Tutto quello di cui ho bisogno

By AlessiaSanti94

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Quando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta frag... More

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2 Anni dopo.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
E se vi dicessi... Nuova storia?
Capitolo 10.
La Nuova Storia è stata pubblicata!
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
#AskAle
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
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Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36.
Capitolo 37.
IMPORTANTE!
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
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Capitolo 41.
Capitolo 42.
Capitolo 43.
Capitolo 44.
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Capitolo 46.
Capitolo 47.
Capitolo 48.
Capitolo 49.
Capitolo 50.
Capitolo 51.
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Capitolo 53.
Capitolo 54.
Capitolo 55.
Capitolo 56.
Capitolo 57.
Capitolo 58.
Capitolo 59.
Epilogo.
Capitolo extra + anticipazioni
Ringraziamenti
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Capitolo 30.

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By AlessiaSanti94



   Chiamare quella di Diego "casa" era un eufemismo, e anche bello grosso: la sua, era una sorta di villa megagalattica, che avrebbe fatto invidia a un'abitazione hollywoodiana. L'abitazione era divisa su due piani e si trovava in cima a un piccolo colle, al termine di una strada contornata da abitazioni lussose e distanziate dal caos della città. Dal cancello in ferro battuto al vero e proprio ingresso della casa c'era un lungo vialetto in mattonato, che Diego e Nadia attraversarono in sella alla moto.

Il ragazzo parcheggiò sotto un portico in legno sulla sinistra del giardino. «Eccoci, disse, tirando giù il cavalletto della moto. Scese dalla sella e aiutò Nadia a fare la stessa cosa.

Lei si sfilò il casco e si voltò verso la casa, osservandola con occhi meravigliati. «Wow, è davvero... stupenda.»

Diego scrollò le spalle. «Mio padre è un patito di architettura. Ha voluto perfezionare ogni dettaglio.»

«Anche la fontana è opera sua?» Nadia indicò la piccola vasca zampillante che si trovava di fronte all'ingresso, contornata da fiorellini lilla e bianchi.

«Quella l'ha voluta Eloise. Quando si è trasferita qui, ha stabilito che serviva più allegria, in questa casa.»

«Eloise... che nome curioso.»

«È di origini francesi. Ha conosciuto mio padre mentre era in viaggio d'affari. Dopo qualche mese si è trasferita qui, lasciando tutto quello che aveva in Francia. Compreso il suo ex marito.»

«Sembra quasi un colpo di fulmine, il loro. » Nadia s'incamminò con Diego verso il portone di casa, fianco a fianco, sotto i raggi di un sole primaverile.

«Non so, non ci capisco granché di questa roba. Ma immagino che quando passi metà della tua vita con delle persone che non sono fatte per te, riconoscere quella giusta diventa molto più semplice, poi.» Si fermò accanto alla porta ed estrasse il pacchetto di sigaretta dalla tasca. Ne estrasse una e la mise tra le labbra, alzando velocemente gli occhi su Nadia. «Ti dispiace?»

«Fai pure.»

«Non prendere mai questo vizio, Savini.»

Nadia annuì e incrociò le braccia al petto. «Di cosa si occupano tuo padre ed Eloise? Se non sono indiscreta.»

«Mio padre gestisce una ditta sponsoristica, mentre Eloise lavora in un'agenzia di viaggi. Entrambi sono molto occupati, ma da quando è arrivata lei, abbiamo cercato di ristabilire un concetto di famiglia che ormai era sconosciuto, qui dentro», spiegò Diego. «Mia madre ha sempre preferito la carriera alla vita di casa. Durante gli anni in cui ha vissuto con noi, è riuscita a trascurare marito, figlio e famiglia. Ma era evidente che il ruolo di mamma non le si addiceva.»

«Mi dispiace, Diego», mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo a terra. «Posso capire cosa significhi vivere senza una madre accanto. Io posso dire di non averla mai conosciuta, la mia, e sapere che tu ne hai una che ti ignora, mi fa ribollire il sangue nelle vene.»

«Ormai ho raggiunto la fase dell'accettazione da molto tempo. Adesso c'è Eloise, e devo dire che se la cava bene a destreggiarsi tra i vari drammi familiari.» Diego spense la cicca nel posacenere all'interno di un vaso e prese una boccata d'aria fresca. «Non è facile integrarsi in una casa di due maschi testardi e sregolati, e in più mettere al mondo un'altra creatura. Figuriamoci, mia madre non è riuscita farlo con me... A Eloise andrebbe dato il premio per la mamma d'oro

Nadia rise e sollevò le sopracciglia. «Sai, sono contenta di vederti così allegro. I miei ricordi di te erano molto più... oscuri

«Le cose cambiano, e forse è meglio così.» Diego inserì la chiave nella serratura e la fece scattare «Sei pronta?»

«Devo essere sincera?» rispose Nadia, con la voce quasi tremante.

«No.»

«Prontissima

Diego sorrise di sbieco e fece cenno di entrare alla ragazza, che superò la soglia della porta quasi con timore.

La casa era avvolta in un silenzio tranquillizzante e dall'ingresso saettavano dei raggi di luce calda. Tutto - ogni singolo oggetto e mobile - era stato scelto con criterio e gusto, e arredava le stanze in stile moderno. I colori che avevano la meglio erano il nero e il bianco laccato che rendevano l'ambiente più elegante e spazioso. Nadia pensò di essere approdata in paradiso, per quanto tutto intorno a lei fosse chiaro.

«Potresti non sbavare per terra? Eloise ci fa passare la cera», la prese in giro Diego, dandole una gomitata scherzosa sul fianco. «Vieni, dai. Ti faccio vedere la casa.»

Nadia rinsavì e scosse la testa per tornare con la mente sintonizzata sul pianeta Terra.

«Qui c'è la cucina. Di solito sono le domestiche a preparare i pasti, ma Eloise ama cucinare. O meglio, ama credere di saperlo fare», brontolò lui, presentando alla ragazza un ambiente che avrebbe fatto invidia ai migliori ristoranti. «Ah, a proposito. Non assaggiare mai i suoi muffin... A meno che tu non stia cercando di suicidarti.»

«Recepito. Lidia ha dei gusti particolari?»

«Lidia è tutta particolare. Fa merenda alle cinque, ma è a discrezione della tata prepararle da mangiare. I cibi che ama di più sono nascosti negli scaffali alti della dispensa. Sono gli unici dove non riesce a metterci le mani da sola.»

«È una bambina pestifera?»

«Diciamo che è molto attiva. E golosa. Mi raccomando, non farti ingannare dal musetto dolce. Con un sorriso sarebbe in grado di farsi sganciare quindici orsetti gommosi persino dalla persona più severa.»

Nadia sorrise, poi Diego la condusse rapidamente nelle altre stanze, soffermandosi in particolar modo nella sala ricreativa.

«Questo è il regno di Lidia, più della sua stessa cameretta. Qui ci gioca, ci colora, e ci guarda i cartoni animati in tv. Dovresti sentire che chiasso c'è, quando invita le amichette. Gesù, farebbe uscire di testa anche un sordo.»

Nadia osservò la collezione di bambole di pezza impilate in ordine sulle mensole, i libri e gli album per il disegno aperti e abbandonati sul pavimento, i cimiteri di pastelli e matite seminati ovunque, e ogni altro ben di Dio che una bambina di cinque anni desidererebbe. Anche una televisione a schermo piatto.

«Le piace leggere?» chiese, fissando una serie di libri ordinati su una libreria in legno.

«Le piace ascoltare, più che altro. Adora che le si leggano le fiabe, ma devo dire che è un'ottima ascoltatrice. A volte, mi sembra di parlare con una persona molto più matura della sua età.»

«Be', le bambine sono sempre più sveglie di quanto danno a vedere.»

«Spero solo che non cresca troppo velocemente», borbottò tra sé e sé Diego. «Andiamo al piano di sopra, adesso. Lì ci sono solo le camere da letto. E Lidia, ovviamente.»

«Sta in casa da sola?» domandò lei, strabuzzando gli occhi.

«No, il maggiordomo la va a prendere dopo pranzo a scuola e la porta a casa. In questo momento ci sono le domestiche a farle compagnia, ma tra poco arriva anche Eloise. Mio padre è l'ultimo a tornare.»

«Questa casa è un porto di mare», scherzò Nadia.

«È per questo che servi tu.» Diego le fece l'occhiolino e la invitò a seguirlo fino al piano superiore. «La camera al centro del corridoio è quella di Lidia, in fondo a sinistra c'è la mia, mentre l'ala a destra è quella riservata ai nostri genitori e alle stanze per gli ospiti. Ci sono anche due bagni.»

Diego andò diretto alla prima stanza di fronte alla rampa delle scale, e bussò alla porta. «Ehi, sono io. Ho una sorpresa per te.»

Nadia si tenne sulle retrovie, curiosa e un po' intimorita da ciò che si sarebbe trovata davanti di lì a poco. Ad aprire la porta fu una domestica, sulla sessantina, dall'aria pienotta e premurosa. Indossava una divisa a righe bianche e blu, appuntata sul petto con una spilla da balia.

«Ciao, Concita», la salutò cortesemente Diego, sorridendole. «Lei è Nadia, la nuova baby-sitter di Lidia. Ma non dirlo ad alta voce. Voglio che sia una sorpresa», le sussurrò poi.

Concita strinse calorosamente la mano di Nadia e le regalò un sorriso che le riempì il volto paffuto. «È un piacere, signorina. Ha un'aria così affidabile e dolce. Sono davvero contenta che Diego abbia scelto lei, alla fine.»

Nadia sorrise e arrossì. «Il piacere è tutto mio. Ma sono ancora in prova. Dobbiamo lasciare che decida la diretta interessata.»

«Chi, la bambina? Oh, dolcezza, se sei arrivata fino a questo punto vuol dire che hai superato già il 90% del test.»

«Concita...» la riprese Diego, sbuffando.

«Parlo sempre troppo! Adesso tolgo il disturbo. Ah, giusto per informarvi: Lidia si è nascosta. Prima di presentarvi, dovrete trovarla.» La signora rise e si congedò, chinando leggermente il capo mentre passò accanto ai due ragazzi.

Nadia e Diego si fissarono per qualche istante, prima di varcare la soglia. Lui si portò il dito sulle labbra e le fece cenno si restare in silenzio.

«Lidia, sono entrato... Sai come funziona il gioco: devi darmi un indizio.» La informò ad alta voce e con tono allegro.

Dopo qualche secondo di silenzio, si sentì un rumore provenire dall'interno dall'armadio. Diego sorrise soddisfatto, ma iniziò a cercarla volutamente in tutti gli altri nascondigli della stanza. Alla fine, afferrò le ante dell'armadio e le spalancò.

«BU!» urlò la bambina, saltando di fuori come una rana.

Nadia la osservò a occhi spalancati: Lidia era una bambina deliziosa, con i capelli lunghi e neri e la frangia che le incastonava due grandi occhioni azzurri. Quel pomeriggio indossava un vestitino a fiorellini blu e bianchi che le arrivava alle ginocchia.

Diego si portò la mano al petto, fingendosi spaventato, poi le sorrise e la strinse in un abbraccio. «Qualche giorno mi farai prendere un colpo.»

Nadia li osservò da qualche metro di distanza, e ancora si meravigliò di quanto potesse essere premuroso e gentile Diego. Un cambiamento radicale, avrebbe osato dire.

«Ho una sorpresa per te, sai? È proprio qui, dietro di noi», bisbigliò lui all'orecchio della sorella.

«Orsetti gommosi?» urlò lei, tra un saltello e l'altro.

«No, è qualcosa di meglio.» Diego scosse la testa. «Voltati e lo scoprirai.»

Lidia si girò lentamente, pregustandosi il momento in cui avrebbe scoperto di cosa si trattava la sua sorpresa. Quando incrociò gli occhi di Nadia, corrucciò le sopracciglia e sporse in fuori il labbro inferiore, sfoggiando un'espressione infastidita e sorpresa. «Io non vedo nessuna sorpresa, Diego!» si lamentò.

«Ma come? Ce l'hai davanti agli occhi», sospirò lui. Prese per mano la sorella e la trascinò fino a Nadia «Lei è Nadia... La tua nuova baby-sitter.»

Nadia sorrise e si inginocchiò all'altezza della bambina. «Piacere di conoscerti, tesoro.»

Lidia la ignorò e si voltò verso Diego, fissandolo con urgenza. «Puoi dire a questa signora che non ho bisogno di un'altra baby-sitter?» gli sussurrò, sperando di non essere sentita dall'ospite.

«Non è una signora... ha la mia stessa età!» ridacchiò lui. Alzò gli occhi su Nadia e le sorrise «Tranquilla, all'inizio fa sempre così con tutte.»

«Ma lo sai che hai un nome bellissimo?» Nadia si rivolse direttamente a Lidia. «Si addice proprio a una bella bambina come te.»

Lidia strinse le labbra e rifletté sulle parole della ragazza. «Mmm, grazie. Ma non ho più bisogno di una baby-sitter. Ho cinque anni e mezzo. Ormai sono grande, capisci?»

«Oh, certo. Allora facciamo così: io sarò la tua nuova amica. Ti sta bene?» le propose. «Passeremo i pomeriggi insieme e ci divertiremo da pazze. Potremo giocare, guardare i cartoni animati insieme e leggere le storie.»

«E gli orsetti gommosi?» piagnucolò lei, mettendo su un'espressione ferita.

«Se farai la brava, potrai anche avere i tuoi orsetti gommosi.»

«Quanti?»

Nadia rifletté titubante, poi guardò Diego, che sollevò le spalle indifferente. «Tre al giorno.»

Lidia si lasciò andare a un sorriso solare e annuì. «La vecchia baby-sitter me ne dava solo uno. Sei assunta

«Lidia, ti ho detto mille volte di non essere così despotica. Non si addice a una bambina di cinque anni», la rimproverò Diego, senza smettere però di sorridere.

«Sono davvero onorata.» Nadia le porse la mano.

Lidia sorrise gliela strinse. «E poi tu sei molto più bella della signora che c'era prima. Lei era brutta e cattiva. E puzzava di gatto

«Lidia, ti prego...» esclamò Diego, tappandole la bocca. «Deve ancora capire cosa si può dire e cosa sarebbe opportuno tenere per sé», spiegò poi a Nadia.

«Oh, ma io amo la sincerità dei bambini.»

Dal piano di sotto si sentì il rumore della porta aprirsi e poi chiudersi.

«È tornata la mamma!» gridò Lidia, sfuggendo dalla stretta di Diego e uscendo dalla stanza come una furia. «Mammina!» si sentì urlare dal piano di sotto.

«Ciao, tesoro. Tutto bene?» La voce di una donna risuonò fino alla camera in cui si trovavano Diego e Nadia.

«Diego m'ha portato un'amichetta. È bella, e sembra più brava delle altre. Mi ha promesso tre orsetti gommosi! Tre, mamma, capito?»

«Wow, sono davvero curiosa di conoscerla, allora. Non so se stupirmi del fatto che Diego abbia un'amica o che abbia trovato una baby-sitter che ti vada a genio.»

Diego guardò soddisfatto Nadia. «Scendiamo a conoscere Eloise?»

Lei annuì senza la traccia di imbarazzo. Si sentiva di casa, ormai. Quando arrivarono nell'atrio principale, Eloise poggiò la borsa a terra e corse incontro ai due ragazzi. Subito abbracciò Nadia come se fosse una vecchia amica, e le baciò le guance.

«È davvero un piacere conoscerti! Tu devi essere Nadia. Diego mi ha parlato così bene di te», le rivelò. «Sei davvero una ragazza deliziosa. Lidia aveva ragione.»

Nadia arrossì e ringraziò la donna. «Posso dire la stessa cosa di lei.»

«Oh, dammi del tu, ti prego!»

«Siete davvero due gocce d'acqua, tu e Lidia», rifletté ad alta voce la ragazza, fissando prima una e poi l'altra.

«In linea di massima, sì. Ma i capelli... quelli sono di suo padre. Lei e Diego hanno gli stessi capelli scuri di Marco.» Eloise si tolse la giacca e la poggiò sull'appendiabiti. «Che pessima padrona di casa che sono... Non ti ho nemmeno offerto nulla! Vuoi che ti faccia preparare un tè? Ho preparato dei muffin, ieri sera. Ne sono avanzati parecchi, però...»

«No, i muffin no!» esclamò Nadia con foga. Con troppa foga. Arrossì fino alla punta dei piedi, e Diego rise accanto a lei. «Voglio dire, preferisco non mangiare nulla. Ma grazie lo stesso.»

Eloise le sorrise disinvolta, poi guardò l'orologio. «Adesso credo proprio che andrò a fare un bel bagno caldo. Ho i muscoli che mi chiedono pietà. Nadia, se ti va puoi fermarti a cena da noi. Non fare complimenti.»

«Ti ringrazio, Eloise, ma avevo detto alla mia coinquilina che sarei tornata per cena. Magari un'altra volta.»

«Quando vuoi. Per il resto, puoi metterti d'accordo con Diego sugli orari in cui abbiamo bisogno di te in casa. Ti faccio lasciare il mio numero e una copia delle chiavi di casa.» Si avvicinò alla ragazza e la salutò nuovamente. «Sono davvero contenta di averti conosciuta. Ci vediamo presto!» E salì le scale in equilibrio sulle decolté.

«È così carina», disse Nadia a Diego, una volta che Eloise se ne fu andata.

Diego sbuffò. «Siamo tutti carini, qui.»

«Ho fame!» Lida iniziò a saltellare, tirando il braccio del fratello

«Tra un'ora si cena, nanetta, abbi pazienza.» Poi si voltò verso Nadia. «Sicura che non ti vuoi fermare?»

«Dai, fermati, Nadia! Sono disposta a cederti il posto di Napoleone a tavola», insistette anche la bambina, sfoggiando gli occhioni da cerbiatta.

«Napoleone?»

«Sì, il suo peluche preferito. Ha un'immaginazione fervida, lo so», tagliò corto Diego.

Nadia annuì e sorrise a Lidia. «Stasera non posso fermarmi, ma stai sicura che ci rivedremo prima di quanto tu possa immaginare.»

«Me lo prometti?»

«Te lo prometto», le passò una mano sui capelli e li accarezzò. «Siamo amiche, adesso. E le amiche rispettano sempre la parola data.»

Lidia sorrise soddisfatta e trotterellò fino alla cucina, alla ricerca di una domestica con cui bighellonare un po'.

«Sei andata alla grande», si congratulò Diego, dando una pacca sulle spalle di Nadia.

«È anche merito della tua famiglia. Eloise e Lidia sono davvero adorabili.»

«Sono felice che ti siano piaciute.» Si schiarì la voce e sospirò. «Adesso, andiamo. Ti accompagno al campus.»

«Non c'è bisogno, Diego. Hai già fatto tanto per me. Posso prendere l'autobus.»

«Magari la prossima volta. Per oggi ti accompagno. Il campus è talmente vicino.»

Nadia sorrise. «D'accordo, non insisto.»

Dopo un saluto veloce, i due uscirono da casa Neri e montarono in sella alla moto, diretti verso l'università. Il viaggio fu breve e silenzioso. Nessuno aveva niente da aggiungere a quanto detto finora. Per il momento, era tutto perfetto così. 


Angolo dell'autrice.

Come promesso, ecco il capitolo! Spero che vi piaccia :) Finalmente Nadia è riuscita a trovare un lavoro, grazie all'aiuto di Diego, e vediamo entrambi presi con la conoscenza della piccola Lidia, che ha tutta l'aria di essere un biscottino di bambina. 

Il capitolo è incentrato completamente sulla coppia Nadia/Diego, e sono sicura che questo renderà felici tutte quelle che ancora li shippano insieme, alla faccia di Mattia :P Io ovviamente non mi esprimo al riguardo, per non fare spoiler, ma tranquille... niente è dato per scontato!

Lasciate un commento e un voto al capitolo, leggo ogni cosa che scrivete. A presto, e grazie per il supporto che mi date sempre. Vi amo **

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