Hunters

By EleonoraCiglio

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Spin-off Novel dei "Racconti d'Oltremondo" - Consigliata la lettura del primo capitolo di "Arthemis" Storia b... More

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"Questioni di famiglia" - parte 3
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"Squadre sbagliate" - parte 2
"Squadre sbagliate" - parte 3
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Extra Story - "Il Ribelle"
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"La Princesse"
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"Amarsi è difficile"
"Vivere o sopravvivere?"
"La cacciatrice e l'angelo"
"Di Sogni e Incubi le notti"
Epilogo

"Questioni di famiglia" - parte 2

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By EleonoraCiglio


"Tieni d'occhio il cacciatore, è il mio preferito", l'altra la fissò stranita per un attimo, poi la sorella prese per il braccio Apollonius e iniziò a tirarlo via con sé, facendo cenno di saluto a Gea.
L'elfa iniziò a controllare i documenti sulla lezione. In storia dell'arte della guerra era sempre stata molto brava ed era il motivo per cui i suoi studenti, nonostante non fossero dei combattenti, avevano già un buon posto in classifica dopo il primo turno dei Giochi. Controllò l'argomento che la sorella aveva intenzione di trattare, mentre iniziava a dirigersi verso la classe.

"Un po' troppo semplicistica", osservò ad alta voce, non concentrandosi su dove si stava recando. Andò a sbattere contro quella che le sembrava una montagna.

"Oh, scusa", le erano caduti i fogli di mano e si era chinata a raccoglierli. Quando alzò lo sguardo per capire di chi si trattasse, rimase per un attimo turbata dalla figura di Paolo Greco. Il cacciatore le lanciò quella che doveva essere un'occhiataccia, poi si chinò e l'aiutò a raccogliere i fogli.

"Ancora questa roba da novellini?", commentò anche lui, dopo aver dato un'occhiata veloce.

"Sono i materiali della vostra lezione, un po' di rispetto, la vostra insegnante è mia sorella", per un attimo, Paolo sembrò confuso.

"La signora Liw$$ è tua sorella?", esclamò interdetto. Gea e Finiha si somigliavano poco, lo stesso valeva con Orahem e Fu'alie, ma ormai l'elfa non ci faceva caso, dal momento che i Liw$$ erano tutti abbastanza famosi, o forse non abbastanza.

"Già e sarebbe ottimo se mi dessi del lei. Sono la vostra insegnante per oggi", Gea fece per strappargli di mano i fogli, ma lui li alzò in alto. Era enorme, probabilmente raggiungeva i due metri e lei in confronto si sentiva minuscola e indifesa, anche sapendo di non esserlo. Attivò il potere degli anelli e gli legò il polso. Le bastò muovere un dito perché lo costringesse ad abbassare il braccio.

"Se la campanella fosse già suonata, questo atteggiamento sarebbe costato una nota di demerito", acciuffò i fogli e se li mise in ordine in grembo. Il cacciatore allora fece qualcosa di inaspettato: sorrise. Gea si ritrovò ad arrossire, ma non abbassò lo sguardo. Era rimasta affascinata.

"Comunque...", si scoprì balbettante, "... anche io credo che siate un po' grandicelli per questi argomenti".

"Grandicelli, che parola graziosa, signora Liw$$", sogghignò il cacciatore.

"Forza, in classe!", l'elfa si sentiva strana. Sapeva di avere le guance in fiamme e non riusciva a controllare le sue reazioni. Cosa aveva di strano quell'umano da costringerla ad un atteggiamento simile? Il ragazzone fece spallucce e si voltò. Entrò nell'aula e andò a sedersi in fondo, vicino alla finestra. In classe erano già presenti alcuni ragazzi, che gli si avvicinarono con aria disinvolta e allegra. L'elfa aveva un udito molto sottile, non voleva ascoltare le loro conversazioni, ma i giovani umani avevano il vizio di parlare a voce molto alta.

"Allora, fidanzato, com'è questa promessa?", attaccò il primo, un ragazzino tutto pelle e ossa con una buffa zazzera di capelli castani.

"Non è di tuo interesse", rispose il cacciatore, seccato dall'atteggiamento del compagno.

"Vero, noi non veniamo promessi, non siamo dei barbari cacciatori usciti direttamente da storie medievali", continuò il secondo.

"Vero, siete soltanto due ragazzini che credono di poter giocare a fare la guerra e non saprebbero resistere un attimo lì fuori", digrignò i denti Paolo. Gea intuì che la situazione sarebbe degenerata di lì a breve, dunque si limitò a schiarirsi la voce, come segno d'avvertimento.

"Cosa vuoi? Chi sei?", si voltò il ragazzo con i capelli castani. Gea alzò lo sguardo su di lui, con tono fermo e glaciale.

"Sono la vostra insegnante per oggi. Il mio nome è Gea Liw$$ e sono un Generale dell'Organizzazione dell'Ordine di Oltremondo. Siete pregati di prendere i vostri posti. La lezione verterà su argomenti differenti rispetto a quelli che siete abituati a fare. Oggi si parla di spionaggio. Provvederò a fare inserire nel programma la mia lezione e segnalerò la presenza dell'argomento nel vostro prossimo esame", abbassò i fogli e li mise da parte.

"Oh, santo cielo, che preoccupazione!", scherzò l'altro umano.

"Sta zitto e porta rispetto! Almeno oggi metterai qualcosa di utile in quella tua testa vuota", gli ringhiò Paolo.

"Oh, Greco! Per carità, come se ci servisse studiare questa roba per passare l'esame. Sanno tutti che questo è il corso più facile di tutta l'Accademia", continuò il mingherlino. Gea rimase allibita dall'atteggiamento strafottente di quei ragazzi. Sarebbero dovuti diventare dei Guardiani? Dei Ricercatori? Come facevano a prendere così sottogamba una materia che parlava di strategie e modalità di sopravvivenza in casi estremi? La campanella suonò e gli studenti iniziarono a prendere i loro posti.
Erano tutti maschi e sembravano essere tutti degli scansafatiche. Nessuno di loro aveva con sé un quaderno o una penna per prendere appunti, tranne il cacciatore, che li tirò fuori da sotto il banco.

"Sono il Generale Gea Liw$$, come stavo informando i vostri compagni, oggi modificherò il programma di corso per parlarvi dello spionaggio nelle tecniche di guerra", si presentò e per un attimo le parve che i presenti la stessero fissando con uno sguardo famelico. Alcuni iniziarono a sussurrarsi commenti assurdi tra di loro:

"Non trovi che sia affascinante?", "Mi chiedo se adoperi le stesse tecniche della sorella", "Mi piacerebbe fare delle lezioni private anche con lei".

Gea sbatté la mano contro la cattedra per richiamare il silenzio.

"Dovete tacere se non siete interpellati!", urlò e finalmente i giovani si zittirono. L'elfa iniziò la sua lezione.

"Lo spionaggio d'Oltremondo è una tecnica che fonda le sue radici in un campo molto antico. Quando l'Oltremondo non era ancora quello che viviamo, così come l'Impero di Uticah e le terre dei vigilif, come ben vi avranno spiegato in Storia di Oltremondo fin da quando eravate piccoli, le razze vigilif non erano tutte unite tra di loro", iniziò il suo discorso sulla sua materia preferita.

"Eh, adesso sono unite in diversi modi", commentò un ragazzo sogghignando. Gea gli lanciò un'occhiataccia e aprì la bocca per sgridarlo, quando Paolo tirò un pugno sul banco.

"Il prossimo che si azzarda a fare qualche altro commento vile, assaggerà la mia ira", la classe si zittì nuovamente. Gea avrebbe dovuto sgridare Paolo per il suo atteggiamento minaccioso, ma dentro di sé era consapevole del fatto che il ragazzo l'aveva aiutata e non aveva fatto niente di poi così malvagio. Per un attimo, il suo cervello le suggerì il fatto che stesse litigando col fratellino perché era preoccupato per lui. Quel pensiero fuggevole le riscaldò il cuore, poi tornò in sé.

"Dove ero rimasta?", si sentiva confusa.

"Parlavamo della questione sulla disunione dei vigilif in passato", la riprese il cacciatore.

"Bene, ti ringrazio Greco. Continuiamo. Le guerre tra villaggi e agglomerati di città si svolgevano in maniera abbastanza barbara. Come ben sapete, le tecniche di essa venivano aggiornate in concomitanza con le scoperte umane e naniche in merito alla forgiatura di armi sempre più efficienti. I villaggi divennero città e le città divennero grandi principati. È allora che nacque lo spionaggio. Nelle corti il pettegolezzo era all'ordine del giorno, soprattutto in quelle dei ninfeidi, che si ritenevano la specie più saggia e portatrice di verità attraverso la parola. I ninfeidi erano in guerra perenne con gli Aini, che si distribuivano per lo più in tribù indigene, che abitavano i boschi delle loro stesse terre. I ninfeidi non tolleravano gli attacchi, per loro insensati, da parte degli Aini, mentre gli Aini rivendicavano gli spazi della terra, come luoghi sacri alla loro grande madre. Ci fu una città ninfeide, tra tutte, che si ritrovò in enorme difficoltà per colpa degli attacchi di due tribù, che avevano stretto una potente alleanza per distruggere le opere artificiali degli invasori. Fu allora che un ninfeide, Gabuiel Darenden, propose di informarsi di più sul nemico, inviando nel loro villaggio una spia. La questione sembrava assurda, ma nelle città i primi aini che non volevano prostrarsi alle leggi della tribù si erano spostati e integrati alle comunità, nonostante le discriminazioni razziali che erano costretti a subire. Il re dei ninfeidi emise un bando, dove proponeva a tutti gli aini di prestargli servizio in cambio di privilegi e maggiori diritti cittadini. Con ben poca sorpresa di Gabuiel Darenden, in molti si presentarono, ma solo uno di loro fu scelto: colui che da meno tempo risiedeva nella città", gli studenti sembravano presi dal racconto dell'elfa, che si sentì compiaciuta, soprattutto quando uno di loro alzò la mano. Gea gli concesse la parola.

"Gli aini hanno dei poteri che permettono loro di leggere le intenzioni dell'anima, o sbaglio?", sembrava un po' incredulo.

"Ma hanno anche il potere di difendersi dai loro stessi simili e possono facilmente ingannarli, optando per l'utilizzo di una mezza verità", gli fece constatare l'elfa, felice della domanda, che era in ogni caso attenta e intelligente. Un altro studente alzò la mano. Gea gli fece cenno di parlare.

"Se questo aino li avesse traditi?", tentò di supporre. Gea sorrise.

"Gabuiel Darenden aveva pensato anche a questo. Così, prima di convocare l'aino in questione, lo aveva fatto sondare da un ninfeide esperto della mente. Aveva scoperto che l'aino aveva perso un fratello in una battaglia che entrambi non avrebbero mai voluto combattere, inneggiata da uno dei capi tribù, che si era rivelato un tiranno spregevole e sanguinario. Gli bastò questo per terminare di elaborare il suo piano. Sapete indovinare come?", tutti i ragazzi la fissarono a bocca aperta, tranne uno, che alzò la mano.

"Illumina i tuoi compagni, Paolo", lo spronò a parlare e inconsapevolmente sorrise.

"In una società tirannica lo scontento del popolo tende a prevalere sul sentimento di adorazione del leader. In poche parole, Gabuiel Darenden inviò l'aino, che doveva sembrare smagrito e distrutto, al suo vecchio villaggio. Gli fece dichiarare in confidenza, ai più fidati del capo tribù, delle informazioni che avrebbero messo a repentaglio la figura del tiranno, sostenendo di essersi trovato in prigionia per colpa di questo stesso, sottolineando con enfasi la morte del fratello. La rivoluzione nella tribù si formò quella stessa notte, quando scappò via dall'avamposto per raggiungere la città di una seconda, della quale conosceva la locazione per via dell'alleanza. Lì, insieme ad un pugno di ninfeidi, simularono un attacco a distanza da parte della tribù tirannica. L'aino aveva compiuto il suo dovere e i ninfeidi vinsero una guerra, che sembrava darli per spacciati, grazie ad un solo uomo", le parole di Paolo sorpresero Gea. La storia era quella, l'allievo doveva aver studiato.

"Ottima risposta!", aprì il registro e trovò il nome di Paolo Greco.

"Ti assegnerò cinque punti per la tua preparazione, complimenti", tutti si voltarono verso Paolo, più stupiti di lei. Mentre osservava il registro, notò che i punti erano stati alzati ad ogni studente, quasi a casaccio, ma ognuno di loro aveva dei giorni precisi della settimana. Forse erano più diligenti di quanto credesse.

"Continuiamo la nostra lezione", terminò di registrare l'assegnamento dei punti e si alzò.

"Da lì, il re ninfeide sapeva di potersi vantare del suo sottoposto Gabuiel, ma capì di non potersi fidare di lui. Così, spaventato dal pericolo che la figura di Gabuiel Darenden rappresentava, trovò una scusa e lo esiliò dal suo piccolo regno. Gabuiel Darenden non si fece scoraggiare da quell'atteggiamento. In cuor suo, era consapevole che quella cosa sarebbe potuta accadere, ma il re aveva ragione. Gabuiel voleva sedere al trono. Era un ninfeide ambizioso e terribilmente furbo. Per schiacciare il re e vendicarsi della sua ingratitudine, si recò in uno dei grandi regni di Uticah e senza troppi problemi, fu accolto a corte. Dovete sapere, comunque, che prima di essere esiliato, aveva stretto i suoi patti. Avrebbe ottenuto informazioni a distanza, mentre procedeva lontano dal piccolo regno. Da lì, quando finalmente riuscì a salire al trono, si iniziarono a diffondere le voci sulle tecniche strategiche del Re Darenden ed egli stesso, con la consapevolezza di sapersi difendere abilmente da ciò che lui stesso aveva inventato, redasse alcuni libri in materia. Sapete dirmi i titoli?", interrogò di nuovo gli studenti. Nessuno alzò la mano, a parte Paolo. Gea aspettò un attimo, ma poi gli diede parola.

"Si tratta dell'"Arte del silenzio" e del tomo "Facilmente sconfitti". I libri in materia contengono ancora molte imperfezioni sulle tecniche e il Re Darenden non fu così furbo come credeva. Fu ucciso dal suo consigliere più fidato", la risposta del giovane era più completa di quanto Gea sperasse.

"Abbiamo un bravo studente qui. Qualcun altro conosceva questa storia?", tentò di interpellare gli altri, ma nessuno rispose.

"La signora Liw$$ preferisce parlare delle strategie di guerre dei forti contro i deboli", fece spallucce un ragazzo, per poi tapparsi la bocca, perché non era stato interpellato.

"Quella è roba da femminucce", sogghignò Paolo. Geasi sentì per un attimo delusa da sua sorella, quella parte di storia non le eramai piaciuta, era quella che aveva portato alle più sanguinose battaglie dellastoria dell'Oltremondo. Continuò la sua lezione, decidendo di illuminarliancora in merito dello spionaggio, fino a quando la campanella trillò, decretandonela fine.    

Glossario: Uticah è il regno delle creature denominate vigilif. Misteriosi esseri che abitano l'Oltremondo. Si crede nascano solo dall'unione tra umani e sogni/incubi. Alcuni però dimostrano di essere molto più antichi di quanto si pensi.

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