Unstoppable 3

By Giorgina_Snow

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QUESTO È IL TERZO LIBRO DI UNSTOPPABLE • Si consiglia la lettura della prima e seconda storia per capire que... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
~ RINGRAZIAMENTI ~

Capitolo 57

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By Giorgina_Snow


~ Ethan's POV:

Ore 6:00. La sveglia suona interrompendo il silenzio e il sonno. Allungo la mano sul comodino per spegnerla. Rimango sotto il lenzuolo ancora qualche minuto prima di sbadigliare e alzarmi a metà busto. Una nuova giornata è appena iniziata. Stendo le braccia e poi mi alzo andando in bagno. Faccio una doccia fredda per svegliarmi del tutto, mi vesto e vado in cucina.
Trovo TJ ai fornelli. Sta preparando del caffè e delle uova. Sistemo i piatti sul bancone e riempio la tazza di liquido caldo quasi fino all'orlo. L'aroma si diffonde in gran parte della cucina. A me non dispiace.
È strano mangiare a casa. Di solito ci fermiamo in caffetteria per delle ciambelle appena sfornate o facciamo colazione in centrale con i colleghi quando il capo ci vizia con qualche dolciume dall'aspetto goloso e dei casi da risolvere in fretta.
«A cosa devo questa colazione?» sorrido.
TJ rigira la frittata prima di dividerla e servirla. «Non abituarti! Non sono tua moglie!» mi strizza l'occhio.
Alzo gli occhi al cielo. Ormai non fa altro che stuzzicarmi. Da quando gli ho mostrato la foto di Emma con Stella, non ha fatto altro. Dice che ho ripreso colore e che sono più positivo del solito. Forse è vero. Sono disposto a stare accanto ad Emma come amico e a vederla felice. Non devo per forza tenerla legata con un foglio di carta. Devo fare per una volta qualcosa per lei: lasciarla libera di sbagliare da sola.
Nel profondo so che mi ama e che un giorno capirà di potersi fidare di me. Per ora è solo confusa e ha bisogno di tempo e di camminare con i suoi piedi.
Mangio rilassato mentre TJ mi guarda con quel sorriso da idiota sulle labbra. Mi irrita quando mi provoca in questo modo. Sa che posso reagire male ma ci prova lo stesso a farmi saltare i nervi già all'alba.
Riordino la cucina mentre lui va a prepararsi e poi recupero la pistola e il distintivo. Sarà una giornata piena oggi, me lo sento.
Ricevo un messaggio su WhatsApp. Sorrido quando lo apro. Anya mi ha mandato la foto della mia bellissima Stella con il buongiorno! Evidentemente non avrà dormito. Avrà fatto le ore piccole perché la bambina avrà pianto. Sorrido. È già una peste, la cosa mi diverte. Un giorno Mark le correrà dietro sbarazzandosi dei ragazzi che la corteggeranno. Il pensiero mi fa sorridere. Io sarò lo zio preferito, questo è certo.
Dissolvo la nuvola di pensieri che circolano dentro la mia testa ed esco di casa per andare a prendere l'auto dal parcheggio. TJ mi attende all'entrata. Sembra nervoso e controlla l'orologio di continuo.
«Che succede?»
Gratta la tempia. «Secondo te è sbagliato essere interessato ad una ragazza dopo sai... dopo sai cosa», balbetta
«Tu sei sempre interessato alle ragazze», rido.
«No, forse non hai capito. Mi spiego meglio: secondo te sono pronto per una relazione? Credo di avere fatto il danno!»
Per poco non freno di botto. «Che significa? Ti sei innamorato o hai messo incinta qualche ragazzina?» sorrido al mio amico ormai rosso in viso.
Mette gli occhiali da sole. «Non ne sono sicuro ma si, credo di essermi innamorato. Allora? Secondo te è giusto?»
Rifletto due secondi mentre scatta il verde e mi affretto a passare. Oggi c'è un certo traffico per strada. «Penso che al cuore non si comanda. Penso che a volte però siamo noi costretti a comandarlo per paura di soffrire. Se vuoi un consiglio da amico o da fratello, digli sempre la verità dall'inizio. Se ricambia il sentimento andrà tutto bene...» Avrei tanto voluto ricevere tempo fa questo consiglio. In realtà non ho mai apertamente detto di amare Emma, tranne nell'ultimo periodo. Il mio errore è stato proprio questo: non ammettere quello che provavo e provo tuttora. Non ho detto a Mark che aveva ragione quando stavamo da Anya nel loro appartamento. Non ho detto a mia sorella che aveva ragione quando mi chiedeva di decidermi e di non metterla in pericolo. Il mondo aveva ragione e io ho commesso tanti, troppi errori. Non so dove mi porterà tutto questo. Da una parte spero di liberarmi da questo peso opprimente mentre dall'altra spero ancora di ricevere la mia piccola dose di felicità.
Arriviamo in centrale, posteggio nella zona riservata e poi entro in ufficio. Trovo un gran caos come sempre. Gente ubriaca dietro le sbarre che ridendo chiama "sbirro" chi passa. Tossici in un angolo tremolanti e già in astinenza. Barboni in un altro. Ho visto davvero di tutto qui dentro e nella vita. Si, merito proprio una vacanza.
Il capo mi chiama subito nel suo ufficio. Saluto e attendo ordini. Non mi è mai piaciuta questa cosa ma ha tenuto a freno la mia indole anche se non sono riusciti a cambiarmi del tutto.
«Questa notte i tuoi colleghi hanno segnalato i posti possibili in cui si incontreranno. Te la senti di controllarli tutti?» mi punta addosso i suoi occhi scuri. Che domanda è? È il mio lavoro questo, devo!
«Si signore!»
Il capo soppesa il mio sguardo. «Qui dentro tutti credono che tu sia un robot, io invece dentro quegli occhi vedo che hai passato l'inferno e non ne sei ancora uscito del tutto illeso. Ti dirò una cosa come padre perché sai che ti considero come un figlio o come tuo capo: quando finisci, riprendi in mano la tua vita, riconquista la fiducia della persona che ami e va via da questo posto!»
Deglutisco. Il capo non mi ha mai parlato in questo modo. Sono quasi sconvolto dalle sue parole. Annuisco ringraziando e mi dirigo verso la porta.
«Ethan?»
«Si signore?»
«Oggi fa attenzione ok?»
Annuisco ancora tornando nel mio piccolo quadrato pieno di documenti. Accendo il computer, infilo le cuffie, digito la password e inizio il mio turno di lavoro.

A metà giornata siamo pieni di scartoffie e di gente da mandare a casa. TJ fa capolino facendomi segno che è ora di andare. Recupero il telefono, indosso il giubbotto antiproiettile, sistemo la sicura della pistola e recupero l'auricolare e lo seguo verso l'uscita dove i nostri colleghi ci guardando con una certa ansia.
A sangue freddo prendo posto al lato di guida. Dopo avere fatto un grosso sospiro avvio il motore. Non ho avvertito nessuno. Oggi potrebbe succedere la qualsiasi e non voglio che mio padre o mia sorella stiano in pensiero per me.
Controlliamo il primo posto ma dopo circa un'ora non troviamo nessuno. Passiamo al setaccio il secondo e poi anche il terzo dove troviamo solo dei tossici. Chiamiamo i rinforzi per farli sloggiare e continuiamo con gli ultimi quattro posti.
Ho più ansia del sangue in circolo in questo momento. Le mani sudano e fronte si imperla di sudore. Fa davvero caldo e dentro l'abitacolo dell'auto quasi non si respira. Aziono l'aria condizionata e schiocco le dita per sgranchirmi. Sospiro un paio di volte mentre osservo a poca distanza la strada.
«Credi che questa sarà la volta buona?» TJ sembra preoccupato.
«Lo spero perché non ho nessuna intenzione di perdere altro tempo!»
Morde il labbro. «Tanto vale toglierci il dente o la va o la spacca!» esce dall'auto per fumare una sigaretta.
È davvero nervoso. Non l'ho mai visto così prima. Forse lui vede anche me nervoso e agitato. Questo sarà il nostro ultimo caso, il nostro ultimo mandato. Mi appoggio con la fronte sul volante e poi esco dall'auto. Mi appoggio contro lo sportello mentre lui si muove avanti e indietro per sciogliere i muscoli e la tensione.
«Tornerai vero?»
Faccio spallucce. «Probabile. Ho pagato metà casa quindi...» sorrido.
«Credi che ne usciremo vivi oggi?»
Chi lo sa? Non ho paura di morire. Ho paura di non vivere almeno un fottuto attimo sereno accanto alla mia Emma. Ho paura di non poterle dire che la amo almeno un'altra volta. Ho paura di non potere raccontare la mia verità. Ho paura di non avere la possibilità di riconquistare la sua fiducia. Questo non lo dico espressamente ma il mio amico intuisce a chi e a cosa sto pensando. «Credo che sarà la nostra via d'uscita oggi. E dobbiamo uscirne vivi!» torno in auto.
TJ getta il mozzicone e ci spostiamo nel penultimo posto da controllare.
È quasi il tramonto e le strade sono piene di gente. Questa città sta iniziando a risvegliarsi. Questo è l'ora esatta in cui tutto ha inizio.
Ci fermiamo per prendere un caffè e un panino per tenerci svegli. Ammetto di non essere al massimo delle forze ma non manca molto alla fine del nostro turno e anche oggi ovviamente non avrà fine un bel niente. Non abbiamo trovato i sospettati in nessuno dei luoghi segnalati. Sono davvero furbi. Mi sento deluso quasi ma anche sollevato.
«A quanto pare anche oggi ci liberiamo domani», sbuffa il mio amico gettando le carte dei panini.
«Mi sento stanchissimo», passo una mano sul viso.
«A chi lo dici. Però è un sollievo no?»
Di punto in bianco la nostra collega ci segnala movimenti sospetti in zona. Io e TJ ci lanciamo uno sguardo e poi ci mettiamo in moto con cautela. TJ contrae la mascella serrando la presa sull'arma sempre pronto a scattare per primo.
Svolto il vicolo e li troviamo tutti li, in cerchio accanto ad un'auto nera piena di droga. Non appena si accorgono di noi estraggono le pistole e iniziano a sparare. I vetri si frantumano mentre ci abbassiamo per non essere colpiti. Richiedo il supporto della squadra speciale poi spalanco la portiera per farmi da scudo e rispondo con il fuoco. Colpisco due dei ragazzi in posti strategici per non farli morire poi tento di fermare il loro capo, colui che per gran parte del tempo è riuscito a sfuggirmi. Colui che è simbolo della mia libertà. Il tizio si accorge di me, spara per primo colpendo la tuta sul fianco. Sento un dolore lancinante ma riesco a rialzarmi e a sparare.
I due tizi scappano mettendosi in auto mentre il supporto arriva. Entro in auto senza indugiare mentre TJ ringhia sbattendo lo sportello. Premo sull'acceleratore. Sento qualcosa gocciolarmi addosso e capisco in fretta cosa sta succedendo. Stringo i denti mentre partiamo all'inseguimento.
«Ti senti bene? Tutto intero?»
Annuisco senza riflettere mentre la mia vista inizia ad appannarsi. «Tu?»
«Tutto intero!», tocca il suo corpo come se si stesse accettando di essere effettivamente illeso.
Passo una mano sul viso mentre TJ esce dal finestrino sparando verso le gomme dell'auto.
Non mi sono mai sentito così in pericolo prima d'ora. Continuo ad inseguire l'auto mentre i miei indumenti si inzuppano di sangue e il dolore si propaga insistente su per il corpo. Questo alimenta la mia rabbia e la voglia di raggiungere il mio unico obbiettivo: la libertà.
Sterzo pericolosamente e drifto per le strade a sirene spiegate. Sfrecciamo come due pazzi. I tizi rispondo al fuoco ma riusciamo a non subire colpi. TJ colpisce la ruota posteriore dell'auto che sbanda e va a sbattere contro un'altra auto provocando un incidente.
Succede tutto in un attimo, mi volto e un'auto viene a sbatterci. Vedo il mondo girare mentre i vetri mi cadono addosso. Sbatto la testa contro il volante prima che gli airbag si aprano.
TJ esce dall'auto riuscendo a stento a mettere le manette al tizio. I colleghi arrivano in tempo mentre mi rialzo dalle lamiere e mi lancio sul secondo uomo. Lottiamo un paio di secondi poi fa partire un colpo. Per fortuna la tuta antiproiettile funziona questa volta. Con il calcio della pistola colpisco l'uomo che stramazza a terra e lo metto in manette. Alzo il viso verso il cielo e inspiro l'aria di libertà. Ho finito. Finalmente è tutto finito.
Di punto in bianco sento il mondo allontanarsi. Mi ritrovo in ginocchio mentre attorno sento sirene e urla e vedo poliziotti e paramedici che tentano di mettermi le mani addosso. Fa freddo, tanto freddo, forse treno.
Chissà se Emma si ricorderà del nostro primo incontro, del nostro primo bacio, del nostro primo sorriso, del nostro primo "ti amo" sentito e detto con il cuore, del nostro primo litigio. Chissà se starà bene anche senza di me. Non posso lasciarla sola. Chi la proteggerà?
TJ zoppica accanto ma non faccio in tempo a parlarci. Non riesco più a muovermi. Inizio a vedere dei punti neri davanti prima di essere sommerso totalmente dal buio.

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una storia sulla ship migliore di questa edizione, sarah x liljolie. non credo abbia bisogno di una descrizione, le conoscete fin troppo bene