesse avere un processo imparziale, riusciremmo a scagionarlo chiarendo che le sue azioni sono dettate dal lavaggio del cervello imposto dalla frusta di Orahem", spiegò l'elfa, mentre si alzava e si muoveva verso la cucina. La cacciatrice la seguì. L'elfa iniziò a mettere su un bollitore e delle tazze di tè.

"Inizieremo l'allenamento domani. Non uscirai da questa casa fino a quando non sarai pronta. E per prontezza non intendo solo quella fisica, Coco, ma anche psicologica. Dovrai uccidere per ottenere quello a cui stai puntando e dovrai farlo a sangue freddo. Neanche io mi sono mai sporcata le mani di sangue per un omicidio così ingiusto. Sei ambiziosa, ma sarai in grado di sacrificare la tua anima per il tuo scopo?", lo sguardo dell'elfa era risoluto e freddo, come quando si era fatta conoscere dalla squadra. Coco sapeva che non avrebbe potuto scegliere persona migliore per essere pronta a quel terribile gesto.

"Così sia", doveva accettare il fardello di quella scelta egoista e macabra. Avrebbe ucciso l'uomo che le aveva graziato la vita.

Trascorsero i mesi. Paolo e Sakura iniziarono a studiare tutti i regolamenti dei loro Clan e continuarono gli studi presso l'Accademia. Superarono l'anno con la promozione e si iscrissero all'ultimo. Paolo formò una nuova squadra insieme a quel Kiyoshi e ad un altro dei ninja della famiglia di Sakura. Il loro Generale sarebbe stato Apollonius. Grazie a quel piccolo genio di Daniel, Apollonius era riuscito a stabilire un contatto fisso e segreto con Gea, che li aggiornava su come procedevano gli allenamenti di Coco. Paolo sapeva che l'elfa non stesse scrivendo direttamente a lui, ma non poteva non allungare orecchio ogni volta che Apollonius leggeva le parole della sorella. Gea non gli era mai parsa così distante, ma soprattutto così adulta. Si rese conto, comunque, che se quello nei confronti dell'elfa fosse stato solo un capriccio, non avrebbe pensato a lei in continuazione. La ammirava. Era sopravvissuta ad una perdita di se stessa ed era tornata in forma, più combattiva che mai. Si era preoccupato quando aveva avvertito che sarebbe partita in missione ed era tornata dopo una settimana. Allenava Coco costantemente, sprecando tutte le energie e il sonno, dedicando tutta se stessa alla cacciatrice.

Ogni tanto, uscendo fuori casa, si incontrava con Romeo, anche se non ne era troppo felice. I due si trovavano nella stessa situazione: le loro donne erano lontane e loro non potevano fare niente per loro. C'erano stati altri battibecchi tra drow e demoni, ma niente che l'angelo maledetto non fosse riuscito a tranquillizzare.

"Tra tre mesi Sakura compirà diciotto anni e ancora non abbiamo trovato una soluzione", dichiarò Paolo, mentre i due sedevano nel loro solito pub con dei boccali di idromele davanti.

"Non riesco a comprendere a fondo tutta questa tua solidarietà nei confronti di quell'umana. È stata lei a cacciare Gea, eppure ancora vuoi salvarla", borbottò Romeo, che aveva già dichiarato più volte quella sua sinistra opinione.

"Non mi aspetto che tu capisca, stupido pennuto. Tracanna il tuo idromele senza vomitare le due idee disonorevoli. Che cosa ti aspetti da parte di Coco? Sai che se ti dichiarerà amore, lo farà in eterno?", era preoccupato per i sentimenti della sua migliore amica. Romeo non era un cacciatore, era solo un grande egoista.

"Conosco le vostre leggi rozze e antiquate", gli rispose stizzito l'angelo.

"Allora vuoi solo giocare con Coco o sei disposto a starle al fianco per tutta la tua vita?", lo sfidò Paolo.

"Ho già solennemente promesso di starle al fianco per tutta la sua vita", ricordò a voce alta.

"Ma non le hai ancora promesso solennemente il tuo cuore", continuò Paolo. Romeo si bloccò pensieroso.

"Farò anche questo, se tanto insistete", lo disse con leggerezza. Paolo sbuffò. Non gli pareva che quel pennuto avesse realmente compreso.

"Questo idromele ha un sapore diverso", constatò a fine boccale.

"Cosa vai dicendo?", alzò lo sguardo al cielo l'angelo maledetto, con le guance colorite di rosso. Paolo le notò.

"Cazzo, sei ubriaco!", non era normale che Romeo lo fosse. Avevano già bevuto insieme e l'angelo maledetto non aveva mai mostrato alcun segno di ubriachezza. Il vigilif si fece scivolare il boccale di mano, che gli ricadde addosso vuoto.

"Ops!", singhiozzò divertito.

"Ops un corno!", esclamò Paolo, iniziando a sentirsi stordito. Neanche lui si era mai ubriacato con un solo boccale. Prese il suo e attivò l'orologio per analizzarne il contenuto. Il segnale della ricerca lo mise in allarme.

"Droga, nei boccali", spiegò, iniziando ad alzarsi dal tavolo in fretta. All'interno del locale alcuni dei presenti si alzarono e si tolsero di dosso delle maschere in lattice. Drow. Il posto ne era pieno!

"Dobbiamo scappare!", tentò di richiamare l'angelo, ma Romeo aveva già iniziato a dare segni di cedimento. Sembrava non riuscisse a tenere gli occhi aperti.

Paolo sfoderò la sua arma. Tentò di combattere gli aggressori, ma non riuscì, sentendosi improvvisamente sonnolento.

I due erano caduti in una stupida trappola, ma appena prima di cadere, Paolo attivò un rintracciatore di caccia.

(Capitolo NON Editato)

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