"Coco-girl" - parte 1

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Non ci era voluto molto perché quell'elfa, quella Gea Liw$$, si facesse stimare da Coco. Innanzi tutto, l'elfa piaceva a Paolo Greco ed era noto che ai Greco non piacesse facilmente qualcuno, considerando il fatto che non si piacessero nemmeno tra di loro. Seconda cosa di tutto, quello scricciolo sapeva tenere testa ai loro modi di essere, anche se diventava buffa mostrando uno sguardo serio e controllato e l'incarnato color pomodoro, quando Coco faceva allusioni. Era un fuscello fisicamente, ma conteneva una forza paurosa e quando perdeva la pazienza li rimetteva in riga con facilità. Era riuscita a tirare un potente calcio ai gioielli di famiglia a quell'incubo pantera sfigato, nonostante avesse in corpo una droga che per gli elfi poteva essere come del veleno vero e proprio. Era stata lei a spogliarla dai vestiti pieni di vomito, mentre Paolo e Sande tiravano fuori le idee per toglierle la droga dal sistema. Il giorno dopo, l'elfa era tornata in Organizzazione e aveva spaccato in tutti i sensi. Innanzi tutto, aveva deciso di non farli ammazzare con allenamenti idioti, aveva preso i loro documenti e aveva iniziato a studiare qualcosa di mirato per tutti loro. Era stata lungimirante. Aveva fatto togliere Sande da quello stupido corso di studi sulle bestie acquatiche e lo aveva mandato a frequentare chimica da artificiere con i Ricercatori. Quel pesciolino era stato così felice, che per poco non aveva fatto esplodere tutto. Paolo aveva l'opzione di poter fare quello che voleva e lasciò il corso di arte della guerra, alla faccia di quell'insegnante depravata di Finiha, che tutti loro, tranne Gea, avevano ipotizzato fosse la causa dell'incidente all'"Antro della strega". Coco era stata altrettanto fortunata. Le aveva tolto l'ennesimo corso sulle specie di incubi di Oltremondo e le aveva assegnato il corso di modellazione fisica 2. Così erano passate lisce ben tre settimane e Gea era restata e loro non avevano avuto voglia di cacciarla, perché era fantastica. Durante i momenti di pausa degli allenamenti portava loro da bere e spesso si presentava in divisa da allenamento per correre insieme a loro. Non era incredibile, come doti da Generale rientrava nella media, ma era raro che un Generale si mettesse in gioco con i suoi allievi. Aveva preso seriamente quel gruppo e il gruppo si era fatto prendere da lei.

Un giorno, Sande aveva dichiarato di averla trovata intenta a leggere il decalogo dei cacciatori e i libri del nonno di Paolo, dove erano stati stilati molti dei nuovi precetti. Coco non ci aveva creduto, fino a quando si era presentata agli allenamenti e aveva organizzato per loro una finta battuta di caccia. Era stato qualcosa di eccitante e nuovo, che tutti loro potevano vivere solo quando staccavano dall'Accademia e tornavano alle loro famiglie per le vacanze. La battuta di caccia era una simulazione, con una preda robotica che aveva fatto programmare apposta per loro. La preda si muoveva nello spazio creato dalla stanza dimensionale, simile ad una giungla afosa per riprodurre lo stesso clima temperato. La cosa buffa era stata che lei aveva voluto partecipare con loro. Aveva indetto una gara a chi catturava la preda per primo e aveva dato il via. Coco sapeva che non avrebbe mai vinto in una competizione contro Sande e Paolo, soprattutto in un ambiente simile. Poteva creare delle trappole efficienti, ma le sarebbe stato difficile individuare la preda, anche seguendo le sue tracce. Sapeva di essere rumorosa, ma aveva deciso di provare lo stesso. Quando andava a caccia con il suo Clan, veniva sempre supportata da qualcuno. Quella era la prima volta che le capitava di cacciare da sola e di poter mettere in pratica tutte le sue abilità. Controllò la zona e i dati con cui era stato programmato il robot. Gea aveva deciso di far scegliere loro l'animale che avrebbe dovuto simulare il programma, anche se le proposte erano tutte di animali innocui, ma furbi. Sande aveva deriso la cosa, ma Paolo lo aveva preso in giro, dicendo che si sarebbe fatto battere facilmente anche da Gea, che non era una cacciatrice. Erano partiti e avevano trascorso due ore a quel modo: cercando tracce, tentando di piazzare trappole di fortuna, appostandosi, cambiando zona. Coco era convinta che non avrebbe mai vinto quella sfida, quando si trovò la "bestia" meccanica davanti. Afferrò il coltello che aveva come unico supporto per interagire con il mezzo meccanico, che serviva, se utilizzato in punti giusti, semplicemente a disattivare il robot. La osservava attentamente da dietro un cespuglio, i comportamenti ingenui. Coco sentì il suo cuore battere all'impazzata per l'eccitazione, un sorriso le si dipinse sul viso. Avrebbe vinto la sfida e disattivato quel robot. Attese che la preda fosse abbastanza distratta dalle sue attività iconiche e calcolò il momento giusto per balzarle addosso. Riuscì a catturare il robot e a piazzare il suo finto coltello nella zona giusta. Il paesaggio simulato si azzerò e tornò ad essere una sala d'allenamento normale.

"Ho vinto!", esclamò, alzando il robot come untrofeo. 

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