"Questioni di famiglia" - parte 1

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Gea Liw$$ aveva delle ferme convinzioni nella vita. Gliele aveva inculcate sua madre fin da quando aveva pochi anni di età. Le due regole fondamentali erano che l'unico scopo della sua esistenza era quello di essere un'arma per il bene dell'Oltremondo e l'unica dea alla quale doveva rispondere era Rekhne, la dea del bene e dell'Ordine supremo.
Era la penultima di otto tra fratelli e sorelle. Pertanto, secondo i precetti di sua madre, i legami di sangue erano sacri. A volte, le era capitato di dubitare di quell'insegnamento. A volte, non sopportava affatto i suoi fratelli, ma la volontà dell'Antica elfa era sempre stata ferrea su quella convinzione.
Queste erano le cose che ogni mattina si ripeteva in mente, mentre era intenta a sistemare la sua intricata acconciatura di treccine e decori tra i capelli. Era un atto di vanità, la madre l'aveva sempre sgridata. Portare capelli lunghi era tipico per la sua gente, ma così lunghi, quasi fino alle caviglie, non era consono ad una guerriera. Era l'unico avvertimento che aveva sempre ignorato, era l'unica cosa che la facesse sentire più vicina al genere umano, con il quale aveva a che fare tutti i giorni. Gea Liw$$ era una nobile elfa sogno della giovane età di settantatré anni e in quel momento della sua vita, la sua mansione poteva risparmiare i suoi lunghi capelli e la sua vanità, dato che le toccava fare da Generale ad un pugno di novellini.
Iniziò ad infilare i preziosi anelli magici, forgiati da due dei suoi fratelli maggiori, Lumina e Lunami. Erano gli unici due a non essere dei guerrieri in famiglia e non era cosa rara che le fosse capitato di invidiarli. Lumina e Lunami non erano solo due semplici fabbri, erano degli artisti veri e propri. Ogni volta che li osservava, le veniva in mente solo una sensazione: i gemelli erano leggeri come la brezza d'estate. Per via di quella grazia, ben nascosta da modi di fare molto umani e a volte barbari, Gea avrebbe abbandonato tutto, perché riteneva che la felicità che i gemelli ottenevano in cambio fosse qualcosa per cui valeva la pena lottare.
Si osservò le lunghe dita affusolate, le piacevano le sue mani, lisce ed eleganti, di un pallore marmoreo. Erano diverse da quelle di sua sorella Lumina, piene di calli e bruciature e da quelle di Finiha, colei che più di tutti ammirava in famiglia. Se c'era qualcosa che aveva deciso di difendere era il suo aspetto esteriore. Gea non si riteneva bella, ma dignitosa. Non le piaceva esagerare, come le sue colleghe che passavano smalti sulle unghie o si dipingevano il volto con trucco e tatuaggi. Le bastava aver cura del suo corpo. Quando la madre aveva commentato i suoi atteggiamenti per la cura di sé, le aveva fatto uno strano effetto risponderle che gli umani avevano un detto che diceva: mens sana in corpore sano. Una mente sana in un corpo sano, Gea lo aveva interpretato come un simbolo di virtù e aveva trovato in essa un piccolo spiraglio di leggerezza.
Qualcuno bussò alla sua porta, mentre iniziava la vestizione della divisa da Generale.

"Chi è che bussa alla mia porta?", chiese con calma, potendo soltanto immaginare.

"Colazione assieme, sorellina?", si era affacciato nella stanza Apollonius Liw$$. Se Finiha era colei che Gea ammirava, Apollonius era colui che le migliorava qualsiasi giornata.

"Apollonius, sarà un piacere", rispose in un sorriso leggero, la madre aveva sempre sottolineato l'importanza di contenere le proprie emozioni e si era più volte prodigata a ricordare loro di trattarsi come se fossero degli estranei, ognuno con il suo ruolo ben preciso. Apollonius l'aveva sempre ignorata, sempre pronto a soccorrere ognuno dei suoi fratelli e a porgere loro la sua mano d'aiuto.

"Dovresti smetterla di mantenere questo atteggiamento anche quando non c'è la mamma, non siamo più due bambini", sottolineò l'elfo dai capelli splendidamente cerulei, proprio come i suoi occhi. Apollonius era la luce della famiglia Liw$$ e come il dio del sole, del quale portava il nome, risplendeva di essa e illuminava il mondo delle persone alle quali voleva bene.

"Siamo elfi, abbiamo le orecchie lunghe", si compiacque di sottolineare lei.

"La mamma si fermerà alla tenuta per dieci giorni. Pare che Fu'alie sia in ferie", quella era una notizia che le fece tirare un sospiro di sollievo, il sorriso di lei si accentuò.

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