"Squadre sbagliate" - parte 2

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Secondo le indicazioni che le erano state lasciate, l'allenamento della squadra, adesso nominata "G.Liw$$", si sarebbe svolto in una delle sale d'allenamento situata al secondo piano inferiore. Gea era stata trasferita nella sede della Capitale da poco tempo. Fino a due anni prima aveva frequentato la sede di Lot, in Francia, situata più vicina alla residenza principale di famiglia. Ma la madre aveva insistito perché tutti i suoi figli fossero trasferiti lì, in prima linea al fianco dei figli del Presidente e aveva ottenuto anche il suo trasferimento, senza neanche chiederle se fosse d'accordo sulla cosa. Gea pensò alla tranquillità della cittadina dalle caratteristiche di un borgo medievale, dove nella piccola Accademia, frequentata per lo più da sogni, teneva le sue lezioni di storia di Oltremondo. Le mancavano i suoi colleghi e amici, con i quali si riuniva spesso la sera per chiacchierare ed ascoltare ballate popolari. Sospirò, pensando al fatto che lì, dove tutti si conoscevano da sempre, non aveva ancora stretto delle amicizie al di fuori dei suoi fratelli e dei piccoli figli del Presidente. Mentre tentava di orientarsi per la struttura, seguendo le indicazioni che le avevano dato al banco informazioni, un'esplosione per poco non le fracassò i timpani. Si ritrovò a barcollare indietro, disorientata, poi alzò lo sguardo e intravide del fumo provenire da una stanza situata in fondo al corridoio. Lasciò cadere i documenti, attivò i suoi anelli e corse verso la stanza. Poteva trattarsi di un pericolo, oppure qualcuno poteva essere in pericolo. Quando sopraggiunse alla porta non si aspettava di certo quello che le si parò di fronte.
La nuvola di fumo aveva iniziato a diradarsi, in un angolo di quella che doveva essere una sala d'allenamento, una ragazza dall'aspetto singolare si stava sbellicando dalle risate, mentre un sogno, una specie di ragazzo tritone, aveva la faccia sporca di quella che sembrava essere fuliggine.

"Cosa sta succedendo qui?", tuonò l'elfa, che iniziò ad agitare la mano, sperando di poter far diradare quel fumo.

"Ah, l'hai fatta grossa Sande! Adesso ti becchi una punizione!", esclamò la ragazza umana, ilare. Gea la osservò meglio e riconobbe anche il nome che aveva appena pronunciato.

"Voi siete Coco e Sande?", domandò, tentando di ricordare i documenti che le erano stati affidati. La ragazza era molto diversa dalla foto. La carnagione leggermente olivastra era quella, ma gli occhi verdi erano colmi di eyeliner nero, ombretto grigio e mascara; i capelli biondo cenere erano stati rasati in un'acconciatura scomposta tinta color verde acqua, come parte del ciuffo biondo. Alle orecchie e sulla faccia spuntavano orecchini e borchie, come un ammasso di ferraglia. Stava giocherellando con un piercing che le trafiggeva la lingua, mentre sedeva sgraziatamente contro una panca, i suoi abiti erano una giacca e un pantaloncino di pelle, calze a rete e una magliettina quasi trasparente.
Il tritone, invece, sembrava per lo più molto cresciuto rispetto alla foto che aveva visto. Sulla testa aveva tirato su un paio di occhialetti da aviatore e indossava una canottiera bianca, infilata in un pantalone colmo di tasche piene di qualcosa, le mani squamose erano protette da guanti. La cosa più buffa era il ciuffo di capelli neri, che risaltavano sulla sua carnagione verde. Se non fosse stato per quella e per le orecchie simili a delle pinne, sarebbe sembrato un essere umano.

"Siamo noi, in carne ed ossa!", il pesce allungò la mano verso l'elfa, che la fissò per un attimo, poi alzò lo sguardo su entrambi, con fare severo.

"Gradirei che da oggi in poi si evitassero comportamenti simili", scostò la mano del giovane Sande. I due la fissarono divertiti.

"Sono Gea Liw$$ e sono il vostro nuovo Generale. Noto con dispiacere che non indossate neanche la divisa da cacciatori, sarebbe gradito un abbigliamento adeguato agli allenamenti. Dove si trova il vostro compagno, Paolo Greco?", sentì qualcosa di leggero posarsi sulla sua testa.

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