"Vivere o sopravvivere?"

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Neihlya tornò dopo un giorno, portando con sé l'antidoto e ordinando loro di correre via. La ringraziarono, soprattutto Romeo, ma lei gli fece cenno di tacere.

"Ti devo molto, amico mio", gli ricordò. L'angelo le fece il baciamano e Coco si sentì gelosa.

"Ti faccio questo effetto, ma princesse? Non devi temere, ho occhi solo per te", la rassicurò. Coco si sentì arrossire fin sopra le punte dei capelli tinti di turchese, ma non disse niente. L'angelo aveva parlato solo nella sua testa.

"Andiamo!", sbraitò Paolo, che aveva dovuto sopportarli per troppo tempo per i suoi gusti. Con Apollonius avevano anche meditato di rinchiuderli in una stanza da soli a flirtare, se Coco non si fosse appiccicata a Paolo. Avevano trascorso il tempo restante a giocare a carte, ma avevano eliminato l'angelo per colpa dei suoi poteri paranormali. Infine, avevano rinunciato, considerata l'abnorme fortuna dell'elfo dai capelli cerulei.

"Madre?", la chiamata sembrava inaspettata per Apollonius.

"Apollonius, dove ti trovi?", dalla voce si percepì un certo moto d'ansia. Che non avessero fatto in tempo.

"Ad Uticah, Neihlya Eylin è riuscita a fornirmi il siero per Gea", l'elfo era sbiancato.

"Voglio che rientri immediatamente in Organizzazione. Ho chiesto ai tuoi fratelli di badare Gea e Daniel. La nostra famiglia è stata presa di mira, ma non so bene da chi. Adesso devo scappare a Washington, purtroppo il Consiglio non rispetta l'allarme emotivo di una madre che ha visto i propri figli rapiti più volte nell'arco di pochi giorni. Affido a te le cure di Gea e Daniel. Arrivederci", concluse la telefonata in modo freddo.

Raggiunsero di corsa il primo portale e lo varcarono, trovandosi in Organizzazione. Corsero verso l'infermeria e trovarono di guardia i gemelli. Avevano un'espressione tetra in viso.

"Abbiamo l'antidoto!", esclamò Apollonius.

"Entrate", li invitò Lunami, sbarrando però il passaggio a Romeo. L'angelo accettò quella contrarietà e si mise da parte.

Gli altri tre entrarono nella stanza. Gea dormiva, ma sembrava più debilitata del solito. Intanto, in un secondo letto, Fu'alie stringeva Daniel, in preda agli incubi e alla febbre alta.

"Siete tornati!", esclamò il maggiore dei Liw$$ con aria stanca. Apollonius aprì la boccetta e corse a farla bere a Gea.

"Cosa è successo?", realizzò Paolo.

"Il tritone è entrato in gioco. Ho reagito al suo misfatto appena in tempo", dal bagno sbucò Sakura. Indossava un kimono semplice e aveva i capelli intrecciati e decorati con fermagli.

"Sande?", domandò Coco, avendo difficoltà a leggere le sue labbra per colpa dell'accento giapponese. La ragazza si limitò ad annuire, infine si avvicinò al bambino e gli passò la mano sulla fronte.

"Ha bisogno di un'altra dose", tirò fuori dal kimono un astuccio e preparò una siringa.

"Hanno tentato di mordere Daniel?", andò nel panico Apollonius, mentre somministrava il filtro a Gea, costringendola a bere.

"È stato morso, ma è stato anche molto intelligente", rispose meccanicamente la ragazza, infilando l'ago nel braccino. Coco distolse lo sguardo, impressionata dalla scena. Paolo era più concentrato a constatare con i suoi occhi l'effetto del rimedio su Gea. L'elfa inghiottì l'ultima parte della fiala volontariamente e infine sospirò.

"Dani", mormorò ancora assonnata.

"Sta bene, ma non benissimo", intervenne Fu'alie, continuando a carezzare il piccolo.

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