Hunters

By EleonoraCiglio

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Spin-off Novel dei "Racconti d'Oltremondo" - Consigliata la lettura del primo capitolo di "Arthemis" Storia b... More

"Questioni di famiglia" - parte 1
"Questioni di famiglia" - parte 2
"Questioni di famiglia" - parte 3
"Squadre sbagliate" - parte 1
"Squadre sbagliate" - parte 3
"Squadre sbagliate" - parte 4
"Coco-girl" - parte 1
"Coco girl!" - parte 2
"Ka-Boom!" - parte 1
"Ka-Boom!" - parte 2
Extra Story - "Il Ribelle"
"Morgue et Calet"
"Prede e Predatori"
"La Princesse"
"La Caccia ai Drow"
"Coraggio"
"La Trasformazione"
"La bomba"
"Amarsi è difficile"
"Vivere o sopravvivere?"
"La cacciatrice e l'angelo"
"Di Sogni e Incubi le notti"
Epilogo

"Squadre sbagliate" - parte 2

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By EleonoraCiglio


Secondo le indicazioni che le erano state lasciate, l'allenamento della squadra, adesso nominata "G.Liw$$", si sarebbe svolto in una delle sale d'allenamento situata al secondo piano inferiore. Gea era stata trasferita nella sede della Capitale da poco tempo. Fino a due anni prima aveva frequentato la sede di Lot, in Francia, situata più vicina alla residenza principale di famiglia. Ma la madre aveva insistito perché tutti i suoi figli fossero trasferiti lì, in prima linea al fianco dei figli del Presidente e aveva ottenuto anche il suo trasferimento, senza neanche chiederle se fosse d'accordo sulla cosa. Gea pensò alla tranquillità della cittadina dalle caratteristiche di un borgo medievale, dove nella piccola Accademia, frequentata per lo più da sogni, teneva le sue lezioni di storia di Oltremondo. Le mancavano i suoi colleghi e amici, con i quali si riuniva spesso la sera per chiacchierare ed ascoltare ballate popolari. Sospirò, pensando al fatto che lì, dove tutti si conoscevano da sempre, non aveva ancora stretto delle amicizie al di fuori dei suoi fratelli e dei piccoli figli del Presidente. Mentre tentava di orientarsi per la struttura, seguendo le indicazioni che le avevano dato al banco informazioni, un'esplosione per poco non le fracassò i timpani. Si ritrovò a barcollare indietro, disorientata, poi alzò lo sguardo e intravide del fumo provenire da una stanza situata in fondo al corridoio. Lasciò cadere i documenti, attivò i suoi anelli e corse verso la stanza. Poteva trattarsi di un pericolo, oppure qualcuno poteva essere in pericolo. Quando sopraggiunse alla porta non si aspettava di certo quello che le si parò di fronte.
La nuvola di fumo aveva iniziato a diradarsi, in un angolo di quella che doveva essere una sala d'allenamento, una ragazza dall'aspetto singolare si stava sbellicando dalle risate, mentre un sogno, una specie di ragazzo tritone, aveva la faccia sporca di quella che sembrava essere fuliggine.

"Cosa sta succedendo qui?", tuonò l'elfa, che iniziò ad agitare la mano, sperando di poter far diradare quel fumo.

"Ah, l'hai fatta grossa Sande! Adesso ti becchi una punizione!", esclamò la ragazza umana, ilare. Gea la osservò meglio e riconobbe anche il nome che aveva appena pronunciato.

"Voi siete Coco e Sande?", domandò, tentando di ricordare i documenti che le erano stati affidati. La ragazza era molto diversa dalla foto. La carnagione leggermente olivastra era quella, ma gli occhi verdi erano colmi di eyeliner nero, ombretto grigio e mascara; i capelli biondo cenere erano stati rasati in un'acconciatura scomposta tinta color verde acqua, come parte del ciuffo biondo. Alle orecchie e sulla faccia spuntavano orecchini e borchie, come un ammasso di ferraglia. Stava giocherellando con un piercing che le trafiggeva la lingua, mentre sedeva sgraziatamente contro una panca, i suoi abiti erano una giacca e un pantaloncino di pelle, calze a rete e una magliettina quasi trasparente.
Il tritone, invece, sembrava per lo più molto cresciuto rispetto alla foto che aveva visto. Sulla testa aveva tirato su un paio di occhialetti da aviatore e indossava una canottiera bianca, infilata in un pantalone colmo di tasche piene di qualcosa, le mani squamose erano protette da guanti. La cosa più buffa era il ciuffo di capelli neri, che risaltavano sulla sua carnagione verde. Se non fosse stato per quella e per le orecchie simili a delle pinne, sarebbe sembrato un essere umano.

"Siamo noi, in carne ed ossa!", il pesce allungò la mano verso l'elfa, che la fissò per un attimo, poi alzò lo sguardo su entrambi, con fare severo.

"Gradirei che da oggi in poi si evitassero comportamenti simili", scostò la mano del giovane Sande. I due la fissarono divertiti.

"Sono Gea Liw$$ e sono il vostro nuovo Generale. Noto con dispiacere che non indossate neanche la divisa da cacciatori, sarebbe gradito un abbigliamento adeguato agli allenamenti. Dove si trova il vostro compagno, Paolo Greco?", sentì qualcosa di leggero posarsi sulla sua testa.

"Dietro di lei, Generale", sogghignò il ragazzone. Gea si sentì arrossire e prese in mano qualsiasi cosa le avesse posato sulla testa. Poi, si rese conto che si trattava dei documenti su di loro. Tentò di ricomporsi nell'immediato, mentre Paolo le passava accanto e andava a sedersi di fianco a Coco. Gea si schiarì la voce ed indicò la panca a Sande, che sorridendo andò anche lui a prendere posto accanto alla compagna.

"Non so cosa abbiate fatto fino ad oggi con il vostro vecchio Generale, purtroppo i documenti non possono certificare totalmente le vostre abilità. Oggi sfrutteremo questa giornata per conoscerci meglio, chi vuole iniziare?", incrociò le braccia al petto e aspettò risposta. Sande fissò Coco, mentre Paolo sembrava essere per lo più annoiato. La ragazza, invece, sorrise e si alzò dalla panca con uno scatto.

"Sono Coco Morgue e sono una cacciatrice. Appartengo al clan dei cacciatori del Patriarca Colonie. Sono abile a sferrare pugni, combattimenti corpo a corpo e con le trappole a piazzamento simultaneo. Sono anche brava in altre cose, ma quelle sono private", fece l'occhiolino e Gea notò che Paolo si lasciò scappare una leggera risata.

"Credo non ci interessino le altre cose di cui sei capace, Coco", sospirò esasperata Gea.

"Oh, fai parlare il pesce. Questa sì che ti farà ridere!", prese per un braccio Sande e lo obbligò ad alzarsi. Il tritone sembrava piuttosto imbarazzato.

"Mi chiamo Sande Ikkum e anche io sono un cacciatore. Appartengo al clan degli Altlas e provengo dall'Atlantide Ambrata dell'Oceano Pacifico. Mi piacciono le esplosioni, sono bravo con le trappole esplosive e come tutti i tritoni che si rispettano, so usare i tridenti e me la cavo con le magie acquatiche. Preferisco le esplosioni, però", ci tenne a sottolineare. Gea sbatté per un attimo le palpebre, perché non riusciva realmente a credere a quello che stava ascoltando.

"Magari le esplosioni teniamole per quando saremo fuori dall'Accademia. Cercherò di capire come fartele utilizzare in maniera più responsabile", annuì e poi Coco si tirò il compagno a sedere.

"Vai, fustacchione, mostraci il testosterone!", fischiò la ragazza, mentre Paolo faceva spallucce e si alzava su quei suoi due metri di altezza. Gea si sentiva realmente minuscola a confronto.

"Mi chiamo Paolo Greco, appartengo al clan della famiglia Greco. Uso spade, catturo prede con facilità e ammaestro cuccioli e bestie selvagge", fece per sedersi di nuovo, quando Coco si alzò e lo prese per il braccio e lo trascinò di qualche passo in avanti.

"Dai, fustacchione, parlaci del tuo adorabile fratellino ribelle e di come hai catturato un lupo di fulmine all'età di dodici anni senza batter ciglio. Dimostriamo alla nobile Generalessa Liw$$ di che pasta sono fatti i cacciatori", ridacchiò, mentre Paolo se la scrollava via di dosso con facilità.

"Ho detto tutto. Coco, oggi sei un tantino più esaltata del solito. Ah, Coco ha il vizio di fumare strana roba. È una bestiaccia incontrollabile, buona fortuna", sorrise all'elfa.

"Sedetevi pure. Come ho già detto sono Gea Liw$$. Non sono esperta in combattimenti diretti. Le mie armi", mostrò le dita inanellate, "Sono queste. Non conosco bene le vostre tradizioni. Per quasi tutta la mia vita ho vissuto in un piccolo paese della Francia e ho sempre insegnato storia di Oltremondo e materie similari. Spero che voi abbiate cura di me, come io l'avrò di voi", mentre diceva quelle parole, Sande tirò fuori dalla sua tasca un piccolo razzo e iniziò a giocarci.

"Oh, per Rekhne", mormorò l'elfa, constatando con sempre più orrore la situazione in cui si trovava. Odiò profondamente sua madre. In che razza di situazione l'aveva cacciata? Prese i suoi fogli di corsa e iniziò a controllare le loro vecchie modalità di allenamento.

"Sande, potresti mettere in un luogo più sicuro quel piccolo razzo, non vorrei vedere la sala d'allenamento esplodere", lo sgridò, sapendo che non lo avrebbe di certo intimorito con lo sguardo.

"Sissignora!", ma invece di metterlo a posto, il tritone lo lanciò in aria e poco dopo Gea sentì un botto. Chiuse gli occhi d'istinto e digrignò i denti, mentre le orecchie le fischiavano. Aspettò che l'effetto del rumore troppo forte per il suo udito terminasse, poi riaprì gli occhi.

"Sande. Ti vieto assolutamente di portare con te altri esplosivi se non la smetti di fare esplodere cose", ma il tritone sembrava essere divertito. Paolo gli mollò un ceffone e subito il sogno reagì con un ringhio.

"Ehi! Che ti prende, amico? I patti erano chiari!", si lamentò Sande.

"Ha ragione, Paolo, che ti prende? Non mi dirai che questa qui ti piace", sospirò Coco, puntando uno sguardo disgustato verso Gea.

"Le esplosioni le fanno male. Rispetterò i vostri patti, ma ricordatevi che non è onorevole ferire senza scopo una creatura vivente", li fulminò con lo sguardo ed entrambi si zittirono.

Sande iniziò a chiudere le sue tasche, come per nascondere la provenienza di chissà quanta polvere da sparo si portasse addosso.

"Chiedo scusa", avevano cambiato atteggiamento da un momento all'altro.

"Vogliamo iniziare? Dieci giri di corsa della sala, cento flessioni e poi creeremo un percorso a ostacoli", dichiarò Gea, seguendo le indicazioni che le erano state rilasciate. I tre si alzarono seccati e iniziarono a correre.

Gea li osservò con fare analitico: Coco era la più veloce, anche la più agile; subito dopo di lei veniva Paolo, che si muoveva un po' goffamente per colpa della sua stazza; infine, toccava a Sande, che sembrava letteralmente un pesce fuor d'acqua. Quando ebbero finito il loro giro veloce, fu il momento delle flessioni. Paolo fu il primo a finire, il secondo Sande e per ultima Coco.

"Perfetto, bravi ragazzi", batté le mani l'elfa, per complimentarsi con loro.

"Sul serio, bellezza, questo non è niente!", si stiracchiò la ragazza umana, iniziando finalmente a togliersi la giacca di pelle e rivelando un tatuaggio variopinto, che le copriva ampia parte della spalla e tutto il braccio destro.

"Oh, carino", commentò Gea. Sapeva che i tatuaggi erano accettati tranquillamente nell'Oltremondo, ma quello era decisamente vistoso. Coco si baciò il bicipite soddisfatta.

"Un gioiello, bellezza", apostrofò di nuovo a quel modo l'elfa.

"Signorina Morgue, sarebbe il caso che lei mi chiamasse Generale", Gea non sapeva cosa fare. Nei metodi, nel modo di parlare e di essere, sembrava di avere a che fare con tre furie scatenate. Tutti e tre parevano usciti fuori da un rave punk. Paolo, con i suoi capelli rasati ai lati e con le treccine che spuntavano da dietro, Coco con quel suo abbigliamento indecente e Sande con gli occhiali da aviatore. Dentro di sé, Gea rimpiangeva ancora i tranquillissimi allievi di Lot. Si avvicinò al computer della stanza, dove si poteva sincronizzare un campo d'addestramento grazie alla variazione virtuale della porta dimensionale. Controllò gli schemi preimpostati e decise di sceglierne uno difficile. Si erano allenati e sembravano abbastanza spavaldi e pieni di sé, perché non metterli alla prova?

"Santo Nettuno, ma fa sul serio?", esclamò Sande, mentre la stanza prendeva la forma di un campo d'addestramento immenso.

"Faccio sul serio. Voglio che facciate almeno dieci giri", sorrise Gea.

"Perché questa terribile crudeltà, bellezza? Ti facevo un tipo più tranquillo, roba da bacetto sulla guancia, coccola e letto", si lamentò Coco, stiracchiandosi come una gatta, col suo corpo flessuoso e abbastanza muscoloso.

"Ringrazia di non aver messo i tacchi oggi", le diede una pacca Paolo.

"Ah, ah, molto simpatico cacciatore, dove l'hai lasciata la promessa sposa? Di sicuro non dove siamo stati noi settimana scorsa", gli fece l'occhiolino. Gea voleva sotterrarsi, quanti assurdi riferimenti facevano quei ragazzi. Poi, d'improvviso, Paolo afferrò Coco per il braccio.

"Vuoi provocarmi?", le ringhiò contro. Gea corse in avanti, attivò i suoi anelli e con i fili invisibili e magici, separò i due.

"Non voglio vedere sceneggiate simili tra di voi! Farete cinque giri in più rispetto a Sande", posò lo sguardo sul ragazzo pesce, che sembrava stesse per rimettere la mano destra in una delle sue pericolosissime tasche.

"O dovrei pentirmi di questa affermazione? Dovrei per caso sfilarti i pantaloni e farti correre in mutande, tritone?", domandò con fare minaccioso, cosa che non era affatto da lei, ma era difficile mantenere i nervi saldi con quei tre. Sande alzò le braccia.

"Nossignora!", rispose e andò a posizionarsi sulla linea di partenza. Anche gli altri due cacciatori lo seguirono, continuando a lanciarsi occhiatacce tra di loro.

"Inoltre, Coco, non avete l'età per fare certi riferimenti a certe cose! Smettila", Gea era arrossita vistosamente. Era incredibile per lei. Quei ragazzi avevano diciotto anni ed era vero che le vite umane erano molto più brevi e che si sviluppassero molto più precocemente degli elfi, ma... non ci era semplicemente abituata. Quando la ragazza le lanciò un'occhiata maliziosa, avrebbe voluto sotterrarsi, invece diede loro il via e iniziarono a correre per il campo a ostacoli. Non era un campo pericoloso, ma dovevano avere una grande resistenza e lei doveva metterli alla prova. Si arrampicarono, saltarono, evitarono ostacoli e molto altro, mentre il computer contava i loro giri. Ci vollero quaranta minuti perché anche Coco terminasse il suo quindicesimo giro.

"Brutta la vita da cattiva ragazza, eh, Coco?", la prese in giro Sande, che era già seduto a riposare da un bel pezzo.

"Taci o ti trasformo in sushi", gli rispose ansimando.

"Perfetto, credo ripeteremo lo stesso allenamento domani", dichiarò Gea, salvando i dati della squadra nel suo profilo postale personale.

"Cosa? Ma sei matta?", saltò Sande.

"No, infondo dovevate farmi scappare, non è così? Che ne dite se quella a farvi desiderare di non essere mai nati sia io?", per la prima volta da quando era entrata lì dentro, Gea sorrise, compiaciuta di quel che aveva appena fatto.

"Sfidami pure, perderai", le rispose Paolo, una strana luce ferina brillò nei suoi occhi.

"Tranquillo, troverò anche il tuo punto debole, signor Greco", detto questo, Gea uscì dalla stanza. Doveva andare a prepararsi per l'uscita con sua sorella.

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