Tutto quello di cui ho bisogno

By AlessiaSanti94

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Quando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta frag... More

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2 Anni dopo.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
E se vi dicessi... Nuova storia?
Capitolo 10.
La Nuova Storia è stata pubblicata!
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
#AskAle
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
IMPORTANTE!
Capitolo 39.
Capitolo 40.
#AskYourCharacter.
Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
Capitolo 45.
Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Capitolo 50.
Capitolo 51.
Capitolo 52.
Capitolo 53.
Capitolo 54.
Capitolo 55.
Capitolo 56.
Capitolo 57.
Capitolo 58.
Capitolo 59.
Epilogo.
Capitolo extra + anticipazioni
Ringraziamenti
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Capitolo 38.

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By AlessiaSanti94



Cornelia sorseggiò un goccio del suo caffè amaro e poggiò la tazzina in ceramica cinese sul tavolinetto della sala. In mano teneva un giornalino, aperto in bella vista sulla prima pagina. Con gli occhi scorse ancora il titolo della testata e lesse di nuovo le prime righe dell'articolo. Era incredula e incredibilmente infuriata. Ma era calma. Le pillole rilassanti che aveva preso prima di pranzo, buttate giù con una sorsata di gin, avevano fatto il loro effetto. Allungò i piedi sulla poltrona e rise tra sé e sé, scuotendo la testa.

In quel momento la serratura della porta di casa scattò, e uno stralcio di luce illuminò l'atrio proprio dietro di lei, portando con sé delle striature di un sole tiepido pomeridiano. Quando la luce scomparve di nuovo, seguita dal ritorno della semioscurità che tanto apprezzava, Cornelia ebbe la certezza che qualcuno era entrato in casa. E dato il silenzio, non poteva essere altri che suo figlio. Il suo prediletto e ribelle primogenito. La sua fortuna come madre e la sua rovina come donna in carriera.

Mattia lasciò cadere le chiavi di casa nella ciotolina di vetro all'ingresso, senza preoccuparsi di non fare troppo rumore. Sapeva già che da un momento all'altro la bomba sarebbe scoppiata. Lo aveva già intuito quella mattina, quando, entrando nel cortile della L.U.S.I, la metà delle studentesse si erano voltate e lo avevano fissato per una quindicina di secondi buoni, con gli occhi brillanti e i sorrisi da un orecchio all'altro. A primo impatto non era riuscito a capirne il motivo, ma poi, una volta entrato nel suo padiglione universitario, aveva realizzato tutto assieme cosa fosse successo: qualche giorno prima, durante una delle pause dalle lezioni, lui e Anita avevano preso il coraggio per mettere in atto quella che avrebbe dovuto essere la loro rottura ufficiale. Quindi avevano sceneggiato una brutta litigata, al termine della quale Anita se n'era andata, mandandolo a quel paese. Qualcuno li aveva notati, ma la reazione che si era scatenata qualche giorno dopo sui social non era stata minimamente prevedibile: dopo un rapido giro di parole tutto il campus era venuto a conoscenza della loro rottura.

«Mattia?» domandò la madre dall'altra stanza, con un tono di voce placido.

Mattia prese un respiro e trattenne per un momento l'aria nei polmoni. Espirò tutto d'un fiato. «Sì, mamma», rispose, poggiando la mano sul mobiletto. Non c'era modo di scampare da quella situazione.

«Perché non vieni a farmi un po' di compagnia?»

Mattia chiuse gli occhi e deglutì, nervoso. Poi uscì dall'atrio e si affacciò nel salone, dove sua madre era intenta a sfogliare svogliatamente le pagine di un giornale in bianco e nero. E non un qualsiasi giornale di gossip o cronaca nera, no: stava sfogliando il giornale della L.U.S.I..

Quando lo vide Cornelia gli sorrise e con la mano gli indicò di sedersi sul divano di fronte a lei, separato solo da un tavolinetto stracolmo di tazzine e bottiglie di vetro semivuote. Mattia le squadrò una a una con fare critico: erano tutte piene di superalcolici.

«Vieni, siediti qui di fronte a me», continuò lei. «Da quanto tempo è che non ci facciamo una bella chiacchierata, io e te?»

Mattia si lasciò cadere con un sospiro sul divano e incastrò una mano tra i capelli, mentre fissava scettico la madre. «Sempre troppo poco.»

Cornelia rise di gusto e poggiò le spalle allo schienale, abbandonando per un momento la postura rigida che teneva solitamente. «Andiamo, figliolo. Non guardarmi in quel modo!»

Ma Mattia continuò a guardarla in quel modo: un po' preoccupato e un po' schifato. «Quanto hai bevuto, mamma?» le chiese, sospirando. Più volte l'aveva beccata ubriaca in casa loro, e c'erano sempre dietro delle grandi arrabbiature. Cornelia beveva per noia. O per tenere distesi i nervi di fronte a delle notevoli fonti di stress.

«Sono forse domande da fare alla tua mamma, Mattia? Ho bevuto il giusto... uno o due bicchierini per mandar giù qualche pillola.» Cornelia si allungò di nuovo verso il tavolo e stappò una bottiglia contenente un liquido vischioso e ambrato. Prese il bicchiere vuoto e lo riempì fino all'orlo.

Mattia scosse la testa e si alzò in piedi. Afferrò le due bottiglie di liquori dal tavolo e le rimise a posto nella cristalliera accanto al camino. «Non dovresti bere quando prendi delle medicine.»

«Non dovrei prendere nemmeno degli antidepressivi, se è per questo. E invece lo faccio. Ti chiedi mai il perché?»

Mattia la squadrò, con il volto inclinato. «Perché hai troppe pretese dalla vita. Forse dovresti goderti la tua età in tranquillità, senza rischiare di farti scoppiare la testa, o il fegato

Cornelia ridacchiò. «Io non ho troppe pretese. Io raccolgo i frutti di una dispendiosa semina, figliolo. E si sa: a tanti onori corrispondono tanti oneri. Bisogna solo non lasciarsi sommergere. Le medicine mi aiutano in questo.» Decantò il liquido nel bicchiere e ne bevve una prima sorsata. Si inumidì le labbra e assaporò l'amaro in bocca. «Però, non è questo il punto, Mattia. Nella mia vita ho sempre ottenuto dei risultati ammirabili, in un modo o nell'altro, e ho primeggiato su chiunque mi ostacolasse la strada. Tutti mi lodano e mi temono, nella società, e io davvero non riesco capire come possa aver fallito con te. Perché mi deludi così tanto? Questo pensiero non mi fa dormire la notte e mi fa patire durante il giorno. Cosa ho sbagliato con te?»

Mattia rimase impassibile di fronte al suo sguardo scivoloso e quasi febbricitante. Ormai aveva smesso di sentirsi trafitto dalle parole imbevute di cattiveria di sua madre. Aveva prodotto degli anticorpi contro di esse. Non ci faceva più caso, semplicemente.

«Hai letto il giornale», affermò con tranquillità. Di fronte alle condizioni poco stabili di sua madre, alzare il tono di voce non era la scelta migliore.

Cornelia spostò lo sguardo dagli occhi nocciola del figlio e li posò sulla prima pagina del giornalino del campus. Lo prese in mano e si schiarì la voce, mettendo a fuoco un'immagine sgranata di fronte ai suoi occhi poco sobri «"La coppia della L.U.S.I più quotata in banca si scoppia. Al via le corse ai nuovi pretendenti."» Alzò un sopracciglio e scosse impercettibilmente il capo. «È irrisorio... Irrisorio e patetico. Finire sulla bocca di tutti in uno squallido giornalino universitario! Dio, se è declassante e vergognoso, Mattia!» gridò Cornelia, deformando il volto in una maschera terribile. Scaraventò il giornale a terra, lontano da lei. Qualche foglio si alzò per aria e svolazzò intorno a loro, fino a posarsi a terra.

Mattia guardò la scena in silenzio. La bomba era appena scoppiata.

«Come mi spieghi quello che ho appena letto? Perché sicuramente avrai una buona scusante per aver mandato a rotoli anni di sacrifici tra famiglie! Collaborazioni e sacrifici con la famiglia dei De Longhi mandate a puttane per un capriccio tra ragazzini! Ah, ma quando lo saprà tuo padre...»

«Mamma, smettila. Non alzare la voce.»

«Non alzare la voce? Non alzare la voce? Io alzo la voce quando e quanto mi pare! E credimi, lo farò fin quando non avrai provato tutto il dolore che ho sentito io nel momento in cui ho letto quelle maledette parole sul giornale! Ti rendi conto del caos che avete creato, tu e quella mocciosa viziata? Avete provocato un fenomeno mediato che a breve sarà sulla bocca di tutti. Nessuno investirà più sulle azioni di una compagnia unitasi con una cooperazione di famiglie in crisi. Nessuno!» Cornelia si passò le mani sul volto, colta da una crisi isterica, e si tirò i capelli biondi sfuggiti alla coda.

«Ero stufo delle vostre farse, mamma. Ero stufo di fingere con Anita ed ero stufo di fingere che questa situazione mi andasse a genio. Perché non è così. A me non va affatto bene, capisci?»

La donna rimase a bocca aperta. «Eri stufo delle nostre farse? Eri stufo? Sono senza parole, davvero. Quelle che tu chiami farse, per noi erano affari! E non affarucci da quattro soldi, ma affarucci da milioni!»

Mattia scosse la testa. «Mamma, guarda che la collaborazione con i De Longhi è ancora intatta, anche se io e Anita non stiamo più insieme.»

«Oh, certo! Come no. Perché ancora non abbiamo parlato con loro! Ma, non appena lo faremo, vedrai come cercheranno di tirarsene fuori.» Cornelia gli puntò il dito contro e lo squadrò con aria assassina. «Voglio che riporti tutto come prima, Mattia.»

«Scordatelo.»

«Cosa?» Cornelia sbatté le palpebre, incredula.

«Io e Anita siamo stanchi di portare avanti una relazione finta», ripeté con tranquillità lui. «E non fare quella faccia. Sappiamo tutti che lo era.»

Cornelia si gettò a peso morto sulla poltrona, con gli occhi spiazzati e pieni di dolore. «Sapevo che non avremmo dovuto investire su di voi. Tu e quell'inutile ragazzina... ho sempre odiato dover fingere di volerle bene.»

«Lascia stare Anita, mamma. Lei non c'entra niente in tutto questo.»

«Dovevamo farci i fatti nostri, io e tuo padre, e continuare a investire solo sul nostro patrimonio. Perché dare tanta importanza a voi? Siete solo delle delusioni!» gracidò.

«Noi non siamo come voi.»

Cornelia si tirò di nuovo su con la schiena, stavolta con lo sguardo acceso e infuriato. Gli puntò l'indice contro e rise. Di gran cattiveria. «Oh, ma io lo so perché sta succedendo questo ora. Non sono nata ieri, figliolo. Fino a qualche tempo fa ti saresti persino sposato con Anita, se solo te lo avessimo ordinato. Ma adesso è cambiato qualcosa... Adesso c'è una falla nel sistema, che ha mandato in corto tutti i circuiti. E io so di cosa si tratta. O meglio, di chi si tratta.» Poggiò gli occhi quasi indemoniati in quelli del figlio, scuri e amareggiati. «Quella poveraccia è tornata per mandare tutto a rotoli, un'altra volta

Mattia serrò le mani sui braccioli del divano, puntellando le unghie direttamente sul tessuto di pelle. «Non parlare così di lei. Dovresti sciacquarti la bocca prima di nominarla.»

«E come dovrei definirla? Lei non ha niente

«Ma io la amo.»

«Sarà la tua rovina, Mattia. A causa sua abbandonerai tutte le tue ambizioni.»

Lui scosse la testa. «No, ti sbagli. Forse manderà in rovina te. Ma non me. La mia rovina l'hai creata tu, mamma, e nemmeno te ne rendi conto.»

«Non sai quello che dici... E quando ti renderai conto della realtà dei fatti, sarà troppo tardi. Solo allora realizzerai che quella poveraccia ti avrà svuotato le tasche... e anche il conto corrente.»

«Nadia non è mai stata un'arrampicatrice sociale.»

«Mattia, siamo tutti degli arrampicatori sociali. La bella vita corrompe persino gli animi più nobili.»

«Sono solo stronzate, le tue.»

Cornelia prese in mano il bicchiere di liquore semivuoto e lo scolò in una sola sorsata. Aveva gli occhi rossi e dilatati. «Stronzate o no, non permetterò che tu manda a monte i nostri sacrifici. Puoi anche sabotarti, o sabotare Anita, ma non riuscirai a sabotare noi. Oh, no che non lo farai. Noi siamo più forti di tre ragazzini messi assieme.»

Mattia si alzò in piedi e guardò dall'alto in basso la madre. «Non abbiamo più paura.»

«Ti dimostrerò che avevo ragione su tutto. Dà tempo al tempo, e vedrai come tornerai da noi strisciando, quando quella mocciosa ti avrà portato via tutto. Perché lo farà, vedrai. Quelle come lei lo fanno sempre.»

«Me ne vado. Sono stanco di discutere con una persona ubriaca e fuori di senno.»

Cornelia tenne lo sguardo fisso verso il vuoto anche quando il figlio le passò accanto, alzando una leggera folata di vento. Strinse il bicchiere all'interno della mano così forte che il cristallo si crepò, scoppiando in una pioggia di piccole schegge. Alcune le ferirono la pelle, altre le scivolarono sul tailleur grigio. Lasciò cadere la parte del bicchiere ancora intatta per terra e si guardò i tagli sul palmo, con un sorriso furbo. «Vuoi davvero giocare ancora, figliolo? D'accordo, allora. Giochiamo

Angolo dell'autrice. 

Dopo vari tentativi di boicottaggio da parte del mio computer, sono riuscita ad aggiornare! Come vi avevo anticipato, questo capitolo apre uno dei primi scontri più attesi e temuti di tutta la storia: quello dello tra Mattia e Cornelia. La signora Silvestre è tornata all'attacco e sembra in gran forma! Troverà il modo per farla pagare a Nadia anche questa volta, o grazie alla nuova coalizione Mattia-Anita le verranno messi i bastoni tra le ruote? 

Il prossimo capitolo vedrà un altro brutto litigio come tema principale (trust me, è molto delicato e triste, quindi preparate i fazzoletti, animi sensibili!), e sarà narrato da un punto di vista inusuale ;)


Alla prossima settimana! BaciBaci, -A. 


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